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Mps: Mussari pensava per sè, Vigni era il deus ex machina

Written By Unknown on Minggu, 31 Maret 2013 | 15.11

L'ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, era coinvolto direttamente nella gestione della ''finanza allegra'', anche se non aveva le deleghe necessarie per gestire la banca. E' uno dei motivi che hanno convinto i nuovi vertici del Monte, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ad avviare un'azione di responsabilità contro di lui e contro l'ex direttore generale Antonio Vigni che, invece era "il deus ex machina del confezionamento derivati del Montepaschi''. Le motivazioni della decisione presa il 28 febbraio scorso dal cda, che ha avviato l'azione di responsabilità contro i vecchi vertici e la richiesta danni nei confronti di Deutsche Bank e Nomura, ora sono ufficiali e pubblicate nella relazione presentata in vista dell'assemblea del 29 aprile

Nel documento si spiega che Mussari ''mirava a conservare la sua leadership'' agendo poi per perseguire ''interessi estranei e contrari a quelli della società, contribuendo decisivamente a realizzare l'operazione con Nomura, allo scopo di occultare la perdita sulle notes Alexandria, che si sarebbe altrimenti riflessa sul risultato dell'esercizio 2009, in misura tale da impedire il conseguimento di un utile d'esercizio''.

Inoltre le operazioni con Nomura e Deutsche Bank ''non avrebbero mai dovuto essere realizzate'' si legge ancora nella relazione destinata ai soci, per il loro ''carattere illecito'' e per i ''loro evidenti profili di irrazionalità, anomalia e carenza di qualsivoglia giustificazione economica''. La banca si riserva di agire anche nei confronti dell'ex capo dell'area finanza, Gianluca Baldassarri e di altri corresponsabili, in relazione agli illeciti in corso di accertamento''.



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FonSai, maxi retribuzioni anche nell'anno del tracollo

L'impero crolla ma i manager si mettono al sicuro con generose retribuzioni: gli stipendi dei vertici di FonSai nel 2012 ammontano a più di 16 milioni, nonostante un esercizio in rosso per 800 milioni.

A guisare la classifica dei compensi, in base alla relazione sulle remunerazioni, è Piergiorgio Peluso, attuale cfo di Telecom, uscito a settembre con 5,01 milioni di euro, comprensivi di una buonuscita di 3,8 milioni. Ma anche i due Ligresti rimasti nel cda di Fonsai, Paolo e Jonella (presidente fino ad aprile, poi vicepresidente), sono stati ricompensati rispettivamente con 1,1 milioni e 927 mila euro. Giulia, presidente di Premfin, ha invece ricevuto per l'incarico 1,695 milioni.

Compensi di tutto rispetto anche per l'ex amministratore delegato, Emanuele Erbetta (1,82 milioni) e il vicepresidente Antonio Talarico (1,33 milioni), indagati con Vincenzo La Russa, i fratelli Ligresti e Marchionni per infedeltà patrimoniale, falso in bilancio e ostacolo all'attività di vigilanza.

Cifre importanti sono state spese anche per il collegio sindacale, ora oggetto di azioni legali per centinaia di milioni da parte di Fonsai. Complessivamente i sindaci sono costati 755 mila euro, che si aggiungono ai 9,3 milioni per il cda e ai 5,5 milioni per le sole buonuscite di Peluso e del suo vice Gianandrea Perco.

Le retribuzioni per il cda si riferiscono ai primi dieci mesi dell'anno: da novembre è entrato in carica il Cda espresso da Unipol, nuovo azionista di controllo, e i costi sono crollati. Per due mesi sono stati spesi 440 mila euro. Al neo ad, Carlo Cimbri, sono andati 158 mila euro, riversati a Unipol ed entrati a far parte dei 2,38 milioni di retribuzione percepiti dalla compagnia bolognese nel 2012.



