Di Francesca Gerosa
Obama promuove Letta e Piazza Affari in apertura sale dello 0,52% a 19.298 punti. L'Italia si sta muovendo nella giusta direzione con le riforme, ha detto ieri il presidente americano incontrando a Washington il premier. I due leader si sono congratulati a vicenda per i rispettivi risultati in materia di bilancio (l'accordo sul debito negli Usa e la Legge di stabilità in Italia).
Ma non mancano i problemi per il premier, che dovrà affrontare i dissensi sulla legge di stabilità, ora che la manovra arriva in parlamento. Forti, in particolare, sarebbero i malumori del vice ministro dell'Economia, Fassina, che sarebbe pronto alle dimissioni. Finiti i lavori sulla legge di stabilità ieri il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha preannunciato un piano di dismissioni del patrimonio pubblico italiano, spiegando che riguarderanno non solo immobili ma anche società partecipate "quotate e non quotate".
L'obiettivo è quello di ricavare proventi per mezzo punto di pil (circa 7,5 miliardi) l'anno dal 2014 al 2017 da destinare all'abbattimento del debito pubblico. Ha aggiunto di voler presentare "una norma permanente" per disciplinare il rientro dei capitali esportati all'estero. Secondo una fonte, l'Italia potrebbe ottenere circa 15 miliardi di euro dai pagamenti al fisco sui depositi oggi in Svizzera.
Il Btp decennale, che ieri ha terminato la seduta col rendimento sceso al 4,20%, sui minimi da metà agosto, oggi vede un tasso del 4,21%. Invece lo spread si attesta a 233 punti dai 234 punti base di ieri. Stamattina Bank of America Merrill Lynch ha acceso un faro sulle banche italiane, ritenendo che il governo possa rivedere il sistema di tassazione e introdurre una quadro di norme fiscali meno sfavorevole rispetto al passato.
Il target price di Intesa Sanpaolo (+1,21% a 1,83 euro) è stato alzato da 2,1 a a 2,2 euro e il titolo resta nella conviction buy list del broker. Il prezzo obiettivo di Unicredit (+0,98% a 5,66 euro) sale da 5,3 a 6,3 euro e insieme a Intesa l'azione resta nella rosa delle preferite di BofA. Nel caso di Ubi Banca (+1% a 5,05 euro) il rating passa da underperform a neutral.
Ieri, tra l'altro, il ministro Saccomanni ha sottolineato che le banche italiane non hanno nulla da temere dai prossimi test europei. La Bce condurrà una revisione della qualità del credito per le banche della zona euro entro la fine dell'anno e ci sarà poi un nuovo stress test nel 2014 per valutare la solidità patrimoniale degli istituti di credito dell'area.
"Noi siamo del tutto favorevoli a questi test, all'asset quality review: non abbiamo nulla da nascondere. Ci piacerebbe, tuttavia, che si arrivasse a un risultato unico e non a più dati tra loro in contraddizione. Non vorremmo che la Banca centrale europea uscisse con un numero, l'Eba con un altro e l'Unione europea con un terzo", ha spiegato Saccomanni.
Per gli analisti di Mediobanca Securities, in assenza di dettagli sulla revisione della qualità del credito da parte della Bce, è difficile giudicare le dichiarazioni del ministro dell'Economia. In termini generali, alla luce dell'ampia definizione di prestito deteriorato e di un rapporto di copertura del 40%, "siamo d'accordo con le autorità italiane qualora la revisione della qualità del credito e gli stress test si focalizzassero sui rapporti di copertura".
La definizione dei crediti deteriorati in Italia appare più ampia rispetto alla maggior parte dei Paesi europei in quanto comprende insolvenza, difficoltà finanziaria temporanea, ristrutturazione (con o senza una perdita per il creditore) e il pagamento in ritardo Sui crediti scaduti, pi, l'Italia è già un passo avanti rispetto ai competitor europei. Banca d'Italia ha infatti precisato che, dopo 90 giorni di arretrati, un prestito deve essere considerato quanto meno scaduto, ma il management ha la facoltà di classificarlo come incaglio o sofferenza immediatamente dopo il ritardo nel pagamento del prestito.
Quindi, "crediamo che le probabilità di non catturare una situazione di dissesto finanziario del debitore siano limitate", precisano gli esperti di Mediobanca. Quindi, il problema della qualità del credito in Italia non sta nella definizione degli asset deteriorati o nel rapporto di copertura in sé, ma in assoluto nello stock di crediti dubbi netti generati dalla rapida accumulazione di prestiti deteriorati a causa della recessione degli ultimi tre anni, dalla distorsione derivante dalla legislazione fiscale secondo la quale le perdite sui prestiti non sono del tutto fiscalmente deducibili e dalla lunga procedura legale per rientrare in possesso del collaterale (il recupero della garanzia per sostenere un mutuo retail può richiedere diversi anni in Italia, mentre in Scandinavia e nel Regno Unito bastano alcuni mesi).
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