Ghizzoni, grande interesse per Uccmb

Written By Unknown on Minggu, 06 April 2014 | 15.11

A poche ore dalla scadenza dei termini utili per la presentazione delle offerte non vincolanti per Unicredit Credit Management Bank - la società di recupero crediti e di gestione dei crediti anomali di cui Unicredit ha deciso di cedere la quota di controllo - numerosi operatori hanno manifestato interesse ad entrare nella partita. Ad affermarlo è stato il numero uno dell'istituto, Federico Ghizzoni. Parlando a margine del Workshop Ambrosetti a Cernobbio, il banchiere ha sottolineato che l'interesse mostrato dagli investitori istituzionali per il dossier Uccmb "è alto. Siamo alle primissime fasi, quindi è anche facile manifestare interesse, però mi sembra alto". Secondo indiscrezioni di stampa delle ultime ore, nella sede di piazza Gae Aulenti sarebbero pervenute almeno tre offerte, presentate da altrettante cordate (Fortress/Prelios, Cerberus/Jupiter e Goldman Sachs/Deutsche Bank/Tpg). Un numero che, considerate le parole di Ghizzoni, andrà sensibilmente rivisto al rialzo.

Da Villa d'Este, dove si svolge la due giorni di Cernobbio, l'ad di Unicredit ha inoltre cercato di mettere la sordina al susseguirsi di voci che da settimane si inseguono sui destini di Pioneer Investments, uno dei rami di risparmio gestito del gruppo. Un'indiscrezione rimbalzata nelle ultime ore riferiva di una possibile offerta fino a 2 miliardi di euro in arrivo dalla Industrial and Commercial Bank of China per rilevare Pioneer, società che tuttavia viene considerata strategica dal gruppo bancario italiano. "Non commento rumor di questo tipo, credo che si parli troppo di Pioneer, anche un po' a sproposito", ha infatti dichiarato il banchiere. "Quando e se faremo qualcosa lo annunceremo, prima no".

In merito al riassetto di Alitalia - di cui Unicredit è al tempo stesso azionista e creditore - e più in particolare alla due diligente che Etihad sta effettuando da ormai due mesi sul vettore italiano, Ghizzoni assicura: "Sto aspettando e sperando che arrivi la lettera" con la proposta di intenti che dovrebbe sancire la chiusura del processo d'analisi condotto dalla compagnia emiratina. "Non avendo ricevuto anticipazioni, attendiamo di capire che cosa ci sarà scritto, al di là di tutte le indiscrezioni che sono circolate. Per il momento non c'è alcuna convocazione e non abbiamo ricevuto nulla".

Circa il dossier Sorgenia - la società energetica che fa capo alla Cir della famiglia De Benedetti alle prese con una difficile rinegoziazione del debito giunto ormai a quota 1,9 miliardi di euro - il numero uno di Unicredit ha poi sottolineato che "la posizione delle banche è chiara, vale a dire convertire in capitale parte del debito (400 mln, a cui dovrebbe aggiungersi un convertendo da circa 150-200 mln, ndr). A non essere chiarissima è la posizione di Cir". La famiglia De Benedetti è infatti arroccata da settimane sulla propria posizione, che prevede un impegno fino a un massimo di 100 milioni di euro per ricapitalizzare l'azienda. Il pool degli istituti di credito coinvolti chiede tuttavia un intervento più pesante, fino a 150 milioni. "L'obiettivo delle banche è quello di non far collassare l'azienda e di metterla invece nelle condizioni di poter ripagare il debito durante gli anni", assicura Ghizzoni. Che tuttavia - a chi pensava che la partita si fosse definitivamente chiusa o per lo meno incanalata verso un epilogo chiaro dopo l'invio al cda di Sorgenia della lettera d'intenti delle banche pronte a subentrare a Cir come azionisti del gruppo - ha assicurato che "siamo ancora distanti dallo stabilire un accordo, anche se stiamo andando avanti con le negoziazioni". 

Per quanto riguarda Fineco, la web bank del gruppo che debutterà nei prossimi mesi a piazza Affari, Ghizzoni ha ribadito che "l'obiettivo è di portarla in borsa entro il mese di luglio".

Governo Renzi supera l'esame Ambrosetti 

CERNOBBIO - "Per colpa della solita logica dell'emergenza che tutto domina, dopo aver scelto l'euro ci siamo giocati il dividendo in una totale inconcludenza. Quella era una grande occasione: bisognava cambiare qualità e quantità della spesa pubblica attraverso riforme rilevanti. Tuttavia la politica non è stata in grado di farlo ma ha cercato di raggiungere solo elevati gradi di consenso". Lo ha affermato il vice Ministro dell'Economia, Enrico Morando, durante il proprio intervento al Workshop Ambrosetti di Cernobbio. Nel corso del convegno, è stato diffuso il sondaggio effettuato sulla platea dei partecipanti - circa un centinaio tra banchieri e imprenditori italiani e esteri - in merito alla soddisfazione per il governo Renzi. Il 43,8% del panel ha risposto di avere un giudizio positivo, il 15,2% molto positivo, il 23,8% appena sufficiente. Tra i contrari, il 4,8% ha
espresso un giudizio negativo e il 3,8% molto negativo, mentre coloro che non sono stati in grado di fornire una risposta sono stati pari all'8,6%. In merito alle priorità per il rilancio del Paese, il 60% ha indicato la riduzione della spesa pubblica, il 55,6% la riduzione del carico fiscale e il 52,2% la riforma della giustizia. Particolarmente interessante il parere rilasciato in merito a chi abbia la maggiore responsabilità nel far ripartire un percorso di ristrutturazione degli attivi aziendali. Il 41,9% del campione ha indicato le imprese, il 30,8% il governo e il 25,6% le banche. Un giudizio di fatto in linea con l'intervento in sala del numero due della Bce, Vitor Constancio. Secondo quanto riferito, il vice Presidente della Banca Centrale Europea, avrebbe infatti detto che le banche centrali sono pronte a fare la loro parte per rilanciare le economie, ma al tempo stesso
occorre che anche le aziende siano disponibili a fare la loro parte per aumentare la competitività. Secondo Morando, inoltre, per riuscire a riportare il livello del cuneo fiscale e contributivo allo stesso livello della media europea, occorrono 32 miliardi, oltre a un orizzonte temporale di tre anni. "È essenziale che il provvedimento sia percepito come il primo intervento di una sequenza di interventi volti a ridurre il cuneo fiscale e contributivo ai livelli della media europea - ha spiegato il viceministro. "Per fare questo non ci vogliono 10 miliardi di cui stiamo parlando adesso, bensì 32 miliardi, che devono arrivare prevalentemente dalla riduzione spesa. Questo si può fare solo in tre anni, ma le misure devono venire prese immediatamente".


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