Di Francesca Gerosa
Telecom Italia chiude il semestre con una perdita di 1.407 milioni di euro, su cui pesano le svalutazioni dell'avviamento per complessivi 2,2 miliardi, e un debito in aumento rispetto a fine 2012, rivede al ribasso la previsione sul margine operativo lordo organico da un calo a bassa singola cifra a una flessione "a mid single digit" e deve ora misurarsi con un possibile downgrade delle agenzie di rating.
La reazione del mercato non si fa attendere. Il titolo stamani scende dello 0,69% a quota 0,509 euro a Piazza Affari, anche perché nel semestre tutti i dati risultano in calo a causa ancora del debole andamento del mercato domestico: i ricavi sono scesi a 13,76 miliardi (-2,7%), l'ebitda a 5,236 miliardi (-6,8%) e l'ebit a 353 milioni (-13% in termini organici rispetto al primo semestre 2012).
In più, a fronte di investimenti nel periodo per quasi 2,2 miliardi, grosso modo in linea con lo stesso periodo del 2012, l'indebitamento finanziario netto è sceso, ma meno del previsto (28,678 miliardi la stima del consenso), a 28,813 miliardi, 1,5 miliardi in meno rispetto a giugno 2012 ma 500 milioni in più rispetto al 31 dicembre 2012. Il colosso tlc ha comunque confermato l'obiettivo di arrivare a fine esercizio con una posizione finanziaria netta rettificata inferiore a 27 miliardi di euro.
"Il primo semestre 2013 è stato condizionato dalla fragilità della cornice economica domestica e da una riduzione della crescita dell'economia nei Paesi latino americani", ha ammesso il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, commentando i conti. Inoltre, in Italia è continuata la pressione dei prezzi, in particolare sul mercato mobile consumer, a cui si è aggiunto un significativo impatto negativo derivante dagli aspetti regolamentari.
In questo contesto, il management ha deciso di investire una parte della marginalità per aprire la strada alla difesa e all'acquisizione netta di clienti, anche mediante l'utilizzo di innovative offerte convergenti fisso-mobile. "Pur continuando ad annunciarsi sfidanti le condizioni complessive anche per la seconda parte dell'anno", ha proseguito Bernabè, "la società si attende un progressivo allentamento della pressione competitiva, un quadro regolatorio più stabile e un iniziale miglioramento dell'andamento economico".
Telecom Italia, oltre al debito, ha confermato che anche che il fatturato 2013 sarà in linea con i ricavi 2012 e per quanto riguarda la flessione dell'ebitda Bernabè ha spiegato che la società sta ponendo in essere significative azioni volte a incrementare il livello di efficienza operativa e ad assicurare il raggiungimento del deleverage previsto per la fine dell'anno. Allo stesso tempo, "viene dato un rinnovato impulso allo sviluppo della nuova rete in fibra, che offrirà un importante contributo alla futura stabilizzazione dell'ebitda domestico; e al piano di sviluppo Lte, completamento necessario per un'offerta Ultrabroadband convergente".
Il management, oltre a continuare a valutare future occasioni di consolidamento nel mobile, resta intenzionato a procedere "celermente" nell'operazione di scorporo della rete. Ma ora il profit warning sull'ebitda e l'elevato indebitamento potrebbe esporre Telecom Italia a un eventuale downgrade da parte delle agenzie di rating.
Il possibile declassamento di un notch, ha osservato comunque il colosso tlc, avrebbe un impatto finanziario non significativo, stimato in circa 11 milioni di euro in termini di maggiori oneri finanziari annui. Il gruppo ha anche precisato che le emissioni obbligazionarie del gruppo non contengono covenant finanziari, né clausole che forzino il rimborso anticipato dei prestiti in funzione di eventi diversi dall'insolvenza.
Invece, gli impatti derivanti da un eventuale downgrade sui futuri rifinanziamenti, sui costi a essi collegati e sul processo di valutazione dell'avviamento non sono al momento stimabili. "L'aumentata rischiosità per le nostre controparti finanziarie che deriverebbe da un eventuale downgrade del merito del credito", ha affermato in conclusione la società, "potrebbe comportare un incremento di costi connesso alla gestione del portafoglio di derivati del gruppo, costi che anch'essi al momento non sono stimabili".
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