Di Francesca Gerosa
Le borse europee aprono la seduta in lieve calo in scia ai timori per un imminente taglio degli stimoli all'economia Usa già il prossimo mese. Anche a Piazza ffari il Ftse Mib scende dello 0,20% a quota 18.967 punti. In assenza di dati macro rilevanti, fatta eccezione per la produzione industriale a settembre della zona euro (attesa -0,3% mese su mese; invariata anno su anno), il faro è sulle aste a medio lungo termine italiane, ultimo round dei collocamenti di metà mese.
Il Tesoro mette a disposizione degli investitori fino a 5,5 miliardi di Btp, tra cui la riapertura del benchmark trentennale, e Ccteu. I rendimenti dovrebbero muoversi in calo, complice l'impegno a mantenere un orientamento accomodante preso dalla Bce, che la scorsa settimana ha tagliato il costo del denaro al nuovo minimo storico dello 0,25%. Ieri sera sul secondario il Btp 3 anni novembre 2016, collocato a ottobre al rendimento lordo del 2,25%, offriva un tasso dell'1,886%, mentre il trentennale settembre 2044, collocato l'ultima volta a luglio al tasso lordo del 5,19%, viaggiava al 4,984%.
Nuove indicazioni sulla strategia del Tesoro nei prossimi mesi potrebbero arrivare stamani dalla responsabile del debito pubblico italiano, Maria Cannata, che parteciperà a un convegno a Milano. Con il collocamento ieri di 6,5 miliardi di Bot annuali, al tasso più basso registrato dalla nascita dell'euro, il Tesoro ha completato circa il 96% delle emissioni previste per l'anno in corso. E ieri il ministero dell'Economia ha fatto sapere che l'importo della riapertura del Bot riservata agli specialisti sarà del 10% dell'ammontare collocato, dunque inferiore al canonico 15%.
Mentre lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è in lieve rialzo a 238 punti, contro i 236 punti della chiusura di ieri (il tasso del decennale si attesta al 4,16%) sul listino milanese sono ancora le trimestrali a tenere banco, in particolare quelle delle banche.
Dopo i conti pubblicati ieri dal Banco Popolare (-2,59% a 1,39 euro) e da Bpm (-0,21% a 0,46 euro) e in attesa oggi di quelli di Intesa Sanpaolo (-0,96% a 1,75 euro), questa mattina Ubi Banca (+1,10% a 5,035 euro) ha fatto sapere di avere chiuso i primi nove mesi dell'anno con un utile netto a 101,9 milioni di euro, in calo dei 222,8 milioni di euro registrati nello stesso periodo dell'anno scorso che aveva beneficiato di un miglior andamento del margine d'interesse grazie a maggiori volumi medi di impieghi e a tassi di mercato più elevati.
Nel terzo trimestre l'utile netto del gruppo bancario è invece salito a 49 milioni dai 26,5 milioni del trimestre precedente, ben oltre i 30 milioni previsti dal consenso. Si conferma trimestre su trimestre la progressiva ripresa del margine d'interesse a 446 milioni, +4,2% rispetto al secondo trimestre 2013, che a sua volta risultava superiore del 2,6% rispetto al primo trimestre. Il dato è migliore delle attese del consenso a 437 milioni.
Tengono le commissioni a 285,9 milioni (297,5 milioni nel secondo trimestre 2013, ma in linea con i 285,5 del terzo trimestre 2012). Positivo il contributo della finanza a 59,1 milioni (67,4 nel secondo trimestre 2013), oneri operativi in calo a 531,5 milioni (-0,4%) e costo del credito a 192,7 milioni (226,2 milioni nel secondo trimestre 2013) per la consueta
stagionalità.
Dal punto di vista patrimoniale, il Core Tier 1 si è attestato al 12,5% e il Common Equity Tier 1 Basilea 3 è sempre stimato a regime superiore al 10% e in ulteriore rafforzamento. Gli indicatori di liquidità, sia a breve (Liquidity Coverage Ratio) che a medio termine (Net Stable Funding Ratio) sono maggiori di 1, la leva finanziaria secondo le regole di Basilea 3 è pari al 5,07% e ben superiore al minimo del 3% richiesto.
Alle attuali condizioni di mercato Ubi Banca si aspetta un ulteriore lieve miglioramento del margine d'interesse, anche grazie a un'equilibrata struttura finanziaria che ha consentito una politica di attenta gestione delle componenti di funding a costo più elevato e a minore stabilità.
Prevede ancora una buona tenuta delle commissioni grazie anche alle commissioni di performance della Sgr. Infine l'istituto si attende un'evoluzione positiva dell'andamento del risultato della finanza di gruppo nel quarto trimestre, che dovrebbe sostanzialmente compensare il maggior costo del credito derivante dal ritardo della ripresa economica.
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