Di Ester Corvi
Stati Uniti e Cina saranno i motori della crescita nei prossimi anni. La pensano così gli economisti di Union Bancaire Privée (UBP) che si aspettano nel 2013 un aumento del pil mondiale del 2,4%, dopo il 2,2% del 2012, con notevoli differenze fra le diverse aree geografiche. La Cina passerà dal 7,3 al 7,5% e l'India dal 5,2 al 5,7%, a fronte di un'Eurozona ancora debole (da -0,6 a -0,4%) e di un leggero rallentamento degli Usa (da 2,1 a 1,9%).
La prima economia mondiale deve infatti ancora affrontare la sfida del fiscal cliff: "la combinazione fra la massiccia riduzione di spesa pubblica e la scadenza delle agevolazioni fiscali varate nell'era Bush potrebbe costare circa il 5% del Pil dell'economia americana" fanno notare gli esperti della banca elvetica. Sulla strada della ripresa ci sono quindi ancora molti ostacoli da superare. Ma ecco di seguito dieci dei loro consigli di investimento per il 2013.
1) Borse in rialzo. I listini azionari beneficeranno nel 2013 di massici stimoli da parte delle banche centrali, che faranno tutto il possibile per incentivare la ripresa, e dalle migliorate prospettive in tema di utili societari. A parere di Michel Girardin, responsabile della ricerca economica di UBP, "la liquidità che le banche centrali immetteranno nel sistema andrà a favore del mercato azionario che non è mai stato così interessante rispetto ai titoli di stato in termini di rendimento".
2) Largo alle blue chip. I titoli azionari da privilegiare sono le grandi società che operano sui scala internazionale, in segmenti di mercato con alte barriere di accesso e che generano cash flow regolari, riuscendo così a distribuire dividendi ricchi e in aumento. Sui dividend yield si incentra l'attenzione degli investitori in uno scenario di crescita modesta e bassi tassi di interesse.
3) Minerari ed energia. Nella scelta dei settori il minerario, comprese le società aurifere, e quello dell'energia trarranno i maggiori vantaggi dal regime monetario in atto, mentre il comparto immobiliare è ben posizionato negli Stati Uniti.
4) Oro al 20%. Il metallo giallo è un investimento importante nell'asset allocation proposta dagli esperti di UBP, tanto che nel portafoglio a medio rischio la quota consigliata è del 20%. A parere di Andrea Gentilini, esperto di commodity della banca elvetica:"l'oro rappresenta il bene rifugio per eccellenza di fronte alla probabile erosione della fiducia nelle valute". Le sue quotazioni dovrebbero continuare a salire, verso un target 2013 di 2000 dollari l'oncia, parallelamente con l'espansione monetaria.
5) Occhio alle convertibili. Le obbligazioni convertibili hanno un buon rapporto rischio/rendimento. Grazie alla loro convessità permettono all'investitore di partecipare al rialzo delle azioni limitando il rischio di ribasso, con una volatilità inferiore. Fra i bond ibridi consigliati, le società Vinci, Solvay, GE, Linde, Bayer, Henkel e Rwe.
6) Emerging bond. I titoli di stato dei Paesi emergenti continuano ad essere interessanti per gli investitori sia in termini reali sia nominali, perché hanno buoni fondamentali. Guardando ai rendimenti reali dei titoli a dieci anni, al primo posto c'è il Messico con uno yield del 3,8%.
7) Bond high yield. Le obbligazioni high yield (alto rendimento), soprattutto statunitensi, offrono ancora, secondo gli specialisti di UBP, allettanti premi di rischio. Meritano quindi di essere inserite in portafoglio per diversificarlo.
8) Cina in pole position. Fra i mercati emergenti la Cina è il preferito. La situazione economica sta infatti evolvendo in maniera favorevole a una crescita degli utili aziendali, con un conseguente impatto positivo sulle azioni del listino di Shanghai, che sono scese su livelli di valutazione (assoluti e relativi) molto bassi.
9) Dollaro giù. Gli interventi della Federal Reserve spingeranno il dollaro al ribasso nei confronti delle valute emergenti. Un fattore che sarà positivo per la ripresa del prezzo dell'oro, data la correlazione inversa fra i due asset.
10) Titoli di stato. da evitare Gli esperti UBP consigliano di evitare i titoli del debito sovrano dei Paesi sviluppati, perché presentano un deludente profilo rischio/rendimento. Come evidenziato prima, meglio investire in titoli dei mercati emergenti, dopo aver tenuto conto della variabile cambio.
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