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I consigli del governatore

Written By Unknown on Sabtu, 31 Mei 2014 | 15.12

Pericoli e opportunità dei mercati. A dispensare consigli su come muoversi tra azioni e piazze finanziarie, venerdì 30 maggio, è stato l'ufficio studi più autorevole del Paese, quello della Banca d'Italia, durante le Considerazioni finali. La situazione non appare facile da districare e le insidie sono dietro l'angolo ma, numeri alla mano, non mancano neppure le occasioni d'acquisto che sembrano numerose nelle borse europee più che a Wall Street, anche se la ripresa dell'economia americana è certamente più rapida di quella del Vecchio Continente. Mentre gli emergenti, dopo i cospicui deflussi di capitale iniziati la scorsa estate, sono in buona parte in affanno. Infine il Giappone sembra in buona ripresa, benché la Abenomics sia ancora sotto esame.
 
Nel confronto tra i mercati europei e americani a uscirne vincenti sembrano i primi. Nel 2013 «gli utili delle società quotate statunitensi hanno continuato ad aumentare come nel 2012, a tassi circa del 5%, mentre quelli delle imprese dell'area euro hanno continuato a diminuire, seppure a un ritmo inferiore a quello dell'anno precedente», osservano da Via Nazionale, aggiungendo però che «in entrambe le economie il rapporto tra quotazioni e utili corretti per il ciclo è aumentato», ma negli Stati Uniti ben più che nell'area euro. Negli Usa, in particolare, il rapporto si colloca su valori appena superiori a quelli della media del periodo 1983-2009, mentre nell'area euro, dove la ripresa è più debole, è inferiore di quasi un quarto rispetto alla media storica. Insomma, le borse europee sono più convenienti, anche se c'è un altro fenomeno che dovrebbe consigliare prudenza agli investitori.

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Dieci perle sul listino di Zurigo

Il listino elvetico è salito del 6,5% da inizio anno (indice Msci in euro), più della media europea (4,9%), ma gli spazi di rialzo secondo alcuni gestori sono ancora elevati. In particolare Eleanor Taylor Jolidon, fund manager di Union Bancaire Privée (UBP), ritiene che il potenziale dello Swiss Performance Index nel 2014 sia compreso fra il 15 e il 20% grazie alla crescita degli utili del 10%. Si aspetta inoltre un andamento migliore delle piccole capitalizzazioni rispetto alle blue chip e performance più solide per le società cicliche. Ecco i titoli più attraenti in una prospettiva a 9-12 mesi.

1) Leonteq. E' un solution provider (fornitore di servizi integrati di investimento) per prodotti finanziari strutturati che ha opportunità di crescita molto invitanti ma non ancora pienamente riflesse nella quotazione. Il titolo ha un potenziale che, se riconosciuto dal mercato, nei prossimi 18 mesi potrebbe portarlo a quasi raddoppiare il prezzo, raggiungendo quota 300 franchi (dai 167 attuali) dopo l'eccezionale performance già registrata nell'ultimo anno.

2) Swiss Life. La compagnia di assicurazioni vita guidata da Bruno Pfister,  che capitalizza 6,9 miliardi di franchi, tratta 0,75 volte il valore di libro. Un multiplo che è sacrificato se confrontato con la media del settore. Una valutazione adeguata implica infatti un upside del 32% dal prezzo corrente (215,3), con un target di 285 franchi. Il titolo ha registrato negli ultimi 12 mesi un total return (performance + dividend yield) del 37,7%.

3) Swatch Group. Il gruppo del lusso ha avuto un inizio 2014 difficile, poiché gli investitori temevano che la forte crescita registrata negli ultimi anni dalle aziende dell'hard luxury (gioielli e orologi) potesse rallentare, in maniera analoga a quanto successo a quelle attive nel soft luxury (abbigliamento e pelletteria). I driver di crescita per l'hard luxury sono tuttavia ancora solidi e implicano multipli più elevati. Al titolo è stato assegnato un target price di 650 franchi (+23%).

4) Richemont. Il colosso, che capitalizza oltre 54 miliardi di franchi svizzeri, beneficia di driver di crescita molto simili a quelli di Swatch. Di recente gli investitori hanno riacquistato fiducia nel titolo, che dovrebbe rafforzarsi portandolo a una quotazione di 115 franchi dai 94,35 attuali (+22%). Il titolo ha realizzato nell'ultimo anno un total return dell'11%.

5) Rieter. Questa società chimica (filtri) sta portando avanti un ambizioso piano d'investimento al fine di rafforzare il potenziale di espansione nei mercati asiatici. La ristrutturazione aziendale ha inoltre contribuito ad abbassare notevolmente il breakeven point. Nel 2014 potrebbe incrementare così gli utili di oltre il 100%. Merita un target price di 270 franchi, partendo da un valore attuale di 205,90 (+31%).

6) Feintool. Un'altra small cap che sta traendo beneficio dal miglioramento della congiuntura dell'automotive, in fase di recupero soprattutto in Europa. Dopo aver ristrutturato il portafoglio per concentrarsi sulle tecnologie chiave c'è spazio per un'elevata crescita dei profitti e una rivalutazione, fattori che possono portare a un prezzo obiettivo di 120 franchi dai 92 attuali. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha reso (total return) il 40,9%.

7) Autoneum. Come nel caso di Feintoll, Autoneum continua a beneficiare della crescita del settore automobilistico e ha l'ulteriore vantaggio di essere fortemente esposta al solido mercato statunitense. Dopo aver registrato in un anno un total return del 167%, il titolo ha un margine di rialzo dalle quotazioni attuali del 19,5% rispetto al target price di 220 franchi.

8) Clariant. Ha sorpreso gli investitori con i risultati del processo di ristrutturazione, che dovrebbe tuttavia portare a una maggiore generazione di cassa e una più rapida riduzione del debito. Grazie alla forte espansione attesa del margine reddituale, la società, che capitalizza 6,13 miliardi di franchi, ha comunque un ulteriore potenziale di rialzo del 24%, rispetto a un obiettivo di 23 franchi. Il titolo ha realizzato nell'ultimo anno un total return del 35,5%.

9) Geberit. Grazie alla crescita attesa in Europa nei settori delle ristrutturazioni e costruzioni residenziali, il 2014 dovrebbe essere una buona annata per l'azienda. Inoltre, nel corso degli anni la società ha dimostrato di saper mantenere il cash flow return on investment (cfroi) su di un livello stabile ed elevato per un periodo superiore a quanto scontato dal mercato. Il titolo potrebbe quindi vedere la sua valutazione già elevata subire un ulteriore rialzo, con un potenziale che è stimato del 15% da un prezzo attuale di 296,5 franchi.

10) Givaudan. Il leader globale nella produzione di fragranze e profumi, guidato dal ceo Gilles Andrier, ha sorpreso il mercato mostrando di poter ulteriormente incrementare i margini reddituali già elevati. Grazie a dividendi generosi e in crescita, a fronte di un utile per azione (eps) stimato di 80 franchi, al gruppo, che capitalizza 13,6 miliardi di franchi, è stato assegnaro un target di 1.776 franchi (+21%). In un anno il titolo ha reso (total return) il 23%.


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Giappone: Fmi, deve spingere per riforme strutturali ambiziose

Written By Unknown on Jumat, 30 Mei 2014 | 15.12

Giappone: Fmi, deve spingere per riforme strutturali ambiziose - Milano Finanza

Analisi

Giappone: Fmi, deve spingere per riforme strutturali ambiziose




Il Giappone ha bisogno di spingere sulle riforme strutturali per favorire la produttività del lavoro ed eliminare le barriere agli investimenti, stimolando così la domanda, la politica monetaria e il consolidamento fiscale. Lo dice il Fondo monetario internazionale nello statement rilasciato al termine della propria missione. "La mancata attuazione di riforme strutturali ambiziose potrebbe far deragliare la fiducia nel breve termine e limitare il potenziale di crescita nel medio termine", scrive il Fmi, che allontana il raggiungimento del target del 2% di inflazione al 2017, due anni più tardi di quanto prevede la Banca centrale. La crescita potenziale è stimata sotto l'1% nel medio termine a causa dell'invecchiamento della popolazione.




 
 



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Spagna, +0,2% anno su anno inflazione armonizzata preliminare maggio

Spagna, +0,2% anno su anno inflazione armonizzata preliminare maggio - Milano Finanza

Analisi

Spagna, +0,2% anno su anno inflazione armonizzata preliminare maggio




In Spagna l'indice dei prezzi al consumo armonizzato preliminare è salito dello 0,2% su base annuale a maggio.

Lo ha reso noto l'ufficio di statistica spagnolo. Ad aprile l'indice dei prezzi al consumo armonizzato aveva accelerato allo 0,3% a livello annuale (dato non rivisto).




 
 



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Jefferies boccia Eni

Written By Unknown on Kamis, 29 Mei 2014 | 15.11

Jefferies ha avviato la copertura su Eni con rating underperform e prezzo obiettivo a 16,8 euro.

"Secondo noi il profilo rischio-rendimento è fermamente orientato al ribasso. Ritardi e interruzioni per le attività upstream suggeriscono che un rating premium al momento è inappropriato. Vediamo rischi concreti in vista, nonostante i progressi nella ristrutturazione della divisione Gas & Power. 

"Il contributo di Kashagan e Goliat arriverà più tardi del previsto. Le stime di Eps 2015 sono del 13% inferiori al consenso e crediamo che BP offra maggior potenziale di upside", spiegano gli analisti.

Resta alta invece la redditività della cedola. Gli esperti ricordano che il dividend yield al 5,9% è il più alto tra i competitor europei e statunitensi (4%) e supera la media dell'indice Stoxx600 al 3,4%.

Gli analisti si aspettano una crescita della cedola del 2% a 1,12 euro per azione. Questo equivale a un payout del 90% per il secondo anno consecutivo. Il titolo Eni ha aperto in borsa con un ribasso dello 0,05%.


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Citi suona la sveglia su Enel, bilancio fragile e target non realistici

L'utile per azione di Enel cresce? Davvero? E' quanto si domandano con un'ironia amara gli analisti di Citigroup in un report di oggi in cui hanno tagliato il rating sul titolo (-1,94% a 4,148 euro in borsa) da neutral a sell e il target price da 3,80 a 3,50 euro. Vendere quindi Enel la cui equity story si è sempre basata sulla crescita dell'utile per azione e del dividendo, una crescita proveniente da un moderato aumento dell'ebitda, dal calo del debito e dal buy-out delle quote di minoranza.

Ma gli analisti di Citigroup credono che questa storia sarà ostacolata dal calo dei margini di approvvigionamento in Italia e Spagna e dalla pressione normativa che limiterà il calo del debito e renderà sfidante acquisire le quote di minoranza. Tanto che gli esperti della banca d'affari si aspettano che l'ebitda di Enel diminuisca gradualmente dai livelli di quest'anno: -0,9% il cagr per il periodo 2014-2018, ovvero dai 15,608 miliardi di euro stimati per quest'anno ai 14,785 miliardi del 2015 fino ai 14,622 miliardi del 2016.

Tutto questo porterà a un calo dell'utile per azione (-2,9% l'anno nel periodo 2014-2018): dai 0,35 euro per azione previsti per quest'anno ai 0,29 euro per azione del 2015 fino ai 0,28 euro per azione del 2016, mentre il rapporto debito netto/ebitda dovrebbe rimanere invariato intorno a 2,9, rendendo il programma di cessioni del gruppo più una necessità che un'opportunità.

