Di Elena Dal Maso
La disoccupazione in crescita e la recessione non sono la conseguenza di troppa austerity da parte di Bruxelles. Ma di molti governi italiani che in passato non si sono mai posti il problema del disavanzo pubblico. E oggi ne stiamo pagano le conseguenze. Lo ha detto il premier Mario Monti a Lione intervistato, assieme al presidente francese François Hollande, da Euronews.
Secondo Monti, ''il problema non è l'austerity di oggi, ma l'assenza di disciplina in un passato non lontano''. Interpellato sugli effetti dell'austerity su scala europea, il premier ha detto che la causa della forte disoccupazione giovanile ''non è nella disciplina che si impone oggi, ma nell'assenza totale di questa disciplina fino a pochi anni fa". ''Prima che i vincoli europei si facessero più stringenti", ha aggiunto Monti, "numerosi governi italiani non si sono neanche posti il problema del disavanzo pubblico. Il problema non è la cattiveria di Bruxelles, ma gli eccessi di classi politiche che per anni hanno ricercato il consenso per le successive elezioni e non fatto l'interesse delle successive generazioni''.
''L'intervento di Bruxelles'', ha spiegato Monti, ''comporta certo una fase transitoria connotata da dinamiche recessive, ma gli interventi per crescita e sviluppo consentiranno nel tempo di riconciliare l'opinione pubblica, soprattutto giovanile, con l'Europa, perche si smetta di considerarla come una creatura arcigna''.
Sull'approvazione del nuovo bilancio europeo, Monti ha sostenuto: "Ben venga l'incremento del budget europeo, ma se porta risparmi a livello nazionale". "Certe spese", ha ripreso, "se effettuate a livello europeo, si rivelano più vantaggiose che se affrontate a livello nazionale. In un epoca di forti risparmi come questa va però dimostrato che le scelte andranno a vantaggio dei singoli Paesi e possibilmente porteranno anche a un risparmio a livello nazionale''.
Monti si è espresso anche sull'asse (scricchiolante fra Merkel e Hollande). ''La cooperazione franco-tedesca è essenziale, ma non sufficiente per il funzionamento della macchina europea'', il commento. ''E' più facile per Parigi e Berlino prendere decisioni quando si aprono al dialogo con altri Paesi'', ha concluso.
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