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Guzzetti: il ruolo di azionisti stabili passi dalle Fondazioni ad altri investitori

Written By Unknown on Rabu, 15 April 2015 | 15.11

"Finora le Fondazioni hanno svolto nelle banche partecipate il ruolo di azionisti stabili: è necessario che tale ruolo venga ora svolto da altri investitori nazionali o esteri". Lo ha sottolineato il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, nel corso di un'audizione di fronte alla commissione Finanze del Senato.

Guzzetti ha quindi spiegato che "superata la fase più acuta dalla crisi ci sono ora le premesse per riprendere il processo di diversificazione del patrimonio delle Fondazioni, interrotto per fronteggiare la situazione di difficoltà, e consentire al contempo un ulteriore consolidamento del settore, che potrà avvantaggiarsi anche del recente provvedimento sulle banche popolari".

Guzzetti si è poi scagliato contro l'aumento della tassazione, in alcune forme "discriminatoria", che ha interessato le Fondazioni di origine bancaria le penalizza nel confronto internazionale. Per il presidente dell'Acri è necessario un sistema di tassazione più "coerente" con le finalità perseguite.

 "L'aumento di tassazione che le ha interessate in questi anni", ha spiegato Guzzetti. "eliminando ogni residua forma di trattamento fiscale di riguardo, addirittura introducendo forme discriminatorie rispetto agli altri no profit, come la tassazione Imu degli immobili destinati a finalità culturali. Sociali e ricreative, le allontana sempre più, nel cofnronto internaizonale, dal regime tributario di favore che i principali paesi europei riconoscono ai soggetti filantropici che come le Fondazioni di origine bancaria perseguono finalità di carattere generale".

Per il presidente dell'Acri, "il riconoscimento di un sistema di tassazione dei redditi finanziari, sia in termini di interessi, che di dividendi, coerente con le finalità perseguite consentirebbe alle Fondazioni non solo di esplicare al meglio il loro ruolo di investitore istituzionale ma anche di accrescere le risorse destinate alle finalità statutarie, soprattutto in una prospettiva di risanamento del welfare state".

Guzzetti ha infine ricordato che Il livello delle sofferenze del sistema bancario si è quadruplicato da 43 a 184 miliardi dal 2008 a fine 2014.


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Nokia e Alcatel-Lucent trattano per una fusione

Written By Unknown on Selasa, 14 April 2015 | 15.11

Nokia  è in trattative per una possibile fusione con Alcatel-Lucent . Le trattative, ha spiegato lo stesso colosso finlandese, sono in fase avanzata e l'operazione potrebbe prendere la forma di un'offerta pubblica di scambio di Nokia  su Alcatel-Lucent . In ogni caso le due aziende hanno avvertito che al momento non vi è alcuna certezza che le trattative vadano in porto. Non è chiaro quindi se le parti abbiano già concordato una valutazione. L'attuale capitalizzazione di mercato di Alcatel-Lucent  è pari a circa 11 miliardi di euro, mentre la capitalizzazione di mercato di Nokia  è di 28 miliardi di euro.

Sia Nokia  che Alcatel-Lucent  hanno in comune l'essere uscite di recente da due dolorose ristrutturazioni che hanno comportato in entrambi i casi la vendita della divisione che produceva telefoni cellulari. I finlandesi l'hanno ceduta lo scorso anno a Microsoft. Invece Alcatel-Lucent , formatasi nel 2006 dalla fusione della francese Alcatel  e della statunitense Lucent  Technologies, ha avuto problemi di liquidità sin dalla sua creazione.

La società francese esce da un piano di taglio dei costi che ha portato a 10 mila licenziamenti e a dismissioni per 600 milioni di euro. Tuttavia gli sforzi recenti, tesi a ridirezionare le risorse in poche aree redditizie hanno portato a dei risultati nell'ultimo periodo, con le vendite che sono aumentate nel business ad alto margine del routing di Internet nell'ultimo trimestre del 2014.