Inoltre, anche ipotizzando un aumento del payout, il dividend yield (3,3% quest'anno, 3,5% il prossimo e 3,3% nel 2016) resterà contenuto e la valutazione di Enel tirata. Gli analisti di Citigroup si aspettano per quest'anno un dividendo solo leggermente più alto di quello del 2013: da 0,13 a 0,14 euro per azione. L'anno prossimo dovrebbe salire ancora a 0,15 euro per azione, per poi scendere a 0,14 euro nel 2016.

Per cui Citi avverte: nel 2015 bisogna tornare alla realtà! Il 2014 dovrebbe essere un buon anno per Enel, grazie a margini di approvvigionamento sopra la media in Spagna e in Italia e alla buona produzione del business idro, soprattutto in Italia. Tuttavia, le vendite nel 2015 dovranno passare attraverso un calo dei prezzi dell'energia, portando a una riduzione dei margini. La normalizzazione del business idro e il calo degli asset regolamentati porteranno a una riduzione del 5,3% dell'ebitda (0,8 miliardi di euro) e del 16% dell'eps del prossimo anno.


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Scampato pericolo per l'euro

Written By Unknown on Senin, 26 Mei 2014 | 15.12

Scampati i grandi timori sull'euro, nonostante la vittoria in Francia e in Grecia del fronte anti moneta unica. L'euro tratta a 1,3624 dollari dagli 1,3631 della chiusura di New York di venerdì scorso. "Questo fine settimana", affermano gli esperti di Fxcm, "portava con sé aspettative importanti dal punto di vista politico, dal momento che queste elezioni europee ponevano la stessa esistenza dell'euro come tema centrale, vista l'ampia presenza e popolarità delle forze antieuropeiste. L'apertura dei mercati non ha però messo in luce grandi novità sul fronte della moneta unica, così come sulla totalità degli altri benchmark di mercato".

Per questo adesso la palla passa alla Bce: "Abbiamo motivo di ritenere che il grande market mover per la moneta unica tornerà a essere l'aspettativa sulle possibili manovre di politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea, con un euro che senza dubbio conferma un quadro tecnico potenzialmente ribassista in scenario multiday ma che comunque potrebbe tentare delle risalite legate anche all'importanza dei supporti sui quali staziona sulla maggior parte dei cambi valutari, a cominciare proprio dall'euro/dollaro", spiegano gli analisti di Fxcm.


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Oggi parte l'aumento, Creval in odore di M&A

Oggi ha inizio l'aumento di capitale da 400 milioni di euro del Credito Valtellinese (13 azioni nuove ogni 10 a 0,64 euro) destinato a portare il Common Equity Tier 1 oltre l'11%. Inoltre in un'intervista l'ad, Miro Fiordi, ha segnalato che l'aumento di capitale serve anche ad avere il capitale per poter erogare credito e che si vedono i primi timidi segnali di ripresa della domanda di credito. Ha anche riscontrato un maggior interesse da parte degli investitori istituzionali e si aspetta che il loro peso aumenti post aumento di capitale rispetto all'8% attuale.

Dopo aver passato i test europei, l'asset quality review e gli stress test, l'istituto potrebbe prendere in considerazione un'aggregazione tra pari, con l'obiettivo di scaricare i costi fissi su una base di sportelli più ampia e migliorare il Rote. "Non riteniamo di poter escludere nuove aggregazioni e riteniamo che il Creval, dopo l'aumento di capitale, abbia una posizione di capitale molto solida che gli permetterà di guardare al futuro con maggiore serenità sia per quanto riguarda il core business, che eventuali aggregazioni", afferma un analista di una sim milanese che conferma il giudizio neutral sul titolo con il target price sotto revisione per incorporare l'effetto dell'aumento di capitale (lo sconto sul Terp, ovvero il prezzo teorico del titolo dopo lo stacco del diritto, è pari al 34,05%).

Non si esclude quindi un interesse per la Popolare di Sondrio, un partner ideale in quanto permetterebbe di creare un gruppo con base operativa a Sondrio, 850 sportelli, quasi 3 miliardi di capitalizzazione di mercato e 4,4 miliardi di patrimonio netto tangibile. "L'operazione avrebbe senso, secondo noi, perché gli esuberi potrebbero essere gestiti con incentivi, le sovrapposizioni problematiche di sportelli sarebbero 30-40 e, ipotizzando che le sinergie da costo siano la metà rispetto ad altri deal, 6% della base combinata, si risparmierebbero 50 milioni di euro l'anno", valutano gli analisti di Equita.

Nel 2016 il gruppo avrebbe un Rote dell'8%, un Common Equity Tier 1 del 10,9% e un multiplo prezzo/capitale tangibile di 0,6 volte. Considerando questo e il fatto che l'aumento di capitale riduce sensibilmente il profilo di rischio della banca e che la redditività è attesa in progresso, Equita ha inserito stamani il titolo del Credito Valtellinese nel suo portafoglio small cap, consigliandone l'acquisto (buy) con un target price abbassato da 2 a 1,33 euro per lo stacco del diritto. Prezzo obiettivo che oggi anche Banca Akros ha rivisto da 1,35 a 0,90 euro (hold). A Piazza Affari l'azione sale dell'1,18% a quota 0,987 euro.


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Abi e Carige mettono alla porta Berneschi

Written By Unknown on Minggu, 25 Mei 2014 | 15.11

Il presidente dell'Abi, Patuelli, ha sollecitato Carige  a rimuovere prima possibile l'ex numero uno Berneschi, dall'ultimo incarico di vertice rimastogli nel gruppo genovese. Di conseguenza sarà possibile sostituire entro giovedì il dirigente, ora sotto accusa per gravi reati contro la sua stessa banca, anche dalla vicepresidenza dell'associazione bancaria. Mercoledì si conoscerà il nome di chi prenderà il suo posto.

Un comunicato informa, infatti, che "oggi si è svolto un incontro fra il Presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, ed il Presidente del gruppo Banca Carige, Cesare Castelbarco Albani, che gli ha comunicato di aver sollecitato gli organi della controllata Cassa di Risparmio di Carrara Spa a riunire martedì prossimo il proprio Consiglio di Amministrazione per deliberare, a norma di legge, la sospensione del Dr. Giovanni Berneschi da Vicepresidente della Cassa di Risparmio di Carrara".

"Quando, martedì, questa determinazione sarà deliberata, la capogruppo Banca Carige – ha aggiunto il Presidente Castelbarco Albani – designerà il giorno seguente, nella riunione del Consiglio di Amministrazione di Carige, il nominativo del nuovo rappresentante del gruppo bancario genovese in Abi.Il Presidente dell'Abi Patuelli ha assicurato che conseguentemente e immediatamente prenderà atto della sostituzione della rappresentanza del gruppo Carige in Abi già nel Consiglio Abi di giovedì prossimo nel quale proporrà la sostituzione del Dr. Berneschi col nominativo che sarà mercoledì indicato dal Consiglio di Banca Carige".


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I russi entrano in Pirelli

C'è la firma. Rosneft avrà il 50% di Camfin, a sua volta azionista Pirelli con il 26,19%, per un investimento di 552,7 milioni. L'accordo, annunciato a metà marzo, è stato siglato ieri a San Pietroburgo dal numero uno di Camfin e Pirelli, Marco Tronchetti Provera, e il boss del gigante dell'energia russo, Igor Sechin e verrà chiuso definitivamente entro giugno. I russi entreranno nel capitale tramite la società Long-term Investment Luxembourg e spenderanno complessivamente 552,7 milioni. Per Pirelli si apre dunque una nuova stagione, sempre più all'insegna della public company

Nel dettaglio, gli accordi vincolanti prevedono che Rosneft acquisti da Clessidra la totalità del capitale sociale di Lauro 54 e, pertanto, indirettamente il 24,06% del capitale sociale di Lauro 61/Camfin; da Intesa e Unicredit una partecipazione del 12,97% ciascuno del capitale sociale di Lauro 61/Camfin. Per effetto degli acquisti, l'investitore russo diviene titolare indirettamente (tramite Lauro 54 e Lauro 61) del 50% del capitale di Camfin; il restante 50% resterà in capo agli altri soci. In una prima fase, Nuove partecipazioni (Tronchetti), Intesa e Unicredit vincoleranno in un patto di sindacato le partecipazioni da ciascuna di esse detenute in Lauro 61/Camfin (e pertanto il 38,78%, il 5,61% e il 5,61%), corrispondenti complessivamente al 50% del capitale di Camfin; in una seconda fase, una volta completate le operazioni di riorganizzazione societaria, conferiranno le partecipazioni in una Newco, che di conseguenza diverrà proprietaria del 50% del capitale di Camfin.

Al closing entrerà in vigore un nuovo patto parasociale tra la Newco e l'investitore strategico contenente previsioni relative alla governance di Camfin e di Pirelli. Il consiglio di Amministrazioneadi Camfin è previsto sia composto da sei amministratori (nominati con il metodo del voto di lista), di cui tre saranno designati dgli italiani e tre dai russi.
Degli amministratori designati da Newco, due saranno nominati da NP (incluso il presidente/amministratore delegato) e uno congiuntamente da Intesa e Unicredit.

A corollario dell'operazione sul capitale Pirelli e Rosneft hanno perfezionato anche intese sul business. Un nuovo accordo di carattere commerciale prevede tra l'altro che siano aperti, attraverso il network di stazioni di rifornimento della compagnia russa, dei punti Pirelli dove vendere prodotti a marchio Pirelli: ne sono previsti almeno 60 fra il 2014 e il 2015 e in totale almeno 200 entro il 2019. Sul fronte industriale, poi, è prevista una collaborazione nella produzione di gomma sintetica, inclusa la gomma stirene-butadiene, nella città russa di Nakhodka.


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Conta lui, non le urne Tre consigli per i vostri soldi

Written By Unknown on Sabtu, 24 Mei 2014 | 15.11

Mai vista tanta incertezza da parte dell'establishment politico e finanziario nell'affrontare l'ondata di euroscetticismo. I partiti tradizionali oscillano tra la sicurezza ostentata e le scomuniche violente per i rottamatori dell'Europa e dell'euro. Hanno comunque già perso, perché a Bruxelles non saranno più soli, ormai privati del monopolio della rappresentanza, la chiave magica di una alternanza da tempo tanto scontata quanto soporifera. Dovranno stare sulla difensiva, un giorno dopo l'altro: in questa condizione economica e sociale è la condizione peggiore possibile, un martirio.

Non si è mai vista, non solo in Italia, nemmeno tanta sottaciuta preoccupazione sulle conseguenze di un successo dei diversi movimenti e partiti che non si riconoscono nelle due maggior famiglie politiche europee, il Ppe e i Socialdemocratici. I principali timori riguardano le ricadute a breve: i mercati finanziari potrebbero reagire molto male al nuovo clima di incertezza facendo precipitare l'intera Eurozona in una crisi simile a quella del 2011.

