Allora togliamola dalla borsa

Written By Unknown on Minggu, 13 April 2014 | 15.11

La Bpm tritatutto ha fatto un altro scalpo illustre. Dopo avere frullato la proposta di riforma piuttosto radicale dell'ex presidente Andrea Bonomi circa un anno fa, l'assemblea ha degli azionisti di sabato 12 aprile ha clamorosamente bocciato anche il progetto ibrido e comunque più soft elaborato dalla coppia Giarda-Castagna.

Allora erano stati i dipendenti soci a voltare le spalle al management e il no era abbastanza scontato alla vigilia anche per il muro contro muro che si era creato nelle settimane precedenti, questa volta sono stati i soci non dipendenti guidati da Piero Lonardi a bocciare a sorpresa il progetto di statuto sponsorizzato in primis dalla Banca d'Italia e che intendeva dare più spazio agli investitori istituzionali (pur conservando i principi guida della struttura popolare), incrementare i componenti del consiglio di gestione e ridurre quelli del cds.

Il no alla proposta, che avrebbe avuto bisogno del consenso dei due terzi dell'assise, rischia di determinare problemi collaterali di non poco conto in vista dell'aumento di capitale da 500 milioni che nell'idea dell'ad Castagna dovrebbe scattare a inizio maggio. Il management contava molto sull'apporto di investitori istituzionali e sul loro inserimento in modo stabile all'interno della compagine azionaria ma se i presupposti sono questi sarà difficile convincere i grandi capitali stranieri a mettere anche un piccolo cip in Piazza Meda. Non è un caso che Blackrock, che ha fatto incetta di azioni di banche italiane, abbia evitato Bpm come il peccato. E non è un caso che un socio storico come Credit Mutuel abbia deciso di dismettere la partecipazione nell'istituto milanese.

Gli azionisti delle banche italiane, anche i più conservatori, stanno cercando di rompere tabù secolari. La Fondazione Mps, per pagare i debiti, ha opportunamente ridotto la sua partecipazione nel Monte ai minimi termini, salvando i suoi conti e permettendo alla banca di afforntare l'imminente aumento di capitale con maggiore agio. E anche nel mondo popolare qualcosa si sta muovendo con le fusioni (obbligate) in arrivo e con il progetto di governance moderna che Ubi e Bper stanno per approvare. Solo in Piazza Meda non si sono resi conto che il mondo è cambiato e che la banca e il mercato hanno necessità di maggiore chiarezza, trasparenza e libertà d'azione per stare in piedi in un contesto sempre più competitivo.

E allora, se proprio non si riesce a creare una banca moderna e con regole interne equilbrate, per favore togliamola dalla borsa.


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