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Dollaro in ribasso in attesa di Fed e Bce

Written By Unknown on Senin, 29 April 2013 | 15.11

Di Marcello Bussi

Il dollaro è sceso durante gli scambi in Asia, perdendo terreno in scia al dato sul pil Usa del primo trimestre 2013, cresciuto del 2,5%, meno dell'atteso +3%, e in vista di una settimana densa di appuntamenti per il calendario macroeconomico.

L'euro/dollaro è a 1,3060 da 1,3029 di venerdì sera a New York, il dollaro/yen è a 97,61 da 98,09, mentre l'euro/yen è a 127,38.

Secondo Mitul Kotecha, head of global foreign-exchange strategy di Credit Agricole, "il valutario sarà piuttosto cauto in attesa degli eventi della settimana e se i rendimenti sui Treasury continueranno a scendere". L'euro sale lievemente sul biglietto verde in scia alla formazione del governo in Italia, come già anticipato dai trader la scorsa settimana, spiega Mike Jones, currency strategist di Bnz.

Tuttavia, "uno spostamento sotto quota 1,30 dollari è molto probabile se si considera la possibilità che ci sia un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce", continua Jones.

"Se gli investitori americani pensano che i dati macroeconomici stiano subendo un rallentamento e stiano entrando in una fase ribassista, ci potrebbe voler del tempo, forse alcuni mesi, prima che il cross dollaro/yen superi quota 100", conclude Charles St-Arnaud, currency strategist di Nomura Securities.

Il prezzo del petrolio è in calo sotto quota 93 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 38 cent a 92,62 dollari e quelli sul Brent cedono 51 cent a 102,65 dollari.



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Hsbc taglia le stime sull'oro 2013 e 2014

Di Ester Corvi

La banca d'affari Hsbc ha tagliato le sue previsioni sull'oro per il 2013 e il 2014. Gli analisti ritengono infatti che ci vorranno mesi prima di rinfrancare la fiducia degli investitori verso il metallo giallo, anche se nel breve termine si aspettano una stabilizzazione del prezzo, sostenuta dalla domanda di oro fisico, compresa quella del settore gioielleria, proveniente dall'Asia.

La stima sul prezzo 2013 è stato ridotta da 1700 a 1542 dollari l'oncia e quella del 2014 da 1720 a 1600 dollari. "I prezzi più bassi attraggono i compratori in India e in Cina, anche se si tratta di acquisti molto frammentati, che richiederanno mesi prima di tradursi in un incremento sensibile delle quotazioni" commentano in un rreport gli esperti di Hsbc. In calo anche le stime sull'altro metallo prezioso, l'argento, che è fortemente correlato ai prezzi dell'oro: da 33 a 26 dollari l'oncia nel 2013 e da 31 a 27 dollari nel 2014

Oro in rialzo dell'1,2% a quota 1.470,60 dollari l'oncia spinto dagli acquisti di oro fisico, mentre continuano i deflussi dagli Etf (Exchanfe traded fund) che hanno come sottostante i lingotti. Il tiro alla fune fra queste due componenti della domanda è, secondo gli esperti di Barclays, il fattore in grado di condizionare l'andamento delle quotazioni nel breve termine.

I maggiori acquisti d'oro stanno provenendo dalla Cina e dall'India, che sfruttando il calo del prezzo che 12 aprile ha bruscamente virato al ribasso, anche se dai grandi investitori istituzionali continuano ad arrivare segnali ribassisti. Gli analisti di Barclays individuano una prima resistenza a breve a quota 1.505 dollari l'oncia e una seconda a 1.521 dollari, con supporti 1.404 e 1.356 dollari l'oncia.



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Letta avvia consultazioni, Piazza Affari alla finestra

Written By Unknown on Kamis, 25 April 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Piazza Affari resta alla finestra in avvio di seduta (-0,03% a 16.559 punti l'indice Ftse Mib), mentre il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta, ha avviato a Montecitorio il suo giro di consultazioni per formare un nuovo governo di larghe intese, a due mesi esatti dalle elezioni di febbraio.

Letta ha spiegato di voler condurre le consultazioni nel minor tempo possibile. Entro sabato dovrebbe quindi essere pronta la lista dei ministri e il premier incaricato dovrebbe sciogliere la riserva. La prima delegazione a essere ricevuta stamani nella sala del Cavaliere è quella di Sel, con i capigruppo al Senato, Loredana De Petris, e alla Camera, Gennaro Migliore.

Alle 9.15 sarà la volta del gruppo Misto del Senato, alle 10 di quello alla Camera. Poi alle 10.20 Fdi; alle 10.50 minoranze linguistiche; alle 11.15 Grandi autonomie e libertà; alle 11.45 Scelta Civica; alle 13 Lega. Si riprenderà alle 16 con il Pdl; alle 17 con il Pd; per finire alle 18 con il M5S.

Per il ministero dell'Economia, scrive oggi MF, in pole position sembra essere Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia e presidente dell'Ivass, ma molto gettonato è anche Giuliano Amato. In tandem come possibili viceministri vanno Piero Giarda o Enrico Giovannini, presidente dell'Istat, che alcuni vedrebbero anche allo Sviluppo economico al posto di Corrado Passera, che fino a prima sembrava confermato e che ora è insidiato da Filippo Bubbico (Pd) uno dei saggi nominati dal Quirinale.

Sempre per l'Economia ci sono gli outsider Salvatore Rossi, vicedirettore generale di Via Nazionale e Pier Carlo Padoan, capo economista dell'Ocse. Vicino al bis ci sarebbe Enzo Moavero Milanesi, titolare dei rapporti comunitari e stratega della partita con Bruxelles sui debiti della pubblica amministrazione (in corsa anche Emma Bonino) mentre agli Interni potrebbe restare Anna Maria Cancellieri o anche essere sostituita direttamente da Mario Monti, laddove il professore non riuscisse a raggiungere la Farnesina.

In attesa di una rosa più ristretta di nomi, lo spread tra Btp decennale e Bund equivalente è poco sotto i livelli della chiusura di ieri a quota 275 punti. Il rendimento è al 4%, livello bucato al ribasso nella seduta di martedì per la prima volta da due anni e mezzo. Il differenziale tra Bonos spagnoli e Bund è a 304 punti con un tasso del 4,29%.

Dopo la festività del 25 aprile la tornata d'aste di fine mese riprende domani con il collocamento di 8 miliardi di Bot a 6 mesi (e le riaperture di Ctz e Btpei), proseguendo lunedì 29 con 4-6 miliardi di Btp a 5 e 10 anni. Comunque per la giornata di oggi gli esperti di Unicredit prevedono una seduta all'insegna della cautela per il mercato obbligazionario Ue e Usa con gli investitori in attesa dei dati macro americani importanti sul pil domani.

A frenare il listino milanese sono soprattutto titoli come Eni (-1,60% a 17,84 euro), in scia ai risultati del primo trimestre 2013 inferiori alle stime del consenso a causa del calo della produzione di idrocarburi e del peggioramento delle condizioni di mercato nel gas, e Finmeccanica (-0,71% a 3,94 euro) nonostante le indiscrezioni secondo cui Doosan sarebbe in trattativa esclusiva fino a metà maggio per Ansaldo Energia. La valutazione di base sarebbe di 1,3 miliardi di euro con la Cassa depositi e prestiti che potrebbe acquistare una quota compresa tra il 10% e il 20% del 55% in mano a Finmeccanica.



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Unipol, con riapprovazione progetti di bilancio utile 2012 +28 milioni

Di Francesca Gerosa

Unipol, Premafin, FonSai e Milano Assicurazioni, le quattro società destinate a fondersi in UniSai, hanno riapprovato i progetti di bilancio 2012 tenendo conto della richiesta della Consob di riesporre i risultati dell'esercizio 2011 così da correggere alcuni errori contabili rilevati dalla Commissione di borsa.

La riapprovazione ha avuto effetti materiali solo per i conti di Unipol, facendo aumentare l'utile consolidato 2012 di 28 milioni a 469 milioni e i ricavi di 43 milioni su un totale di 14.614 milioni (lo 0,29%). Alla compagnia bolognese la Consob ha contestato la mancata adozione della correzione della classificazione e valutazione dei titoli strutturati adottata nel bilancio consolidato 2012.

Nel riesporre i dati Unipol ha sottolineato la sua "non condivisione" per i rilievi e ha evidenziato gli impatti trascurabili sui conti, con una correzione di 7 milioni su un attivo di 39,57 miliardi. Per quanto riguarda FonSai, Milano Assicurazioni e Premafin le contestazioni della Consob hanno riguardato la drastica rivalutazione della riserva sinistri fatta nel 2011, secondo la Commissione per 517 milioni imputabile a esercizi precedenti, con l'effetto di ridurre di 339 milioni il rosso del 2011.

La rielaborazione dei dati 2011, ha rilevato FonSai, non ha avuto alcun impatto sui dati patrimoniali ed economici dell'esercizio 2012, che risultano pertanto invariati rispetto a quelli approvati in data 20 marzo 2013. A Piazza Affari Unipol sale dello 0,77% a 2,604 euro e sono ben intonate anche FonSai (+0,86% a 1,524 euro), da poco entrata nel Ftse Mib, e Milano Assicurazioni (+0,45% a 0,4695 euro). Stona solo Premafin (-1,52% a 0,1812 euro).



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Daimler lancia l'allarme utili per il 2013

Written By Unknown on Rabu, 24 April 2013 | 15.11

Di Luigi Gorla

Il gruppo automobilistico tedesco Daimler ha tagliato le stime sugli utili del 2013 dopo che i profitti del primo trimestre si sono più che dimezzati a causa dell'indebolimento del mercato europeo dell'auto. La casa di Stoccarda si aspetta che il risultato operativo per l'anno in corso si attesti sotto gli 8,125 miliardi di euro raggiunti nel 2012, un livello che inizialmente il vertice di Daimler pensava di poter replicare.

Nel primo trimestre il risultato operativo si è contratto a 917 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 2,1 miliardi di euro dello stesso periodo dell'anno scorso. Il risultato è inferiore anche alle attese degli analisti che si aspettavano un ebit di circa 930 milioni. L'utile netto si è contratto del 60% a 564 milioni.

Il profit warning era comunque atteso dal mercato visto che già lo scorso 10 aprile, in occasione dell'assemblea degli azionisti, il presidente del gruppo, Dieter Zetsche, aveva messo le mani avanti. ''Nei prossimi mesi", aveva sottolineato Zetsche,  "ci aspettiamo un periodo meno favorevole'' a causa del calo maggiore del previsto della domanda in Europa che renderà necessario ''verificare se le nostre previsioni di mercato per il 2013 siano ancora valide''.

Secondo gli operatori, tuttavia, il mercato non dovrebbe penalizzare più di tanto il titolo Daimler, aspettandosi il profit warning dopo le dichiarazioni di Zetche. E' quanto sostiene un trader, secondo cui "i dati del primo trimestre sono inferiori alle stime, ma comunque all'interno del range previsto dopo la dichiarazione di due settimane fa dell'amminsitratore delegato Dieter Zetsche su mercati piu' deboli delle previsioni".



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Finmeccanica paga perdita più alta e possibile downgrade a junk

Di Francesca Gerosa

Finmeccanica sprofonda a Piazza Affari fino a quota 4,026 euro (-4,14%) dopo i risultati 2012 sostanzialmente in linea con le attese del consenso, eccetto per la perdita netta di 828 milioni di euro nettamente peggiore per ulteriori oneri non ricorrenti. Inoltre la guidance 2013 (ricavi -3/-1% anno su anno a 16,7/17,2 miliardi contro la stima del consenso di 17,1 miliardi, ebita rettificato stabile a 1,1 miliardi contro 1,2 miliardi e free cash flow stabile) è inferiore alle attese e non sono state date indicazioni sui nuovi ordini.

"Linee guida che potrebbero apparire troppo ottimiste anche considerando che il gruppo implementerà ulteriormente le azioni di ristrutturazione e razionalizzazione dei costi", osservano stamani gli analisti di Banca Imi. "La nostra convinzione è rafforzata non solo dallo scenario macroeconomico per la Difesa, caratterizzato da tagli significativi al bilancio della Difesa degli Stati Uniti in particolare nell'elettronica per la difesa, e da una più forte concorrenza, ma soprattutto dal fatto che il gruppo non ha rilasciato alcuna indicazione sull'order intake 2013".