Se un successo degli euroscettici è percepito come il grimaldello che fa saltare le politiche di austerità e la sostenibilità dei debiti pubblici, c'è sullo sfondo una interazione più profonda con i mutamenti geopolitici in corso. Non è chiaro quale potrebbe essere il futuro di una Unione politica europea in continua fibrillazione in un contesto in cui nel mondo musulmano i sistemi statuali tradizionali sono stati collassati e gli Usa cercano di riconquistare una centralità globale, stringendo da una parte la partnership transatlantica (Ttip) con la Ue e dall'altra quella transpacifica con i Paesi dell'Asean, isolando Russia e Cina.

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Meglio puntare su Wall Street, Nikkei o Ue?

Fatta eccezione per il rallentamento della crescita statunitense, provocato dalle cattive condizioni climatiche, la ripresa ciclica delle economie sviluppate prosegue ininterrotta. Meglio puntare su Wall Street, Nikkei o Ue? Ecco l'opinione di Threadneedle

1) Usa
. Proprio mentre le attese per il 2014 si rafforzavano, l'economia statunitense è stata investita dal vortice polare che ha provocato la paralisi dell'attività economica. Il dato iniziale sul Pil per il primo trimestre, sostenuto solo dal vigore dei consumi nel settore della salute e dei servizi di pubblica utilità, si è attestato allo 0,1%, un livello estremamente basso. Le stime preliminari sul Pil sono spesso oggetto di significative revisioni e, per quanto si osservi un rimbalzo nel secondo trimestre, sarà necessaria in futuro una significativa accelerazione del ritmo di espansione affinché si realizzino le previsioni di crescita del 3% formulate dalla Fed per il 2014. Il rapido miglioramento della fiducia dei consumatori suggerisce che la spesa delle famiglie dovrebbe continuare a sostenere l'espansione nei mesi a venire. Tuttavia, per dare ulteriore impulso ai consumi occorrerà una crescita più vigorosa dei redditi. Il miglioramento delle dinamiche dei salari nel breve periodo dipenderà dalla capacità inutilizzata ancora presente nell'economia. Secondo una scuola di pensiero bisogna escludere dall'equazione i disoccupati a lungo termine e pertanto nell'immediato è prevedibile la comparsa di pressioni salariali in diversi settori. Altri ritengono che sia possibile creare nuovi posti di lavoro per quanti sono attivamente alla ricerca di un impiego, il che dovrebbe favorire la prosecuzione di politiche ultra-accomodanti nell'immediato futuro. Solo il tempo dirà chi ha ragione.

2) Eurolandia. L'accelerazione del ritmo di espansione all'inizio del 2014 ha spinto gli analisti a rivedere lievemente al rialzo le aspettative per l'intero anno. Avevano evidenziato rischi al rialzo in Spagna e Germania, ma la ripresa sembra essersi estesa anche ad altri paesi. In un'ottica di medio termine, la crescita potenziale rimarrà probabilmente modesta fino al 2015. Permangono rischi al ribasso, non da ultimo in caso di deterioramento del contesto esterno o dell'intensificarsi della crisi ucraina. Negli ultimi mesi, lungi dal focalizzarsi prevalentemente sul miglioramento delle prospettive di crescita, i mercati e le autorità politiche hanno rivolto l'attenzione alla preoccupante flessione dei dati sull'inflazione, che ha portato il Cpi complessivo a raggiungere lo 0,5% anno su anno ad aprile. Benché gran parte di questo declino sia ascrivibile ai prezzi dei generi alimentari e dell'energia, l'inflazione persistentemente inferiore alle attese ha acuito le pressioni sulla Banca centrale europea affinché assuma un atteggiamento più energico nel contrastare il rischio di deflazione. Tale sviluppo, abbinato al continuo vigore dell'euro, ha indotto la Bce a menzionare la possibilità di attuare un programma di quantitative easing qualora le aspettative d'inflazione dovessero subire un ulteriore calo.

3) Giappone. La BoJ rimane fiduciosa nella possibilità di raggiungere il target di inflazione, nella convinzione che le accresciute aspettative di inflazione a medio-lungo termine abbiano già cominciato a influenzare prezzi e salari. Questa previsione è in linea con il consolidamento del mercato del lavoro, come evidenziato dal calo della disoccupazione ai livelli registrati alla fine degli anni '90, nonché dai recenti accordi sindacali di Shunto. Tuttavia, si deve rilevare che nel settore delle piccole imprese devono ancora materializzarsi aumenti salariali di entità paragonabile. I salari rimangono il fattore determinante per favorire un'inflazione sostenuta, contrapposta a un aumento una tantum dei prezzi provocato dalle dinamiche valutarie. La BoJ si dimostra ottimista al riguardo, come evidenziato dalle sue recenti stime sul Cpi core per l'anno fiscale 2016, previsto al 2,1%.


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Mediobanca azzera i bond Ltro

Written By Unknown on Jumat, 23 Mei 2014 | 15.11

Mediobanca la prossima settimana annullerà integralmente i titoli emessi con garanzia statale, utilizzabili come collaterale per le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Ltro) presso la Banca centrale europea, per un valore di un miliardo di euro. Tali passività erano state sottoscritte dallo stesso istituto e non sono mai state collocate sul mercato.

Avendo ottenuto le necessarie autorizzazioni, Mediobanca procederà in data 26 maggio all'annullamento delle proprie passività assistite dalla garanzia della Repubblica Italiana. All'inizio del mese l'istituto ha comunicato che nel terzo trimestre dell'esercizio ha continuato a rimborsare i prestiti a lungo termine presso la Bce, per 500 milioni, portando il totale nell'intero esercizio oltre il miliardo. Questa mattina, poco dopo l'apertura di Piazza Affari, il titolo Mediobanca sale dello 0,67% a quota 6,715 euro.


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Kazakistan, Ocse, voglia di riforme Astana lezione per Europa

La volontà dell'Eurasia, e in particolare del Kazakistan, di fare le riforme per migliorarsi è una lezione per l'Europa . A parlare è il responsabile Ocse del Programma Competitività dell'area, Antonio Somma che, a margine dei lavori dell'Astana Economic Forum, ha spiegato la formula vincente per un'area del mondo i cui tassi di crescita "fanno sognare non solo l'Ue ma tutta l'Ocse".

"Da quando è diventato indipendente il Kazakistan ha moltiplicato di 5-6 volte il pil pro-capite che oggi è intorno ai 12-15 mila dollari l'anno. Ormai gli economisti non riescono più a parlare di paese in via di sviluppo, piuttosto di un paese che si avvicina sempre più al reddito medio della media Ocse" ha rilevato Somma.

Con tassi di crescita a due cifre fino a qualche anno fa, ora con un pil che corre a una media del 5-6% annuo, il Kazakistan può al momento lamentare soltanto il fatto di essere ancora troppo dipendente dall'energia. "Una dipendenza del Pil che è addirittura aumentata passando dal 10-11% all'inizio degli anni 2000 al 25% di oggi" ha osservato l'economista.

Inoltre, se si guarda all'export il 70% è ancora troppo legato all'interscambio energetico e gli investimenti stranieri sono sempre troppo concentrati nel settore dell'Oil and Gas". Tuttavia il governo di Astana sa che deve ottimizzare altri comparti produttivi e lo sta facendo cercando valore aggiunto in nuovi settori. "Qui c'è una forte spinta, hanno voglia di migliorare il loro sistema e di favorire le generazioni future".


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Al via l'assemblea del Monte dei Paschi

Written By Unknown on Rabu, 21 Mei 2014 | 15.11

Parte a Siena l'assemblea straordinaria del Monte dei Paschi. La riunione dei soci, oggi convocata in seconda convocazione visto che ieri non era stato raggiunto il quorum, sarà chiamata ad approvare l'aumento di capitale da 5 miliardi (unico punto all'ordine del giorno). L'operazione partirà a giugno per chiudersi entro la metà di luglio e servirà per rimborsare i quattro miliardi di Monti bond e dare piena attuazione al piano industriale. In sala è presente il 34,77% del capitale.
Dopo una breve introduzione del presidente Alessandro Profumo, l'amministratore delegato Fabrizio Viola ha preso la parola per illustrare ai soci il contesto industriale e strategico della ricapitalizzazione. "Negli ultimi anni abbiamo dovuto adeguare verso l'alto la dimensione dell'aumento di capitale per rispondere a una serie di eventi interni ed estreni che hanno determinato questo bisogno. Il primo è stato il restatment del bilancio per le vicende dei derivati, gli accantonamenti sui crediti per 5,4 miliardi, eventi esterni come la recessione subito dall'economia italiana nel 2012 e nel 2013 e la necessità espressa dalle autorità di alzare i requisiti prudenziali", ha spiegato Viola. (riproduzione riservata)


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Saipem sale in attesa di una grossa commessa in Canada

Saipem si piazza in cima al Ftse Mib (+1,28% a 19,02 euro) grazie alla notizia che il consorzio, LNG Canada, che detiene i diritti di sfruttamento di un'area estrattiva nella regione canadese della Columbia, ha assegnato a CFSW LNG Constructors l'incarico per la progettazione di un nuovo terminale per la liquefazione di gas naturale, da costruire nel porto di Kitimat.

CFSW LNG è una joint venture formata dall'inglese Foster Wheeler, dalla giapponese Chiyoda, dall'italiana Saipem e dall'australiana WorleyParsons. La decisione finale sulla costruzione sarà presa tra 18 mesi. L'investimento complessivo per la realizzazione del terminale da 12 milioni di tonnellate è stimato in circa 10 miliardi di dollari.

Se il consorzio di cui fa parte anche Saipem riuscirà ad aggiudicarsi questo contratto la società italiana potrà rinforzare ulteriormente la sua posizione di mercato dopo che solo due settimane fa si è aggiudicata nuovi contratti per un valore di 4 miliardi di euro.

In Arabia Saudita Saudi Aramco ha infatti assegnato a Saipem due contratti relativi al progetto dell'impianto di gassificazione di Jazan e un contratto per il raddoppio della conduttura del gasdotto Shedgum-Yanbu, che si prevede verrà ultimato nella seconda meta del 2017.

Mentre in Brasile Petrobras ha assegnato alla controllata di Eni un contratto per l'installazione di tre condutture sottomarine in acque profonde (2.200 metri di profondità) nell'ambito del progetto "Lula Norte, Lula Sul e Lula Extremo Sul", che sarà realizzato a circa 300 chilometri al largo delle coste degli stati di Rio de Janeiro e San Paolo. La consegna dell'intero progetto è prevista per il terzo trimestre del 2016. A questo punto è facile che le stime di alcuni analisti che, prevedevano una raccolta ordini totale per quest'anno a 13 miliardi di euro, vengano superate.


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Ucraina, Russia-Cina contro interferenze esterne e per dialogo

Written By Unknown on Selasa, 20 Mei 2014 | 15.11

Ucraina, Russia-Cina contro interferenze esterne e per dialogo - Milano Finanza

Analisi

Ucraina, Russia-Cina contro interferenze esterne e per dialogo




Russia e Cina intendono fare fronte comune contro i tentativi di interferire negli affari interni di altri Stati e hanno lanciato un appello affinché sulla crisi ucraina si abbandoni "il linguaggio delle sanzioni unilaterali" e si fermi il "finanziamento e l'incoraggiamento" di ogni misura volta a cambiare il sistema costituzionale di un Paese. Lo si legge nel documento congiunto, firmato dal presidente russo Vladimir Putin e dall'omologo cinese Xi Jinping, al termine del loro incontro a Shanghai. I due leader, che nel quadro della visita firmeranno una serie di accordi e intese in diversi settori della cooperazione bilaterale, hanno discusso della crisi in Ucraina, dove domenica sono previste le elezioni presidenziali. "Le parti hanno espresso profonda preoccupazione per il proseguimento della crisi politica" nel Paese si legge nel testo, in cui, tra le altre cose, si fa appello alla "descalation del conflitto" e a una "soluzione pacifica dei problemi", attraverso un "ampio dialogo nazionale" che includa tutte le regioni e i gruppi politici.




