Il ritiro di Summers spinge i mercati, Fiat in evidenza

Written By Unknown on Senin, 16 September 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Le borse europee aprono la seduta in rialzo sostenute dal ritiro dalla corsa per la presidenza della Fed di Larry Summers, considerato più falco dell'attuale vice, Janet Yellen, la favorita ora alla successione di Bernanke. I mercati ora scontano tempi più lunghi per il rientro delle misure ultra-espansive adottate dall'istituto centrale Usa per ridare slancio all'economia.

Martedì torna a riunirsi la Fed e gli operatori si aspettano novità su entrambi i fronti: presidenza e tapering. A sostenere gli indici europei è anche l'accordo internazionale per distruggere le armi chimiche della Siria che ha allontanato la minaccia di un attacco.

E se in Germania gli alleati di Angela Merkel hanno vinto le elezioni in Baviera, riconquistando la maggioranza assoluta persa nel 2008, e garantendo alla cancelliera la forza dei conservatori nella regione, a una settimana dal voto, in Italia si apre una settimana particolarmente critica per la delicata tenuta del governo delle larghe intese.

Oggetto del contendere la decadenza di Silvio Berlusconi, con la giunta per le elezioni e le immunità del Senato che comincerà a votare dopo domani sera. Nelle prime contrattazioni, lo spread tra Btp e Bund scende a quota 262 punti, dopo essere risalito nei giorni scorsi fino a 267 punti a causa dell'incertezza sulla tenuta del governo. Il rendimento è al 4,56%. Il differenziale tra Bonos decennali e omologhi tedeschi segna 255 punti per un tasso del 4,49%.

A Piazza Affari il Ftse Mib sale dello 0,67% a 17.664 punti. Fiat spunta un progresso dello 0,81% a 6,20 euro dopo le dichiarazioni di Sergio Marchionne, al Financial Times. L'ad ha, in particolare, anticipato una possibile revisione dei target 2013 a fine ottobre con la presentazione dei risultati del terzo trimestre; confermato la pressione sui prezzi in Brasile, il buon andamento delle vendite in Usa e le posizioni lontane con il fondo Veba nella trattativa che riguarda il 41,5% di Chrysler: la valutazione della partecipazione per 5 miliardi di euro è considerata eccessiva da Marchionne.

A questo punto, quindi, Chrysler potrebbe procedere con un'Ipo sul Nyse nel primo trimestre 2014 facendo seguito alla richiesta avanzata da Veba di registrare il 16,6% del capitale per una possibile quotazione. La documentazione potrebbe essere depositata entro fine settembre.

"Il difficile accordo a breve tra Fiat e Veba apre la strada al rischio di un'Ipo che complicherebbe la fusione Fiat/Chrysler. Riteniamo comunque che un accordo debba essere trovato anche se probabilmente a cifre superiori alle nostre attuali ipotesi di 3/3,5 miliardi di euro per il 41,5%", sostengono gli analisti di Intermonte.

Anche gli analisti di Banca Akros (hold e target price a 6 euro) non escludono che le parti possano raggiungere un compromesso. Stimando che Chrysler valga circa 15 miliardi di dollari e che la quota di Veba valga 6,3 miliardi di dollari, credono che Fiat abbia il diritto di chiedere un miliardo di dollari di sconto dato che ha già esercitato tre opzioni call sul 10% della società.

Questo dovrebbe portare il conto per il Lingotto a 5,3 miliardi di dollari o 4 miliardi di euro, ma la società italiana sembra voler pagare meno. "La notizia negativa è scontata e non dovrebbe avere un impatto significativo sul prezzo delle azioni Fiat oggi", concludono a Banca Akros. Ma gli esperti di Mediobanca Securities (rating neutral e target price a 6,3 euro su Fiat) si aspettano un processo lungo con Veba e quindi prima un'Ipo del 25% di Chrysler.

Gli analisti di Intermonte ritengono, altresì, possibile una revisione del target di trading profit indicato a 4/4,5 miliardi per il 2013 rispetto alle loro stime di 3,9 miliardi. "Potrebbero pesare l'andamento del Brasile e il ritardo nel lancio di nuovi modelli Jeep in Usa. Il ritardo nell'accordo con Veba per Chrysler rimane alla base della nostra visione cauta sul titolo su cui confermiamo il rating underperform", concludono gli analisti di Intermonte.

A proposito di rating oggi Citigroup ha tagliato il giudizio di Telecom Italia (-2,31% a 0,593 euro) da neutral a sell (target price a 0,5 euro per le azioni ordinarie e a 0,4 euro per le risparmio). "L'unica opzione per Telecom Italia è la cessione di Tim Brasil senza il gruppo potrebbe essere costretto ad aumentare il capitale di 5-7 miliardi di euro", avvertono gli analisti di Citigroup.



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