Per questo gli analisti di Banca Imi preferiscono mantenere una certa cautela sulla guidance del flusso di cassa operativo post investimenti (100 milioni di euro contro i 216 milioni del consenso) nonostante il rigoroso controllo del gruppo sugli investimenti. Senza contare che ulteriori potenziali perdite per la divisione trasporti e il previsto rallentamento dell'elettronica della difesa insieme ai costi di avviamento della super Selex potrebbero essere un problema cruciale per il raggiungimento di tali obiettivi.

Ultimo ma non meno importante, la società non ha dato alcun aggiornamento sul potenziale impatto delle indagini in India per quanto riguarda Agusta Westland. Così per ora i potenziali catalyst, come l'uscita da Ansaldo Breda e altre cessioni, non prevalgono. L'ad, Alessandro Pansa, a proposito del piano di dismissioni messo a punto dal suo predecessore Giuseppe Orsi (ancora in carcere), ha fatto percepire un cambiamento di rotta: le cessioni non servono per far cassa, ha detto, ma per razionalizzare il portafoglio delle attività.

I broker stamani hanno tagliato le stime di quest'anno, Equita intorno al 5% a livello operativo e ha ribadito il rating hold e il target price a 4,4 euro come Banca Akros (target price a 4 euro), Morgan Stanley (equal weight e target price a 4 euro) e Ubs (target price a 4,50 euro). Intermonte ha confermato il giudizio underperform con un target price a 3,50 euro anche alla luce della minaccia di un declassamento del rating a junk da parte di Moody's.

Ieri sera l'agenzia ha infatti posto il rating di Finmeccanica (Baa3 Sr Unsec) in revisione per un possibile downgrade. La decisione è stata presa in quanto l'attuale valutazione potrebbe non essere più sostenibile data la performance finanziaria più debole di quanto previsto e risultati più bassi nei vari mercati chiave della difesa oltre l'orizzonte temporale del rating.

La revisione di Moody's si focalizzerà sulla capacità della società di raggiungere gli obiettivi prefissati della vendita degli asset in maniera tempestiva e di migliorare significativamente la sua posizione finanziaria attraverso la riduzione della leva finanziaria, così come la realizzazione di efficienze operative che rafforzino la redditività e la generazione di cassa seguendo le iniziative di ristrutturazione già in atto.

Banca Imi ha posto il rating e il target price in revisione, mentre Kepler mantiene reduce e un prezzo obiettivo a 3,7 euro. "Continuiamo a vedere un potenziale upside per il fair value di Finmeccanica: il nostro scenario toro ipotizza di 10 euro ma nel breve vediamo uno scarso potenziale per un re-rating fino a che non verranno fatti passi avanti nel piano di dismissioni", concludono gli analisti di Morgan Stanley.



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Banca Akros, una soluzione forzata per accelerare la creazione di un nuovo governo

Written By Unknown on Senin, 22 April 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Il mercato italiano è quello che si sta muovendo meglio (+1,58% a 16.009 punti il Ftse Mib) questa mattina, anche rispetto ad altri Paesi periferici come la Spagna nella convinzione che, dopo la rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, la formazione del nuovo governo sia imminente; così come sembra necessaria una terapia d'urto sul fronte delle riforme economiche.

"Diciamo che finora l'incertezza politica non aveva pesato in maniera troppo grave sull'Italia grazie al sentiment positivo degli investitori verso la periferia, come dimostrato anche dal successo dell'ultimo Btp Italia: ora il possibile venir meno di questa elemento di incertezza dà ancora più sostegno al debito italiano", osserva Alessandro Giansanti, strategist di Ing, secondo il quale l'eterogeneità della possibile nuova maggioranza di governo non rappresenta al momento un grosso fattore di rischio.

L'effetto Napolitano si sente ancora di più sul differenziale tra i Btp decennali e i Bund tedeschi equivalenti che ha toccato un minimo a 280 e ora si attesta a 287 punti, dopo aver chiuso venerdì scorso a 298 punti. Il rendimento si attesta al 4,13%. Scende pure il differenziale Bonos/Bund a 328 punti per un tasso del 4,55%.

"L'Italia ha un deficit limitato e non deve fare manovre troppo correttive; d'altra parte altri Paesi hanno già ricevuto dall'Ue il via libera a una dilazione dei tempi delle politiche di rientro sui conti. Ora il focus principale degli investitori non è più sull'austerità ma sulle politiche di crescita", conclude Alessandro Giansanti.

E 'probabile che il nuovo programma di governo sia imposto dal presidente, adottando le raccomandazioni elaborate dai saggi. Gli analisti di Banca Akros le ricordano in breve. Le proposte interessano principalmente la crescita delle piccole e medie imprese, dando loro credito; il completamento dei pagamenti della pubblica amministrazione; il rilancio del ruolo dell' Italia nel favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle società; il miglioramento del sistema fiscale; l'apertura alla concorrenza, tutelando meglio i consumatori.

Le proposte interessano anche il lavoro e le norme sociali della famiglia. E' infatti necessario allocare le risorse finanziarie in eccesso nei prossimi mesi per la crisi del lavoro e sostenere le famiglie in grave difficoltà economica. Bisogna anche migliorare la legislazione e il funzionamento della pubblica amministrazione al fine di fornire migliori servizi per aziende e persone.

Il tutto con un occhio all'ambiente. urge infatti aumentare l'efficienza energetica più rapidamente e adottare e rispettare le leggi ambientali dell'Ue. E' stato infatti proposto di riesaminare la legge sull'uso del suolo, al fine di limitare e migliorare terreni agricoli. Questi sono i suggerimenti per rilanciare le aree urbane.

"Crediamo che la soluzione forzata di Giorgio Napolitano abbia almeno il vantaggio di accelerare dopo due mesi di impasse la creazione di un nuovo governo", osservano quindi gli analisti di Banca Akros, notando altresì positivamente che questa volta la percezione di una situazione di emergenza non è stata sottolineata da una reazione avversa del mercato finanziario.




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Parmalat, da restituzione Centrale Latte Roma impatto negativo del 3% su utile

Di Francesca Gerosa

Il tribunale di Roma ha deciso che Parmalat deve restituire al Comune di Roma la propria partecipazione del 75% nella Centrale del Latte di Roma con effetto immediato, rigettando tutte le domande del gruppo di Collecchio contro il Comune stesso. Il cda di Parmalat è riunito d'urgenza sul tema questa mattina, prima dell'assemblea delle 11.00, anche per proporre eventuali modifiche al bilancio 2012 in via d'approvazione.

La società non aveva infatti accantonato niente a fronte di questo rischio confidando, in caso di restituzione della Centrale, nel proprio diritto a vedersi risarcire dal Comune il valore delle migliorie apportate alla Centrale dall'acquisizione ad oggi. Tuttavia il tribunale, rigettando ogni richiesta di Parmalat contro il Comune, sembra implicitamente negare anche questo diritto.

"Nella lunga vicenda giudiziaria che ha riguardato la Centrale, questa ci sembra una tappa decisiva anche se Parmalat presenterà appello", commentano gli analisti di Equita (buy e target price a 2,24 euro confermati sul titolo) calcolando che il contributo della Centrale valga circa il 4% dell'ebitda, quindi il 3% circa dell'utile. A Piazza Affari stamani l'azione Parmnalat passa di mano a quota 2,108 euro e spunta solo un +0,38%.



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Giorgio Napolitano resta al Quirinale

Written By Unknown on Minggu, 21 April 2013 | 15.11


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Il Colle non cambia inquilino. Grazie ai voti di Pd, Pdl, Lega e Scelta Civica, Giorgio Napolitano con 738 voti è stato rieletto Presidente della Repubblica al sesto scrutinio al termine dell'ennesima giornata di fuoco sul fronte politico culminata nel primo pomeriggio con l'accettazione della candidatura da parte del Capo dello Stato. Per la prima volta nella storia della Repubblica, il Capo dello Stato bissa il mandato. "Auspico fortemente che tutti sappiano onorare i loro doveri concorrendo nel rafforzamento delle istituzioni repubblicane", ha detto Napolitano dopo aver ricevuto la notifica ufficiale della avvenuta rielezione dai presidenti delle due camere. "Tutti", ha continuato, "guardino come ho fatto io alla situazione difficile del Paese, ai suoi problemi, alla sua immagine e al suo ruolo nel mondo. Lunedì avrò modo di dire i termini entro i quali ho accolto in assoluta limpidezza l'appello rivoltomi".

''Oggi e' una giornata importante per la nostra Repubblica. Ringrazio Napolitano per lo spirito di servizio e per la generosità personale e politica con cui ha accettato di proseguire il suo impegno e la sua opera in un contesto tanto difficile e incerto. La situazione che viviamo richiede esperienza, saggezza, equilibrio, cultura politica e istituzionale: tutte qualità per cui Giorgio Napolitano è un riferimento per tutti noi'', ha commentato Silvio Berlusconi.

''Un risultato davvero eccellente che parla da sé'', ha invce detto il segretario dimissionario del Pd, Pier Luigi Bersani. ''Dobbiamo innanzitutto ringraziare il presidente Napolitano ma dobbiamo altresì riconoscere che l'elezione del Presidente della Repubblica non può oscurare il problema politico emerso in questi giorni e le difficoltà che si sono incontrate. L'elezione di Napolitano ci mette tutti di fronte alle nostre responsabilità, alle quali dovremo rispondere sia con la forza delle nostre convinzioni, sia con la consapevolezza piena dell'urgenza dei problemi''

Violentissima la reazione di Beppe Grillo e Nichi Vendola, che hanno sostenuto Rodotà. Il leader del Movimento 5 Stelle ha parlato di "golpe" e si appresta a raggiungere a Roma i suoi sostenitori, chiamati a raccolta in Piazza Montecitorio. . "Quattro persone: Napolitano, Bersani, Berlusconi e Monti - scrive il leader del M5S - si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale, di nominare Amato presidente del Consiglio, di applicare come programma di Governo il documento dei dieci saggi di area Pdl/Pd che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti. Nel dopoguerra, anche nei momenti piu' oscuri della Repubblica - incalza Grillo - non c'e' mai stata una contrapposizione cosi' netta, cosi' spudorata tra Palazzo e cittadini. Rodota' e' la speranza di una nuova Italia, ma e' sopra le parti, incorruttibile. Quindi pericoloso. Quindi non votabile. Il MoVimento 5 Stelle ha aperto gli occhi ormai anche ai ciechi sull'inciucio ventennale dei partiti. Il M5S da solo non puo' pero' cambiare il Paese".

Vendola ha invece dato appuntamento all'8 maggio per aprire il cantiere per la formazione della nuova sinistra. "Noi", ha dichiarato il presidente di Sel, "da ora siamo impegnati a ricostruire una nuova sinistra di governo. Se c'è chi pensa che la reazione al governissimo debba fatalmente farci scivolare nel passato, si sbaglia di grosso. Non risponderemo resuscitando la Sinistra arcobaleno, non ci metteremo nell'angolo del minoritarismo o del radicalismo testimoniale. Ci sentiamo impegnati a ricostruire una sinistra di governo. L'8 maggio a Roma", ha concluso il presidente di Sel, "convocheremo la prima assemblea di popolo per aprire questo nuovo cantiere. Quelli chevoglio seguirci, dopo lo schianto del Pd nel voto di ieri, sono i benvenuti. Io non ho lavorato e non lavoro alla scissione del Pd, a quella ci pensa qualcun altro".