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Scelta civica, si a grande coalizione

Written By Unknown on Sabtu, 30 Maret 2013 | 15.11

Scelta Civica ha ribadito la sua disponibilità alle larghe intese. "Abbiamo ancora una volta espresso la nostra piena disponibilità e impegno a costruire una grande coalizione" con Pd e Pdl, ha detto Andrea Olivero al termine delle consultazioni con Giorgio Napolitano. "Abbiamo proposto al capo dello Stato di avviare al più presto esplorazioni per andare a verificare compatibilità programmatiche per entrare nel merito delle grandi questioni e delle soluzioni cui ciascuno ha lavorato in questi mesi, per vedere la possibilità concreta di una convergenza che dia vita a un governo che possa affrontare i problemi del Paese".

"Ci vuole governabilità, ma ci vuole un buon governo per le sfide del Paese. Non ci interessano gli aspetti politici e organizzativi, i modi e le formule, ma i programmi", ha proseguito il coordinatore Andrea Olivero, "è il momento di afforntare con nettezza questa fase e su questa base verificare la possibilità di incontro tra le forze politiche, o se ci si continuerà a chiudere dentro formule che tutelano interessi di parte e non sono sostenibili".



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Vendola esclude ogni alternativa a Bersani

Secondo Vendola "il Pdl non è un alleato possibile, tanto più in una situazione come quella che vive oggi l'Italia". Vendola ha chiesto che Bersani riceva l'incarico di formare il governo e si presenti in Parlamento a cercare la fiducia. "C'è la necessità di portare sino in fondo il tragitto, portare in Parlamento una squadra di governo e un programma di cambiamento", ha detto Vendola dopo le consultazioni al Quirinale. Una volontà che non tiene però conto della mancanza dei numeri per formare il governo, e che si scontra con la volontà di Napolitano di affidare l'incarico solo con numeri certi.

Immediata la risposta del Pdl alle dichiarazioni di Vendola: "Vendola e Sel sono marginali e non possono pretendere di essre loro a decidere le sorti del Paese", ha dichiarato la deputata pugliese del Pdl Elvira Savino, ricordando che "Vendola non riesce neppure a scegliere se fare il presidente della Puglia o il deputato, visto che al momento occupa entrambe le poltrone". 



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Immobiliare, la casa si avvita

Written By Unknown on Jumat, 29 Maret 2013 | 15.11

A questo punto il timore è diventato una certezza: Banca d'Italia fa sì che le banche italiane finanzieranno il mattone il meno possibile. Non in altro modo, secondo gli addetti ai lavori, può essere interpretata l'indicazione di procedere con pesanti accantonamenti e svalutazioni degli immobili a garanzia dei crediti, anche del 50%, rivolta dal governatore Vincenzo Visco ai banchieri.

E proprio questo sarebbe l'effetto più perverso del provvedimento volto a irrobustire le banche: bloccare ulteriormente il mercato del credito real estate, già causa, assieme alla crisi economica che ha falcidiato risparmi e stipendi degli italiani, del crollo delle transazioni immobiliari. Certo, a quel punto anche i prezzi di case, uffici e capannoni dovrebbero cominciare a scendere in maniera più massiccia di quanto visto finora, allineandosi a una situazione economica molto debole, ma non per questo i compratori tornerebbero a sgomitare per riuscire ad accaparrarsi i beni. 

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M&G, le dieci migliori small cap

Di Ester Corvi

Investire in azienda di alta qualità privilegiando le piccole capitalizzazioni. E' la strategia Charles Anniss, gestore del fondo M&G European Smaller Companies, che ritiene che solo grazie a un approccio pionieristico si possano fare vere scoperte. "Le piccole aziende di oggi possono diventare i futuri campioni globali di domani", spiega il money manager, che consiglia questa strategia in qualsiasi fase del ciclo economico, compresa quella attuale. Ecco le dieci small cap che ha selezionato.

1) Duerr. È una società quotata sul listino tedesco che è leader mondiale nelle vernici destinate all'industria automobilistica. Duerr continua ad accrescere il valore fondamentale del suo business reinvestendo i profitti nella società. L'azienda ha tratto vantaggio, in particolare, dalla possibilità di espansione dell'industria dell'auto in Cina e negli altri mercati emergenti. Il titolo, che capitalizza 1,48 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) l'83,8%.

