Di Valentina Sorrenti
-2% sul flusso di cassa operativo atteso a fine 2013. E' il potenziale impatto negativo che gli esperti di Ubs stimano per Telecom Italia sulla scia della decisione di ieri dell'Agcom che ha tagliato il canone dell'unbundling del local loop da 9,28 a 8,68 euro (-6,47%). Gli esperti si attendevano un impatto negativo sul titolo che effettivamente stamattina a Piazza Affari lascia sul terreno il 2,08% a 0,517 euro.
Oltre all'impatto negativo sui dati, ha sentenziato Ubs che sull'azione ha confermato rating sell, il mercato potrebbe ritenere che tale mossa abbia un impatto negativo sulla stessa capacità dell'azienda di massimizzare la valutazione della newco della rete (Opac) in un potenziale deal con la Cdp. Per quanto riguarda il complesso dei canoni di accesso wholesale alla rete in rame, che l'Autorità per le comunicazioni ha deciso di notificare alla Commissione europea, è la stessa Telecom Italia a conteggiarne gli effetti.
L'impatto economico-finanziario per la società, che ammonterebbe a circa 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012, dovrà essere valutato dal cda sia per quanto riguarda l'effetto sui programmi di investimento sia per quanto riguarda il percorso di societarizzazione della rete di accesso, un progetto, ha sottolineato il colosso, del quale si conferma la validità anche alla luce degli orientamenti comunitari ma che la decisione di Agcom mette fortemente a rischio.
Secondo Telecom Italia l'intervento dell'autorità si pone in controtendenza rispetto a un percorso che, negli ultimi anni, ha portato ad un allineamento del canone Ull della società alla media ponderata dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 euro al mese.
La proposta quindi risulta, sempre secondo Telecom italia, del tutto contraria agli orientamenti della Commissione europea, che auspica la stabilità dei canoni Ull e l'uniformità tra i principali Stati membri, le cui Autorità hanno recentemente approvato canoni per il 2013 in crescita rispetto al 2012 (Germania, Francia e Spagna) o sostanzialmente stabili (Regno Unito).
La decisione dell'Agcom dovra comunque passare al vaglio della Commissione europea alla quale l'azienda si riserva di far avere le proprie osservazioni e, qualora la decisione fosse confermata, Telecom Italia ha fatto sapere di voler ricorrere presso le competenti sedi giurisdizionali. La contrazione dei prezzi dell'accesso in rame, inoltre, risulta in contrapposizione con la proposta di raccomandazione del Commissario Kroes, che ha avuto il via libera degli Stati membri riuniti nel Cocom (Communication Committee), e, sempre secondo la società di tlc, rischia di compromettere lo sviluppo delle nuove reti in fibra.
Telecom ritiene, infine, che un corretto equilibrio tra concorrenza e investimenti, in linea con gli orientamenti comunitari, debba essere posto alla base della analisi di mercato in corso per la definizione dei prezzi di accesso in rame e fibra per gli anni 2014-2016, nell'ambito della quale dovrebbero essere valutati gli effetti pro concorrenziali del progetto di scorporo della rete di accesso.
Sempre secondo l'azienda, in questa fase l'Italia ha bisogno che venga promossa l'accelerazione degli investimenti nelle nuove reti in fibra, necessaria per consentire al Paese di raggiungere gli obiettivi di sviluppo ultrabroadband 2020 dell'Agenda Digitale che rappresentano, nell'attuale congiuntura, uno dei principali fattori di crescita dell'economia e di creazione di nuovi posti di lavoro.
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