5 Commenti

Inviato il: 21/04/2013 05.01    *NEW*
Da: delaware

x tppgnn, della casta difensore strenuo e giapponese
Sì, fascismo e comunismo sono due filoni fondamentalmente simili. Idolatrano ideologie e statalismo, finendo per rendere schiavi i cittadini.
Ma anche PD e PDL sono la stessa medesima zuppa. Sono caste politiche che vivono di spesa pubblica e di clientele. Usano ridicole posizioni di "destra" e di "sinistra" per differenziarsi ma poi nella sostanza governano nello stesso modo. La contraddizione più evidente è quella del PDL che si proclama un partito liberale e contro le tasse, comportandosi poi come il peggior partito statalista e illiberale, producendo tasse su tasse, anche sul risparmio dei cittadini. E questo prossimo governo "politico" (di destra e sinistra, ridicolmente e significativamente) sarà invariabilmente l'ennesima occasione in cui si vedrà il peggio del peggio di questi parassiti politici.
Con tutta questo pattume (fascisti, comunisti, caste parassitarie) Grillo ha ben poco a che fare: Grillo è un semplice cittadino imbufalito.
Il conflitto vero non è fra rosso e nero, fra sinistra e destra. Queste sono solo finzioni per dividere i cittadini e permettere a una casta schifosa di alternarsi senza che nulla mai cambi.
L'unica vera contrapposizione è quella dei cittadini contro i ladri trasversali della politica: PD, PDL, Lega indifferentemente.
Grillo agisce affinchè le persone si risveglino e si riapproprino delle proprie libertà.
Grillo è l'antifascista e l'anticomunista per antonomasia.
Invece quello in cui vivono i cittadini italiani è veramente uno dei più schifosi regimi liberticidi e ipocriti.
Grillo è francamente anche troppo gandhiano per i miei gusti: troppo pacifista e liberale.
A me sì invece piacerebbe vedere gente come Alemanno squartata e travolta dalla furia omicida della folla.
Questa gente merita il linciaggio.

Inviato il: 21/04/2013 01.38    *NEW*
Da: tppgnn

Inviato il: 20/04/2013 22.49   
Da: delaware

Inviato il: 20/04/2013 19.04   
Da: Doppia cifra

Inviato il: 20/04/2013 18.40   
Da: delaware


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Ubi, dopo il voto parte la conta finale

Di Luca Gualtieri

Si conosceranno solo in nottata o domani mattina i nuovi consiglieri di sorveglianza di Ubi Banca, visto che lo scrutinio sta procedendo a rilento. Oggi i soci della popolare sono stati chiamati a eleggere il nuovo consiglio di sorveglianza che nominerà a cascata il consiglio di gestione. Si è trattato dunque di un evento molto atteso, come dimostrano i dati sull'affluenza.

Nelle urne sono stati infatti deposti circa 14 mila voti, portati, anche per delega, dai 6.200 soci intervenuti in assemblea.  L'affluenza record ha determinato code lunghissime all'ingresso, smaltite solo nell'arco della mattinata. Il colpo di scena è arrivato dopo le 13 quando Giorgio Jannone, sfidante dei vertici uscenti della banca, ha gettato la spugna, ritirandosi dalla corsa. Il politico-imprenditore ha deciso di sostenere la lista tre, capitanata dal professore della Bocconi Andrea Resti, l'unico ''in grado di opporsi allo strapotere di questo consiglio'', ha spiegato Jannone.  Non è chiaro se la mossa di Jannone sia stata precedentemente concordata oppure se si sia trattato di un coup de théâtre ancora tutto da decifrare. Di certo l'annuncio ha sorpreso e spiazzato la platea.

Nonostante non siano mancate le critiche incrociate, l'assemblea si è svolta ordinatamente. Unico momento di tensione quando i sostenitori di Jannone hanno contestato la decisione della maggioranza di procedere all'avvio delle votazioni prima della fine degli interventi. L'assemblea ha visto anche l'addio, dopo 28 anni prima alla guida della Popolare di Bergamo, poi della Bpu, e poi di Ubi, di Emilio Zanetti. L'ormai ex presidente del consiglio di gestione, il cui intervento è stato salutato con un lungo applauso, ha i invitato i soci a ''guardare avanti'' e superare le ''tensioni''.



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Votando sul Titanic

Written By Unknown on Sabtu, 20 April 2013 | 15.12

Di Antonio Satta

Come nel 1992, sull'elezione del Presidente della Repubblica s'è abbattuta la tempesta perfetta. Crisi del sistema politico, con l'implosione della seconda repubblica basata su un bipolarismo ormai scardinato dalla valanga grillina. Crisi dei partiti (vale ora per il Pd, perché è il partito centrale di questa legislatura, quanto meno per numero di seggi parlamentari, ma è valsa quasi in maniera speculare per il Pdl in quella scorsa). Crisi delle istituzioni con un governo in carica dimissionario da mesi, nessuna possibilità di farne uno nuovo, un presidente della Repubblica in scadenza, che non può sciogliere le Camere mentre quel Parlamento che dovrebbe eleggere il suo successore, non riesce a farlo per le stesse ragioni che impediscono la nascita di un nuovo governo.

Nel 1992, tra Mani Pulite, crisi della Prima Repubblica, dissoluzione del pentapartito e implosione di Dc e Psi, il gioco al massacro tra forlaniani e andreottiani, bruciò i due capicorrente sulla via del Colle e bloccò in un'impasse angosciante i grandi elettori per quindici scrutini, al sedicesimo venne eletto Oscar Luigi Scalfaro con 672 voti, ma a quel voto si arrivò solo per l'effetto psicologico della strage di Capaci.

Facendo gli scongiuri per quanto riguarda le conclusioni, è innegabile che le similitudini siano tante. Troppe. Venerdì 19 aprile, dopo solo quattro votazioni, la guerra per bande in corso nel Pd non aveva solo bruciato due candidati fra i più autorevoli del partito, Franco Marini e Romano Prodi, ma anche le due sole opzioni politiche che il segretario Pier Luigi Bersani aveva nelle mani: trovare un nome di garanzia insieme al  centrodestra (e si è avuta la dimostrazione plastica che anche solo il sospetto di un accordo con Silvio Berlusconi è in grado di mandare in tilt militanti e dirigenza), oppure eleggere insieme ai grillini un presidente di rottura degli schemi tradizionali. In 24 ore tutte e due le opzioni sono state azzerate. Ora il Pd è allo sbando, senza candidati, senza linea e senza vertice. Perché è evidente che, al di là della sorte di Bersani, non può restare al suo posto un gruppo dirigente, che viene sconfessato due volte nel voto segreto dei suoi parlamentari. Prima su una linea e poi su quella opposta, entrambe approvate con un voto (a maggioranza su Marini e addirittura all'unanimità su Prodi).

Un disastro politico che non ha precedenti, tanto da far dubitare che il partito, per come si è configurato finora, possa sopravvivergli. Scoprire chi è stato ad ammazzare il Pd è un esercizio che sta impegnando  i retroscenisti della politica, ma forse è addirittura inutile capire se il delitto si debba alla machiavellica perfidia di Matteo Renzi, come dicono i sostenitori di quelli che in questo gioco ci hanno lasciato le bucce. L'accusa è che avrebbe silurato Marini, candidando simultaneamente Prodi, per poi affondarlo nel segreto dell'urna, in modo da rottamare non solo gli uomini ma anche le culture fondanti del partito. Ipotesi per ipotesi, questa vale come quella di chi pensa che Prodi sia caduto sotto il fuoco dei mariniani, ossia degli ex dc che hanno subito più che condividere l'Ulivo, l'Unione e tutte le altre palingenesi in chiave «dem». O l'altra tesi di chi vede sul cadavere dell'ex premier le impronte di Massimo D'Alema, il quale, a sua volta, entrò Papa nel precedente conclave quirinalizio, per uscirne declassato a vescovo più che a cardinale.

Magari c'è un po' di vero in ognuna di queste ricostruzioni e forse anche in tante altre che si possono immaginare. Ed è vero anche che se i candidati alle elezioni si scelgono in primarie di collegio, sulla base di poche migliaia (se non centinaia, di consensi), non ci si può poi stupire se al centesimo sms negativo da parte di chi rappresenta quel ridotto corpo elettorale, un parlamentare finisca per comportarsi all'opposto di quanto si era appena impegnato di fare. Il «contrordine compagni» ora arriva via twitter e non lo spedisce più il partito, ma la versione 2.0 della «ggente», l'entità metafisica che ha fatto prima la fortuna di Michele Santoro e compagnia e ora è la base del successo di Beppe Grillo.

Quel che veramente conta è che le macerie del voto su Prodi e su Marini hanno sepolto tutte le candidature possibili del Pd. Impossibile mettere in campo un altro dirigente di quel partito. In una situazione balcanizzata come l'attuale cambierebbe solo da quale postazione i cecchini lo farebbero fuori. Per lo stesso motivo anche confluire sull'insidioso candidato di Grillo, Stefano Rodotà, avrebbe poco senso per il Pd. L'obiettivo dei 504 voti, date le inevitabili defezioni, non sarebbe comunque a portata di mano. Il Pdl chiede al centrosinistra di tornare a Marini, che comunque il quorum della maggioranza assoluta lo aveva superato, ma anche questa inversione a U ormai non è più possibile. Restano quindi solo due possibilità, o trovare un candidato più o meno esterno ai partiti e votabile un po' da tutti (con l'autoesclusione dei M5S), magari il ministro Rosanna Cancellieri, oppure chiedere a Giorgio Napolitano di accettare una conferma a tempo (ossia ciò che ha incrollabilmente respinto per mesi).  C'è sempre poi la possibilità di continuare  il gioco al massacro, come nel 1992. E non è una bella prospettiva. (riproduzione riservata)



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Credit Suisse, dieci titoli dell’automotive ai raggi x

Bassa fiducia dei consumatori ed alta disoccupazione. Una combinazione di fattori che lascia poco spazio alle possibilità di ripresa della domanda di auto, che secondo gli esperti del Credit Suisse è destinata a restare molto bassa nei prossimi trimestri. Ecco i loro rating e target price su dieci giganti del settore automotive. Bmw è il titolo preferito.

1) Michelin. Il gruppo, che comunicherà i risultati del primo trimestre il prossimo 22 aprile, registrerà secondo gli specialisti della banca d'affari elvetica risultati inferiori alle attese. Il rating è neutrale con un prezzo obiettivo di 60 euro.

2) Scania. Le prospettive della società in Europa continuano a restare deboli, sebbene non in peggioramento, mentre lo scenario è positivo in Sud America. Il rating è underperform (performance inferiore al mercato) con un target price di 115 corone svedesi. I risultati trimestrali saranno comunicati il 23 aprile.

3) Psa. Gli analisti prevedono un calo della produzione nel primo trimestre superiore al 20%, con prospettive di recupero nella seconda metà dell'anno ancorra molto incerte. Il rating è underperform (performance inferiore al mercato) con un target price di 5 euro. I risultati saranno comunicati il 24 aprile.

4) Daimler. "Sarà un altro trimestre debole per Daimler". E' quanto si aspettano gli analisti, che prevedono un calo della redditività. Il rating è neutrale con un target price di 35 euro. I risultati saranno comunicati il 24 aprile.

5) Renault. Le vendite del gruppo saranno basse in tutte le aree di attività del gruppo, che dovrebbe quest'anno generare liquidità per diventare profittevole. Il rating è neutrale con un prezzo obiettivo di 50 euro. I risultati saranno comunicati il 24 aprile.

6) Volvo. Per il gruppo sarà un altro trimestre difficile, in mancanza di un'inversione di prospettiva nel breve termine. Il rating è underperform (performance inferiore al mercato) con un target price 75 corone svedesi. I risultati saranno annunciati il 25 aprile.

7) Fiat. Le vendite in Europa sono molto basse, ma potrebbero peggiorare. Il Brasile va invece meglio a livello di numero di auto vendute, ma i prezzi in discesa limitano il potenziale di crescita. Il rating è underperform (performance inferiore al mercato) con un target price 4 euro. I risultati saranno annunciati il 29 aprile.

8) Vw. Insieme a Bmw e Fiat Industrial è l'altro titolo con un giudizio positivo. Il rating  è infatti outperform (performance superiore al mercato) con un target price di 195 euro. I risultati trimestrali saranno comunicati il 29 aprile.

9) Fiat Industrial. CNH registrerà un buon trimestre grazie alla forte domanda in Nord e Sud America. Il rating è outperform (performance superiore al mercato) con un target price di 11,50 euro. I risultati trimestrali saranno comunicati il 30 aprile.

10) Bmw. Il gruppo tedesco sta crescendo, ma a un ritmo più lento. Il rating è outperform (performance superiore al mercato) con un target price di 80 euro. I risultati trimestrali saranno comunicati il 2 maggio.