 
 



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Analisti, aumento prezzo opa su Ciments Francais poco rilevante

Il titolo Italcementi recupera dal minimo toccato in apertura a 7,05 euro dopo che la società ha alzato di tre euro a 79,5 euro ad azione il prezzo dell'offerta pubblica di acquisto su Ciments Francais, incassando il parere favorevole del cda dell'azienda transalpina, che ha consigliato agli azionisti di aderire. Ora scambia sulla parità a quota 7,40 euro.

Il prezzo a cui è stata lanciata l'offerta sulle minorities di Ciments Francais, il cui avvio è previsto a giugno, rappresenta un premio di circa il 23,6% rispetto al prezzo di borsa del 5 marzo scorso, giorno precedente l'annuncio dell'operazione. E quindi a Parigi l'azione Ciments Francais si allinea al prezzo dell'opa e sale dell'1,86% a quota 79,45 euro.

L'opa sarà finanziata da un aumento di capitale il cui ammontare è stato alzato dai 450 milioni annunciati lo scorso 6 marzo a 500 milioni di euro, una cifra pari al 27% della capitalizzazione di mercato di Italcementi (1,816 miliardi di euro). Contemporaneamente all'opa a giugno partirà anche l'aumento di capitale. Italmobiliare ha già confermato la sua disponibilità a  sottoscrivere i propri diritti, la restante parte sarà garantita da Unicredit e Mediobanca.

"Il rilancio era probabile alla luce dell'andamento dei prezzi di borsa di Ciment Francais", ha sottolineato stamani l'analista di una sim milanese. Il maggior esborso si attesterà intorno ai 18 milioni di euro "con un impatto poco rilevante sul titolo la cui recente discesa "può considerarsi una chiara occasione d'acquisto. Confermiamo pertanto la raccomandazione outperform su Italcementi".

Anche per gli analisti di Banca Akros (rating hold e target price a 8,8 euro) e per quelli di Banca Imi (hold e target price a 5,40 euro) l'aumento dell'offerta non è significativo. "Confermiamo la nostra visione positiva sulle azioni approvate lo scorso marzo dal consiglio di amministrazione di Italcementi per razionalizzare la struttura patrimoniale del gruppo", si legge nella nota di oggi di Banca Imi.


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Copenhagen estenderà la metro, occhio ad Ansaldo Sts

Written By Unknown on Senin, 19 Mei 2014 | 15.11

Il titolo Ansaldo Sts non beneficia delle indiscrezioni secondo cui Thales e Bombardier sarebbero ancora interessate a rilevare le sue attività e quelle di Ansaldo Breda. Ma si parla anche dei cinesi di CNR e Insigma, mentre General Electric e Hitachi sono ormai considerati acquirenti meno interessati. L'azione perde l'1,36% a 7,60 euro nel giorno dello stacco del dividendo (0,16 euro per azione). Entrambe le società sono controllate da Finmeccanica che vuole concentrare le sue risorse nei settori della Difesa e dell'Aerospazio.

Tuttavia gli advisor sarebbero ancora in stand by in attesa di una decisione da parte del nuovo ad di Finmeccanica, Mauro Moretti. "C'è in effetti grande incertezza relativamente a cosa deciderà il nuovo management rispetto alla cessione della divisione trasporti. Non è affatto detto che venga confermata la cessione di Ansaldo Sts e Ansaldo Breda ma Moretti potrebbe decidere di percorrere strade alternative", hanno osservato gli analisti di una sim milanese, ribadendo la raccomandazione neutral sul titolo Ansaldo Sts.

Anche gli analisti di Mediobanca Securities (outperform e target price a 9,40 euro) notano che ad oggi non c'è stata ancora nessuna dichiarazione ufficiale in merito da parte del nuovo management, ma ritengono che il deal su Alstom, con le offerte sia di Siemens sia di GE, possa rimescolare le carte del settore. "Questo spiegherebbe l'interesse di Bombardier per le attività di Finmeccanica".

Ansaldo Sts non beneficia nemmeno della notizia che il governo danese ha raggiunto un accordo con il consiglio comunale di Copenhagen lo scorso 15 maggio per la costruzione di due estensioni della rete metropolitana automatizzata della città. Le due estensioni si dirameranno nella linea circolare "Cityring" (attualmente in fase di costruzione, dovrebbe aprire nel 2018) ed entrambe entreranno a far parte della linea "M4".

La linea "Sydhavn", che avrà un breve tratto di linea in superficie, dovrebbe costare 800/1.100 milioni di euro. Un secondo ramo lascerà il Cityring per servire l'area di sviluppo di Nordhavn. La sezione inziale di 3 km per Orientkaj e Nordhavn è già stata approvata e la costruzione dovrebbe iniziare presto. Entrambe le estensioni dovrebbero essere pienamente operative entro il 2023.

Gli analisti di Banca Akros ricordano che Ansaldo Sts ha fornito i sistemi per l'attuale linea metropolitana di Copenhagen (i sistemi di segnalamento e il materiale rotabile sono stati acquistati da Ansaldo Breda) e per la linea Cityring, attualmente in costruzione. "Riteniamo molto probabile che Ansaldo Sts possa aggiudicarsi questi ulteriori contratti per la fornitura di sistemi per l'estensione della linea metropolitana di Copenhagen. Questi contratti possono valere diverse decine di milioni di euro", precisano gli analisti di Banca Akros.

Gli stessi però non si aspettano che la notizia abbia un impatto significativo sul prezzo dell'azione: "per l'eventuale aggiudicazione degli appalti ci vorrà del tempo e la loro dimensione non è ancora chiara", spiegano gli analisti della banca d'affari, confermando il rating buy e il target price a 9,30 euro sul titolo Ansaldo Sts.


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Bce, Praet raccomanderà taglio refi allo 0,15%

Bce, Praet raccomanderà taglio refi allo 0,15% - Milano Finanza

Analisi

Bce, Praet raccomanderà taglio refi allo 0,15%




Alla prossima riunione del consiglio direttivo della Bce del 5 giugno, secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, Peter Praet raccomanderà un taglio del refi rate allo a 0,15% dallo 0,25% e l'introduzione di un tasso negativo sui depositi. Lo evidenziano gli economisti di Intesa Sanpaolo, aggiungendo che, secondo altre indiscrezioni di stampa, le misure proposte includeranno anche interventi sul canale del credito.




 
 



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Wall Street accenna una reazione

Written By Unknown on Minggu, 18 Mei 2014 | 15.11

Borsa di New York in leggero recupero dopo la perdita dell'1% subita nella seduta precedente. L'indice Dow Jones è salito dello 0,27%, l'S&P 500 dello 0,37% e il Nasdaq dello 0,52%. A livello macro buone indicazioni sono arrivate dai dati sui nuovi cantieri edilizi e sulle nuove licenze, che hanno battuto le attese. Più deludente la lettura preliminare della fiducia dell'Università del Michigan.

Tra gli esperti i timori non sono certo estinti. I volumi degli scambi con cu9i sono avvenuti i cali di ieri sono stati importanti e questo sta creando dubbi sulla prosecuzione del rally azionario.

"La correzione di maggio", commentano gli economisti di Intesa Sanpaolo, "non modifica il graduale trend verso l'alto della fiducia, anche se indica che le famiglie restano più caute rispetto a quanto avveniva nelle fasi espansive dei cicli precedenti".

La prossima settimana l'agenda macroeconomica mondiale prevede pochi dati in uscita negli Stati Uniti. Per gli economisti di Intesa Sanpaolo, le vendite di case nuove ed esistenti dovrebbero riprendersi ad aprile dopo le ampie correzioni dei primi mesi dell'anno, in gran parte dovute al maltempo.

La Fed pubblicherà i verbali della riunione di fine aprile, che secondo gli esperti "dovrebbero mostrare il dibattito sulla strategia di uscita dalla politica monetaria ultra-accomodante in vigore e sottolineare che la discussione è solo preparatoria e che la svolta non è imminente".


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Titoli europei, 5 buy e 5 sell

L'incertezza domina i mercati europei, che hanno provato a recuperare dopo i crolli di giovedì 15, ma gli analisti della banca d'affari francese hanno le idee chiare sulle società da comprare e su quelle da evitare nelle prossime settimane. Ecco prezzi obiettivo e rendimenti attesi in un'ottica di investimento a un anno.

I titoli da comprare:

1) Intesa San Paolo. Giudizio positivo per il gruppo bancario (38,5 miliardi di euro di capitalizzazione) guidato da Carlo Messina, che ha un margine di crescita del 15% rispetto a un target price di 2,70 euro. Il rendimento della cedola è stimato in calo dal 3,4% del 2013 al 2,6% del 2015, per poi recuperare il prossimo anno (3,8%). Il titolo, che ha negli ultimi 12 mesi è salito del 60%, viene scambiato a sconto (p/bv 2014 di 0,75) rispetto ai competitor, mentre ha dimostrato anche con gli ultimi dati trimestrali di riuscire a battere il consensus dei mercato nelle voci chiavi e di migliorare la qualità degli asset.

2Novartis. Rating buy per il colosso farmaceutico elvetico, che capitalizza 192,7 miliardi di franchi svizzeri, perché nonostante le incertezze legate alla controversia con Sun Pharmaceuticals che dura da diversi mesi la società è comunque in grado di generare un elevato cash flow. Il titolo, che è salito dell'8% negli ultimi tre mesi, merita un target price di 91 franchi, che lascia spazio a un margine di rialzo del 14%, mentre il dividend yield è stimato 2,9% nel 2014 e 3,2% nel 2015.

3) STMicroelectronics. Parere positivo anche sulla società tecnologica francese, che capitalizza 8,5 miliardi di euro. Le stime per quest'anno indicano un aumento dei ricavi del 5,6% dopo il calo del 2013, a fronte di un margine reddituale netto (ebit) che dovrebbe toccare il 10% a metà 2015, con i risultati trimestrali che hanno rafforzato la fiducia degli investitori. Il target price indicato dagli analisti a quota 11 euro corrisponde a un upside del 13,3%, mentre il rendimento della cedola è 4,2% nel 2014 e 4,6% nel 2015. Negli ultimi tre mesi ha messo a segno una performance del 14%.

4) Vivendi. Nonostante l'annuncio di risultati trimestrali inferiori alle attese, con il reddito operativo lordo (ebita) che è sceso dell'11%, gli analisti ritengono che alle quotazioni attuali il gigante francese dei media, che capitalizza 25,4 miliardi di euro, meriti il rating buy, perché le potenzialità di rialzo (del 20% circa rispetto al prezzo obiettivo di 23 euro) siano superiori ai rischi di ulteriore ribasso. Il titolo, che ha perso quasi l'8% negli ultimi tre mesi, ha anche basso rendimento della cedola (intorno all'1,5% nel 2014 e 2015).