2) Eurofins Scientific. E' un'azienda francese specializzata in servizi di analisi nei settori alimentare, farmaceutico e cosmetico.  Ha consolidato le proprie attività, focalizzandosi sul network di laboratori che si è dimostrato molto redditizio a livello internazionale. Il titolo, che capitalizza 2,44 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) il 102%.

3) Shaftesbury.  È una società immobiliare inglese che dispone di alcune delle migliori proprietà al mondo e che negli ultimi 15 anni ha realizzato molti 'mini quartieri' nella parte ovest di Londra, dove diverse catene retail internazionali si stanno espandendo. Shaftesbury ha non solo tutte le caratteristiche di una società immobiliare di alta qualità, ma anche l'approccio al business di un retailer, una caratteristica che ne aumenta il valore.  Il titolo, che capitalizza 1,46 miliardi di sterline, in un anno ha reso (total return) il 20,8%.

4) GAM. E' una società di investimento elvetica di qualità, che opera in un gran numero di segmenti. Ha continuato a realizzare buoni rendimenti con le divisioni dedicate all'azionario e all'investimento multi-asset, in particolare perché negli ultimi mesi il sentiment di mercato ha spinto gli investitori a collocare i fondi in asset class a maggior rischio. Il gruppo ha inoltre recentemente annunciato la riorganizzazione della struttura aziendale per migliorare la governance e l'operatività. Il titolo, che capitalizza 2,98 miliardi di franchi svizzeri, in un anno ha reso (total return) il 27%.

5) Addtech. È una società svedese di servizi ingegneristici che si posiziona  a metà  strada tra i produttori industriali e i loro fornitori, offrendo alla clientela soluzioni dal design personalizzato. La società è ben gestita, organizzata in maniera flessibile ma all'interno di una struttura manageriale robusta. L'obiettivo è massimizzare i profitti e portare valore agli azionisti. Il titolo, che capitalizza 4,9 miliardi di corone svedesi, in un anno ha reso (total return) il 24,6%.

6) Veripos. Quotata a Oslo, è una delle tre società al mondo in grado di fornire sistemi di posizionamento di alta gamma necessari per le operazioni in ambienti estremi. Sta conquistando crescenti quote di mercato, poiché ha investito pesantemente nel network globale di stazioni di rilevamento della posizione e si è specializzata nelle soluzioni di maggiore qualità, quelle necessarie per le perforazioni petrolifere off-shore, che costituiscono un'area in forte crescita. Il titolo, che capitalizza 728 milioni di corone norvegesi, è quotato da meno di un anno.

7) Hugo Boss. E' un gruppo molto noto per l'elevata qualità dei propri capi di abbigliamento e accessori. Il brand è ben radicato e la base clienti in costante aumento. La società vanta solide dinamiche di lungo termine con attività diversificate che beneficiano dell'espansione sia nei mercati emergenti che negli Usa, dove continua ad aprire nuovi punti vendita. Il titolo, che capitalizza 6,14 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) il 5%.

8) Glanbia. È una società quotata a Dublino, che opera nel settore alimentare in Irlanda, nel Regno Unito e negli Usa. Ha sperimentato il successo delle proprie attività, con entrate stabili e una profittabilità in aumento. L'alta qualità del business garantisce l'espansione in nuovi mercati. Il titolo, che capitalizza 2,74 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) il 67,5%.

9) DCC. È un'azienda di servizi che copre un gran numero di settori, dall'energia al farmaceutico e all'alimentare. Sta portando avanti una crescita sostenibile delle proprie attività e recentemente ha fatto varie acquisizioni chiave nel settore della distribuzione del petrolio e gas liquefatto (LPG). Il titolo, che capitalizza 2,29 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) il 53,9%.

10) Vienna Insurance Group.
È un gruppo assicurativo austriaco che ha beneficiato della posizione dominante nell'Europa centrale e orientale, dove continua a essere leader di mercato. La compagnia vanta solide dinamiche di crescita nel lungo termine e un robusto modello di business. Il titolo, che capitalizza 4,83 miliardi di euro, in un anno ha reso (total return) il 18,6%.