Una fusione consentirebbe quindi alle due aziende, ora concentrate sul mercato delle reti per la comunicazione, di reggere meglio la concorrenza di Ericsson e Huawei Technologies. In particolare, la posizione di spicco di Alcatel  nelle infrastrutture di rete 4G e Lte consentirebbe a Nokia  di competere in maniera più aggressiva con la rivale svedese.

Fondamentale sarà comunque il via libera del governo francese, che considera Alcatel-Lucent  una compagnia strategica e non tollererebbe licenziamenti in patria, soprattutto nella filiera della ricerca. Inoltre, per venire incontro ai possibili rilievi delle autorità antitrust, secondo alcune fonti, Nokia  starebbe valutando la cessione di Here, la società che sviluppa mappe e servizi di localizzazione, considerato non sinergica.

I potenziali acquirenti, secondo recenti indiscrezioni, sarebbero Uber Technologies, società di privaty equity e alcune case automobilistiche tedesche (Bmw , Audi e Mercedes) che usano le mappe di Here nei loro veicoli. Mentre il titolo Nokia  cede il 6,2% a 7,29 euro dopo la conferma delle trattative, alla borsa di Parigi il titolo Alcatel-Lucent  vola dell'11,65% a 4,3132 euro.

"La notizia di una fusione completa è una sorpresa", ha commentato Sami Sarkamies, analista di Nordea. "Una fusione completa è infatti molto più rischiosa per Nokia  che acquisire solo le attività di apparecchiature wireless di Alcatel . Inoltre, un'offerta di azioni Nokia  per Alcatel  comporterà cambiamenti nella struttura azionaria di Nokia  e, se si raggiungesse un accordo, per combinare efficacemente le due società ci vorrà un paio di anni", ha aggiunto l'esperto che sul titolo Nokia  mantiene un rating sell e un target price a 6,5 euro.


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Gala acquisisce Tradecom e perde l'appello contro la Consip

Gala , operatore nazionale di energia elettrica da 1,3 miliardi di euro di fatturato, ha acquistato il complesso aziendale di Tradecom per 1,021 milioni di euro dopo una gara a rilanci. Nel frattempo, il Consiglio di Stato ha rigettato, in sede di appello, le istanze cautelari di Gala  per rivedere i prezzi di fornitura di energia elettrica  della Convenzione Consip Ee12.

A marzo la società aveva presentato un'offerta irrevocabile per l'azienda promossa da Confcommercio, in procedura fallimentare, per 825.000 euro, da corrispondersi per cassa in due rate. L'acquisto del complesso Tradecom permetterà a Gala  di acquisire oltre 5mila contratti di energia elettrica per 350 GWh l'anno ad altrettamente piccole e medie imprese per lo più associate a Confcommercio, con la quale la società ha stipulato nel dicembre scorso un accordo quadro di cinque anni per la promozione della fornitura dell'energia elettrica.

Il 3 aprile scorso il Consiglio di Stato ha rigettato l'istanza di Gala  di rivedere l'accordo con la Consip per la fornitura di energia elettrica, siglato lo scorso anno e legato all'andamento del prezzo del petrolio, che nel frattempo, dal luglio 2014, si è dimezzato.

Adesso Gala  è impegnata nell'acquisizione di Eems , società in forte difficoltà, scambiata sul segmento principale di Piazza Affari. Il progetto è di rilevarla per poi effettuare il salto dal segmento Aim, dove Gala  è scambiata, all'Mta entro la prossima estate. Il prezzo della transazione dovrebbe aggirarsi attorno a 100mila euro (più la copertura di uno stock di debiti).

Eems  ha reso noto qualche giorno fa che il prezzo del diritto di recesso è stato fissato in 0,1676 euro. Se venisse esercitato dagli azionisti di Eems , Gala  dovrebbe pagare un valore attorno a 7 milioni di euro. A quel punto rinuncerebbe all'operazione.

