Piazza Affari scattante con le banche, Bpm snobba Moody's

Written By Unknown on Kamis, 19 September 2013 | 15.12

Di Francesca Gerosa

Le borse europee festeggiano dopo che la Federal Reserve ieri sera ha sorpreso i mercati mantenendo invariato il suo programma di stimoli economici. La Fed ha detto ieri, quando i mercati europei erano già chiusi, che continuerà a comprare bond per 85 miliardi di dollari al mese smentendo le attese di un avvio del piano di riduzione degli stimoli di almeno 10 miliardi. La decisione ha spinto i mercati Usa su nuovi massimi.

Il presidente della Fed, Ben Bernake, nella sua conferenza stampa successiva all'annuncio ha detto che vuole attendere di vedere maggiori segni di una crescita economica robusta, citando anche tassi ipotecari al rialzo e venti contrari in politica fiscale. Inoltre non ha voluto prendere impegni circa una riduzione degli acquisti entro quest'anno, cambiando il suo "wording" e dicendo che tale riduzione "non è su un sentiero predefinito", mentre a giugno aveva detto che ci sarebbe stata entro l'anno.

Ma cosa ha spinto la Fed a non agire? "Le ragioni le possiamo ricondurre a diversi fattori. In primo luogo, il repentino rialzo dei tassi di interesse sui titoli a lunga scadenza degli ultimi tre mesi ha messo pressione al mercato immobiliare, uno dei più cari alla Fed dopo la crisi dei subprime. La Banca centrale teme che una perdita di spinta del mattone possa rallentare i miglioramenti del mercato del lavoro e pesare sulla crescita", spiega Vincenzo Longo, market strategist di IG.

In secondo luogo, ci sono rischi di natura fiscale. È ripresa al Congresso la disputa tra repubblicani e democratici che dovranno decidere entro metà ottobre sull'innalzamento del tetto del debito, per evitare che il Paese vada in default tecnico. "A nostro avviso, i rischi derivanti da una possibile riduzione del piano di acquisto Treasury in un momento in cui il Tesoro Usa si appresta ad aumentare le emissioni potrebbero essere stati sufficienti da soli a far slittare la decisione sul tapering. Un tapering ora avrebbe poi messo ulteriore pressione al comparto governativo statunitense prima del raggiungimento dell'accordo sul tetto del debito", precisa Longo.

Infine, la mancata mossa della Fed mette in luce anche tutte le difficoltà della prima economia del mondo, che sembra non essere più in grado di camminare da sola. "Lo spettro della trappola della liquidità sta diventando sempre più incombente. Un termometro è dato dall'inflazione che rimane abbastanza contenuta, segnalando così una debolezza di fondo dei consumi", conclude l'esperto di IG. Tutto slitta ora al meeting di ottobre o dicembre, quando poi Bernanke sarà prossimo a dare l'addio alla Fed.

Così stamani a Piazza Affari il Ftse Mib sale dell'1,56% a 18.082 punti. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi scende a 238 punti per un rendimento del 4,26%, mentre scemano i timori di una caduta del governo Letta dopo che ieri sera in un video messaggio Silvio Berlusconi ha annunciato il rilancio di Forza Italia e ha affermato che è possibile fare politica anche stando fuori dal Parlamento. Il differenziale Bonos/Bund si attesta a 239 punti a un tasso del 4,27%.

Sul listino milanese gli acquisti si concentrano sui bancari con Unicredit (+3,37% a 4,97 euro) e Intesa Sanpaolo (+2,67 % a 1,68 euro) in testa. Bene anche la Popolare di Milano (+2% a 0,4348 euro) spinta ancora dalla riforma della governance, un passo fondamentale per il successo dell'aumento di capitale da 500 milioni di euro già approvato e che dovrebbe essere varato a fine anno/inizio 2014.

Andrea Bonomi, presidente del Consiglio di gestione e principale azionista di Bpm, a quanto pare ha messo a punto un nuovo piano per la trasformazione della banca da cooperativa in spa ibrida, già rigettata dai sidancati in precedenza, e in popolare bilanciata con minore peso dei dipendenti soci. Il progetto della nuova governance è atteso per fine ottobre, poi dovrà essere votato dall'assemblea.

L'azione così non risente del fatto che ieri a mercato chiuso Moody's ha tagliato il rating della banca da Ba3 a B1, un downgrade di un gradino legato proprio al ritardo nel riformare la corporate governance, punto messo in evidenza diverse volte da Bankitalia.

L'outlook è negativo e riflette proprio gli specifici problemi di Bpm nella corporate governance e la pressione del contesto operativo. In particolare, Moody's ritiene che il prolungato rinvio delle necessarie riforme possa avere un impatto sulla capacità del management della banca.

L'aggiornamento del piano industriale, atteso entro la fine di ottobre 2013, deve includere, a detta di Moody's, le modifiche proposte alla governance della banca. L'agenzia non ha escluso un ulteriore downgrade della banca nel caso di incapacità nell'attuare misure che migliorino la corporate governance o nel ritardo e nell'incapacità di raccogliere interamente i 500 milioni di euro. Al momento, quindi, non ci sono pressioni al rialzo sul rating, considerando l'outlook negativo.



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