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Grilli, sfida crescita non è ancora finita

Written By Unknown on Jumat, 19 April 2013 | 15.11

"I rischi si sono ridotti ma la sfida della crescita non è ancora vinta". Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, sintetizza così il giudizio del G20 sulla situazione economica globale al termine della cena tra i ministri delle Finanze e i governatori del gruppo che raccoglie le principali 20 economie mondiali.

Dal giro di tavolo, ha raccontato l'inquilino di via XX settembre, "è uscita una fotografia a luci e ombre". Tutti però, ha aggiunto Grilli, si sono detti convinti che la strategia del consolidamento fiscale e le riforme struttturali sono l'unica via. Il problema è che tutti stiamo facendo la stessa cosa nello stesso momento e dunque gli spazi di manovra sono minori. Chi ha più tempo e più spazio dovrebbe usarli".

In generale, ha spiegato Grilli, i rischi estremi si sono ridotti in maniera importante. In Europa la situazione economica e finanziaria si è stabilizzata. Negli Stati Uniti, dove è stato superato il fiscal cliff, lo stesso. Il Giappone ha effettuato importanti iniezioni di liquidità.

E tuttavia, ha rilevato il ministro, rimangono sempre incertezze legate da una parte all'Europa, dove la finanza è migliorata ma non l'economia reale. Ma anche agli Usa, dove si è evitato il fiscal cliff, ma l'aggiustamento fiscale non è stato ancora abbozzato. E in Giappone la nuova politica monetaria è coraggiosa ma presenta anche molte incognite.

Grilli si è poi soffermato sullo stallo politico italiano che non è forse un pericolo per l'economia globale, come afferma l'Fmi, ma rischia di esserlo per l'Italia è gli italiani. "Un'Italia debole, che non decide, fa comodo solo ai nostri competitori". Quindi, ha concluso parlando a margine dei lavori del G20, "sono innanzitutto gli italiani a essere interessati ad avere soluzioni veloci che ci mettano in condizione di continuare il dialogo, il negoziato e in grado di fare scelte in questo momento veramente difficile per il mondo.



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Telecom, resta vivo il rischio di un rafforzamento patrimoniale

Di Francesca Gerosa

Telecom Italia sottoperforma il mercato (+0,34% a 0,591 euro) perché ci sono molte, troppe, variabili di cui tener conto nell'ambito della possibile integrazione con 3 Italia. Anche ammettendo che gli azionisti italiani di Telco vedano come un'opportunità l'ingresso di H3G nell'azionariato, ammettendo che il governo pretenda e ottenga garanzie sull'italianità dell'operazione e che Telefonica non voglia ostacolare finanziariamente l'alleanza fra italiani e cinesi, resterebbe sempre sul tavolo la questione piú spinosa: il prezzo.

Il presidente operativo di Telecom Italia, Franco Bernabè, scrive oggi MF, in assemblea ha lasciato intendere che ritiene potenzialmente eccellente un accordo fra i due gruppi, ma il nodo resta il prezzo di un'integrazione che permetterà di eliminare dal mercato un concorrente molto aggressivo. "Il possibile deal con Hutchison produrrebbe materiali sinergie industriali, la semplificazione dell'arena competitiva, il miglioramento del free cash flow, il rafforzamento dell'azionariato", tutti elementi che produrrebbero nei calcoli di Equita un upside del 40% circa.

Per questo motivo la sim mantiene una visione neutrale (hold) su TI che poggia anche su un supporto speculativo dall'esito, tuttavia, ancora incerto. "Preferiamo le azioni ordinarie" di cui però Equita oggi ha tagliato il target price del 15% a 0,67 euro (a 0,54 euro nel caso della risparmio) di riflesso a una revisione al ribasso delle stime per scontare un inizio 2013 debole (i conti del primo trimestre verranno pubblicati il prossimo 8 maggio).

Il mercato italiano è caratterizzato da debolezza dei consumi, azione dell'autorità e da una forte pressione competitiva soprattutto nel business mobile dove 3 e Wind hanno introdotto tariffe molto aggressive (es. 4 euro mese per voce, sms, web). Gli analisti si aspettano quindi che il primo trimestre abbia registrato un ulteriore peggioramento dei trend di business con fatturato ed ebitda domestici in calo del 10% circa.

A livello di gruppo gli analisti prevedono un ebitda in calo del -9,5% o di quasi 300 milioni di euro (anche per l'impatto negativo del cambio), un incremento del debito di circa 0,5 miliardi a 28,5 miliardi per il peggioramento del capitale circolante. L'ebitda pesantemente in calo e il debito in crescita, a detta di Equita, possono rendere complessa la negoziazione con le agenzie di rating e tenere vivo il rischio di un possibile rafforzamento patrimoniale. Gli analisti hanno così ridotto le stime di ebitda dell'intero esercizio del 2,4% a 11,1 miliardi e dell'utile per azione rettificato del 4% a 10,4 centesimi di euro.



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Germania, Moody's conferma tripla A

Written By Unknown on Kamis, 18 April 2013 | 15.11

Di Paola Valentini

Dopo il taglio di ieri del rating della Germania ad A da A+ da parte dalla piccola agenzia Egan-Jones, stamani Moody's ha confermato la tripla A alla Germania, il livello migliore possibile. Confermato l'outlook negativo abbassato lo scorso luglio.

Nella nota in cui conferma il suo giudizio sul paese, Moody's precisa che si tratta di un rapporto annuale e non di un'azione di rating. L'agenzia cita l'economia "altamente competitiva"della Germania e che il paese "incontra un alto livello di fiducia da parte degli investitori, come riflettono i costi molto bassi di rifinanziamento".

L'agenzia inoltre sottolinea come la Germania abbia fatto progressi significativi in termini di consolidamento fiscale. Ieri le voci che si erano sparse su un possibile downgrade di Berlino avevano provocato scossoni sui mercati con la borsa di Francoforte che aveva chiuso in calo del 2,34%.



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Alitalia, oggi s'insedia il nuovo ad Del Torchio

Di Angela Zoppo

Il nuovo amministratore delegato Gabriele Del Torchio sarà  nominato oggi dal cda dell'Alitalia, che si terrà  in mattinata. Il manager, proveniente dalla Ducati, succede ad Andrea Ragnetti e a Rocco Sabelli ed è perciò il terzo a impugnare la cloche da quando la compagnia è passata a Roberto Colaninno e soci.  

Del Torchio dovrà risollevare i conti, sui quali gravano perdite per 280 milioni di euro registrate a fine 2012, per cercare di agganciare il pareggio operativo entro quest'anno. L'ordine del giorno del cda è stato aggiornato proprio per il varo della nomina, ma verranno discussi anche gli altri punti, in particolare l'esame del consuntivo del primo trimestre e il budget, con le stime sul fatturato, e le nuove misure di contenimento dei costi, in particolare quello del petrolio.

In cassa, intanto, sono entrati i 95 milioni di euro del prestito soci convertibile, al quale hanno aderito però solo alcuni degli azionisti di Cai, Compagnia aerea italiana, visto che la soglia prevista inizialmente era di 150 milioni. Chi sceglierà di convertire in azioni di Alitalia si vedrà riconosciuto un premio del 30%.



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Crollano i profitti di Intel (-25%). Volano quelli di Yahoo

Written By Unknown on Rabu, 17 April 2013 | 15.11

Di Gianluca Zapponini

Deludono i conti del colosso dei chip Intel, a causa del il tracollo della domanda di pc dovuto all'agguerrita concorrenza di smartphone e tablet. La compagnia  statunitense ormai da molto tempo subisce le ripercussioni di una sempre più scarsa attenzione verso i prodotti di tipo tradizionale, a favore dei prodotti per la mobility, e rischia addirittura di venir relegata ai margini del mercato, se non riuscirà a riscattarsi. 


I numeri dell'azienda Usa sono sotto le attese a tutti i livelli. Intel ha riportato un utile di 2 miliardi di dollari, pari a 40 cents ad azione, contro i 2,7 miliardi registrati l'anno prima, segnando così un tracollo del 25%. I ricavi sono scivolati invece del 2% a 12,6 miliardi, ma la performance peggiore è indubbiamente quella dei pc, che hanno visto crollare il fatturato del 7%. Il margine lordo è scivolato al 56,2% dal 58% precedente. 


Per il prossimo trimestre Intel attende un fatturato di circa 12,9 miliardi, contando su una moderata ripresa dei pc, e un margine lordo in recupero al 58%.

Chi sorprende in positivo è invece Yahoo che, sotto la guida del nuovo amministratore delegato Marissa Meyer, ha battuto le attese nel primo trimestre dell'anno: i profitti sono lievitati del 36% a 390,3 milioni di dollari mentre gli utili per azione sono stati pari a 35 centesimi contro i 23 previsti. Il fatturato ha inoltre rispettato le aspettative a 1,07 miliardi di dollari, sostanzialmente invariato rispetto al 2012, in calo dello 0,3%.



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Mps sale ancora, ma è presto per avvertire l'effetto Nomura

Di Francesca Gerosa

Mps continua a salire a Piazza Affari (+2,22% a 0,1978 euro), mentre a Tokyo il titolo del colosso bancario giapponese Nomura ha ceduto il 2,33% dopo il sequestro disposto dalla magistratura senese nella sede italiana della banca e l'avviso di garanzia ricevuto dal presidente di Banca Nomura, Sadeq Sayeeddopo.

Con una mossa a sorpresa la Procura di Siena ha infatti disposto, nell'ambito dell'inchiesta sulle operazioni strutturate che hanno provocato un costo per l'istituto senese di 750 milioni di euro nel quarto trimestre 2012, il sequestro di circa 1,8 miliardi di euro a Nomura.

Il sequestro sembrerebbe riguardare i titoli dati in garanzia da Mps a Nomura nell'ambito di alcuni contratti di repos. A marzo la banca senese aveva citato per danni Nomura, con una richiesta di risarcimento per 700 milioni di euro relativamente al contratto Alexandria, e Deutsche Bank, relativamente al contratto Santorini, per 500 milioni.

L'iniziativa, riporta oggi MF-Milano Finanza, servirà certamente a riabilitare Mps agli occhi degli azionisti e del mercato, ma potrebbe garantire risultati contenuti in termini economici. Per questo i vertici della banca potrebbero prendere in considerazione anche la richiesta di nullità dei contratti per ipotetica illiceità, una strategia che consentirebbe di azzerare le perdite riportate sugli strumenti strutturati in questione.

"La nullità dell'operazione Alexandia sarebbe positiva per il titolo, in quanto la banca potrebbe recuperare le perdite", sostengono gli analisti di Banca Imi. Tuttavia "riteniamo che sia troppo presto per scontare tale possibilità nella nostra valutazione" che resta a 0,14 euro (rating sell).

Anche gli analisti di Equita (hold e target price a 0,15 euro confermati sul titolo) ritengono un'eventualità al momento molto remota per Mps l'ottenimento di un risarcimento da parte delle banche coinvolte nel procedimento. In base ai loro calcoli solo attraverso questa eventualità sarebbe possibile evitare il ricorso alla conversione, altamente diluitiva, di una parte dei Monti bond.

Già ieri l'azione Mps era salita in borsa sulla scia di queste aspettative. "Noi vediamo solo una piccola probabilità che questo si verifichi e ci vorrà parecchio tempo prima che qualsiasi ripresa sia possibile", indicano pure gli analisti di Banca Akros che su Mps mantengono il rating hold e il target price a 0,19 euro.



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Saras, il mercato specula: i russi potrebbero salire ancora

Written By Unknown on Selasa, 16 April 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Saras continua a salire a Piazza Affari (+1,83% a 1,06 euro) dopo che i russi di Rosneft hanno annunciato l'acquisto a 1,37 euro per azione del 13,7% della società dalla famiglia Moratti, che così scenderà al 50% del capitale. Rosneft promuoverà anche un'offerta pubblica volontaria sul 7,5% di Saras sempre a 1,37 euro, a cui i Moratti non aderiranno. Gli analisti si attendono che l'offerta venga lanciata a maggio, al termine dell'acquisto della quota dalla famiglia Moratti, attesa per il 23 aprile.

Il deal per gli analisti di Equita è market friendly, in quanto consente agli azionisti di minoranza di vendere a Rosneft azioni Saras allo stesso prezzo e nella stessa proporzione degli azionisti di controllo. Rosneft ritirerà almeno il 21% dei titoli consegnati in opa dal mercato o una percentuale superiori in caso di adesione parziale all'offerta.