5) Aviva. Prezzo obiettivo 580 pence, contro una quotazione recente di 531 (+9%) per il gruppo assicurativo inglese (16,3 miliardi di sterline di capitalizzazione), che ha un dividend yield 2014 del 3%, in aumento al 3,9% nel 2015. La trimestrale ha dimostrato la capacità del management di realizzare solidi risultati, nonostante i cambiamenti nella regolamentazione del sistema pensionistico in Gran Bretagna. A trainare il titolo al rialzo saranno i tagli dei costi superiori alle attese e i continui progressi sul fronte operativo.

I titoli da evitare:

1) Generali. Rating sell per il Leone di Trieste, che è correttamente valutato secondo gli analisti 14 euro per azione. Sebbene il piano di ristrutturazione portato avanti dal nuovo management sia ambizioso e abbia in prospettiva un impatto positivo sulla performance, l'azione tratta a premio rispetto al settore (con un p/e 2014 di 13 contro 10,5 della media) e gli utili sono soggetti a forti pressioni al ribasso, a causa della competizione più agguerrita nel segmento auto e della progressiva riduzione degli spread nel ramo vita, soprattutto in Germania ed Italia. Il titolo, che capitalizza 25,7 miliardi di euro, è salito dell'11% negli ultimi 12 mesi.

2) Merck Kgaa. Le possibilità di ribasso sono maggiori alle chance di crescita per il gruppo farmaceutico tedesco, che capitalizza 26,8 miliardi di euro. In passato ha beneficiato dei cambiamenti apportati fra il 2012 e il 2013, ma ci sono pericoli che gravano nel breve termine (impatto valutario negativo) e questioni di lungo termine come la crescita di Erbitux e Rebif a causa del probabile aumento della pressione competitiva. Il target price è 122 euro, mentre il dividend yield 2014 è stimato 1,7%.

3) Kbc. Molte incognite gravano sul futuro delle banca belga (18,7 miliardi di euro di capitalizzazione), che ha annunciato risultati trimestrali in linea con le attese. I fondamentali sono solidi ma il titolo tratta con multipli troppo elevati, visto che viene scambiato 1,6 volte il tbv (total book value) 2014, un livello che è raggiunto solo dagli istituti svedesi. La valutazione eccessiva lascia quindi il titolo esposto a pericoli di ribasso, conseguenti a qualsiasi notizia sfavorevole. Il prezzo obiettivo è 46 euro.

4) Bouygues. Giudizio negativo (sell) per l'operatore di tlc francese, che è correttamente valutato secondo gli analisti 21 euro per azione poiché la trimestrale ha dimostrato che i risultati risentono di forti pressioni e c'è scarsa visibilità sulla futura strategia. Il management ha dichiarato che un nuovo piano di riduzione dei costi sarà implementato per il 2014-2016 e che diverse opzioni m&a sono sul tavolo. Il titolo, che capitalizza 10,5 miliardi di euro, è salito del 54% negli ultimi 12 mesi.

5) Oao Mechel. Rating sell per il gruppo minerario russo, che sta incontrando crescenti difficoltà sia sul fronte interno che su quello estero. Il target price è 2 dollari, ma potrebbe essere corretto ulteriormente all'ingiù. Il titolo, che capitalizza 970 milioni di dollari, ha lasciato sul terreno il 45% del suo valore nell'ultimo anno. Le possibilità (scarse) di recupero della quotazione sono legate alla ripresa dei prezzi del carbone, a nuovi tagli dei costi, alla cessione di asset non strategici e al deprezzamento del rublo.


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Wall Street accenna una reazione

Written By Unknown on Sabtu, 17 Mei 2014 | 15.12

Borsa di New York in leggero recupero dopo la perdita dell'1% subita nella seduta precedente. L'indice Dow Jones è salito dello 0,27%, l'S&P 500 dello 0,37% e il Nasdaq dello 0,52%. A livello macro buone indicazioni sono arrivate dai dati sui nuovi cantieri edilizi e sulle nuove licenze, che hanno battuto le attese. Più deludente la lettura preliminare della fiducia dell'Università del Michigan.

Tra gli esperti i timori non sono certo estinti. I volumi degli scambi con cu9i sono avvenuti i cali di ieri sono stati importanti e questo sta creando dubbi sulla prosecuzione del rally azionario.

"La correzione di maggio", commentano gli economisti di Intesa Sanpaolo, "non modifica il graduale trend verso l'alto della fiducia, anche se indica che le famiglie restano più caute rispetto a quanto avveniva nelle fasi espansive dei cicli precedenti".

La prossima settimana l'agenda macroeconomica mondiale prevede pochi dati in uscita negli Stati Uniti. Per gli economisti di Intesa Sanpaolo, le vendite di case nuove ed esistenti dovrebbero riprendersi ad aprile dopo le ampie correzioni dei primi mesi dell'anno, in gran parte dovute al maltempo.

La Fed pubblicherà i verbali della riunione di fine aprile, che secondo gli esperti "dovrebbero mostrare il dibattito sulla strategia di uscita dalla politica monetaria ultra-accomodante in vigore e sottolineare che la discussione è solo preparatoria e che la svolta non è imminente".


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Titoli europei, 5 buy e 5 sell

L'incertezza domina i mercati europei, che hanno provato a recuperare dopo i crolli di giovedì 15, ma gli analisti della banca d'affari francese hanno le idee chiare sulle società da comprare e su quelle da evitare nelle prossime settimane. Ecco prezzi obiettivo e rendimenti attesi in un'ottica di investimento a un anno.

I titoli da comprare:

1) Intesa San Paolo. Giudizio positivo per il gruppo bancario (38,5 miliardi di euro di capitalizzazione) guidato da Carlo Messina, che ha un margine di crescita del 15% rispetto a un target price di 2,70 euro. Il rendimento della cedola è stimato in calo dal 3,4% del 2013 al 2,6% del 2015, per poi recuperare il prossimo anno (3,8%). Il titolo, che ha negli ultimi 12 mesi è salito del 60%, viene scambiato a sconto (p/bv 2014 di 0,75) rispetto ai competitor, mentre ha dimostrato anche con gli ultimi dati trimestrali di riuscire a battere il consensus dei mercato nelle voci chiavi e di migliorare la qualità degli asset.

2Novartis. Rating buy per il colosso farmaceutico elvetico, che capitalizza 192,7 miliardi di franchi svizzeri, perché nonostante le incertezze legate alla controversia con Sun Pharmaceuticals che dura da diversi mesi la società è comunque in grado di generare un elevato cash flow. Il titolo, che è salito dell'8% negli ultimi tre mesi, merita un target price di 91 franchi, che lascia spazio a un margine di rialzo del 14%, mentre il dividend yield è stimato 2,9% nel 2014 e 3,2% nel 2015.

3) STMicroelectronics. Parere positivo anche sulla società tecnologica francese, che capitalizza 8,5 miliardi di euro. Le stime per quest'anno indicano un aumento dei ricavi del 5,6% dopo il calo del 2013, a fronte di un margine reddituale netto (ebit) che dovrebbe toccare il 10% a metà 2015, con i risultati trimestrali che hanno rafforzato la fiducia degli investitori. Il target price indicato dagli analisti a quota 11 euro corrisponde a un upside del 13,3%, mentre il rendimento della cedola è 4,2% nel 2014 e 4,6% nel 2015. Negli ultimi tre mesi ha messo a segno una performance del 14%.

4) Vivendi. Nonostante l'annuncio di risultati trimestrali inferiori alle attese, con il reddito operativo lordo (ebita) che è sceso dell'11%, gli analisti ritengono che alle quotazioni attuali il gigante francese dei media, che capitalizza 25,4 miliardi di euro, meriti il rating buy, perché le potenzialità di rialzo (del 20% circa rispetto al prezzo obiettivo di 23 euro) siano superiori ai rischi di ulteriore ribasso. Il titolo, che ha perso quasi l'8% negli ultimi tre mesi, ha anche basso rendimento della cedola (intorno all'1,5% nel 2014 e 2015).

5) Aviva. Prezzo obiettivo 580 pence, contro una quotazione recente di 531 (+9%) per il gruppo assicurativo inglese (16,3 miliardi di sterline di capitalizzazione), che ha un dividend yield 2014 del 3%, in aumento al 3,9% nel 2015. La trimestrale ha dimostrato la capacità del management di realizzare solidi risultati, nonostante i cambiamenti nella regolamentazione del sistema pensionistico in Gran Bretagna. A trainare il titolo al rialzo saranno i tagli dei costi superiori alle attese e i continui progressi sul fronte operativo.

I titoli da evitare:

1) Generali. Rating sell per il Leone di Trieste, che è correttamente valutato secondo gli analisti 14 euro per azione. Sebbene il piano di ristrutturazione portato avanti dal nuovo management sia ambizioso e abbia in prospettiva un impatto positivo sulla performance, l'azione tratta a premio rispetto al settore (con un p/e 2014 di 13 contro 10,5 della media) e gli utili sono soggetti a forti pressioni al ribasso, a causa della competizione più agguerrita nel segmento auto e della progressiva riduzione degli spread nel ramo vita, soprattutto in Germania ed Italia. Il titolo, che capitalizza 25,7 miliardi di euro, è salito dell'11% negli ultimi 12 mesi.

2) Merck Kgaa. Le possibilità di ribasso sono maggiori alle chance di crescita per il gruppo farmaceutico tedesco, che capitalizza 26,8 miliardi di euro. In passato ha beneficiato dei cambiamenti apportati fra il 2012 e il 2013, ma ci sono pericoli che gravano nel breve termine (impatto valutario negativo) e questioni di lungo termine come la crescita di Erbitux e Rebif a causa del probabile aumento della pressione competitiva. Il target price è 122 euro, mentre il dividend yield 2014 è stimato 1,7%.

3) Kbc. Molte incognite gravano sul futuro delle banca belga (18,7 miliardi di euro di capitalizzazione), che ha annunciato risultati trimestrali in linea con le attese. I fondamentali sono solidi ma il titolo tratta con multipli troppo elevati, visto che viene scambiato 1,6 volte il tbv (total book value) 2014, un livello che è raggiunto solo dagli istituti svedesi. La valutazione eccessiva lascia quindi il titolo esposto a pericoli di ribasso, conseguenti a qualsiasi notizia sfavorevole. Il prezzo obiettivo è 46 euro.

4) Bouygues. Giudizio negativo (sell) per l'operatore di tlc francese, che è correttamente valutato secondo gli analisti 21 euro per azione poiché la trimestrale ha dimostrato che i risultati risentono di forti pressioni e c'è scarsa visibilità sulla futura strategia. Il management ha dichiarato che un nuovo piano di riduzione dei costi sarà implementato per il 2014-2016 e che diverse opzioni m&a sono sul tavolo. Il titolo, che capitalizza 10,5 miliardi di euro, è salito del 54% negli ultimi 12 mesi.

5) Oao Mechel. Rating sell per il gruppo minerario russo, che sta incontrando crescenti difficoltà sia sul fronte interno che su quello estero. Il target price è 2 dollari, ma potrebbe essere corretto ulteriormente all'ingiù. Il titolo, che capitalizza 970 milioni di dollari, ha lasciato sul terreno il 45% del suo valore nell'ultimo anno. Le possibilità (scarse) di recupero della quotazione sono legate alla ripresa dei prezzi del carbone, a nuovi tagli dei costi, alla cessione di asset non strategici e al deprezzamento del rublo.