Alle ore 9:50 di oggi Gala  scambiava a 11,55 euro con un rilazo dello 0,55%, mentre Eems  era in flessione dell'1,815 a 0,1358 euro.


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Popolari al gioco delle coppie

Written By Unknown on Sabtu, 11 April 2015 | 15.11

Alcune delle maggiori banche popolari (Banco, Bpm , Creval  e Popolare di Vicenza) sono chiamate sabato 11 aprile alla prova dell'assemblea annuale di bilancio, che quest'anno assume un particolare rilievo. I soci si esprimeranno non solo sui risultati degli istituti, ma anche sulla riforma che rivoluzionerà il settore nei prossimi mesi. Ormai la trasformazione in società per azioni delle dieci maggiori popolari (cui si aggiungerà Volksbank-Marostica), un passaggio per anni discusso, diventerà a breve realtà. Banca d'Italia ha già avviato la consultazione-lampo sulle disposizioni attuative, che si chiuderà il 24 aprile. Pochi giorni dopo la normativa entrerà in vigore e partiranno i 18 mesi entro i quali gli istituti dovranno trasformarsi in società per azioni.

Saranno mesi caldi, nei quali le popolari cercheranno la strategia giusta per aggregarsi e rafforzarsi, evitando così di diventare facili prede come spa. Per ora, in assenza di trattative ufficiali, vanno avanti i colloqui informali tra i banchieri. Il risiko vero e proprio potrebbe partire secondo Citi «in estate o nel secondo semestre dell'anno, mentre la prima operazione potrebbe essere annunciata nei prossimi mesi, non nelle prossime settimane». Non è semplice trovare la quadra perché sono tante le variabili da considerare: gli analisti di Citi indicano la compatibilità strategica e geografica, la struttura del bilancio, la qualità dell'attivo e dei prestiti, il potenziale impatto sul capitale, la valutazione, il potenziale di sinergie e (non da ultimo) la governance.

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Piazza Affari è tornata E' solo l'inizio? (o è meglio fermarsi?)

Proprio come sta inaspettatamente succedendo in Formula 1, con la Ferrari che ha agganciato la Mercedes, anche la borsa italiana ha riconquistato il gradino più alto del podio in Europa, con un guadagno del 25%, pari solo a quello della borsa di Francoforte, dall'inizio del 2015.

In effetti una simile performance in un solo trimestre da parte delle blue chip di Piazza Affari non la si vedeva da tempo: si deve infatti risalire al 2009 per trovare due reazioni più sostanziose, la prima avvenuta in risposta al minimo del millennio raggiunto all'inizio di marzo, in piena crisi economico-finanziaria occidentale, quando la banca centrale americana ha varcato la soglia inesplorata del primo quantitative easing dopo aver portato il costo del denaro sostanzialmente a zero. La seconda avvenuta a partire dalla metà di luglio dello stesso anno, dopo che il primo esuberante rimbalzo durato tutta la primavera (fino ai primi giorni di maggio, per l'esattezza) ha lasciato il posto a un andamento laterale fino a metà giugno, sfociando poi in una correzione vicina al 50% del terreno guadagnato in primavera.

La seconda reazione, partita nel luglio 2009, si è protratta fino a metà ottobre, portando il recupero del Ftse Mib fino a quota 24.500, livello da allora mai più raggiunto e che costituisce quindi l'ostacolo grafico più importante da guadagnare affinché si possa parlare anche a Piazza Affari di inversione rialzista di più ampio respiro. Contemporaneamente, la significatività di questo livello può far supporre che costituisca un valido punto di approdo della spinta attuale partita a metà gennaio, sul quale far scattare un parziale realizzo dei guadagni per poi mettersi alla finestra in vista del possibile mese no, tradizionalmente maggio, seguendo l'adagio dei mercati anglosassoni «sell in may and go away». Ma il trend in atto è davvero forte.