Il prezzo offerto è attraente (46% di premio sulla media a un mese e 6% di premio sulla valutazione di Equita a 1,29 euro, rating buy). "Crediamo che questo premio sia dovuto al fatto che i russi sono desiderosi di avere gli asset della raffinazione nell'area del mediterraneo, al fine di aumentare il valore della loro materia prima", sostengono gli analisti di Banca Imi (hold e target price a 0,90 euro confermati su Saras).

Non solo. Il deal implica per gli esperti di Equita una valutazione della raffineria nella somma delle parti di 620 milioni di euro in uno scenario di margini ancora depresso. Tenendo conto di una posizione finanziaria netta normalizzata di 350 milioni di euro, dopo l'accordo di ieri Mediobanca (outperform e target price a 1,13 euro) valuta invece gli asset di raffinazione di Saras a 485 milioni, molto più di una valutazione basata sul confronto coi competitor (130 milioni).
Ora, assumendo un prezzo di mercato non disturbato di 0,95 euro, gli analisti di Equita  e di Mediobanca pensano che il titolo si collochi intorno a 1,05 durante il periodo dell'offerta (media ponderata tra il 21% dei titoli ritirati a 1,37 euro e 79% attesi trattare intorno a 0,95 euro al termine dell'offerta).

Infine, l'ingresso di Rosneft in Saras con una quota del 21,2% non solo supporta i negoziati tra le due società per la sigla di accordi commerciali strategici da chiudere nei prossimi mesi, ma mantiene l'appeal speculativo sul titolo nel medio termine. In effetti, sebbene non si sappia se Rosneft al momento abbia un'opzione per incrementare la sua quota in Saras, anche gli analisti di Societe Generale pensano che il produttore russo possa seguire il percorso di Lukoil-Erg per il controllo di Saras in futuro.

Lukoil aveva preso una partecipazione del 51% nell'impianto Isab a giugno 2008 e poi, usando le opzioni put, è arrivata a detenere l'80%. La valutazione di Societe Generale su Saras sulla base dei multipli e del discounted cash flow è pari a 0,84 euro, ma considerando che per gli esperti c'è una probabilità del 75% che Rosneft ottenga almeno il 49,98% delle azioni nei prossimi mesi/anni e ipotizzando che i russi paghino lo stesso prezzo offerto per il 21% (1,37 euro per azione), gli analisti applicano un premio del 47% alla valutazione, che sale così a 1,24 euro.

Ma quali potrebbero essere le potenziali sinergie tra le due società? Per Saras il legame con Rosneft può aprire alcuni canali per accedere al petrolio a termini favorevoli, spiegano gli analisti di Ubs (neutral e target price a 0,95 euro). In più entrambe le aziende possono trarre beneficio allineando la loro presenza sia nell'upstream sia nel downstream anche se questo è difficile da quantificare e i dettagli della potenziale joint venture rimangono riservati.

L'attività di raffinazione di Saras ha generato un ebitda negativo per 11 degli ultimi 15 trimestri (secondo trimestre 2009-quarto trimestre 2010 oltre 300 milioni di perdite) e il modello di business del raffinatore europeo è sempre più profondamente in discussione. "Fino a quando i benefici potenziali della futura jv non diventeranno più chiari rimaniamo convinti che questo business avrà difficoltà a tornare a essere profittevole su base sostenibile", concludono gli analisti di Ubs.



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Acea promossa a buy, Equita promuove Gallo

Di Luisa Leone

Arriva una promozione per Acea dopo il via libera dell'assemblea al nuovo consiglio di amministrazione, arrivato ieri. Gli esperti di Equita Sim hanno alzato il rating di Acea a buy e il target price a 6 euro per azione sulla convinzione che nel 2013 la società  tornerà "a generare cassa dopo otto anni". Gli esperti ritengono che il mercato apprezzerà la promozione del direttore generale Paolo Gallo ad amministratore delegato, che dovrebbe permettere una semplificazione della struttura manageriale, e scommettono sulla capacità di centrare l'obiettivo di ridurre il debito nel 2013 dopo otto anni di ininterrotto peggioramento, attraverso la riduzione del capitale circolante, la contrazione degli investimenti (da 513 milioni a 360 milioni) e l'introduzione del principio dell'auto finanziamento per ogni divisione.

Inoltre, Equita pone l'accento sulla decisione del Governo di pagare i debiti dell'amministrazione pubblica e ricordano che Acea vanta 235 milioni di crediti scaduti proprio verso la PA. Il titolo Acea sale del +6% a 5,11 euro. 

Ieri nel corso di un'assemblea fiume il candidato sindaco di Roma per il Pd, Ignazio Marino, aveva duramente contestato la decisione dell'attuale sindaco Gianni Alemanno di indicare i nomi del nuovo cda della multiutility nonostante il suo mandato sia in scadenza e che il prossimo 26 e 27 maggio si terranno le elezioni per il rinnovo dle Consiglio comunale e l'elezione del primo cittadino. I soci hanno però respinto, con una maggioranza del 94,4%, la proposta del senatore del Pd di rinviare a dopo le urne l'indicazione del nuovo board.



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Con lotteria New Jersey Lottomatica è coinvolta in tre gestioni in Usa

Written By Unknown on Senin, 15 April 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Il titolo Lottomatica sovraperforma il mercato (+2,70% a 18,67 euro contro il +0,29% dell'indice Ftse Mib) dopo che il New Jersey ha assegnato al consorzio Northstar NJ, formato da Gtech (41%), il fondo pensioni canadese Omers (41%) e Scientific Games (18%), la gestione delle lotterie dello Stato fino al 2029, tra quelle che registrano le giocate settimanali più alte tra tutti gli Stati. Il consorzio era stato l'unico bidder nel processo di privatizzazione.

Il consorzio si è impegnato a generare profitti medi annui per lo Stato di 1,18 miliardi di dollari nei primi 5 anni, con un incremento di oltre il 20% (211 milioni di dollari) rispetto ai target pre privatizzazione. Il contratto prevede il pagamento di una commissione iniziale di 120 milioni di dollari e un meccanismo di incentivazione/penalizzazione al raggiungimento di certi livelli di redditività (fino al 5% dei profitti generati per lo Stato).

L'impegno di capitale per la commissione iniziale e per gli investimenti è comunque già stato incluso nel piano di investimenti di Lottomatica che ora è coinvolta in tre gestioni private di lotterie in Usa (Illinois, Indiana, New Jersey). Il management del gruppo è convinto di poter estrarre maggior valore dalle lotterie degli Stati Uniti, sviluppandone appieno le potenzialità.

I ritorni sono però visibili solo dopo 3-4 anni dall'avvio del processo, a causa dei target di incremento di redditività piuttosto impegnativi nei primi anni, e per questo motivo gli analisti di Equita (hold e target price a 19,3 euro confermati sul titolo Lottomatica) si aspettano una reazione moderata positiva alla notizia, che era peraltro attesa vista la partecipazione di un solo consorzio.

Comunque per gli analisti di Mediobanca (outperform e target price a 22,2 euro), di Banca Imi (buy e target price a 22,30 euro) e di Banca Akros (accumulate e target price a 20,30 euro) la notizia è molto positiva per la strategia di medio-lungo termine di internazionalizzazione dell'azienda. Inoltre, secondo gli esperti di Mediobanca, altri Stati potrebbero seguire il modello del New Jersey e privatizzare le loro lotterie.

"Crediamo che questo contratto, oltre a quelli già assegnati di Illinois e Indiana, possa generare circa 30 milioni di euro (20 milioni di euro l'anno la stima di Kepler, ndr) a livello di margine operativo lordo aggiuntivo per l'azienda", calcolano gli analisti di Mediobanca. "Ribadiamo il nostro rating outperform su Lottomatica alla luce del fatto che, anche al nostro prezzo obiettivo a 22,2 euro, l'azione mostrerebbe ancora uno sconto visibile rispetto ai competitor".



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Sigma Tau torna all'utile grazie alle performance dei mercati esteri

Di Anna Messia

In Italia il decreto liberalizzazioni e "il decreto Balduzzi" non  hanno certo da una mano, ma grazie alle buone performance delle attività estere il gruppo farmaceutico Sigma Tau, uno dei principali player internazionali del settore (interamente a capitale italiano), ha chiuso il 2012 con un utile di 48,4 milioni, invertendo la rotta dopo la perdita di 21,1 milioni del 2011.

Ad andare bene solo state in particolare le attività negli Stai Uniti, mentre a controbilanciare le difficoltà del mercato farmaceutico tradizionale sono stati in particolare le buone performance del busines della malattie rare e il continuo miglioramento del mercato dei nutraceutici. 

Per quanto riguarda l'Italia, le manovre del governo nel corso del 2012, hanno continuato a penalizzare le attività "date le modifiche strutturali del mercato farmaceutico che ne sono conseguite, con l'effetto di vanificare gli interventi promossi dalla società nel piano di risanamento 2012", scrivono dal gruppo, e di "rendere necessari ulteriori razionalizzazioni" nel 2013. 

Complessivamente i ricavi operativi netti sono stati di 688 milioni (+3,8% sul 2011), mentre il margine operativo netto del gruppo fondato da Claudio Cavazza nel 1957 è passato da una perdita di 5,5 milioni nel 2011 a un risultato positivo di 60,2 milioni a fine 2012. 



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Cucchiani: Telecom-3? Da valutare con attenzione

Written By Unknown on Minggu, 14 April 2013 | 15.11

Di Oscar Bodini e Gabriele La Monica

Il corteggiamento cinese a Telecom rappresenta un'ipotesi di lavoro interessante, soprattutto perché arriva da un investitore qualificato. Così il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, ha valutato l'interessamento di 3 Italia per Telecom, in attesa che il comitato ristretto si pronunci sul deal. Il verdetto, secondo quanto si apprende da fonti finanziarie, dovrebbe arrivare in tempi molto brevi, al massimo in tre settimane. Anche se, secondo altri osservatori, tra i soci di Telco c'è chi punta a chiudere l'analisi in due settimane.

L'interesse di Hutchison Whampoa, ha infatti osservato Cucchiani, rappresenta "un'ipotesi da esaminare con attenzione e interesse. Fa piacere per una volta notare che ci sono investitori internazionali interessati a investire nel nostro Paese. Credo che tutti debbano avere il dovere di esaminarla con attenzione''. La Ca' de Sass è uno degli azionisti finanziari di Telco, la scatola di controllo di Telecom (22,4%) partecipata anche da Telefonica, Generali e Mediobanca.

"Quando si conosceranno i contenuti bisognerà poi fare le valutazioni del caso", ha aggiunto l'ex numero uno di Allianz Italia. Sull'eventuale ricorso alla golden share - ossia al potere di veto dello Stato su decisioni legate al destino dell'azienda che rivestano carattere strategico per il Paese - Cucchiani ha sottolineato che "innanzitutto, si deve guardare alla sostanza delle cose, al contenuto della proposta e poi valutarla. Francamente credo che la questione legata alla golden share sia un po' tirata per i capelli. Occorrerà stabilire se ci sono delle componenti del sistema Telecom strategiche per il Paese ed eventualmente ci potrà essere un carve out (separazione, ndr) della rete. Non c'è niente di strano se un altro operatore internazionale autorevole, peraltro già presente nel nostro Paese, sia interessato alle attività di Telecom. Sarebbe irresponsabile avere pregiudizi, si tratta di formulare dei giudizi sulla base di proposte".

"Credo sia assolutamente improprio parlare di commissariamento" del presidente esecutivo di Telecom, Franco Bernabé, ha poi replicato Cucchiani, a chi gli faceva notare come dalla stampa trasparisse una sorta di accerchiamento del numero uno della società da parte dei soci Telco, aggiungendo che "ci sono persone deputate alla governance che dovranno fare le loro valutazioni, in modo che il management possa lavorare serenamente. Il chiacchiericcio esterno non giova alla gestione".

In merito alle norme di Basilea 3 che, in particolare, impongono accantonamenti a riserva per tutte le partecipazioni 'non core' delle banche e sull'eventualità che quindi ciò possa impattare sulla liquidità di Telco, Cucchiani ha spiegato che le scelte della banca in questa direzione "sono del tutto indipendenti da Basilea 3. Siamo una delle poche banche che in Italia, in Europa e al mondo sono già in regola con i parametri di Basilea 3 e quindi Telco è del tutto ininfluente. Le decisioni su Telco", ha concluso Cucchiani, "verranno quindi prese in base a valutazioni di natura esclusivamente economica".



