Di Elena Dal Maso
''La produzione della Jeep non sarà trasferita dagli Stati Uniti alla Cina''. Con una mail rassicurante indirizzata ai dipendenti, Sergio Marchionne, ad di Fiat-Chrysler, ha cercato di metter fine alla querelle fra Mitt Romney e Barack Obama nell'Ohio, uno degli Stati più importanti in vista delle presidenziali del 6 novembre.
Il candidato repubblicano aveva accusato il gruppo torinese di portare nel Far East la Jeep. E, in generale, di aver supportato il settore auto negli Usa in maniera sbagliata, aumentando notevolmente un deficit nazionale già molto appesantito.
"E' un brand globale con radici inconfondibilmente americane", ha scritto Marchionne. "E questo non cambierà mai". Nessuna parte della Jeep verrà prodotta fuori dagli Usa e in particolare lontano dalla fabbrica di Toledo (Ohio). "Insinuare qualcosa di diverso è sbagliato", ha commentato seccato l'ad.
In una conference call successiva, Marchionne ha messo le mani avanti sostenendo di non voler ''entrare nello scontro politico''. E che il suo mestiere è di vender auto. Prima in un comizio, poi in uno spot, Mitt Romney aveva accusato Obama di aver consegnato Chrysler "a nuovi proprietari italiani che stanno pensando di costruire le Jeep in Cina".
Fiat, in verità, sta pensando ad una collaborazione con il suo partner cinese per una produzione ulteriore di Jeep in Cina, "per il mercato cinese". Quindi nessuno spostamento di posti di lavoro, eventualmente c'è un progetto di sviluppo industriale.
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MARCHIONNE/La Jeep resta negli Usa. In Cina produzione per il mercato interno
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