L’impatto del calo del Brent su 7 petroliferi

Written By Unknown on Sabtu, 18 Oktober 2014 | 15.11

Il crollo del prezzo del greggio, che da metà giugno ha perso più del 20%, ha indotto gli analisti di Morgan Stanley a rivedere i target price dei maggiori gruppi petroliferi. Il calo della quotazione ha ridotto infatti le attese in termini di utili e cash flow, ma dall'altro porterà ad accelerare il taglio degli investimenti. A seconda delle caratteristiche del business, alcuni titoli sono quindi meglio posizionati rispetto ad altri.

1) BG Group. Il gruppo anglossassone, che capitalizza 55 miliardi di dollari a fronte di un valore d'impresa di 66 miliardi (considerando 11 miliardi di indebitamento netto), merita un prezzo obiettivo di 1.180 pence, che implica un potenziale di rialzo del 10,7% dalle quotazioni attuali con rating neutrale (equalweight). Il target price è stato tagliato del 9% perché gli esperti ritengono che la compagnia abbia grandi potenzialità di crescita nei prossimi tre anni, soprattutto grazie ai progetti in Australia e Brasile. L'esperienza recente ha dimostrato però che in uno scenario incerto sono alti i rischi di dover rivedere al ribasso le previsioni durante l'esecuzione dei piani di sviluppo. Il rendimento atteso della cedola nel 2015 è basso (2,2%).

2) BP. Giudizio negativo (underweight) per il colosso petrolifero, che capitalizza 124 miliardi di dollari a fronte di un valore d'impresa di 150. Il target price è 455 pence, dopo essere stato ribassato dell'8%, contro una quotazione attuale di 428,5. Le prospettive di crescita di Bp sono infatti inferiori a quelle dei competitor secondo gli specialisti della banca d'affari, perchè in molti casi hanno maggiore spazio per ridurre i costi e gli investimenti. Il titolo, che tratta 9,85 volte l'utile 2014 e 9,42 quello del prossimo esercizio, offre un attraente dividend yield 2015 (6%).

3) Eni. Rating neutrale (equalweight) per la compagnia italiana, alla quale è stato assegnato un prezzo obiettivo di 17,6 euro che lascia un margine di rialzo del 7,6%. Il target price è stato tagliato del 10%. Il giudizio molto prudente è motivato dal fatto che le sfide che dovrà affrontare sul piano gestionale e di mercato ritarderanno gli incrementi attesi della redditività, a fronte di un rendimento della cedola 2015 (intorno al 7%) che è decisamente interessante, anche se le pressioni sul free cash flow restano. Il titolo tratta 14,3 volte l'utile 2014 e 11,3 quello del 2015, mentre il p/bv (prezzo/valore di libro) è intorno all'unità.

4) Galp EnergiaLa crescita in Brasile resta robusta, ma il segmento downstream e l'alto quoziente di indebitamento ostacolano il potenziale del titolo, che è correttamente valutato 13,4 euro contro una quotazione attuale di 11 (+20%), con rating neutrale (equalweight). Il titolo capitalizza solo 9 miliardi di euro, inferiore al valore d'impresa pari a 11. La storia di crescita a lungo termine dell'upstream è ancora valida, ma la redditività del downstream potrebbe deludere. Il p/e scende da 33,2 nel 2914 a 24,8 nel 2015. Infine il rendimento della cedola è 3,7%.

5) OMV. Prezzo obiettivo di 26,3 euro contro una quotazione attuale di 23,8 (+10,5%) per il gruppo austriaco, che capitalizza 7,6 miliardi di euro a cui si deve aggiungere un debito netto di 4,2, per arrivare al valore d'impresa di 11,8 miliardi. Il rating è negativo (underweight) perché la debolezza del free cash flow e ulteriori rischi sul fronte degli investimenti limitano il potenziale di rialzo del titolo, che viene scambiato 7,57 volte l'utile 2014 e 6,35 quelli del 2015. Le acquisizioni nel Mare del Nord e il focus sull'esplorazione dovrebbero migliorare lo scenario a lungo termine di OMV, ma gli elevati investimenti  e la situazione in Libia creano un quadro non favorevole. Interessante il rendimento della cedola (5,3%).

6) Repsol. Alla compagnia spagnola è stato assegnato il giudizio neutrale (equalweight) con target price 18,5 euro (dopo essere stato tagliato del 12%), che si confronta con una quotazione attuale di 16,9 (+9,5%). Il rendimento della cedola è 5,9%. Il titolo, che capitalizza 22 miliardi di euro (32 il valore d'impresa), viene scambiato con un p/e di 12,68 che scende a 11,49 nel 2015. Le attese di una crescita più forte della produzione e degli utili rispetto alle altre major giustificano una valutazione a premio rispetto ai concorrenti. Il p/e 2016 di 11, che è calcolato in base al target price, è infatti del 10% circa superiore alla media del settore. La situazione in Argentina crea inoltre opportunità in termini di share buy-back (riacquisto di azioni proprie) oppure di acquisizioni.

7) Royal Dutch Oil. Il migliorato scenario del free cash flow genera più chance al rialzo che al ribasso per il titolo, che merita un prezzo obiettivo di 2.475 pence (corretto dell'8%) contro una quotazione attuale di 2.240,5 pence (+10,5%) con rating overweight. Nello scenario più ottimista il target price sale infatti a 3.180 pence (+42%). Gli interventi che sta realizzando (dalle cessioni per un valore di 12 miliardi di dollari da gennaio, allo spin-off delle strutture pipeline) stanno incrementando la credibilità della strategia del management, focalizzata sull'incremento dell'efficienza del capitale. Il dividend yield è del 5,7%.


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