Secondo fonti informate, il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei Technologies si è rivolto ad alcune banche di investimento per una consulenza riguardo un'eventuale ipo. La società sta considerando nuove opportunità per essere più trasparente e incrementare le probabilità di ottenere grandi commesse in mercati come Stati Uniti.
Come ha scritto il Wall Street Journal, i colloqui con le banche riguardano le modalità con cui il produttore di apparecchiature per telecomunicazioni può quotare i propri titoli e le informazioni che dovrebbe rivelare per facilitare quest'operazione. L'azienda non ha ancora preso la decisione di procedere con un'ipo, né ha scelto la banca che si occuperà della transazione.
Il tentativo di entrare in borsa si scontrerà con ostacoli insolitamente grandi, soprattutto a causa dei dubbi delle autorità di vigilanza. Tuttavia le consultazioni di Huawei con le banche di investimento indicano che la società sta pensando di quotarsi in borsa molto più seriamente rispetto al passato. La debolezza del mercato della telefonia rende sempre più importante la capacità di competere per ampliare il business negli Stati Uniti.
Huawei non ha ancora definito una scadenza per prendere una decisione e si sta orientando verso una quotazione negli USA rispetto a Hong Kong o Londra. Il portavoce di Huawei, William Plummer, ha affermato che la società non intende commentare voci di mercato, ma «se e quando si deciderà di operare tale scelta, avverrà nel momento più propizio dal punto di vista commerciale».
Huawei è cresciuta nell'ultimo decennio diventando il secondo fornitore al mondo di infrastrutture telefoniche dopo la svedese Ericsson. Ma i timori riguardanti la sicurezza, derivanti da accuse secondo cui la società sarebbe collegata alla potenza militare cinese, hanno ostacolato il suo accesso ai grandi contratti negli Stati Uniti, in Australia e in altri Paesi.
Il timore consiste nel fatto che le forze militari cinesi potrebbero utilizzare le apparecchiature Huawei per intercettare le comunicazioni statunitensi. Huawei ha sempre negato di avere legami con le forze militari e ha proposto di sottoporre la propria attrezzatura all'ispezione da parte di terzi, ma non è facile respingere le accuse.
Questi timori non sarebbero superati facilmente neanche con un'ipo, operazione molto dibattuta nel corso dell'ultimo anno dai dirigenti e dal consiglio di amministrazione dell'azienda. L'argomentazione a favore sostiene che l'ipo semplificherebbe la struttura di Huawei, le fonti di fatturato, i fattori di rischio e la presenza o l'assenza di un supporto statale, un passaggio necessario per essere vista come un'azienda occidentale.
Ma Huawei potrebbe non essere disposta a rivelare certe informazioni. Secondo fonti informate, la società in passato aveva preso in considerazione la possibilità di un'ipo, ma aveva poi abbandonato l'idea. Huawei potrebbe anche esitare ad accettare la riduzione di valutazione attualmente applicata dal mercato alle aziende cinesi in generale, a causa dei dubbi riguardo alla precisione dei loro rapporti finanziari.
Le banche che potrebbero offrire consulenza a Huawei dovranno ponderare il rischio di macchiare la propria reputazione, visto che le ambizioni di Huawei sono state attaccate più volte da importanti esponenti del governo Usa. Nel 2010 il ministro del commercio, Gary Locke, ha chiamato il ceo di Sprint per discutere i propri dubbi riguardo all'assegnazione di un contratto multimiliardario a una società cinese per apparecchiature di rete.
Questa primavera il primo ministro australiano, Julia Gillard, ha affermato che alcuni timori riguardanti l'interesse nazionale hanno spinto il governo a impedire a Huawei di partecipare a un concorso per l'assegnazione di contratti relativi alle reti di banda larga per un valore di 37 miliardi di dollari.
Le reazioni stanno producendo un impatto negativo. Ad aprile 2011 il responsabile marketing di Huawei ha accusato i concorrenti nei mercati chiave, compresi Stati uniti e India, di bloccare l'espansione globale della società e ha affermato che il protezionismo avrebbe contribuito a rallentare drasticamente la crescita del fatturato di quell'anno.
Huawei e Zte, un altro produttore cinese nel settore delle telecomunicazioni, sono attualmente sotto esame da parte del'House Intelligence Committee statunitense, che lo scorso autunno ha avviato un'indagine per analizzare la minaccia per la sicurezza nazionale da parte delle aziende cinesi di telecomunicazioni. Lunedì la Commissione dovrebbe concludere la propria indagine ed emettere un rapporto.
Huawei ha iniziato a rivolgersi alle banche per una consulenza riguardo a un'eventuale ipo dopo essere stata costretta a rinunciare a una piccola acquisizione all'inizio dello scorso anno a causa dell'opposizione dell'amministrazione Obama. I colloqui stanno proseguendo.
Huawei è stata fondata nel 1987 a Shenzen dal ceo Ren Zhengfei, ingegnere ed ex membro dell'Esercito per la Liberazione del Popolo cinese fino al 1983 secondo quanto riportato in una lettera del 25 febbraio 2011 scritta da Ken Hu, presidente di Huawei Usa. In un rapporto annuale Huawei ha affermato di essere una società privata di proprietà degli oltre 65 mila dipendenti. Lo scorso anno l'azienda ha registrato profitti pari a 1,85 miliardi di dollari su 32,4 miliardi di dollari di fatturato.
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