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Borsa di Tokyo -1,26%, stretta sui prodotti finanziari in Cina

Written By Unknown on Kamis, 28 Maret 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Seduta di segno meno per la borsa di Tokyo. Hanno pesato ancora una volta le apprensioni degli investitori nipponici per la grave crisi debitoria di Cipro e per l'incertezza politica in Italia dalla cui soluzione dipende l'ipotesi del taglio del rating ventilato da Moody's. Alla tendenza negativa ha inoltre contribuito l'apprezzamento dello yen sui mercati valutari, che ha penalizzato i comparti maggiormente esposti sul versante dell'export.

Il cambio dollaro/yen è a 94,13 da 94,45 di ieri sera a New York, l'euro/yen è a 120,39 da 120,66. In chiusura l'indice Nikkei dei 225 titoli-guida è sceso così a quota 12.335,96 punti dopo aver ceduto 157,83 punti pari all'1,26%. Male anche il Topix che ha perso 9,69 punti pari allo 0,93% per attestarsi a 1.036,78. Sul fronte macro si registra una contrazione quasi doppia rispetto alle attese per le vendite al dettaglio giapponesi a febbraio.

Secondo i dati diffusi dal governo nipponico, la flessione tendenziale è stata del 2,3%, a fronte di una stima media del mercato che convergeva per un calo di 1,2%. Inoltre la bilancia commerciale del Giappone nei primi 10 giorni di marzo ha registrato un deficit a 116 miliardi di yen dai 53,30 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente.

Nello stesso periodo le esportazioni sono scese del 6,2% a livello annuale e le importazioni del 2,8%. Invece in Cina l'autorità che vigila sul settore bancario cinese ha chiesto agli istituti di inasprire i controlli sugli asset sottostanti una serie di prodotti wealth management per scongiurare i rischi sul settore finanziario.



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Ubs, otto banche che non temono l’effetto Cipro

Di Ester Corvi

Cipro è un caso unico. Lo hanno ribadito i premier francese e spagnolo, ma la proposta di Nicosia di tassare fino al 40% i depositi oltre i 100 mila euro e le successive dichiarazioni su questo tema da parte della Commissione Ue hanno riportato al centro della discussione il tema della rischiosità dei sistemi bancari, con un conseguente impatto negativo sulle quotazioni dei titoli. Ma quali sono le banche più solide? Per rispondere a questa domanda gli esperti di Ubs, dopo aver analizzato strutture del capitale e costi di finanziamento, hanno selezionato otto istituti, quattro europei e altrettanti Usa, ai quali hanno assegnato il rating buy (comprare).

1) Bank of Nova Scotia. La banca canadese, quotata sul listino di Toronto, vanta secondo gli specialisti dell'investment bank elvetica un roe (return on capital, cioè ritorno sul capitale) rettificato a doppia cifra: 17,6% nel 2012 e 16,6% nel 2013. A fronte di una capitalizzazione di 69,34 miliardi di dollari Usa, il price/book (prezzo/valore di libro) è 1,9 quest'anno e 1,8 nel prossimo. Interessante anche il rendimento del dividendo (dividend yield), intorno al 4%. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) del titolo a un anno è dell'8,9%.

2) Intesa SanPaolo. L'istituto di credito italiano viene scambiato a Piazza Affari solo 0,4 volte il valore di libro, mentre il roe è stimato intorno al 4,5% nel 2013, quasi raddoppiato dal 2,5% nel 2012. Il titolo, che capitalizza 24,13 miliardi di dollari, ha un ritorno totale a un anno negativo (-16,96%). Attraente il dividend yield, di poco superiore al 4%.

3) KeyCorp. Fra le otto  banche considerate è quella più piccola, visto che sul listino di New York capitalizza 9,23 miliardi di dollari. Secondo gli analisti ha un ritorno sul capitale (rettificato) del 7,8% nel 2012 e del 9,7% nel 2013, mentre il price/book è rispettivamente 0,9 e 0,8. Trascurabile il rendimento della cedola: 2,3% nel 2013. Il ritorno del titolo a un anno è del 22,6%.