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Ftse Mib in cauto rialzo in attesa asta Bot, rally di Anima

Written By Unknown on Jumat, 10 April 2015 | 15.11

Apertura ancora in rialzo per le borse europee. La giornata non è ricca di dati macro. Questa mattina è già stato pubblicato il dato sulla produzione industriale in Francia, rimasta invariata a livello congiunturale a febbraio, in rialzo rispetto al -0,5% previsto dagli economisti. L'indicatore di gennaio è stato rivisto da +0,4% a +0,3% mese su mese.

Mentre l'obbligazionario italiano, già in calo ieri, sconta l'inizio della tornata d'aste di metà mese, con il Tesoro che colloca 6,5 miliardi di euro di Bot annuali, a fronte dei 7,5 miliardi in scadenza. Stamane, nelle prime contrattazioni sul mercato grigio di Tradeweb, il Bot in asta oggi rende lo 0,035%, facendo dunque intravedere un potenziale nuovo minimo storico dopo lo 0,079% del collocamento di marzo.

La tornata d'aste prosegue lunedì con il medio lungo: in offerta andranno fino a 7,5 miliardi complessivi del nuovo Btp a tre anni (cedola 0,25%), del sette anni aprile 2022 e del vecchio 15 anni marzo 2030.Il Tesoro comunicherà oggi pomeriggio il livello della cedola minima del nuovo Btp Italia, a otto anni, che verrà collocato la settimana prossima. Secondo le valutazioni di alcuni analisti, la cedola potrebbe attestarsi fra lo 0,55% e lo 0,75%.

In attesa dell'asta Bot, il tasso del decennale italiano è all'1,27% e lo spread con il Bund a 109 punti base. Sul fronte greco, dopo il rimborso ieri dei 450 milioni dovuti al Fmi, parte oggi un lungo weekend festivo, per la Pasqua ortodossa. Al ritorno, martedì, Atene sarà impegnata con il rifinanziamento di 1,4 miliardi di titoli a breve in scadenza.

A Piazza Affari l'indice Ftse Mib sale dello 0,28% a 23.869 punti. A2a , che prevede di realizzare investimenti per 2,1 miliardi di euro nel periodo 2015-2019 con una crescita del 40% rispetto al piano precedente per rafforzare la leadership soprattutto nel settore ambiente e della green economy e nella distribuzione di gas, scambia a 1,08 euro (+3,15%).

La multiutility ha anche previsto la riduzione del 40% della capacità termoelettrica a seguito del calo dei consumi dell'energia elettrica. L'ebitda è atteso a 1 miliardo quest'anno, in linea con quello del 2014, e poi è visto crescere del 32% nel 2019 fino a 1,35 miliardi. Tra le altre utility, Terna  è stabile sulla parità a 4,198 euro dopo che ieri la società ha deciso di incrementare da 6 a 8 milioni di euro il proprio programma di emissioni obbligazionarie denominato "Euro Medium Term Note Programme".

Mentre Enel  si apprezza dello 0,64% a 4,418 euro con Raymond James che ha alzato il target price da 4,55 a 4,80 euro (rating strong buy). Invece su Saipem  (+0,37% a 10,92 euro) è intervenuta Deutsche Bank  portando il prezzo obiettivo da 7,2 a 7,8 euro ma ribadendo sell. Tra le banche, attenzione a Mps  (+0,32% a 0,625 euro) perché, secondo fonti di stampa, sarebbe pronta a cedere il 10,3% di Anima  (+6,62% a 7,73 euro) e incassare una plusvalenza pari a circa 120 milioni di euro. L'accordo commerciale tra parti non sarebbe in discussione. Il lock-up da 12 mesi per gli azionisti ante-Ipo di Anima  scadrà il prossimo 16 aprile.

