Goldman Sachs, il 2014 in dieci punti

Written By Unknown on Jumat, 22 November 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Il rally di Wall Street non si fermerà. Lo sostengono gli specialisti di Goldman Sachs, che si aspettano l'indice S&P 500 a quota 1.900 a fine 2014 e 2.100 nel 2015, mentre lo Stoxx Europe 600 salirà nello stesso periodo da 360 a 380, grazie alla ripresa economica che si concretizzerà il prossimo anno. Ecco a loro parere dieci temi forti del 2014.

1)Pil in crescita del 3%. Negli Stati Uniti i consumi sono stati raffreddati nel 2013 dalla pressione fiscale, ma quando quest'ultima diventerà meno pesante la domanda privata e gli investimenti delle aziende potranno tornare a crescere a un ritmo sostenuto. E' quello che succederà nel 2014 negli Usa, con il Pil atteso in aumento del 3%, e nel Regno Unito. Anche in Eurolandia arriverà la ripresa (+1%), ma a un ritmo diverso nei vari Paesi.

2)Tassi a zero. Le banche centrali del G4 continueranno a mantenere i tassi di interesse vicini allo zero per un lungo periodo di tempo, in un quadro di bassa inflazione e alta disoccupazione. La combinazione di politiche espansive e accelerazione della crescita saranno favorevoli per le azioni e gli altri asset a rischio, mentre freneranno un rapido aumento dei rendimenti a lungo termine.

3)Continua la corsa delle borse. Grazie alla congiuntura più favorevole, il rally dei listini azionari potrà continuare, sebbene i multipli borsistici siano superiori alla media, trainato dall'aumento degli utili. Non si può però negare il fatto che il risk-premium delle azioni sia su livelli elevati, a fronte di rendimenti reali dei Treasury storicamente molto bassi. E se lo scenario dei tassi dovesse salire più rapidamente di quanto il mercato si aspetta, l'impatto sulle borse sarebbe negativo. Queste considerazioni sono valide anche per l'Europa, dove il risk premium è maggiore, così come lo spazio di miglioramento dei margini reddituali.

4)Scende la volatilità. L'aumento del Pil previsto nel 2014, che sarà comunque inferiore alla media, e l'inflazione sotto controllo porterà a una minore volatilità dei mercati rispetto a quest'anno, con la conseguenza che sarà più difficile applicare in maniera efficiente strategie di carry, soprattutto nei mercati dei cambi, senza correre un forte rischio.

5)Le banche centrali controcorrente. Nel 2013 le banche centrali di alcuni mercati emergenti hanno già stretto le redini del credito e nel 2014, a mano a mano che la crescita Usa sarà più evidente, il focus si sposterà sui Paesi che andranno in questa direzione. Nel G10 i primi ad alzare i tassi saranno Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia nella seconda metà del 2014, mentre l'Australia si muoverà controcorrente, con un nuovo taglio all'inizio del prossimo anno. Il Giappone manterrà invece una politica espansiva, così come Eurolandia, dove la deflazione potrebbe essere più forte delle attese.

6)L'impatto sulle valute. Nel 2012-2013 alcuni Paesi, come Norvegia, Svizzera, Israele, Canada e in misura minore Nuova Zelanda e Svezia, hanno beneficiato di alti afflussi di liquidità che hanno portato a un aumento eccessivo del mercato immobiliare e/o del credito. Ma nel 2014 quando la crescita ripartirà, le banche centrali di questi Paesi, che hanno finora tollerato i segnali di pericolo, dovranno rivalutarne i rischi e considerare le mosse più opportune, visto che per molti di loro il mix ideale sarebbe rappresentato da tassi maggiori e valute più deboli.

7)Emergenti sotto pressione. Se il 2013 è stato un anno difficile per Paesi emergenti, nel 2014 le pressioni su questi mercati continueranno ad essere molto forti, anche se il mix micidiale di revisione al ribasso delle aspettative sul pil cinese e timori legati all'effetto del tapering Usa non si ripeteranno con la stessa intensità. Dal punto di vista degli investitori, le azioni sono meglio posizionate rispetto ad altri asset, mentre quelli più a rischio sono le valute.

8)In evidenza Est e Centro Europa. I mercati emergenti che beneficeranno dell'aumento della crescita dei Paesi sviluppati sono quelli dell'Est e Centro Europa (Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria), mentre il calo dei prezzi delle commodity renderà vulnerabili Sud Africa e Cile. In generale sono meglio posizionati i Paesi con politiche economiche credibili, come Brasile e India, rispetto a quelli che evidenzieranno un aumento degli squilibri (Turchia).

9)Commodity più deboli. I prezzi delle materie prime, in particolare dei metalli industriali e dell'oro, sono destinati a scendere. Gli esperti della banca d'affari Usa si aspettano nel 2014 i cali più sostenuti (intorno al 15%) per oro, rame, ferro e soia, mentre il petrolio si manterrà stabile, anche se ci sono rischi di ribasso.

10)Occhio alle borse asiatiche. Dopo la drastica revisione al ribasso delle previsioni sulla crescita cinese e la brusca frenata del Pil a metà del 2013 (7,5%), nel prossimo anno le condizioni sono mature per una leggera ripresa delle economie e dei mercati asiatici, soprattutto di quelli azionari.

 



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