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Giappone: produzione industriale marzo rivista da +0,3% a +0,7% m/m

Written By Unknown on Jumat, 16 Mei 2014 | 15.12

Giappone: produzione industriale marzo rivista da +0,3% a +0,7% m/m - Milano Finanza

Industria

Giappone: produzione industriale marzo rivista da +0,3% a +0,7% m/m




La produzione industriale del Giappone di marzo è stata rivista da +0,3% a +0,7% mese su mese nella lettura definitiva. Lo ha reso noto il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria giapponese.




 
 



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Timido rimbalzo del Ftse Mib, Bper in evidenza

Piazza Affari cerca di recuperare terreno dopo la pesante caduta di ieri. L'indice Ftse Mib sale dello 0,18% a 20.456 punti. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi, dopo aver terminato ieri la sua corsa al rialzo a quota 180 punti base, oggi cala leggermente a 178 punti con un tasso del decennale, tornato sopra il 3%, che si attesta al 3,11%. L'impennata è sempre legata al dato sul pil italiano che nel primo trimestre è tornato a scendere dello 0,1%. Il differenziale Bonos/Bund segna invece 171 punti per un rendimento del 3,03%.

Sul listino milanese non tutte le banche, ieri duramente colpite dalle vendite, reagiscono: Intesa Sanpaolo scende dell'1% a 2,178 euro e Unicredit dello 0,77% a 5,78 euro, meglio Mps in crescita dello 0,46% a 21,98 euro e soprattutto la Banca popolare dell'Emilia Romagna che si apprezza dello 0,88% a 6,90 euro dopo che ieri sera a mercato chiuso l'agenzia internazionale Standars & Poor's ha posto sotto osservazione per un possibile upgrade il rating long-term, BB-, in seguito all'annuncio della banca di volere procedere a un'operazione di rafforzamento patrimoniale fino a un massimo di 750 milioni di euro.

Al contempo, Standars &Poor's ha confermato il rating short-term di Bper a B. L'azione di CreditWatch riflette la possibilità che l'agenzia di rating possa rivedere al rialzo il rating  se l'operazione di aumento di capitale si concluderà con successo nei termini proposti, consentendo alla banca di migliorare la propria dotazione patrimoniale al di sopra della soglia incorporata nell'attuale livello di rating e di essere in grado di mantenerla nel corso del tempo.

Standars & Poor's prenderà una decisione in merito al rating solo quando saranno noti i dettagli sull'esecuzione e le condizioni dell'operazione di rafforzamento patrimoniale e del probabile impatto che esso avrà sulla capacità della banca di operare in modo sostenibile con un livello di capitale maggiore rispetto a quello che l'agenzia attualmente incorpora nei propri livelli di rating.


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Giappone, fiducia consumatori aprile ancora in calo

Written By Unknown on Kamis, 15 Mei 2014 | 15.12

Giappone, fiducia consumatori aprile ancora in calo - Milano Finanza

Analisi

Giappone, fiducia consumatori aprile ancora in calo




Scende ancora ad aprile la fiducia dei consumatori giapponese. Il dato, comunicato dall'Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, si è attestato a 37 punti dai 37,5 punti del mese precedente. L'indice resta così al di sotto dei 50 punti, evidenziando un clima ancora negativo. Il dato è anche sotto le attese degli analisti che si attendevano un piccolo recupero a 37,2 punti.




 
 



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Carburanti: prezzi stabili per benzina e diesel, in rialzo solo no logo

Prezzi dei carburanti stabili nonostante l'ulteriore rincaro dei mercati, anche se è però assai probabile un fine settimana di rialzi, che potrebbe essere scongiurato solo da un cambio di rotta delle quotazioni internazionali. Prezzi praticati dunque anch'essi stabili sul territorio, con variazioni per alcune petrolifere in base al pricing locale. Salgono invece le no logo

Nel dettaglio, le medie nazionali "servite" della benzina e del diesel sono adesso a 1,805 e 1,708 euro/litro (Gpl a 0,721). Le "punte" in alcune aree sono per la "verde" fino a 1,860 euro/litro, il diesel a 1,751 e il Gpl a 0,742. La situazione a livello Paese (sempre in modalità "servito") vede il prezzo medio praticato della benzina che va oggi dall'1,788 euro/litro di Eni all'1,805 di Tamoil (no-logo a 1,670). Per il diesel si passa dall'1,696 euro/litro di Eni all'1,708 di Q8 (no-logo a 1,571). Il Gpl, infine, è tra 0,706 euro/litro di Eni e 0,721 di Esso (no-logo a 0,685)

Prezzi medi praticati con servizio (Euro/litro) del 15/05 Benzina Diesel Gpl Eni 1,788 1,696 0,706 Total/Erg 1,791 1,699 0,719 Esso 1,791 1,698 0,721 IP 1,795 1,705 0,720 Q8 1,799 1,708 0,715 Shell 1,803 1,703 0,715 Tamoil 1,805 1,706 0,719 No logo 1,670 1,571 0,685


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Piazza Affari poco mossa, Fiat debole

Written By Unknown on Rabu, 14 Mei 2014 | 15.11

Le borse europee sono stabili in apertura oggi. Alcuni trader ritengono che il rally degli ultimi due mesi, che ha visto l'FTSEurofirst 300 salire di circa il 7% dai minimi di marzo, possa perdere energia, con gli investitori che cercano opportunità per capitalizzare.

Lo spread, che ieri ha terminato la seduta a 152 punti base, riparte da 153 punti mentre il tasso decennale italiano si conferma sotto quota 3% al 2,95%. Sarà presumibilmente lanciato in giornata, via sindacato, il nuovo Btp a 15 anni (scadenza marzo 2030) annunciato ieri dal Tesoro.

La prima indicazione di rendimento per il nuovo titolo è in area 14 punti base sopra quello del vecchio 15 anni settembre 2028, ovvero attorno al 3,66% ai prezzi di mercato di ieri in chiusura. Gli esperti ipotizzano un importo di 5 miliardi di euro o anche qualcosa di più.

A Piazza Affari l'indice Ftse Mib sale ma solo dello 0,12% a 21.281 punti. Premiata Ubi Banca (+2,19% a 6,52 euro) il cui utile netto trimestrale si è più che raddoppiato rispetto al primo trimestre del 2013 a 58 milioni di euro. Gli analisti si aspettavano mediamente 51 milioni di euro. Mentre il Banco Popolare (-1,77% a 12,77 euro) ha chiuso il primo trimestre con una perdita di 19 milioni, a fronte dell'utile pari a 92 milioni registrato nello stesso periodo del 2013.

Inoltre sono aumentate le rettifiche su crediti, pari a 328 milioni contro i 228,8 milioni del primo trimestre 2013. Bpm sale ancora dello 0,82% a 0,615 euro con BlackRock che ha in portafoglio il 5,149% del capitale della banca, invece Intesa Sanpaolo (-0,68% a 2,33 euro) risente della notizia che Francesco Micheli si è dimesso dalla carica di consigliere di gestione.

Tra gli industriali Fiat segna un -0,14% a 7,24 euro dopo che l'ad, Sergio Marchionne, ha detto che il gruppo nel 2018 a fine piano sarà molto più forte di ora, anche se dovesse mancare gli obiettivi indicati di un 10%. "I target sono target. Ma anche se li manchiamo di un 10%, rispetto a dove siamo oggi, è come il nano e il Jolly Green Giant", ha detto Marchionne all'inaugurazione di un nuovo impianto a Tipton, nell'Indiana.

Il Green Giant, menzionato da Marchionne, è l'enorme personaggio animato che pubblicizza una marca di verdura surgelata in lattina, prodotta da General Mills. La scorsa settimana il titolo Fiat ha perso più del 10% dopo l'annuncio del piano industriale considerato dagli analisti troppo ambizioso.

Fresca di conti Mediaset crolla del 5,23% a quota 3,51 euro. La società di Cologno Monzese ha chiuso in rosso il primo trimestre con una perdita di 12,5 milioni a fronte dell'utile pari a 9,3 milioni di un anno prima e si prepara a un secondo trimestre ancora difficile in termini di raccolta pubblicitaria. Resta intanto aperta a ogni possibilità sulla pay Tv spagnola Digital Plus, per la quale è pronta, come azionista, a sostenere le scelte della controllata Mediaset Espana.

Meglio Ferragamo (+2,63% a 23,40 euro) che ha archiviato il primo trimestre con un utile netto di pertinenza del gruppo pari a 26 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto allo stesso periodo 2013, su ricavi in aumento del 6% a 299 milioni, e Campari (+0,25% a 5,98 euro) che ha chiuso i primi tre mesi dell'esercizio, un trimestre stagionalmente poco importante, con un utile lordo in contrazione del 47,4% a 20,7 milioni di euro, un risultato inferiore al consenso degli analisti, che ha risentito di un effetto cambio sfavorevole.

Attenzione infine ad A2A (+0,06% a 0,856 euro) perché sono ore decisive per la scelta della nuova squadra che guiderà il gruppo post passaggio dal sistema duale a quello tradizionale. Fonti politiche bresciane e milanesi hanno parlato di una situazione di stallo: Brescia spinge per conferire all'attuale direttore generale, Renato Ravanelli, l'incarico di nuovo ad della superutility lombarda, mentre Milano vuole un ricambio e punterebbe su Stefano Cao, ex direttore generale E&P di Eni, già all'interno del consiglio di gestione della superutility lombarda.


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Banco Popolare, il rischio principale rimangono i crediti deteriorati

Seduta pesante a Piazza Affari per il Banco Popolare che ha chiuso il primo trimestre con una perdita di 19 milioni, a fronte dell'utile di 92 milioni registrato nello stesso periodo del 2013 e delle aspettative del consenso di un utile netto di 15 milioni. "Ciò è dovuto principalmente al più basso net interest income e ai più elevati accantonamenti per perdite su crediti nonostante la forte pulizia di bilancio attuata nel quarto trimestre 2013", hanno spiegato stamani gli analisti di Citigroup (rating neutral confermto).

Nel trimestre hanno continuato a pesare i "concordati in continuità" che hanno richiesto 74 milioni di euro di accantonamenti (380 milioni nel 2013). Il risultato "normalizzato" è positivo per 14 milioni. Inoltre, nonostante i mega accantonamenti (un miliardo di euro), sono risultate in deciso e inaspettato aumento le rettifiche su crediti, pari a 328 milioni, contro i 228,8 milioni del primo trimestre 2013. La copertura sui crediti deteriorati è scesa al 26,5% dal 26,9% a causa dell'ingresso di nuovi crediti deteriorati e oggi il totale dei crediti deteriorati netti è pari al 16,9% del totale dei crediti netti.

"Lo stock dei crediti non performanti rimane superiore alla media del sistema, pari all'11%, e il mercato si attende notizie su eventuali cessioni di crediti in sofferenza, anche alla luce della prossima asset quality review della Bce", hanno sottolineato ancora gli analisti di Citigroup. Quanto ai proventi operativi sono scesi dell'1,3%, con un margine di interesse a 372,5 milioni (-8%) e commissioni nette a 371,7 milioni (+1,8%).

"La parte positiva dei risultati sono state le alte entrate da commissioni e lo sviluppo futuro dei costi", hanno precisato gli analisti di Citigroup che hanno tagliato le stime di eps 2014-2016 rispettivamente da 0,78 a 0,53 euro, da 0,83 a 0,75 euro e da 1,12 a 1,06 euro per azione, includendo anche l'effetto diluitivo derivante dal deal con il Creberg.

