Di Francesca Gerosa
Le borse europee salgono in apertura dopo l'accordo a Ginevra tra l'Iran e le sei principali potenze mondiali che punta a ridurre il programma nucleare iraniano in cambio di un allentamento delle sanzioni. L'intesa, assai criticata da Israele, prevede che l'Iran conservi la metà dello stock di uranio arricchito al 20% per alimentare il reattore di ricerca di Teheran mentre il rimanente verrà diluito al 5%.
Inoltre, ulteriori operazioni di arricchimento verranno sospese per sei mesi così come la costruzione o l'ampliamento di nuovi siti. In cambio all'Iran sarà permesso di riappropriarsi di 7 miliardi di dollari oggi congelati in alcune banche internazionali. L'accordo prevede infine che siano tolte alcune limitazioni sul commercio di metalli preziosi e restrizioni sulla vendita di ricambi auto.
L'accordo, firmato nel fine settimana tra Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Cina e Russia è considerato un cambio di direzione, destinato a ridurre il rischio di una guerra in Medio Oriente. Di riflesso i prezzi petroliferi sono in forte calo: il brent del Mare del Nord con consegna a gennaio in mattinata era trattato a 108,30 dollari il barile, con un ribasso di 2,75 dollari. In discesa anche il Light Crude Wti, scambiato a 93,32 dollari-barile, con un decremento di 1,52 dollari.
Nelle prime contrattazioni, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è stabile a 234 punti. Il rendimento è al 4,09%. Poco mosso anche il differenziale Bonos/Bund, che segna 236 punti per un tasso del 4,11%. Con i dettagli dei titoli a medio lungo in asta giovedì, in arrivo a mercati chiusi, oggi si completerà il quadro dell'offerta di fine mese del Tesoro. L'ultimo round di aste avrà il via domani, quando verranno messi sul piatto 2,5-3 miliardi del nuovo Ctz dicembre 2015, a cui a questo giro non sarà accostato alcun indicizzato, mentre domani saranno offerti 7 miliardi di Bot semestrali.
A Piazza Affari, dove il Ftse Mib sale dello 0,53% a 18.922 punti , si guarda ai petroliferi. Eni segna un +0,17% a 17,97 euro, frenato dagli scontri tra le truppe libiche e i militanti islamici a Bengasi, nella Libia orientale, scontri che hanno provocato la morte di almeno tre persone e il ferimento di un'altra dozzina, secondo alcuni testimoni e fonti sanitarie. La controllata di Eni, Saipem, passa di mano a 16,70 euro (+0,66%), mentre Tenaris cresce dello 0,90% a 16,77 euro.
Tra le banche attenzione a Mps (+0,24% a 0,212 euro), perché oggi la Commissione Ue dovrebbe dare il via libera al piano di ristrutturazione della banca e quindi il prossimo cda dovrebbe riunirsi il 26 novembre, e a Bpm (+0,78% a 0,455 euro) in quanto Lamberto Dini ha annunciato ieri il ritiro della sua candidatura e di aver consigliato a Raffaele Mincione di non presentare una lista a nome del suo fondo di investimento.
In un'intervista Mincione ha detto che il mantenimento del suo 7% e l'eventuale adesione all'aumento di capitale da 500 milioni dipenderanno "dalle condizioni". Allargare la platea dei soci, rafforzare il patrimonio, riconoscere il ruolo e il valore del capitale detenuto dagli investitori istituzionali e di chi ha investito stabilmente nella banca e favorire una governance stabile, questi sono alcuni dei punti presenti nel programma della lista "Per la cooperativa Bpm" capeggiata da Piero Giarda, candidato alla presidenza del Cds nell'assemblea del prossimo 21 dicembre.
Oggi scade il termine per la presentazione delle liste. Per ora resta dietro le quinte una possibile fusione con il Banco Popolare (-0,07% a 1,334 euro) di cui oggi Societe Generale ha tagliato il target price da 1,3 a 1,2 euro, confermando il rating sell. La banca francese è intervenuta anche su Unicredit (+0,85% a 5,32 euro), limando il target price da 6,2 a 6,1 euro (buy) e su Intesa Sanpaolo (+0,75% a 1,739 euro) portando il prezzo obiettivo da 1,85 a 1,8 euro (hold).
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