4) Llyods banking group L'istituto inglese, cha capitalizza oltre 51 miliardi di dollari, viene scambiato solo 0,7 volte il valore di libro. Modesto il roe, anche se quest'anno è previsto un raddoppio (dal 3,4% del 2012 al 7,1% del 2013). Il dividend yield è nullo, mentre il ritorno del titolo a un anno è del 32,8%.

5) Nordea. La banca quotata sul listino di Copenhagen, dove capitalizza 45,79 miliardi di dollari, realizza un roe (rettificato) a doppia cifra: 11,9% nel 2012 e 12,1% nel 2013. Il price/book (prezzo/valore di libro) è 1,3 quest'anno e 1,2 nel prossimo. Il rendimento della cedola (dividend yield) toccherà, secondo le previsioni, il 4,3%. Il total return del titolo a un anno è del 35,3%.

6) RBS group Sul listino londinese l'istituto, che capitalizza 48,39 miliardi di dollari, viene scambiato la metà del book value (0,5 nel 2012 e 2013), a fronte di una redditività modesta visto che il roe è stimato 3,7% (da 3,2% del 2012). A fronte di un dividend yield nullo, il ritorno del titolo a un anno è negativo (-3,35%).

7) Standard Chartered. Il colosso bancario, che capitalizza 61,8 miliardi di dollari, viene scambiato a Londra 1,4 il valore di libro nel 2012 e 1,3 volte nel 2013. Gode di una buona redditività, visto che il roe (rettificato) è 11,9% nel 2012 e 13% nel 2013. Il rendimento del dividendo è del 3,5%, mentre il ritorno del titolo a un anno è del 9,7%.

8) US Bancorp Un altro gigante bancario, che a New York capitalizza 64,83 miliardi di dollari. Secondo gli specialisti di Ubs vanta un roe (rettificato) a doppia cifra: 16,4% nel 2012 e 16,3% nel 2013. Il titolo presenta però multipli borsistici elevati, con un prezzo/valore di libro di 1,8 nel 2012 e 1,7 nel 2013. Modesto il rendimento della cedola (2,8% nel 2013), mentre il total return del titolo a un anno è del 9,4%.



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A Piazza Affari previsto un avvio in rialzo

Written By Unknown on Rabu, 27 Maret 2013 | 15.11

Di Roberta Castellarin

Dopo la seconda seduta consecutiva di ribassi, questa mattina il Ftse Mib potrebbe tentare nuovamente un rimbalzo trainata dalla chiusura positiva di Wall Street e Tokyo, che prenderà piu o meno forza nel corso della mattina dopo l'esito dell'asta di Btp. Infatti dopo il  sucesso dell'asta Bot di ieri, con tassi in discesa sotto la soglia dell'1%, ai minimi da gennaio, oggi il Tesoro dovrà affrontare un nuovo test: il più delicato round dell'asta di BTp a 5 e 10 anni. Resta ancora il timore di un possibile downgrade dell'Italia da parte di Moody's e l'impatto sulla fiducia del salvataggio di Cipro. 

Ieri a mercati chiusi il Fmi ha comunicato che in base agli stress test le banche italiane sono in grado di affrontare la recessione e che il sistema finanziario ha mostrato una notevole resistenza alla crisi. Sul listino milanese attenzione a Mediaset dopo che ieri a mercati chiusi ha comunicato i conti del 2012 che hanno evidenziato una perdita di 287,1 mln euro. Gli analisti di Ubs hanno confermato sul titolo il rating neutral con target price a 1,6 euro.


Attenzione anche a Rcs in vista della riunione del Cda di oggi. Il board si riunirà per esaminare i dettagli del piano che prevede una ricapitalizzazione complessiva di 600 mln euro. Secondo indiscrezioni di stampa, il prezzo dell'iniezione di liquidita' dovrebbe essere a forte sconto rispetto alle quotazioni di borsa, forse superiore al 50%. Inoltre dopo Benetton, anche Giuseppe Rotelli avrebbe preso le distanze dall'aumento di capitale del gruppo, di cui è primo azionista (fuori patto) con il 16,6%, di cui il 13% direttamente.

