Dopo il rally messo in campo dai titoli del lusso per tutto il 2013, quest'anno il mercato ha cominciato a mostrare prudenza sul settore. Che ha invertito il trend lasciando spazio a veloci retromarce. E in alcuni casi ricreando occasioni d'acquistoTaglie un po' meno abbondanti per i titoli della moda a Piazza Affari. Dopo i prezzi extralarge maturati nel corso del 2013, anno in cui molti dei protagonisti del settore hanno visto le proprie quotazioni più che raddoppiarsi al listino milanese, dall'inizio del 2014 è cominciato un progressivo storno da molti ritenuto fisiologico, tenuto conto dei multipli davvero importanti che si erano venuti a formare.
Con buona pace del premier Matteo Renzi, che dal palco dell'inaugurazione della 86esima edizione di Pitti Immagine Uomo, a Firenze, ha indicato gli imprenditori della moda come modello per la capacità di promuovere l'Italia sul mercato globale. «Il mondo ha fame di bellezza e di made in Italy», ha proclamato il premier. La cosa è del resto ben nota ai grandi investitori di tutto il mondo, che già da tempo hanno messo i grandi marchi della moda italiana nel mirino, come dimostra il fatto che gli anni scorsi, quelli della grande depressione borsistica, gli unici collocamenti che si sono registrati a Piazza Affari sono stati quelli di Cucinelli e Ferragamo (mentre Prada ha scelto di quotarsi a Hong Kong).
Se dunque fino a qualche mese fa il fashion ha retto la bandiera dell'italianità anche in borsa, facendo da punta avanzata nella riscossa dell'indice Ftse Mib, da qualche tempo le cose hanno cominciato ad andare diversamente. Da inizio anno l'indice italiano delle blue chip si è appprezzato del 17%, mentre il titolo Cucinelli è arretrato del 37%, Ferragamo del 25%, Tod's e Moncler del 22%. Anche un outsider come Yoox, la boutique digitale il cui titolo all'inizio dell'anno era arrivato a valere 35 euro, nei giorni scorsi è sceso al di sotto di 20, vuoi come riflesso condizionato alle difficoltà che sta incontrando l'omologo britannico Asos, vuoi per il timore, diffuso tra gli esperti, che il modello di business necessiti di qualche ripensamento di fronte alla tendenza dei grandi gruppi di sviluppare in autonomia vetrine online proprietarie in cui proporre le rispettive creazioni.
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