2013, l'anno degli Emergenti

Written By Unknown on Sabtu, 10 November 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

Con i mercati finanziari sull'ottovolante è molto difficile fare previsioni. Ma c'è chi, basandosi sui fondamentali economici, prova a tracciare lo scenario del 2013 focalizzandosi sui punti cruciali, ovvero crescita, debito e occupazione. Secondo Corrado Caironi, investment strategist di R&CA, per il Paesi sviluppati il percorso sarà tutto in salita, mentre i mercati emergenti potranno continuare a crescere.

A suo parere "il problema è che persiste una condizione di visibilità limitata con molti debiti sovrani a rischio downgrade, una recessione soft che ha colpito le economie sviluppate e i cui effetti sono ancora tutti da verificare, mentre le banche centrali sembrano godere ormai di uno spazio limitato per ulteriori interventi espansivi".

In questo scenario il Pil 2013 degli Stati Uniti dovrebbe crescere a un ritmo compreso tra l'1,3 e il 2%, ammesso che si riesca a risolvere positivamente l'ostacolo rappresentato dal fiscal cliff, mentre l'Eurozona arranca per uscire dalla recessione con previsioni comprese tra -0,6 e +0,5% in un anno elettoralmente decisivo in Italia e Germania. Il Giappone spera ancora nella ripartenza con una crescita attesa dell'1,2%, pur in presenza di problemi di politica interna e con la Bank of Japan che prosegue nella sua politica monetaria.

Le sorprese positive giungono dai Paesi emergenti, che il prossimo anno dovrebbero mettere a segno un aumento medio del Pil del 5,4%, superiore alla crescita dell'inflazione media (prevista al 4,6%), mentre i tassi sono destinati a rientrare dopo aver toccato il picco nel 2011. Il miglioramento del quadro economico dell'area emergente è il presupposto fondamentale per l'ingresso di nuovi flussi di investimento esteri, con un conseguente apprezzamento delle valute locali.

Guardando ai mercati azionari, secondo Caironi le valutazioni a livello globale rimangono in linea con una fase macroeconomica di bassa crescita, mentre i multipli di molte aree (Eurolandia e Brics) restano sotto il trend di lungo periodo. Fra i settori, il bancario è ancora in grande difficoltà e con la mina rappresentata da eventuali nuovi downgrading dei crediti sovrani.

Si prospetta quindi un 2013 tutt'altro che semplice per le scelte di portafoglio. "Nell'anno che verrà", conclude Caironi, "i gestori dovranno lavorare a fondo per trovare un ritorno adeguato al rischio e per sfruttare la variabilità dei trend, soprattutto nei mercati azionari, mentre su tutta la curva dei titoli obbligazionari ad alto rating i rendimenti reali sono negativi. E ancora il momento di privilegiare l'alta qualità degli asset azionari tenendo conto della sostenibilità dei profitti e della solidità patrimoniale. Le attese positive guardano soprattutto ai Paesi emergenti, con un adeguato controllo del rischio in funzione di ogni singolo mercato finanziario, della liquidità e dei flussi reali attesi, con una preferenza da accordare ai Paesi meno indebitati".



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