Dalla presentazione del piano strategico di Mediobanca sono passati quasi tre mesi. Troppo pochi per capire se il percorso indicato dall'ad Alberto Nagel, e sul quale c'è stata le piena condivisione dei soci, possa portare i risultati attesi: ricavi dell'attività bancaria a 2,1 miliardi al giugno 2016, con una crescita media annua del 10%, costo del rischio stabile a 150 punti base, roe del 10-11%, Core Tier 1 ratio all'11-12% e pay-out del 40%.
Per raggiungere questi obiettivi Piazzetta Cuccia intende agire su tre leve: 1) ridurre sensibilmente l'esposizione al comparto azionario, attraverso la progressiva cessione di partecipazioni per circa 1,5 miliardi, tra cui il 3% delle Generali, che a fine piano rimarrà l'unica partecipazione strategica attorno al 10%; 2) potenziare le attività nel corporate & investment banking, puntando sui mercati esteri da cui è atteso il 45% dei ricavi della divisione e ampliando la base clienti, guardando a segmenti non ancora adeguatamente coperti (imprese medio-grandi e investitori istituzionali); 3) focalizzarsi su attività a minore impiego di capitale, tra cui la nuova piattaforma di alternative asset management (Maam), il cui contributo atteso non è stato tuttavia incluso nei numeri del piano.
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Mediobanca, se lâItalia pesa sul piano
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