Di Valentina Sorrenti
Si è riunito per circa due ore il consiglio di amministrazione di Mediobanca, tradizionale appuntamento prenatalizio per l'istituto. Durante il board, ha spiegato un partecipante, è stata effettuata una prima sommaria ricognizione dei conti del primo semestre dell'esercizio, che per Mediobanca si chiude con la fine dell'anno solare. Per il resto si è trattato di adempimenti burocratici, tra i quali la conferma dei requisiti di indipendenza dei consiglieri.
Il cda dell'istituto di Piazzetta Cuccia ha valutato e confermato il requisito di indipendenza dei propri consiglieri anche sulla base delle dichiarazioni rilasciate dai singoli amministratori. Disco verde anche per Angelo Caso' che, oltre ad essere un consigliere della banca, è anche presidente del patto di sindacato. L'indipendenza è stata confermata sulla base di un parere pro veritate ed è stato "tenuto conto, tra l'altro, che tale carica comporta la titolarità di poteri essenzialmente di natura istruttoria e organizzativa".
Non sarebbero invece stati fatti accenni, a quanto viene riferito, alla partecipata Generali dopo il passaggio della quota di Bankitalia al Fondo strategico italiano e l'analisi sugli investimenti avviata dall'ad Mario Greco.
Il 14 dicembre scorso, infatti, sono state portate all'attenzione del Comitato Controllo e Rischi e successivamente del cda le valutazioni aggiornate circa alcuni investimenti effettuati in private equity e in fondi alternativi per avviare la verifica della valorizzazione di tali asset e l'analisi della governance attuale del processo di investimento. Sono stati in particolare trattati gli investimenti del fondo lussemburghese e dei fondi gestiti da Vei e Rhone. Nell'ambito del processo di revisione delle proprie attività per un maggior focus sul business assicurativo, Generali ha poi avviato un'analisi dell'intero portafoglio investimenti.
Ieri invece Banca d'Italia, il secondo azionista di Generali, ha conferito il suo 4,47% di capitale al Fondo strategico italiano, veicolo d'investimento controllato dalla Cassa depositi e prestiti (posseduta al 70% dal Tesoro). Il trasferimento avverrà ad una valorizzazione di circa 11 euro per azione, la media del prezzo di borsa degli ultimi 6 mesi.
All'operazione erano collegati numerosi timori da parte di azionisti e vertici della compagnia triestina circa un potenziale danno all'immagine di indipendenza, un'interferenza sulla gestione della società e alterazioni delle prassi di mercato.mMa nella definizione dell'accordo è stato deciso che il Fondo Strategico Italiano manterrà un profilo defilato nella governance di Generali: non presenterà candidati al consiglio di amministrazione e si è impegnato a votare in assemblea liste di minoranza presentate da investitori istituzionali. Inoltre la quota verrà interamente ceduta in modo ordinato, e a condizioni di mercato, entro fine 2015.
Questi presupposti, secondo Intermonte, hanno risolto i timori, tanto che il titolo ha chiuso la giornata con un +1,63% a 13,75 euro. Buona la chiusura anche di Mediobanca, con un +2,56% a 4,654 euro. Gli analisti stamattina erano concordi sul fatto che notizia del passaggio di capitale non avrebbe dovuto avere nessun impatto sul titolo Generali, dato che diverse indiscrezioni sull'operazione erano trapelate nei giorni precedenti. Banca akros infatti ha confermato il rating hold con target price a 13 euro.
Kepler inoltre ha giudicato positivamente l'operazione, ipotizzando che Generali possa diventare una public company in grado di fare una buona concorrenza, al costo di un lieve rischio a medio termine per un eccesso di carta sul mercato. Questa potenzialità favorirebbe il nuovo piano di crescita del management, che sarà delineato il 14 gennaio.
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