La strategia di Axa Investment Managers in sette punti

Written By Unknown on Sabtu, 13 April 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

La ripresa c'è, ma la distanza fra Stati Uniti ed Eurolandia rischia di ampliarsi, mentre la Banca del Giappone ha sorpreso gli investitori con una mossa inaspettata, che rappresenta un segno concreto e trasparente di quanto dichiarato dal primo ministro Abe: la volontà e la determinazione di agire. Come reagiranno i mercati finanziari nei prossimi mesi? Ecco in sette punti la strategia di Axa Investment Managers.

1) Più peso al Giappone. E' il momento di investire nel listino nipponico che, secondo gli esperti, continuerà a crescere anche nei prossimi mesi. L'aggressiva politica espansiva del nuovo governatore della Bank of Japan implica un cambio di paradigma per il mercato, che ha quest'anno non deluderà gli investitori. A favore delle compagnie nipponiche gioca infatti il deprezzamento dello yen, che si è già tradotto in un'accelerazione dell'attività economica e in una revisione al rialzo del 6% negli ultimi tre mesi delle aspettative sugli utili.  

2) Francoforte non deluderà. Sulle borse di Eurolandia è meglio mantenere un atteggiamento prudente, con qualche eccezione. Ci sono infatti listini che possono fare meglio della media, grazie alla maggiore solidità dei fondamentali economici. E' il caso del mercato azionario di Francoforte, che è destinato a conquistare terreno nei prossimi mesi, e di quello di Zurigo. Il parere sulla borsa di Parigi è invece negativo.

3) Wall Street è un po' cara. I segnali che arrivano dagli Stati Uniti non sono del tutto convincenti. La ripresa si sta concretizzando, ma è già scontata nelle quotazioni dei titoli di Wall Street, che presenta indici borsistici troppo elevati. E' inoltre probabile che il migliorato quadro congiunturale si traduca in un aumento dei fatturati, più che dei margini reddituali. Il consiglio è di mantenere un'esposizione neutrale.

4) Rischi in Cina e Corea. I mercati emergenti hanno avuto un avvio deludente quest'anno e i listini asiatici non hanno fatto eccezione, accusando una performance leggermente negativa da inizio anno (-0,2%), a fronte di un rialzo del mercato statunitense del 10%. Le ragioni sono essenzialmente due. Da un lato, il deprezzamento dello yen ha messo sotto pressione le azioni asiatiche e in particolare quelle coreane, che sono in diretta competizione con gli esportatori nipponici. Dall'altro il mercato cinese, che continua a essere debole, potrà trovare spunti al rialzo solo in una prospettiva di medio termine. Nel frattempo i rischi di ribasso sono maggiori delle chance di crescita. Il consiglio degli analisti è mantenere un'esposizione neutrale.

5) Lontani da Mosca. La borsa russa continua ad essere scambiata con uno sconto significativo rispetto agli altri listini emergenti: il p/e (prezzo/utili) è 5,3 contro 12,6 dell'indice Msci emerging market. Le ragioni di questa sottovalutazione sono diverse (la scarsa diversificazione del mercato, che è concentrato nel settore dell'energia e delle commodity, il basso payout, l'elevato beta), ma non verranno quest'anno controbilanciate da altri aspetti in grado di rilanciarla. Il rating è underweight (sottopesare).

6) L'America Latina perde competitività. I margini reddituali delle società in America Latina sono in flessione, a causa della perdita di competitività in uno scenario di bassa disoccupazione e forti aumenti salariali. Un miglioramento della situazione è atteso nella seconda metà dell'anno grazie alla ripresa del commercio mondiale e della domanda interna. Ma visto che sia la borsa messicana che quella brasiliana sono fra le più care nei mercati emergenti, gli esperti consigliano di mantenere un'esposizione neutrale.

7) I Treasury non più safe haven. I titoli di stato Usa non rappresentano più un porto sicuro, visto che gli analisti si aspettano che la Fed cambi orientamento in tema di politica monetaria nella seconda metà dell'anno, riducendo le operazioni di Qe (Quantitative easing). Il timing della exit strategy della Banca centrale Usa resta il tema fondamentale dei mercati obbligazionari. Gli esperti si aspettano un leggero incremento dei tassi a lungo termine, che porterà il rendimento del decennale Usa al 2,3% entro dicembre. Il consiglio è underweight (sottopeare).



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