Squinzi, le nostre aziende stanno morendo di fisco

Written By Unknown on Minggu, 28 Oktober 2012 | 15.11

Di Laura Bonadies, MF-Dow Jones

Giorgio Squinzi lo ha detto chiaramente: bisogna intervenire perché le aziende italiane stanno soffrendo e "rischiano di morire di fisco, per il carico fiscale". "E' una riflessione seria che dobbiamo porre all'attenzione dei nostri governanti", spiega parlando alla platea in occasione della ventisettesima edizione del convegno dei Giovani di Confindustria a Capri, "in Italia stiamo soffrendo da più di un anno anche a causa dell'impegno preso di raddrizzare i nostri conti che ha portato un calo dei consumi interni. Noi imprenditori siamo ottimisti per definizione e continueremo ad esserlo".

"L'Irap", continua il presidente, "è una imposta iniqua che penalizza coloro che mettono tanto cervello nella loro attività imprenditoriale. Mi auguro che il prossimo governo la equipari ai livelli" degli atri Paesi europei, "intorno al 30-35%".

Inevitabile il passaggio, da parte del numero uno degli industriali, sulla legge di stabilità. Il provvedimento "contiene elementi e aperture che vanno nel senso giusto. Ma c'è poco, veramente poco per la crescita. La criticità riguarda essenzialmente la spending review, che dovrebbe essere molto più decisa e tutti i fondi che si liberano devono essere utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale, per i cittadini e le imprese e i lavoratori". Secondo Squinzi c'è spazio per una spending review più decisa, perché "questa la considero un aperitivo. Credo che si possa procedere anche oltre. La spending review doveva essere portata avanti con più determinazione". Il presidente ha affrontato anche la questione degli esodati, sottolineando che il contributo di solidarietà "è un ulteriore carico fiscale. E non è l'unico che è stato portato avanti in questi giorni. Sulle imprese sono arrivati altri carichi, balzelli. E' una situazione generale che deve essere rimeditata".

Il numero uno degli industriali, ritorna nuovamente sull'accordo per la produttività. "Con Mussari siamo in sintonia. Credo che con le parti sociali si possa arrivare non a un accordicchio ma a un accordo serio. Siamo nelle fasi finali del negoziato. Credo che si riuscirà a fare un buon accordo, che soddisfi tutti". Secondo Squinzi arrivare ad una intesa è "fondamentale per recuperare, se non tutti, almeno una parte, dei 20 punti di competitività che abbiamo perso nei confronti degli altri Paesi europei, soprattutto nei confronti della Germania. Sono in corso contatti a livello tecnico. L'obiettivo era ancora una volta quello di arrivare a un'intesa finale entro fine mese. Mancano pochi giorni ma a questo punto, avendo mancato la scadenza del 18 ottobre, per la quale ci eravamo impegnati con Monti, non mettiamo limiti perentori ma credo che si possa arrivare alla conclusione nel giro dei prossimi giorni".

Parlando con i giornalisti il presidente Squinzi non ha lesinato critiche all'attuale esecutivo. "il governo sta facendo delle cose. Certamente non sta facendo tutto ciò che è necessario per fare il salto di qualità. Ritengo che ci serva effettivamente nella prossima legislatura, una legittimazione politica molto più importante". A chi gli chiedeva un parere su un eventuale Monti Bis, Squinzi ha risposto che "non ne farei una questione di nomi. A me sta benissimo anche che il professor Monti guidi la prossima legislatura purchè abbia legittimazione elettorale".


Inviato il: 27/10/2012 23.06   
Da: delaware

Squinzi grugnisce e ha fame
Squinzi è il solito lobbista ipocrita di confindustria che chiede tagli alle tasse per gli affiliati alla sua cosca, mentre i semplici cittadini sono oberati da un carico fiscale eccessivo.
La fiscalità aziendale italiana non è affatto pesante. Dopo anni di lobbismo, di sindacalisti venduti, di politici corrotti, la fiscalità italiana che è oppressiva è quella che colpisce i cittadini, non certo quella che riguarda le aziende.
Hanno voluto fare anche la pantomima della tassazione dei "ricchi" in base alla quale il risparmio degli italiani è stato assogettato ad un aliquota del 12,5 prima (PD) e 20 poi (PDL). Il risultato è che un povero fessacchiotto di lavoratore italiano paga anche sul suo risparmio (e deve ringraziare Camusso, Bersani, Alemanno, Cicchitto, PD e PDL), mentre le aziende godono di una fiscalità diversa: praticamente esentasse sui beni finanziari. Il risultato finale è stato solo un bell'incoraggiamento per i capitali e per i singoli individui a trasmigrare all'estero, scappando da un paese oppressivo e squallido.
Tagli fiscali alle aziende non servono a nulla, perchè in Italia rimangono solo aziende che sono costrette ad operare su suolo italiano. Oggi l'imprenditoria italiana è composta da figli di papà che vivono di concessioni statali e aiuti di stato. In questo contesto tagli fiscali alle aziende equivale soltanto ad ingrassare la rendita feudale goduta dalle famiglie confindustriali. Per di più eventuali tagli alle imprese del clan di Squinzi sarebbero finanziati con i soldi raccolti dalle tasche dei cittadini. Quindi tagli fiscali alle aziende equivalgono solo a ruberie a danno dei cittadini. Ma in una italietta socialista e lobbista le cose funzionano così.
Squinzi fa bene a parlare a una platea di lobbisti, sindacalisti e politici, raccolti in sale da convegni il cui ingresso è controllato dalla vigilanza. Luoghi un po' più aperti sarebbero altamente pericolosi.

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