Anche gli analisti di Kepler Cheuvreux (reduce e target price a 9,40 euro) hanno abbssato le stime di utile netto 2014 da 114 milioni a una perdita netta di 40 milioni su ricavi in calo del 2,6% e accantonamenti in rialzo del 20% (151bps il costo del rischio), stime parzialmente addolcite dall'impatto delle fusioni con Creberg e Italease.

Invece le stime 2015-2016 di utile netto sono state tagliate del 5% (393 milioni nel 2016, ben al di sotto dell'obiettivo di 609 milioni), su ricavi in calo del 2,2%. Previsioni anche in questo caso addolcite da minori costi (-1,4%) e dalle minorities (-70%) derivanti dalla fusione con Creberg.

Un analista di una sim milanese ha addirittura tagliato le stime di utile 2014 del 72% e quelle dell'utile 2015 del 23% a causa dei maggiori accantonamenti. "Ci aspettiamo una reazione negativa del mercato ai risultati", ha detto l'analista, "e confermiamo la raccomandazione neutral sul titolo" che al momento perde il 2,08% a 12,73 euro in borsa.

Il Banco Popolare ha completato  l'aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro e il Core Tier 1 Basilea3 fully loaded è pari all'11,2%. "La redditività complessiva della banca rimane bassa, ma è esposta al potenziale recupero dell'economia italiana. Il rischio principale rimane la qualità dell'attivo dato l'alto livello di crediti deteriorati", hanno concluso gli analisti di Citigroup.

Solo Hsbc si discosta.


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Telecom, il debito è visto a 27,387 miliardi

Written By Unknown on Senin, 12 Mei 2014 | 15.12

Il titolo Telecom Italia è ingessato a Piazza affari in attesa del cda sui conti del primo trimestre 2014. L'azione al momento scambia di poco sotto la parità a quota 0,935 euro (-0,32%). Il consenso degli analisti si aspetta per i primi tre mesi dell'anno ricavi totali a 5,234 miliardi di euro, in calo dai 5,889 miliardi dello stesso periodo del 2013, un ebitda a 2,206 miliardi, anch'esso in flessione rispetto a 2,402 miliardi, e un debito netto a 27,387 miliardi, in miglioramento rispetto ai 28,767 miliardi del primo trimestre 2013 ma in rialzo rispetto ai 26,8 miliardi di fine 2013.

Gli analisti di Mediobanca Securities (si ricorda che Mediobanca è uno dei principali azionisti di Telco, la holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia) si aspettano che i ricavi domestici di Telecom Italia confermino il trend registrato nell'ultimo trimestre del 2013 e quindi calino dell'8% a 3,7 miliardi di euro dai 4,024 miliardi del primo trimestre 2013. Il business della telefonia fissa dovrebbe confermare un lieve miglioramento (-7,3% a 2,749 miliardi) così come i ricavi da servizi.

Dato il debole andamento delle vendite di telefoni cellulari, i ricavi wireless dovrebbero calare del 13,6% nel trimestre a 1,191 miliardi di euro. La controllata Tim Brasil ha già presentato i suoi risultati trimestrali, confermando un trend piatto delle vendite in valuta locale. Nel complesso, gli analisti di Mediobanca Securities si attendono un ebitda organico di gruppo pari a 2,21 miliardi, vale a dire in flessione dell'8% su base annua rispetto ai 2,402 miliardi registrati nel primo trimestre 2013.

Nel periodo Telecom Italia, sempre secondo gli esperti della banca d'affari, dovrebbe aver continuato a spingere gli investimenti nella rete di nuova generazione. Questo, accoppiato con la stagionalità del business, dovrebbe portare a un debito netto pari a 27,4 miliardi rispetto ai 26,8 miliardi di fine 2013. La società dovrebbe anche fornire qualche aggiornamento sull'andamento del business fisso e mobile e, a detta degli analisti di Mediobanca, dovrebbe ulteriormente migliorare le cifre.

La riduzione del debito del gruppo resta l'obiettivo principale e quindi gli esperti non escludono che il management possa dare qualche indicazione sulla cessione delle torri sia in Italia sia in Brasile dopo la conclusione del deal sulle frequenze televisive con il gruppo L'Espresso. D'altra parte gli analisti di Mediobanca continuano a vedere il consolidamento sia in Brasile sia sul mercato italiano come il driver dell'equity story 2014 di Telecom Italia.

Lo stesso azionista spagnolo di Telecom Italia, Telefonica, continua a sostenere i vantaggi del consolidamento in Brasile. I top manager di Tim Brasil e di Telefonica hanno affermato che il mercato brasiliano è sempre più competitivo. L'asta per le frequenze dovrebbe tenersi ad agosto, perlomeno nelle intenzioni del governo brasiliano, tuttavia rimane ancora una certa incertezza sulla tempistica.

Intanto Tim Brasil ha iniziato il processo per lo scorporo delle torri di trasmissione. Infine, in attesa dello scioglimento di Telco, Telefonica ha confermato che resterà nel capitale con la quota attuale. Uno scioglimento di Telco, la finanziaria di controllo di Telecom Italia di cui Telefonica è primo socio, faciliterebbe probabilmente il dialogo tra l'operatore telefonico spagnolo e l'Antitrust del Brasile.


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EXPO 2015, Renzi chiama Cantone "per rimettere a posto le cose"

Un magistrato per "rimettere a posto le cose" a Milano, che rischia di rivivere gli anni bui di Tangentopoli. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi tenta di arginare lo tsunami generatosi dall'inchiesta giudiziaria sull'Expo del 2015 con Raffaele Cantone. Per ora non c'è nessuna comunicazione ufficiale, ma sembra che il Premier abbia chiesto all'attuale numero uno dell'Autorità Nazionale anticorruzione di seguire i lavori per l'organizzazione dell'Expo 2015 che si terrà a Milano. A Cantone e ai tecnici dell'Expo attualmente in servizio saranno affiancati anche un pool di avvocati, magistrati contabili ed esperti di contratti d'acquisto.

"L'Italia è molto più grande delle nostre paure, è molto più bella delle nostre preoccupazioni", ha detto ieri Renzi in occasione della cerimonia di consegna di una nuova nave da crociera di Fincantieri, aggiungendo: "quando ci sono grandi interventi, grandi iniziative, se ci sono delle vicende che non vanno bene, se ci sono problemi con la giustizia, si devono fermare i responsabili e non le grandi opere". Chi è Raffaele Cantone? Nato a Napoli nel 1963, in magistratura dal 1991, si è sempre occupato di lotta alla camorra. Il 27 marzo di quest'anno è stato nominato da Renzi Presidente dell'Autorità Nazionale anticorruzione. Scrittore di successo, nonostante i numerosi "inviti" ha sempre rifiutato l'ingresso nella vita politica.


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Azioni, chi può crescere oltre il 15%

Written By Unknown on Minggu, 11 Mei 2014 | 15.11

Dopo le trimestrali gli analisti stanno riconsiderando rating e prezzi obiettivo delle società europee. Ecco sette titoli che secondo gli analisti di Societe Generale hanno un potenziale di rialzo rispetto al target price a doppia cifra.

1) Gtech. Giudizio positivo per il player italiano del settore delle scommesse, che ha un margine di crescita del 38% rispetto a un target price di 29 euro, mentre il dividendo a 12 mesi è stimato 0,75 euro. Il titolo, che ha negli ultimi tre mesi è sceso dell'8,3%, viene scambiato a sconto rispetto ai competitor.

2Repsol. Rating buy per il gruppo petrolifero spagnolo. Il titolo, che è salito sul listino di Madrid del 9,7% negli ultimi tre mesi, più della media settoriale, merita un target price di 23 euro, che lascia spazio a un margine di rialzo del 18,5%. Il dividendo a 12 mesi è 0,97 euro.

3) Dia. Anche sul retailer spagnolo del food il parere è positivo, con prezzo obiettivo 8 euro (+24% dai prezzi recenti) poiché la cessione delle attività in Francia dovrebbe migliorare la visibilità e rafforzare lo stato patrimoniale. Il dividendo stimato a 12 mesi è 0,16 euro. La performance a tre mesi del 5,6%.

4) Pirelli. Dopo l'annuncio della trimestrale gli esperti della banca d'affari francese hanno  indicato un prezzo obiettivo di 13,8 euro, che è del 16% superiore alle quotazioni attuali, mentre il dividendo a 12 mesi è 0,32 euro. Negli ultimi tre mesi la performance del titolo a Piazza Affari è leggermente negativa. Il dividend yield 2014 è intorno al 3%.

5) Corio. Rating buy per il gruppo olandese che opera nel settore real estate, con target price 42 euro contro una quotazione recente di 35,4 euro (+18,6%). Negli ultimi tre mesi il titolo è salito dell'11,7%, più della media di settore. Attraente anche il dividend yield del 6%.

6) Barclays. Prezzo obiettivo 320 pence, contro una quotazione attuale di 262,5 (+21,9%) per il gruppo finanziario inglese, che ha un dividend yield stimato per il 2014 del 3,8%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha perso sul listino di Londra il 3,4% e negli ultimi 12 il 15%.

7) Dnb. La banca commerciale norvegese merita un prezzo obiettivo di 125 corone, che implica un potenziale di rialzo del 19,6%. Il titolo è sceso del 4,3% negli ultimi tre mesi mentre ha guadagnato l'8,2% negli ultimi 12. Il dividend yield 2014 è intorno al 3%.


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Ubi, ok dei soci alla nuova governance

L'assemblea di Ubi Banca ha approvato a larga maggioranza il nuovo statuto. L'appuntamento era molto atteso, soprattutto per la grande attenzione che negli ultimi mesi è stata dedicata al mondo delle popolari e per il dibattito che si era aperto sulla nuova governance di Ubi.

Questa mattina alla Fiera di Brescia erano rappresentati 6.980 soci, pari al 26,47% del capitale sociale: 2.939 in proprio, 3.872 per delega e 169 in rappresentanza, un record per la banca lombarda e, in generale, per il mondo delle popolari. Hanno votato a favore dello statuto 6.870 soci, in rappresentanza del 26,43% del capitale, mentre i contrari sono stati 95 e gli astenuti 15.

Le voci critiche comunque non sono mancate, a partire dai cinque consiglieri della lista di minoranza eletti lo scorso anno. «D'ora in avanti sarà impossibile candidarsi senza alle avere alle spalle 20-30 milioni di euro di investimento in azioni, anche comprate a debito da imprenditori pericolanti per entrare nella stanza bottoni. Non sarà possibile partecipare per senso civico e spirito di servizio, cose di cui una banca popolare dovrebbe nutrirsi», ha incalzato il consigliere Andrea Resti. La nuova governance, ha invece spiegato il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio, rappresenta «una cornice entro la quale tutti i soci, gli amministratori e i dipendenti possono muoversi per favorire lo sviluppo competitivo della banca» e «un'apertura verso quella parte di soci che portano quel capitale necessario per affrontare le sfide in una fase in cui ci viene chiesto un rafforzamento del patrimonio», ha concluso Moltrasio. 