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Squinzi: se chiudono imprese muore il Paese

Di Oscar Bodini e Gabriele La Monica

''Se chiudono le imprese muore il Paese. Oggi, insieme al tempo è scaduta anche la nostra pazienza''. Lo ha affermato il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel discorso pronunciato al congresso biennale della piccola impresa Confindustria, che si è tenuto a Torino. ''Cosa deve accadere ancora e di più perché si comprenda la gravità dell'emergenza economica e i rischi, concreti, che stiamo correndo?", si è domandato il patron di Mapei, dicendosi stanco di ''cercare di comprendere questo gioco dell'oca'' rispetto alla formazione del governo'.

Il presidente degli industriali italiani ha inoltre sottolineato che ''stiamo giocando con 8 milioni di famiglie che vivono di industria'', ossia "con il destino del Paese''. Squinzi è tornato inoltre a rimarcare l'attuale stallo della politica, ribadendo che negli ultimi 50 giorni l'Italia avrebbe perso un punto di Pil. L'inadeguatezza della politica, ha poi aggiunto, "strangola quelle creature che dice di amare e di voler amministrare. Lavoratori e imprese, insieme".

"Chi non dimostra buon senso e responsabilità pubblica in questo momento, perderà per sempre il nostro consenso", ha infine ammonito Squinzi dal palco del Lingotto, dove si è svolta la due giorni di Confindustria. "In una tempesta perfetta come quella che ci è data quotidianamente di vivere, chiediamo che la nave abbia una guida salda e riconosciuta".

Rispondendo infine a chi gli domandava per quale motivo, durante la due giorni, non fosse stato neppure sfiorato il tema della difficoltà di accesso al credito bancario da parte delle aziende, Squinzi ha replicato che "non esiste alcuna contrapposizione con le banche, siamo sulla stessa barca. Dobbiamo lavorare e collaborare assieme".


Inviato il: 14/04/2013 03.21    *NEW*
Da: delaware

Inviato il: 13/04/2013 23.59   
Da: Atollo

un uomo solo al condanno
Siamo il paese in testa alla classifica mondiale per chiagne e fotte, e Confindustria, in rappresentanza della grande industria Italiana, ne rappresenta il più importante esempio, ma l'aspetto più deleterio ad esso correlato è quello del "io non ho colpa". Entrando nel merito nello sfacelo italiano attuale nessun mea culpa da parte di confindustria per aver dato da sempre il proprio attivo contributo a quel consociativismo che ha portato il nostro paese a questo punto.
L'ambivalenza della grande industria Italiana trova poi la più divertente espressione nel suo giornale, il Sole24 ore, che da sempre dà lezioni sulle ricette liberali da adottare: liberalizzazioni, meno spesa pubblica e meno tasse, e da decenni tuba con la sinistra stroncando Berlusconi. Coerentemente con questo orientamento ha affidato giorni fa il compito di commentare la morte della Thatcher a Romano Prodi, il quale con la delicatezza di una iena l'ha criticata duramente attribuendole, proprio lui consulenze di GSachs, la responsabilità della speculazione finanziaria che ha poi portato alla crisi dei subprime.
Coerentemente con i suoi predecessori Squinzi ora non solo non recita alcun mea culpa per Confindustria, ma addebita la perdita di PIL all'inazione della classe politica, come se non fosse il solo PD a voler tenere il paese sulla corda per propri motivi interni. Squinzi sarebbe stato, come il suo predecessor Marcegaglia, più esplicito se al posto di Bersani ci fosse stato Berlusconi.
Quando fra qualche giorno PD e M5S avranno eletto Prodi al Quirinale, Squinzi finirà di frignare, e tutti quanti assieme, delaware compreso, potranno dare addosso all'unico colpevole dei nostri mali.

Inviato il: 13/04/2013 15.31   
Da: delaware


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Wall Street quasi ferma dopo una settimana in ascesa

Written By Unknown on Sabtu, 13 April 2013 | 15.11

Cauti i listini azionari statunitensi dopo la lettura negativa di alcuni dati macroeconomici Usa e i conti in chiaroscuro di JP Morgan e Wells Fargo.

L'indice Dow Jones ha chiuso invariato a 14.865,06. In leggero calo (-0,16%) il Nasdaq a 3.294,95 e l'indice S&P500, che ha perso lo 0,28% a 1.588,86. La Borsa di New York ha portato a termine comunque la miglior settimana nell'ultimo mese. L'euro viene scambiato a 1,3102 dollari.

Ad alimentare le vendite a Wall Street è stato il dato sulle vendite al dettaglio di marzo che ha mostrato una flessione dello 0,4% su base mensile, ai minimi da giugno, dal +1% del dato rivisto al ribasso di febbraio. L'indicatore segnala che i consumatori sono stati più cauti a causa delle preoccupazioni legate alla stretta fiscale iniziata lo scorso mese.

L'aumento delle imposte sul reddito ha costretto le famiglie a risparmiare. Il dato di oggi, insieme a quelli sul mercato del lavoro di marzo, fa capire che l'economia statunitense ha perso un po' di slancio. Negativa anche la lettura dell'indice preliminare di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Università del Michigan. Ad aprile l'indice è sceso a 72,3 punti dai 78,6 punti di marzo (78,5 punti il consenso). Peggiore delle attese anche l'indice dei prezzi alla produzione industriale, diminuito dello 0,6% m/m.

Intanto JP Morgan e Wells Fargo hanno dato il via alla stagione delle trimestrali del settore finanziario statunitense. Wells Fargo ha pubblicato un utile netto dei primi tre mesi dell'anno sopra le attese (+22% a 5,17 miliardi di dollari). Tra i punti deboli il calo dell'attività sui mutui rispetto al quarto trimestre, un campanello d'allarme tenendo conto che Wells Fargo è il leader del settore negli Stati Uniti.

Jp Morgan Chase ha chiuso il primo trimestre con conti oltre le attese degli analisti e in particolare con un utile netto in aumento del 33% grazie alle forti performance dell'investment banking, alla riduzione dei costi e al miglioramento della qualità del credito. Pesa sul titolo la flessione dei ricavi scesi del 3,4% a 25,85 miliardi.



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La strategia di Axa Investment Managers in sette punti

Di Ester Corvi

La ripresa c'è, ma la distanza fra Stati Uniti ed Eurolandia rischia di ampliarsi, mentre la Banca del Giappone ha sorpreso gli investitori con una mossa inaspettata, che rappresenta un segno concreto e trasparente di quanto dichiarato dal primo ministro Abe: la volontà e la determinazione di agire. Come reagiranno i mercati finanziari nei prossimi mesi? Ecco in sette punti la strategia di Axa Investment Managers.

1) Più peso al Giappone. E' il momento di investire nel listino nipponico che, secondo gli esperti, continuerà a crescere anche nei prossimi mesi. L'aggressiva politica espansiva del nuovo governatore della Bank of Japan implica un cambio di paradigma per il mercato, che ha quest'anno non deluderà gli investitori. A favore delle compagnie nipponiche gioca infatti il deprezzamento dello yen, che si è già tradotto in un'accelerazione dell'attività economica e in una revisione al rialzo del 6% negli ultimi tre mesi delle aspettative sugli utili.  

2) Francoforte non deluderà. Sulle borse di Eurolandia è meglio mantenere un atteggiamento prudente, con qualche eccezione. Ci sono infatti listini che possono fare meglio della media, grazie alla maggiore solidità dei fondamentali economici. E' il caso del mercato azionario di Francoforte, che è destinato a conquistare terreno nei prossimi mesi, e di quello di Zurigo. Il parere sulla borsa di Parigi è invece negativo.

3) Wall Street è un po' cara. I segnali che arrivano dagli Stati Uniti non sono del tutto convincenti. La ripresa si sta concretizzando, ma è già scontata nelle quotazioni dei titoli di Wall Street, che presenta indici borsistici troppo elevati. E' inoltre probabile che il migliorato quadro congiunturale si traduca in un aumento dei fatturati, più che dei margini reddituali. Il consiglio è di mantenere un'esposizione neutrale.

4) Rischi in Cina e Corea. I mercati emergenti hanno avuto un avvio deludente quest'anno e i listini asiatici non hanno fatto eccezione, accusando una performance leggermente negativa da inizio anno (-0,2%), a fronte di un rialzo del mercato statunitense del 10%. Le ragioni sono essenzialmente due. Da un lato, il deprezzamento dello yen ha messo sotto pressione le azioni asiatiche e in particolare quelle coreane, che sono in diretta competizione con gli esportatori nipponici. Dall'altro il mercato cinese, che continua a essere debole, potrà trovare spunti al rialzo solo in una prospettiva di medio termine. Nel frattempo i rischi di ribasso sono maggiori delle chance di crescita. Il consiglio degli analisti è mantenere un'esposizione neutrale.

5) Lontani da Mosca. La borsa russa continua ad essere scambiata con uno sconto significativo rispetto agli altri listini emergenti: il p/e (prezzo/utili) è 5,3 contro 12,6 dell'indice Msci emerging market. Le ragioni di questa sottovalutazione sono diverse (la scarsa diversificazione del mercato, che è concentrato nel settore dell'energia e delle commodity, il basso payout, l'elevato beta), ma non verranno quest'anno controbilanciate da altri aspetti in grado di rilanciarla. Il rating è underweight (sottopesare).

6) L'America Latina perde competitività. I margini reddituali delle società in America Latina sono in flessione, a causa della perdita di competitività in uno scenario di bassa disoccupazione e forti aumenti salariali. Un miglioramento della situazione è atteso nella seconda metà dell'anno grazie alla ripresa del commercio mondiale e della domanda interna. Ma visto che sia la borsa messicana che quella brasiliana sono fra le più care nei mercati emergenti, gli esperti consigliano di mantenere un'esposizione neutrale.

7) I Treasury non più safe haven. I titoli di stato Usa non rappresentano più un porto sicuro, visto che gli analisti si aspettano che la Fed cambi orientamento in tema di politica monetaria nella seconda metà dell'anno, riducendo le operazioni di Qe (Quantitative easing). Il timing della exit strategy della Banca centrale Usa resta il tema fondamentale dei mercati obbligazionari. Gli esperti si aspettano un leggero incremento dei tassi a lungo termine, che porterà il rendimento del decennale Usa al 2,3% entro dicembre. Il consiglio è underweight (sottopeare).



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Borsa di Tokyo negativa su prese di beneficio

Written By Unknown on Jumat, 12 April 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Seduta mista alla borsa di Tokyo, che ha accusato un calo sul listino principale a causa delle prese di beneficio perseguite dagli investitori nipponici. Le perdite sono peraltro state arginate dalla debolezza dello yen sui mercati valutari e dall'effetto-traino dei buoni risultati registrati in serata a Wall Street (Dow Jones +0,42%; Nasdaq +0,09%).

In chiusura l'indice Nikkei dei 225 titoli-guida ha ceduto così 64,02 punti pari allo 0,47% scendendo a quota 13.485,14. In apertura di giornata aveva tuttavia fatto segnare un incremento dello 0,1% issandosi temporaneamente a quota 13.568,25, il livello più alto toccato dal luglio 2008.

In controtendenza il Topix relativo all'intero listino che ha guadagnato 1,28 punti pari allo 0,11% per attestarsi infine a quota 1.148,57. Gli esperti di Barclays Capital ritengono che l'attuale fase di mercato continuerà nei prossimi giorni, creando migliori occasioni di trading. Il tono di fondo resta comunque positivo grazie al piano di stimolo dell'economia giapponese, lanciato dalla Banca centrale.

La Bank of Japan ha infatti annunciato un'iniezione di liquidità di 1.400 miliardi di dollari in due anni per uscire dalla deflazione. "La Boj ha fatto tutti i passi necessari per raggiungere l'obiettivo di riportare l'inflazione al 2%", ha assicurato il Governatore della banca centrale giapponese, Haruhito Kuroda, in risposta a chi dubita che l'obiettivo possa essere raggiunto.

