Di Francesca Gerosa
Le borse europee sono in lieve calo in avvio di seduta in attesa di conoscere il destino del governo Letta e del meeting di politica monetaria della Bce. I mercati non si aspettano grandi novità dalla conferenza stampa di Mario Draghi a meno che non voglia dare qualche dettaglio sui tempi e i modi di un eventuale nuovo Ltro o fare qualche commento sui rischi per la zona euro di una instabilità politica dell'Italia.
Alla fine il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha deciso, dopo la convulsa giornata di ieri culminata con la rottura da parte di Angelino Alfano dal suo leader Silvio Berlusconi, che il suo intervento di stamani alle Camere a sostegno dell'esecutivo di larghe intese si concluderà con la richiesta di un voto di fiducia.
Forte dell'intesa con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che vuole un governo fino a tutto il 2014, e dell'appoggio di quei parlamentari del Pdl, 40 a detta del senatore Carlo Giovanardi, che hanno deciso di non seguire più Berlusconi, Letta parlerà alle 9.30 al Senato, dove i numeri sono risicati, e nel pomeriggio alla Camera.
Nelle prime contrattazioni, lo spread Btp/Bund apre la giornata a 263 punti, in rialzo rispetto ai 258 punti della chiusura di ieri, per un rendimento del 4,44%. Il differenziale Bonos/Bund segna 236 punti con un tasso al 4,16%. Oggi la Germania riaprirà il suo Bund decennale benchmark, agosto 2023, offerto per 5 miliardi. Ieri sera il titolo quotava a un prezzo a 97,756 per un rendimento dell'1,75%. Il titolo è stato emesso per la prima volta all'asta di metà settembre a un rendimento medio del 2,06% con un bid-to-cover di 1,3.
In vista anche dei dati sull'andamento del mercato del lavoro nel settore privato mostrato da Adp, anticipatore di quello dei lavoratori non agricoli in agenda venerdì (le attese sono di una crescita di 180.000 unità a settembre dalle +176.000 unità di agosto), a Piazza Affari il Ftse Mib cala poco a quota 17.929 punti (-0,26%).
Tra le banche Mediobanca segna un -0,09% a 5,36 euro dopo che i francesi di Groupama hanno deciso di dare disdetta al patto di sindacato, in linea con quanto già fatto da Generali, FonSai e Italmobiliare, quest'ultima per l'1,05% del capitale. Il patto, rinnovato per altri due anni, ora controlla il 30% del capitale di Mediobanca contro il 42% precedente.
E' più sotto pressione la Popolare di Milano (-0,41% a 0,43 euro) in scia alle indiscrezioni di stampa secondo cui la Consob ha convocato per martedì prossimo il presidente del consiglio di sorveglianza, Giuseppe Coppini, e i membri del comitato di controllo interno. Nel mirino della vigilanza è la governance del gruppo.
Si tratterebbe del progetto di una popolare bilanciata con una riduzione dei membri del consiglio di sorveglianza a 13 e un incremento dei membri del consiglio di gestione a 7 (da 5). I dipendenti-soci eleggerebbero 6 membri mentre altri 7 sarebbero eletti da investitori istituzionali e soci indipendenti (lista Lonardi).
Non è quindi previsto alcun progetto di trasformazione in spa al momento. Per gli analisti di Intermonte (rating neutral confermato sul titolo) sono positivi i primi segnali di cambiamento che dovrebbero dare meno poteri ai dipendenti-soci all'interno del consiglio di sorveglianza. MF ha anche anticipato che Bankitalia ha fatto ripartire le ispezioni in alcuni grandi banche, tra cui Intesa Sanpaolo (-0,06% a 1,61 euro), Unicredit (-0,48% a 4,95 euro) e il Banco Popolare (-0,17% a 1,15 euro).
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Oggi la resa dei conti per Letta, il mercato gli dà fiducia
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