Ma vediamo più nel dettaglio le modifiche approvate. Oggi per presentare una lista in assemblea sono necessarie le firme di 500 soci o il possesso di almeno lo 0,5% del capitale (circa 20 milioni agli attuali valori di borsa). La riforma renderà indispensabili entrambi i requisiti, con l'obiettivo di sbarrare la strada a formazioni con una rappresentanza marginale in termini di capitale. Ubi ha ottenuto inoltre la riduzione da 23 a 17 dei componenti del consiglio di sorveglianza e da 11 a 9 di quelli di gestione, al cui interno sarà garantita la presenza di dirigenti apicali della banca. Ci sono stati infine un rafforzamento dei requisiti di professionalità per i membri del consiglio di sorveglianza e l'introduzione di limiti di età per l'assunzione delle cariche. (riproduzione riservata)


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Fiat, chi si fida di Sergio?

Written By Unknown on Sabtu, 10 Mei 2014 | 15.11

La tre giorni nordamericana del Lingotto, che tra il 6 e l'8 maggio ha presentato sia il nuovo piano industriale di Fiat Chrysler che quello di Cnh Industrial, ha lasciato la comunità politico-finanziaria con il classico dubbio: Sergio Marchionne e i suoi obiettivi, giudicati da tutti ambiziosi e impegnativi, meritano o no la fiducia della comunità politico-finanziaria.

Sotto i riflettori è stato messo soprattutto il nuovo piano industriale della casa auto che prevede 55 miliardi di investimento complessivi per raggiungere l'obiettivo di vendere 7 milioni di auto nel 2018. Un'operazione che dovrebbe essere realizzata scommettendo forte sul rilancio dei marchi Alfa Romeo e Maserati e su una crescita esponenziale delle vendite Jeep.
 
Un primo giudizio sommario in questo senso è arrivato dalla borsa che nei giorni seguenti il piano ha affossato il titolo Fiat Spa dell' 11,1% nelle tre sedute tra mercoledì 7 maggio e venerdì 9. Ma, come ha spiegato lo stesso manager italo-canadese, questo crollo, ovviamente non auspicato, era ipotizzabile. «Il titolo aveva corso molto nel 2014 (+46,5% nei quattro mesi dal 1 gennaio a venerdì 2 maggio, ndr). Quindi era naturale che qualcuno vendesse. Inoltre il nuovo piano è aggressivo quindi è normale che una categoria di investitori disinvesta», ha spiegato Marchionne nella notte italiana tra giovedì 8 e venerdì 9 maggio.

Il nodo, infatti, non sta tanto nella reazione di borsa nel breve termine; quanto nella possibilità concreta che gli obiettivi contenuti nel piano siano centrati sul lungo periodo. Non a caso non appena è stato reso noto il piano a Detroit, la parola d'ordine che circolava tra analisti e osservatori era «execution» ovvero ci si chiedeva se Marchionne sarà capace di tradurre obiettivi così ambiziosi nella pratica.

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Azioni, chi può crescere oltre il 15%

Dopo le trimestrali gli analisti stanno riconsiderando rating e prezzi obiettivo delle società europee. Ecco sette titoli che secondo gli analisti di Societe Generale hanno un potenziale di rialzo rispetto al target price a doppia cifra.

1) Gtech. Giudizio positivo per il player italiano del settore delle scommesse, che ha un margine di crescita del 38% rispetto a un target price di 29 euro, mentre il dividendo a 12 mesi è stimato 0,75 euro. Il titolo, che ha negli ultimi tre mesi è sceso dell'8,3%, viene scambiato a sconto rispetto ai competitor.

2Repsol. Rating buy per il gruppo petrolifero spagnolo. Il titolo, che è salito sul listino di Madrid del 9,7% negli ultimi tre mesi, più della media settoriale, merita un target price di 23 euro, che lascia spazio a un margine di rialzo del 18,5%. Il dividendo a 12 mesi è 0,97 euro.

3) Dia. Anche sul retailer spagnolo del food il parere è positivo, con prezzo obiettivo 8 euro (+24% dai prezzi recenti) poiché la cessione delle attività in Francia dovrebbe migliorare la visibilità e rafforzare lo stato patrimoniale. Il dividendo stimato a 12 mesi è 0,16 euro. La performance a tre mesi del 5,6%.

4) Pirelli. Dopo l'annuncio della trimestrale gli esperti della banca d'affari francese hanno  indicato un prezzo obiettivo di 13,8 euro, che è del 16% superiore alle quotazioni attuali, mentre il dividendo a 12 mesi è 0,32 euro. Negli ultimi tre mesi la performance del titolo a Piazza Affari è leggermente negativa. Il dividend yield 2014 è intorno al 3%.

5) Corio. Rating buy per il gruppo olandese che opera nel settore real estate, con target price 42 euro contro una quotazione recente di 35,4 euro (+18,6%). Negli ultimi tre mesi il titolo è salito dell'11,7%, più della media di settore. Attraente anche il dividend yield del 6%.

6) Barclays. Prezzo obiettivo 320 pence, contro una quotazione attuale di 262,5 (+21,9%) per il gruppo finanziario inglese, che ha un dividend yield stimato per il 2014 del 3,8%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha perso sul listino di Londra il 3,4% e negli ultimi 12 il 15%.

7) Dnb. La banca commerciale norvegese merita un prezzo obiettivo di 125 corone, che implica un potenziale di rialzo del 19,6%. Il titolo è sceso del 4,3% negli ultimi tre mesi mentre ha guadagnato l'8,2% negli ultimi 12. Il dividend yield 2014 è intorno al 3%.


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Il Ftse Mib prende fiato, Prysmian sotto pressione

Written By Unknown on Jumat, 09 Mei 2014 | 15.12

Le borse europee prendono fiato dopo i rialzi di ieri con la Bce che ha preannunciato possibili mosse per stimolare l'economia alla prossima riunione di giugno. Stamane Standard & Poor's ha migliorato da negativo a stabile l'outlook sul rating sovrano del Portogallo, che rimane confermato al livello BB.

Così è in ulteriore discesa lo spread, con il differenziale tra i Btp e i Bund decennali che si è portato a 144 punti base rispetto ai 149 della chiusura di ieri. Il rendimento del Btp a 10 anni è sceso al 2,90%. Per gli esperti di Rbs l'Eurotower probabilmente interverrà sull'intero corridoio dei tassi. Nello specifico, il tasso sui depositi dovrebbe essere portato in negativo. Rbs mantiene il target sullo spread di Spagna e Italia a 100 punti base. L'obiettivo verrà raggiunto quando il rendimento dei titoli decennali scenderà al 2,5%.

A Piazza Affari l'indice Ftse Mib storna dello 0,15% a quota 21.696 punti. A spingere al ribasso l'indice delle blue chip sono soprattutto tre titoli di società che hanno pubblicato ieri i conti trimestrali: Cnh Industrial lascia sul terreno l'1,33% a 8,14 euro, Gtech l'1,47% a 21,39 euro e soprattutto Prysmian il 3,82% scivolando a quota 16,35 euro.

L'ex Pirelli cavi ha chiuso il primo trimestre con un ebitda adjusted di 78 milioni di euro (-31,7%) su ricavi per 1,579 miliardi di euro (+3,2%). L'utile netto adjusted è sceso del 69,2% a 12 milioni di euro. La società ha previsto per l'intero 2014 un ebitda adjusted compreso tra 530 e 580 milioni di euro quando il consenso si aspetta 630 milioni. L'indicazione è penalizzata dal ritardo nell'esecuzione del contratto Western Link in Gran Bretagna, dove sono nati problemi nella realizzazione di un cavo sottomarino.

Problemi che al momento Prysmian non ha ancora risolto, ma che hanno pesato per 37 milioni di euro nel primo trimestre e peseranno per 70 milioni nell'intero esercizio. "Quello annunciato da Prysmian è di fatto un profit warning sui risultati 2014. Le nostre stime di ebitda adjusted per l'intero anno erano collocate oltre i 640 milioni di euro. Anche i dati del primo trimestre sono risultati inferiori alle attese", ha avvertito stamani un analista di una sim milanese, citando, tra l'altro, le indiscrezioni di stampa circa un possibile interesse di Prysmian per Nexans, alla sola condizione che un'eventuale offerta sia considerata "amichevole" dal governo francese.

"Noi vediamo di difficile attuazione tale ipotesi. Tra l'altro ci sarebbero problemi di antitrust nel settore cavi sottomarini", ha aggiunto l'esperto della sim, confermando la visione cauta sul titolo (raccomandazione neutral). Mentre Bank of America Merrill Lynch ha ridotto il target price da 20 a 18,5 euro, confermando buy, e Natixis da 19 a 17 euro (rating neutral). Banca Imi ha invece messo in revisione rating (hold) e target price (a 19 euro).

Più severi JP Morgan, che ha tagliato il rating da overweight a neutral e il prezzo obiettivo da 20,5 a 18 euro, Mediobanca Securities, che ha abbassato la raccomandazione da outperform a neutral con un target price rivisto da 19,9 a 16,8 euro, Kepler Cheuvreux che ha portato il rating da buy a hold e il target price da 20,8 a 18,5 euro ed Equita che ha ridotto la raccomandazione sempre da buy a hold (il target price passa da 21,2 euro a 19 euro), azzerando, tra l'altro, il peso del titolo nel suo portafoglio raccomandato.

In particolare, Equita ha abbassato le stime di ebitda ed utile per azione rettificati 2014-2016 in media del 7%/12%, azzerando la profittabilità del contratto Western Link in Gran Bretagna. "Le problematiche nella produzione del cavo saranno oggetto di approfondimento nei prossimi mesi e data l'incertezza non si escludono perdite ulteriori". Nonostante l'impatto quantitativo "sia gestibile", gli esperti ritengono che "il problema emerso possa mettere in discussione almeno nel breve l'ottimo track record della società nell'esecuzione dei progetti", hanno spiegato gli analisti di Equita.

I prossimi mesi saranno cruciali al fine di valutare se l'azienda può risolvere rapidamente questo problema tecnico in Uk. Se non ci riuscirà, gli analisti di Mediobanca Securities vedono i seguenti potenziali costi aggiuntivi: il margine dell'intero progetto, da completare a metà 2016, intorno a 130 milioni di euro. Questo potrebbe avere un impatto anche nel 2015-2016.

Se il cavo già consegnato presenta dei difetti, la società potrebbe decidere di ricostruire 140 chilometri di cavi. Supponendo che il costo del cavo rappresenta circa un terzo dei costi totali variabili, gli analisti di Mediobanca quantificano un costo di circa 30 milioni di euro. Mentre il ritardo nell'esecuzione potrebbe portare a una sanzione. "Il 10% del valore totale del contratto è un proxy ragionevole, a nostro avviso", hanno precisato gli analisti di Mediobanca che hanno tagliato le stime di eps 2014-2015 del 27%, stime che adesso scontano tutti i potenziali costi aggiuntivi citati sopra.

L'ebitda rettificato di quest'anno ora è visto a 529 milioni di euro, vicino alla fascia bassa della nuova guidance. "Il rischio principale di downside che vediamo è che, dopo il test tecnico, la società possa riconoscere costi aggiuntivi che potrebbero superare i ricavi della commessa. Diversamente dai suoi principali concorrenti, abbiamo sempre considerato Prysmian un esecutore molto affidabile per la produzione di cavi sottomarini, purtroppo l'esecuzione di questo progetto problematico affievolisce il forte track record costruito dal gruppo negli ultimi anni". Da qui il downgrade di Mediobanca a neutral.


15.12 | 0 komentar | Read More
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