"Pensiamo di aver fatto di tutto per raggiungere il tetto di inflazione al 2% in due anni", ha aggiunto Kuroda, "ma non è appropriato limitare a due anni la nostra politica. Non esiteremo ad aggiustare la nostra politica in futuro, perché l'economia è come una cosa viva e ci sono rischi al rialzo e al ribasso".



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Piazza Affari si prende una pausa, Telecom in ascesa

Di Francesca Gerosa

Prevalgono i realizzi in avvio di seduta a Piazza Affari  (-0,36% a 15.962 punti l'indice Ftse Mib) con lo spread Btp/Bund in aumento a 307 punti nonostante la schiarita sul fronte politico, in particolare per quanto riguarda il successore del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

L'ex premier, Silvio Berlusconi, è infatti pronto a eleggere un nuovo presidente della Repubblica di centrosinistra, ma a condizione di formare poi un governo di larghe intese perché "un governo ballerino, sostenuto da qualche gruppetto, non avrebbe la forza di assumere i provvedimenti di cui il Paese ha bisogno per salvare l'economia e per trattare in Europa tutto quello che si deve modificare negli accordi dell'Ue", ha spiegato in un'intervista.

Lo stesso segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha detto che il suo partito preferisce un'ampia intesa sul nome del prossimo presidente. Il Cavaliere ha parlato di una "rosa di nomi" che deve essere avanzata dai democratici: "quando lo faranno decideremo. Al momento non sono in grado di dire altro".

Berlusconi ha anche detto di non essere interessato a un "salvacondotto" o a un'amnistia per chiudere la propria situazione giudiziaria. Il Parlamento inizia a votare da giovedì 18 aprile per il nuovo capo dello Stato. Nelle prime tre votazioni serve la maggioranza dei due terzi, dalla quarta invece basta la maggioranza assoluta. Al centrosinistra mancano una decina di grandi elettori, tra deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni, per disporre della maggioranza assoluta.

Sul listino milanese sale contro corrente del 2,78% a 0,6295 euro Telecom Italia dopo che il cda di ieri ha istituito un comitato che esaminerà la fusione con 3 Italia in tempi stretti (15 giorni). E' stato dato inoltre mandato al management per definire il percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso. "Apprezziamo la volontà del gruppo di definire rapidamente la questione e in particolare apprezziamo il fatto che sia riaffiorato il progetto della separazione della rete, che mantiene gli investitori appassionati sul titolo", affermano gli analisti di Banca Akros (accumulate e target price a 0,80 euro confermati sull'azione).

Stando alle ultime indiscrezioni, Hutchison Whampoa vorrebbe ottenere una quota del 29,9% di TI, appena sotto la soglia che obbliga il lancio di un'opa sul gruppo, di questa quota il 22% arriverebbe direttamente dai soci di Telco, per ora scettici sull'operazione, in particolare Telefonica. Anche gli analisti di Ubs continuano a essere scettici sulla fattibilità di un merger con 3 Italia, visti gli ostacoli politici e dell'antitrust, e sulla creazione di valore.

"La visibilità sulla strategia del gruppo e sul potenziale esito delle negoziazioni in corso rimane molto bassa", osservano gli esperti di Ubs (sell e target price a 0,45 euro confermati sul titolo TI), aggiungendo che "i flussi di cassa di Telecom Italia potrebbero peggiorare nei due anni immediatamente successivi all'eventuale fusione visto che 3Italia brucia cassa. E poi bisogna tener conto dei costi di ristrutturazione, pari a 500 milioni di euro.

Senza contare, osservano anche gli analisti di Cheuvreux (underperform) citati dall'agenzia Mf-DowJones, che la valutazione di 3 Italia superiore ai 2 miliardi di euro implica un multiplo enterprise value/ebitda di circa 7 contro i 4 di Telecom Italia. Il deal quindi sarebbe diluitivo per la società italiana. L'operazione, inoltre, porterebbe a un cambio di controllo con Hutchison Whampoa che diventerebbe il primo azionista di Telco, ma mentre i soci italiani potrebbero essere interessati, "non crediamo che Telefonica sia favorevole a lasciare entrare un secondo socio industriale".

Due, comunque, in caso di effettiva fusione i vantaggi per il titolo: il primo è legato al fatto che la pressione competitiva nel mercato si attenuerebbe e il secondo che il deal potrebbe portare a una strategia più efficace sulle attività e sul deleveraging. I rischi però per Cheuvreux ancora superano le opportunità.

Non per gli analisti di Equita (hold e target price a 0,78 euro) che vedono una creazione di valore per un miliardo di euro grazie a risparmi su investimenti e spese operative. "Pensiamo comunque che il maggior beneficio sarebbe la semplificazione dell'arena competitiva, il miglioramento della generazione di cassa, il rafforzamento dell'azionariato. Questi elementi spezzerebbero la spirale che suggerisce da tempo il rischio di un aumento di capitale e quindi multipli di 3,4 volte l'ebitda o circa 5,6 volte gli utili", spiegano alla sim. Addirittura gli analisti di Equita calcolano che se Telecom Italia, dopo la fusione, trattasse a 3,9 volte l'ebitda il titolo avrebbe un upside di circa il 40%.

E' chiaro che l'eventuale rimpasto della struttura dell'azionariato di Telecom Italia sarebbe un "game changer" per la società, commentano gli analisti di Kepler secondo i quali questa è una questione cruciale per il gruppo, visto che Telco non può supportare lo sviluppo industriale di lungo termine. Prima o poi quindi tale problema deve essere affrontato.

"Per questo motivo pensiamo che la separazione della rete e la cessione di attività commerciali a Hutchison Whampoa abbiano un senso, mentre un aumento di capitale è improbabile poiché non è supportato da Telco e dagli investitori istituzionali", precisano gli analisti di Kepler. "Separando il business dell'accesso, TI cristallizzerebbe il valore della sua rete, mentre le attività commerciali trarrebbero beneficio dalla presenza di un azionista industriale di lungo periodo e da un minor rischio percepito sul bilancio. Crediamo quindi che uno scenario di break-up offra margini di upside per il titolo su cui confermiamo il rating buy".

In effetti in borsa, dopo i minimi storici aggiornati il 3 aprile scorso a 0,532 euro, il titolo TI ha ripreso quota. In poco meno di 7 sedute ha messo a segno un +16% tornando sopra i 0,60 euro. "La prima resistenza transita per 0,63, massimi di marzo. Una rottura di questo livello potrebbe aprire lo spazio per un'accelerazione in direzione degli obiettivi collocati prima a 0,70 euro e successivamente a 0,78, top da inizio anno", prevede Vincenzo Longo, market strategist di IG.

"Qui la resistenza diventerebbe particolarmente forte e solo notizie societarie particolarmente rilevanti potrebbero condurre verso target più ambiziosi collocati a 0,86 euro, massimi da settembre. Segnali negativi giungerebbero invece al di sotto di 0,58 euro, che potrebbero proiettare il titolo verso il bottom di questa settimana a 0,56 e poi verso un ritorno sui minimi storici", conclude Longo.



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Tokyo vola a +2%, vicina ai massimi degli ultimi 5 anni

Written By Unknown on Kamis, 11 April 2013 | 15.11

Di Luciano Mondellini

La Borsa di Tokyo ha terminato gli scambi in rialzo dell'1,96%, ai massimi intraday e da luglio 2008, grazie agli effetti della maxi manovra di allentamento monetario qualitativo e quantitativo (Qqe) deciso la scorsa settimana dalla Bank of Japan. L'indice Nikkei, con la frenata dello yen a un passo da quota 100 contro il dollaro, ha guadagnato 261,03 punti, attestandosi a 13.549,16

In particolare sulla Borsa di Tokyo i titoli delle società maggiormente esposte alle esportazioni continuano a segnare forti rialzi, guidati in particolare dal comparto auto grazie all'effetto benefico dell'indebolimento delle yen. Toyota Motor ha per esempio guadagnato il 5,8%, Bridgestone il 5,6%, Honda Motor il 3,1% e Denso il 6,3%. Lo yen sembre più debole, il miglioramento graduale dell'economia Usa e i massimi storici raggiunti dall'indice S&P 500 di New York hanno contribuito a sostenete l'ottimismo sulla borsa giapponese, ha spiegato un fund manager, aggiungendo che "il mercato sta prezzando un cross dollaro/yen a 100, ma sono forti le aspettative che il cambio andrà sopra i 100". Le previsioni di Toyota sugli utili dell'esercizio si basano su un cambio dollaro/yen a 90 e pertanto, nel caso il cambio raggiungesse i 100, l'utile netto della casa automobilistica potrebbe aumentare del 50%.

Intanto sale la tensione con la Corea del Nord. Uno o due missili Musudan nord-coreani sarebbero in rampa di lancio, già orientati e pronti per il lancio. E' l'ipotesi dei network tv nipponici, fatta in base a quanto appreso presso funzionari del ministero della Difesa. Il posizionamento dei vettori sulla costa orientale della Corea del Nord, capaci di coprire 3-4.000 chilometri, potrebbe però essere anche una mossa finalizzata a confondere le intenzioni reali, un bluff sempre secondo le analisi fatte attraverso lo studio delle immagini satellitari.



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General Motors investirà 4 miliardi in Europa

Di Luciano Mondellini

General Motors investirà 4 miliardi  entro il 2016 nelle due consociate europee in crisi, Opel e Vauxhall. Lo ha reso noto dalla centrale Opel di Ruesselsheim, in Germania, il presidente e ad della casa automobilistica statunitense, Dan Akerson. ''Come gruppo automobilistico attivo a livello mondiale, Gm ha bisogno di una forte presenza in Europa'', ha detto Akerson, specificando poi che la gran parte dell'investimento sarà impiegato nello sviluppo di nuovi modelli all'interno del programma di risparmio e crescita 'Drive 2022'. Resta peraltro confermata la chiusura dello stabilimento tedesco di Bochum per l'inizio del 2015.

Va fatto notare come la strategia di Akerson sia in netto contrasto con quella della Fiat. Parlando all'assemblea degli azionisti del Lingotto martedì  a Torino, il numero uno della casa torinese, Sergio Marchionne, ha spiegato che "qualunque investimento fatto oggi in un contesto europeo, avendo come unico mercato di sbocco un'area in profonda crisi economica, non avrebbe senso".



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Corrono i titoli del risparmio gestito

Written By Unknown on Rabu, 10 April 2013 | 15.11

Di Roberta Castellarin

Dopo i dati di raccolta di marzo arrivano giudizi ancora positivi sui titoli del risparmio gestito. Che beneficiano di un ritorno degli investitori sui fondi che danno margini superiori. Mediolanum, dopo il rialzo di ieri del 2,6%, oggi sale dell'1%.La società nel primo trimestre di quest'anno la raccolta netta è calata a 717 milioni di euro dai 916 milioni registrati nello stesso periodo del 2012 ma la raccolta netta di fondi e gestioni, sempre nei primi tre mesi dell'anno, ha raggiunto il record di 1 miliardo.

Il risparmio amministrato è invece quasi raddoppiato a 1,164 miliardi dai 662 milioni del primo trimestre dell'anno scorso e nel solo mese di marzo è risultata pari a 163 milioni. Mediobanca assegna un giudizio neutral al titolo e un target price a 5 euro e sottolinea che "la società ha avuto un inizio d'anno molto positivo". Intesa Sanpaolo assegna un giudizio add con un target price a 4,84 euro.

Dopo il +5,75% di ieri, oggi Azimut sale del 2,84% superando i 13 euro. Per la società guidata da Pietro Giuliani la raccolta è risultata positiva a marzo per 175 milioni euro, di cui 157 milioni di risparmio gestito: la raccolta netta totale nel primo trimestre è arrivata così a 744 milioni. In tutto le masse, comprensive del risparmio amministrato, hanno raggiunto i 20,6 miliardi, di cui 18,4 miliardi fanno riferimento alle masse gestite, in progresso del 5,4% da inizio anno. Mediobanca conferma il giudizio outperform con un target price a 16 euro. Mentre Equita dà un buy con target price a 15,3 euro.



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Fiat vola in borsa dopo l'assemblea Niente aumento di capitale

Di Francesca Gerosa

Fiat potrebbe pensare di rafforzare il capitale dopo la fusione con Chrysler, ma principalmente tramite la vendita di asset piuttosto che attraverso la raccolta di capitale direttamente sul mercato. E' l'elemento di novità, l'unico peraltro, emerso ieri dall'assemblea di ieri di Fiat, secondo quanto riportato dagli analisti di Mediobanca in una nota di commento.

