La Bce e lo strabismo di Venere

Written By Unknown on Sabtu, 24 Januari 2015 | 15.11

Mario Draghi sembra aver fatto la sua parte. Nei prossimi 19 mesi la palla passerà alle banche italiane. Che avranno in pancia più di 100 miliardi di liquidità per far ripartire l'economia. Ma come faranno? Si può guardare all'esperienza americana, con un profondo distinguo finale. La liquidità iniettata subito dopo il collasso Lehman andò per un primo periodo quasi esclusivamente a beneficio delle società e banche quotate. Che dovevano sistemare i conti e far sparire l'immondizia nascosta nei bilanci. Solo successivamente, e gradatamente, la liquidità amazzonica confluita nel sistema delle banche e delle compagnie assicurative cominciò, per vasi comunicanti, a confluire nell'economia reale. Il vero punto di svolta, nelle analisi di molti economisti, è stato quando le case in America hanno smesso di scendere di prezzo, ricreando quell'effetto ricchezza che ha poi sostenuto consumi e investimenti. L'indice Case Shiller è chiaro: dal 2008 al febbraio 2012 le case americane hanno perso il 26% di valore; dal minimo a oggi, esso è risalito del 22%. Per ritornare al livello del 2008 c'è un 9% che ancora manca ma la tendenza è chiara. Il pil americano non ha seguito pedissequamente lo stesso andamento, ma è chiaro che la ripartenza del mercato immobiliare ha trovato poi nel Qe un propellente formidabile.

In Italia il primo Qe mascherato di Draghi nel 2012 si pensava fosse sufficiente per rimettere a posto i bilanci delle banche. Non è stato così. Una volta sterlizzata quella prima forte immissione di liquidità, rivendendo i titoli comprati, la Bce ha proceduto a storcere il braccio alle banche imponendo loro asset quality review e altre piacevolezze dirette a mortificare la loro già scarsa predisposizione a prendersi rischi nel finanziare l'economia reale. Certo, non hanno chiesto il fallimento di migliaia di aziende che lo meritavano, nessuno lo nega. Ma da lì a tornare a prendersi soverchi rischi nel lending c'è ancora molta strada da fare. Il mercato immobiliare, salvo alcune isole felici (centri storici per case di pregio) è ancora molto lontano da una chiara ripartenza. Per non parlare di capannoni e uffici, dove la tragedia è ancora in atto. Le banche potranno fare qualcosa per risollevare questo settore? Dipende da quanta sofferenza immobiliare hanno ancora in pancia, istituto per istituto.

Morale? Verosimilmente in un primo periodo, il Qe di Draghi si tradurrà, come ha già anticipato a Class Cnbc quella vecchia volpe di George Soros, in una fiammata inflazionistica delle attività finanziarie europee, quindi azioni & c. Solo in un secondo periodo (difficile stabilire quando) questa ricchezza, favorendo anche aumenti di capitale e nuovi collocamenti di società, si riverbererà sugli investimenti di lungo periodo. Ma perché ciò avvenga sono necessarie due condizioni. La prima è che il governo Renzi si faccia venire qualche idea concreta per il rilancio del settore immobiliare. La seconda è che dai vari organismi preposti (Eba, Bce, Bankitalia e via dicendo) le banche vengano messe in condizioni regolamentari di poter accettare un maggiore grado di rischio nei loro prestiti o investimenti. In fondo la Bce vuole fortemente che ci sia qualcuno che riprenda a spendere e investire: si tratta di due attività in questo momento ancora molto rischiose. Se non si rivedono le regole di patrimonializzazione, lo strabismo della Bce sarebbe più evidente di quello di Venere. (riproduzione riservata)


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