Da seguire Impregilo, dopo che ieri il Cda di Astm, del gruppo Gavio, ha deciso di rinviare qualsiasi valutazione sul contenuto dell'Opav proposta da Salini sulla totalita' delle azioni Impregilo a un prezzo di 4 euro ad una prossima riunione. Infatti secondo i calcoli di Astm il patrimonio netto di Impregilo equivale a 4,46 euro per azione.

Occhio anche a Saipem, dopo che la Procura di Milano ha chiesto la confisca di 24,5 mld euro più una sanzione di 900 milioni di  euro per l'inchiesta sulle presunte tangenti nigeriane e i titoli della galassia Unipol, Fonsai, Milano Ass. e Premafin. L'assemblea speciale degli azionisti di risparmio di categoria A di Fonsai ha deciso di avviare tutte le iniziative necessarie per impugnare le deliberazioni assunte lo scorso 27 giugno dall'assemblea straordinaria della stessa Fonsai, ma questa categoria di soci sarebbe comunque pronta a trattare.

Sul fronte macroeconomico l'Istat rende noti i dati su fatturato e ordinativi all'industria a gennaio, sul commercio al dettaglio a gennaio e sull'andamento della produzione nelle costruzioni relativi a gennaio. Attesi anche gli indici dell'Eurozona sulla fiducia dei consumatori, dell'industria, dei servizi e l'indice di fiducia economica relativi al mese di marzo. Oggi arriveranno anche i dati sul Pil francese del quarto trimestre, i prezzi import tedeschi e l'inflazione in Spagna a marzo.

Giornata  intensa anche sul fronte politico. Dovrebbe concludersi oggi il giro di consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, Pier Luigi Bersani, per verificare la possibilità di formare un governo sostenuto da maggioranza certa, come indicato dal Capo dello Stato. Mentre si riunisce a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri per esaminare, tra l'altro, il Dpr sulla golden share. Infine, il presidente del Consiglio, Mario Monti, riferirà in Parlamento sulle dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi.



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Dopo Cipro mercati più cauti sull'euro

Di Giuliano Castagneto

Dopo a crisi cipriota, e tenendo conto delle debolezze strutturali di Eurolandia, gli investitori sono adesso molto più cauti sulle prospettive a breve termine della moneta unica. Tanto che la banca svizzera Ubs, la quale aveva già previsto che l'euro avrebbe toccato quota 1,20 dollari entro fine anno, adesso ritiene che questo livello possa essere raggiunto più velocemente dato che molti operatori stanno spostando i loro asset dall'Europa verso gli Stati Uniti, e quindi il dollaro, confortati dalla ripresa economica negli Usa.

La moneta unica ha appena chiuso una seduta contrastata in Asia, con gli operatori che adesso tengono conto del fatto che con l'accordo per il salvataggio di Cipro si è creato un precedente per cui per salvare una banca si potrebbe ricorrere a un prelievo forzoso sui depositi non garantiti. "Questo non va dimenticato", ha affermato Geoffrey Yu, strategist di Ubs, spiegando che "se l'area euro ha pasticciato con un Paese piccolo come Cipro, come ci si puo' fidare se dovessero ricorrere al salvataggio di un Paese piu' grande?".

Gli operatori, come sottolinea Kathy Lien, analyst di Bk Asset Management, sono anche coscienti del debole outlook economico dell'Europa, dove "ci sono molte ragioni per essere pessimisti". Tra i motivi di timore, sottolinea l'esperta, i principali sono il deterioramento dell'economia della Germania, l'incertezza politica in Italia e il debole mercato del lavoro in Francia. "La combinazione di deboli dati macroeconomici e la continuata incertezza potrebbe mettere ancor più pressione" sull'euro, ha concluso Lien.



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Morgan Stanley, dieci titoli con il più alto pricing power

Written By Unknown on Selasa, 26 Maret 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Il pricing power, ovvero la capacità di fissare i prezzi dei prodotti e dei servizi da vendere sul mercato è un fattore importante che in tempi difficile determina il successo di un'impresa. Solo chi ha un forte pricing power riesce infatti, anche in una congiuntura negativa, a migliorare i margini reddituali e disporre di un flusso di liquidità che permette di finanziare nuovi investimenti e renumerare in maniera adeguata gli azionisti di minoranza. Gli specialisti dell'investment bank americana hanno individuato una cinquantina di società europee con queste caratteristiche, ecco le prime dieci per generosità dei rendimenti.