Marchionne ha escluso un aumento di capitale a breve termine e quindi le dismissioni sono la via più probabile"Crediamo che la vendita di Magneti Marelli sia difficile: il business captive e della componentistica auto non sono in buona forma e l'unico acquirente potrebbe offrire un prezzo così basso che Fiat non accetterà", si legge nella nota di Mediobanca.

"Ci ritroviamo quindi con la Ferrari e Alfa. Tra i due marchi preferiremmo la vendita di Alfa a un prezzo elevato a un player non europeo. Il tempo ci dirà. Secondo Marchionne questo è un tema da trattare non prima del 2014 o addirittura nel 2015". Marchionne ha anche confermato che la fusione con Chrysler è inevitabile e che dovrebbe sicuramente avvenire prima del 2014. Inoltre ha assicurato che il gruppo ha liquidità sufficiente all'acquisto della quota del fondo Veba nella casa Usa.

Fiat è pronta a esercitare la terza call option sul 3,3% della quota di Chrysler a luglio: in ogni caso, per la determinazione del prezzo di esercizio la casa torinese deve attendere la decisione della Corte del Delaware sulla prima opzione call nel secondo trimestre di quest'anno. La Decisione Delaware Court è importante perché darà un'indicazione del valore del 16% di Chrysler detenuto da Veba e potenzialmente acquistabile da Fiat attraverso l'esercizio di numerose opzioni call.

"La decisione della corte del Delaware rimane un evento importante in quanto servirà da base per definire il prezzo e la tempistica con cui verrà definita l'acquisizione di Chrysler", confermano gli analisti di Intermonte in una nota di oggi. "Agli attuali prezzi, il titolo non sconta gli effetti positivi dell'integrazione con Chrysler ma riflette le incertezze sull'andamento operativo"

"Per il restante 24% del capitale detenuto da Veba, crediamo che il Lingotto e Veba possano negoziare per determinare il valore finale e il potenziale esborso per Fiat", prevedono gli analisti di Banca Imi. Nel complesso, "le notizie emerse dall'assemblea dei soci erano in gran parte conosciute e non sono state sorprendenti", aggiungono gli analisti della banca che tuttavia evidenziano come  Fiat debba affrontare prospettive in Europa peggiori di quanto inizialmente previsto.

In questo contesto, e alla presentazione dei risultati del primo trimestre 2013, il gruppo dovrebbe confermare sostanzialmente i suoi obiettivi finanziari, ma potrebbe modificare i propri target a livello geografico. "Per il momento manteniamo un rating hold e un target price a 4,56 euro sul titolo". Mediobanca ha ribadito il rating neutral e il target price a 4,5 euro, lo stesso giudizio di Intermonte. A Piazza Affari il titolo Fiat sale del 2,92% a quota 4,156 euro. 



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Autrostrada To-Mi, 250 milioni in cassa. Attese sul dividendo

Written By Unknown on Selasa, 09 April 2013 | 15.11

Di Paola Valentini

Oggi è l'ultimo giorno utile per acquistare titoli Impregilo sul mercato con la possibilità di consegnarli all'Opa lanciata da Salini a 4 euro per azione. Autostrada To-Mi ha detto che aderirà all'offerta, mantenendo in portafoglio l'1,99% del capitale di impregilo come investimento finanziario. Gli analisti di Equita calcolano che l'incasso dall'adesione sarà quindi di 450 milioni, con una plusvalenza di 76,1 milioni.

"Decisione positiva per la società, che oltre alla plusvalenza rilevante si doterà delle risorse necessarie al pagamento del debito Igli e del bridge finance per l'acquisizione delle quote di Igli stessa", ha aggiunto Equita. Considerando anche il cash derivante dal dividendo straordinario Sias (0,90 euro residui) per 126 milioni, Autostrada To-Mi passerebbe a una posizione di cassa positiva per 250 milioni circa secondo le stime di Equita. "L'holding discount (post stacco del dividendo straordinario Sias e dell'incasso sia dell'adesione all'opa e del dividendo stesso, ndr) sarebbe del 45%, interessante considerato la media di mercato al 40% e la posizione di cassa fortemente positiva", aggiunge Equita.

Restano da capire le mosse di Autostrada To-Mi,che ha anche rimandato l'annuncio del dividendo alla chiusura dell'operazione. Equita stima un dividendo ordinario di 43 centesimi per azione contro i 26 centesimi dello scorso anno. "Riteniamo che il gruppo possa essere interessato alle concessioni oggetto di cessione da parte del comune di Milano (Milano Serravalle) o a ulteriore diversificazione in altri segmenti industriali", sottolinea Equita, che ha alzato il target price di Autostrada To-Mi a 11,5 euro (adeguandola al prezzo di Sias) alzando l'holding discount al 30% (dal 20%) dopo il downgrade della controllata ad Hold.



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Autogrill in evidenza, Lagardere raccoglie risorse per aggregazioni

Di Francesca Gerosa

Lagardere abbandona il business della difesa e raccoglie risorse per avviare aggregazioni. Il conglomerato francese, specializzato nel mondo dei media e della comunicazione, ha venduto, tramite un collocamento privato, l'intera partecipazione del 7,4% detenuta (61 milioni di azioni) nella società aerospaziale Eads. Il ricavato è pari a circa 2,28 miliardi di euro.

Lagardere, controllata dall'uomo d'affari Arnaud Lagardere, aveva da tempo dichiarato che intendeva vendere la sua partecipazione in Eads, una società che ha contribuito a fondare oltre un decennio fa. Da parte sua la società aerospaziale ha comunicato che nell'ambito del collocamento ha riaquistato azioni per 500 milioni di euro, pari all'1,61% del capitale.

Lagardere ha già detto che una parte significativa dei proventi realizzati con la cessione verrà distribuita agli azionisti. Ma il gruppo francese ha manifestato più volte l'intenzione di ampliare la presenza nel Travel&DutyFree sia per linee interne che per linee esterne. Mentre alla borsa di Parigi Lagardere cede lo 0,95% a 28,25 euro ed Eads perde l'1,99% a 37,94 euro, a Milano il titolo Autogrill avanza dello 0,76% a 9,29 euro.

"Dopo la dismissione della quota in Eads, la società francese si presenta sul mercato con ampie risorse, è pronta a giocare un ruolo di rilievo come aggregatore", affermano gli analisti di Intermonte che confermano su Autogrill la raccomandazione outperform. "Ci aspettiamo che la società partecipi al prossimo processo di consolidamento" con la scissione per dare vita a due diverse società, una della ristorazione e una dei duty free aeroportuali, che rappresenta solo il primo passo verso una ripresa dell'M&A per il gruppo in entrambi i settori di attività.

I lavori preparatori per la scissione stanno procedendo rapidamente e l'operazione potrebbe chiudersi in autunno, in anticipo rispetto alle indicazioni ufficiali del management: entro fine anno. La discussione in corso fra il gruppo e le banche riguarda la ripartizione del debito (1,4 miliardi di euro) fra le due nuove società: il peso maggiore (circa 1,25 miliardi) andrebbe sulle spalle dei duty free, per lasciare alla ristorazione maggiore flessibilità per eventuali future operazioni di acquisizione e/o fusione (M&A). La società dei duty free potrebbe essere quotata alla borsa di Londra, mentre la ristorazione resterebbe quotata in Italia.



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Trimestrali Usa, utili attesi in calo dello 0,6%

Written By Unknown on Senin, 08 April 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Negli Usa parte oggi la stagione delle trimestrali con la comunicazione dei risultati di Alcoa. Quanto sono indicativi dell'andamento complessivo degli utili delle società quotate a Wall Street? Per rispondere a questa domanda gli esperti di Factset hanno analizzato i dati storici.

Dal 2009 Alcoa ha annunciato utili per azione (eps) nel 56% dei casi superiori alle attese (9 trimestri su 16). Nei nove trimestri in cui ha battuto le attese, il 73,6% delle società comprese nell'indice S&P500 ha fatto altrettanto. Ma nei sette trimestri in cui è stata peggiore delle previsioni, i risultati del 72,6% delle aziende comprese nell'indice S&P500 sono stati migliori delle aspettative. Gli analisti hanno quindi concluso che, sebbene ci sia una piccola differenza numerica, la performance di Alcoa non è molto indicativa dell'andamento dei profitti trimestrali del mercato americano.

Nel complesso gli utili del primo trimestre 2013 delle società quotate a Wall Street che saranno pubblicati questa settimana sono previsti in leggero calo (-0,6%), a fronte di un tasso di crescita atteso a fine 2012 per il mercato nel suo complesso del 2,1%. Le maggiori delusioni dovrebbero arrivare dai settori dei materiali di base, dall'information technology e dei consumi.

Oltre ad Alcoa, un altro componente del Dow Jones (JP Morgan Chase) e otto società dello S&P 500 pubblicheranno le trimestrali questa settimana.



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Pirelli & C., il mercato sembra scordarsi dell'America latina

Di Francesca Gerosa

Pirelli & C. ha posticipato la presentazione del piano industriale 2013-2017 a novembre, quindi dopo i risultati del terzo trimestre, dalla data dell'8 maggio a causa dell'incertezza sull'andamento del business in Europa (circa il 30% del fatturato stimato dagli analisti per quest'anno). Tanto che, secondo alcune fonti, la società starebbe studiando la possibilità di esportare dall'Europa i pneumatici di qualità Premium.

Il gruppo lo scorso anno ha realizzato il 35% dei ricavi e il 28% dell'ebit del segmento tyre nel Vecchio Continente. "Anche se crediamo che Pirelli stia reagendo bene al debole trend in Europa, facendo leva sull'esportazionei dei pneumatici premium, affrontando i costi aggiuntivi al fine di sostenere le sue esportazioni, riteniamo che il ritardo del piano sia una notizia negativa per il sentiment del titolo", commentano stamani gli analisti di Banca Imi.

Il gruppo ha comunque confermato i target 2013, ovvero vendite in crescita del +4/5% a 6,3-6,4 miliardi di euro, ebit in aumento del +4/9% a 810-850 milioni (le attuali stime del consenso sono a 831 milioni), free cash flow oltre 200 milioni e debito industriale netto sotto 1,4 miliardi di euro, includendo l'impatto del salvataggio di Prelios.

Obiettivi che gli analisti di Equita ritengono raggiungibili per il trend positivo in America latina, che genera oltre il 40% dell'ebit, per il recente ulteriore calo delle materie prime e, in misura inferiore, per il contributo della Russia. Detto questo, sebbene sia nota la debolezza del mercato europeo con il consensus che si è già mosso al ribasso negli ultimi mesi, e sapendo che un piano quinquennale oggi godrebbe di scarsa visibilità/credibilità, la notizia e indubbiamente negativa", aggiungono gli analisti di Equita che sul titolo mantengono un rating buy e un target price a 10 euro.

"Ora la performance del gruppo in Europa sembra messa in discussione, che è il motivo per cui il mercato vende il titolo", osservano anche gli analisti di Cheuvreux ricordando però che c'è anche l'America latina, che rappresenta circa un terzo del risultato operativo del gruppo e che sta crescendo bene (gennaio-febbraio +12% OE e +8% la sostituzione degli pneumatici per auto e +75% e +15% per i pneumatici dei camion) .

Gli analisti di Cheuvreux credono quindi che la valutazione attuale di Pirelli (4,9 volte l'ebitda, rispetto alla media storica di 6 volte) non tenga conto della stima del consenso di un tasso composto medio annuo dell'eps del 13% con i penumatici premium e le efficienze che sono i fattori chiave. "Manteniamo quindi la nostra posizione relativamente positiva sul titolo, con un rating outperform e un prezzo obiettivo a 10 euro", si legge nella nota di Cheuvreux.

Invece gli esperti di Intermonte e di Banca Akros hanno confermato i giudizi neutral e reduce perché lo spostamento del piano di Pirelli è sicuramente una notizia negativa in quanto evidenzia l'incertezza che regna nell'industria degli pneumatici principalmente in Europa. A Piazza Affari l'azione scende del 3,16% a 7,96 euro.



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