Di Giuliano Castagneto
Dopo a crisi cipriota, e tenendo conto delle debolezze strutturali di Eurolandia, gli investitori sono adesso molto più cauti sulle prospettive a breve termine della moneta unica. Tanto che la banca svizzera Ubs, la quale aveva già previsto che l'euro avrebbe toccato quota 1,20 dollari entro fine anno, adesso ritiene che questo livello possa essere raggiunto più velocemente dato che molti operatori stanno spostando i loro asset dall'Europa verso gli Stati Uniti, e quindi il dollaro, confortati dalla ripresa economica negli Usa.
La moneta unica ha appena chiuso una seduta contrastata in Asia, con gli operatori che adesso tengono conto del fatto che con l'accordo per il salvataggio di Cipro si è creato un precedente per cui per salvare una banca si potrebbe ricorrere a un prelievo forzoso sui depositi non garantiti. "Questo non va dimenticato", ha affermato Geoffrey Yu, strategist di Ubs, spiegando che "se l'area euro ha pasticciato con un Paese piccolo come Cipro, come ci si puo' fidare se dovessero ricorrere al salvataggio di un Paese piu' grande?".
Gli operatori, come sottolinea Kathy Lien, analyst di Bk Asset Management, sono anche coscienti del debole outlook economico dell'Europa, dove "ci sono molte ragioni per essere pessimisti". Tra i motivi di timore, sottolinea l'esperta, i principali sono il deterioramento dell'economia della Germania, l'incertezza politica in Italia e il debole mercato del lavoro in Francia. "La combinazione di deboli dati macroeconomici e la continuata incertezza potrebbe mettere ancor più pressione" sull'euro, ha concluso Lien.
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