La ripresa dell'economia italiana passa per una profonda riforma del settore pubblico, ma anche le imprese devono fare la loro parte. Ne è convinto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che nel corso del suo inervento al Convegno biennale del Centro studi di Confindustria ha ribadito la necessità di "affrontare risolutamente i nodi strutturali che hanno frenato l'economia italiana già prima delle crisi e ne hanno aggravato le conseguenze".
"Lo sforzo di cambiamento richiesto ai soggetti pubblici e ai policy-maker - ha spiegato Visco - deve essere accompagnato da un altrettanto profondo mutamento del settore privato, delle imprese e dei lavoratori". Le imprese devono diventare "piú grandi, piú tecnologiche, piú internazionalizzate", e il primo passo in questa direzione è il rafforzamento del capitale. "Attraverso una maggiore patrimonializzazione, anche con risorse proprie - ha proseguito il governatore - gli imprenditori potranno dimostrare direttamente la fiducia nelle prospettive delle loro imprese, cosí facilitando il reperimento di risorse aggiuntive da intermediari e risparmiatori. Una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento permette alle imprese di ridurre la dipendenza dal credito bancario, migliorando la capacitá di resistenza agli shock e contribuendo al tempo stesso allo sviluppo del mercato dei capitali".
Un "segnale positivo" è "il maggiore interesse per la quotazione in borsa. Dal gennaio 2013 si sono quotate oltre 20 imprese italiane, il numero più elevato dal 2007, e altre hanno annunciato l'intenzione di farlo". E sul fronte del lavoro, Visco si schiera a favore dei "rapporti di lavoro piú stabili" che, come dimostrano alcuni studi della Banca d'Italia, "possono stimolare l'accumulazione di capitale umano, incentivando i lavoratori ad acquisire competenze specifiche all'attività dell'impresa", rafforzando "l'intensità dell'attività innovativa e, in ultima istanza, la dinamica della produttività".
Per quanto riguarda il settore pubblico, Visco ha ricordato che "per lungo tempo l'influenza negativa di un contesto istituzionale poco favorevole all'attività imprenditoriale sulla competitività e sulla sua capacità di attrarre investimenti dall'estero è stata sottovalutata. Va riavviata e intensificata l'azione riformatrice in questo ambito, con l'obiettivo prioritario di snellire un quadro normativo complesso e ridondante, definendo per l'attività economica regole chiare, facilmente applicabili e stabili nel tempo". Occorre inoltre "intevenire sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, che sono chiamate ad applicare tali norme, innalzandone i livelli di efficienza e di efficacia e favorendone la trasformazione da soggetti che, nella percezione di molti imprenditori, costituiscono un ostacolo all'attività economica, a promotori di sviluppo e innovazione. Al riguardo, gli inteventi previsti dall'Agenda digitale, ai quali va data rapida attuazione, costituiscono un'opportunità di rilievo".
Chiudendo il suo intervento, Visco ha commentato il dibattito degli ultimi due giorni su alcune sue frasi relative a "rigidità" nel mondo imprenditoriale e sindacale: "c'è un approccio selettivo sulle citazioni", ha precisato, aggiungendo che "bastava ascoltare quello che ho detto ieri, non ho parlato di rigidità legate al mercato del lavoro, ma di attitudini diffuse in varie istituzioni, anche in quella che rappresento".
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