"A seguito del forte re-rating del titolo delle società di risparmio gestito, la quota vale 225 milioni di euro contro un valore di carico di 95,6 milioni di euro, che implica una potenziale plusvalenza lorda di 130 milioni di euro, che aggiungerebbe circa 15 bps ai coefficienti patrimoniali di Mps ", calcolano stamani gli analisti di Banca Akros che hanno aggiornato le stime di utile per azione di Mps  da 0,02-0,03 euro per quest'anno e da 0,07 a 0,10 euro per il 2016 alla luce di un tax rate inferiore nei prossimi anni. Di conseguenza, il target price di Mps  è stato aumentato da 0,5 a 0,65 euro. Il rating resta sospeso in vista dell'aumento di capitale da 3 miliardi di euro della banca senese.

Secondo queste indiscrezioni, Poste Italiane sarebbe interessata a rilevare la quota in mano a Mps . Poste italiane è la più ampia piattaforma di distribuzione di prodotti finanziari in Italia attraverso 13mila sportelli e 32 milioni di clienti. Poste ha oltre 400 miliardi di customer asset, di cui 42 miliardi in polizze vita e 5 miliardi in fondi comuni. Il risparmio gestito dei clienti
di Poste è circa l'11% degli asset e portandolo almeno al 15-16%, in linea con altre banche retail, per gli analisti di Equita ci sarebbe un flusso addizionale di 20 miliardi nei fondi, di cui Anima  potrebbe intercettare 10 miliardi (Anima  ha 62 miliardi di asset under management).

L'uscita di Mps  dall'azionariato sarebbe negativa perché indebolirebbe il legame con Anima  e in caso di acquisizione di Mps  ridurrebbe le chance di aggregare la Sgr del partner (Ubi Pramerica?). Però se il compratore della quota fosse Poste Italiane "complessivamente giudicheremmo il deal molto positivamente per le potenzialità del nuovo partner e per la diluizione de rischio Mps  nell'equity story di Anima ", osservano gli analisti di Equita.

"La nostra idea è che Poste sia effettivamente interessata all'acquisto visto che è in arrivo l'Ipo, che la società deve focalizzarsi sui fondi comuni dopo aver privilegiato le polizze vita e che ha assolutamente bisogno di un partner come Anima  che possa garantire un eccellente servizio post vendita", aggiungono gli analisti della sim che quindi mantengono la visione positiva sul titolo Anima  (buy) e questa mattina hanno alzato il target price da 7,4 a 8,3 euro o 18 volte gli utili 2016.

Invece Unicredit  scambia a quota 6,435 euro (+0,39%) dopo che ieri la Lybian Investment Authority (Lia) ha confermato in un incontro con i vertici dell'istituto l'intenzione di restare investitore nella banca. L'ad di Unicredit , Federico Ghizzoni, ha anche sottolineato che non gli risulta un cambio di intestazione della quota e che la partecipazione complessiva degli investitori libici nel capitale della banca, vale a dire Lia e Central Bank of Lybia, è intorno al 4-5%.

Ghizzoni ha poi aggiunto che per il rinnovo del cda la lista di maggioranza potrebbe essere presentata prima della scadenza del 17 aprile e che è tutto tranquillo. Intanto il cda di ieri di Unicredit  ha dato il via libera al veicolo per la gestione di un portafoglio di crediti deteriorati che sarà realizzato insieme a Kkr, Intesa Sanpaolo  e Alvarez & Marsal.

Mentre l'accordo che porterà ChemChina ad acquisire la maggioranza di Pirelli  & C. (sulla parità a 15,44 euro) è "blindato" anche in caso di contro opa. "Può sempre arrivare una contro opa, abbiamo condizioni blindate, tutto è protetto, c'è la volontà di stare insieme", ha rivelato ieri il presidente, Marco Tronchetti Provera, avvertendo che una marcia indietro comporterebbe il versamento ai cinesi di una penale pari a 100 milioni. A fine marzo era circolata nelle sale operative l'ipotesi di una possibile contro opa della giapponese Bridgestone.


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