1) Eni. Il gruppo petrolifero italiano, a un prezzo di 18,17 euro, ha un p/e (prezzo/utile) 2013 e 2014 rispettivamente di 9,2 e 8,4. Il rendimento stimato della cedola (dividend yield) è del 6,1% quest'anno e 6,2% nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).

2) Terna. Nella graduatoria delle società che si distinguono per avere un forte pricing power spicca la utility elettrica, che ha un dividend yield del 6,1% sia nel 2013 sia nel 2014. il p/e scende invece da 14,1 quest'anno a 13 nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).

3) National Grid.  La multiutility inglese, che viene scambiata a un prezzo di 7,54 sterline, ha un p/e (prezzo/utile) 2013 e 2014 rispettivamente di 13,9 e 13,4. Il rendimento stimato della cedola è del 5,6% quest'anno e 5,7% nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).

4) United utilities. Al quarto posto un'altra utility inglese, questa volta nel settore della distribuzione dell'acqua, con un rendimento del dividendo del 5,1% nel 2013 e del 5,3% nel 2014. A fronte di una quotazione di 7,09 sterline il p/e scende da 16,8 quest'anno a 15,6 nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).

5) Daimler. Il gruppo automobilistico tedesco, che viene scambiato a un prezzo di 44,02 euro, ha un p/e 2013 e 2014 rispettivamente di 9,5 e 8,2. Il dividend yield è del 5% sia quest'anno che nel prossimo. Il rating è equalweight (peso in linea con il mercato).

6) Rexel. Il gruppo commerciale tedesco, a fronte di un prezzo di 17,60 euro, ha un p/e 2013 e 2014 rispettivamente di 12,3 e 10,5. Il dividend yield è del 4,3% quest'anno e del 4,5% nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).   

7) TGS-Nopec. La società norvegese, specializzata in impiatistica per il settore dell'energia, a un prezzo di 15,39 corone ha un p/e (prezzo/utile) 2013 e 2014 rispettivamente di 12,1 e 11. Il rendimento stimato della cedola è del 4,1% quest'anno e del 4,8% nel prossimo. Il rating è equalweight (peso in linea con il mercato).

8) Bhp-BillitonIl gigante inglese del settore minerario, che capitalizza 62,29 miliardi di dollari, ha un p/e (prezzo/utile) 2013 di 11,7 in flessione a 9,8 nel 2014. Il rendimento stimato del dividendo è del 4% quest'anno e 4,2% nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).

9) Bmw. Dopo Daimler, un altro gruppo dell'auto tedesco. A fronte di un prezzo di 69,59 euro il p/e 2013 di 8,8 scende a 8,5 nel 2014. Il rendimento stimato del dividendo è del 3,9% quest'anno e del 4,1% nel prossimo. Il rating è equalweight (peso in linea con il mercato).

10) Kabel Deutschland. Il gruppo dei media tedesco, a fronte di un prezzo di 71,95 euro, ha un p/e (prezzo/utile) 2013 e 2014 rispettivamente di 24,1 e 19,9. Il dividend yield è del 3,9% quest'anno e del 4,8% nel prossimo. Il rating è overweight (sovrappesare).



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Cipro estende la chiusura delle banche fino a domani

Di Paola Valentini

La banca centrale di Cipro ha annunciato che tutti gli istituti di credito del Paese rimarranno chiusi fino a domani. Inizialmente la banca centrale aveva annunciato che gli istituti avrebbero riaperto oggi. Le banche quindi riapriranno giovedì mattina. La Banca centrale ha spiegato che la decisione di prolungare la chiusura  è stata presa per assicurare "il funzionamento del sistema bancario".

Nel pomeriggio di ieri la banca centrale aveva annunciato che oggi avrebbero riaperto tutti gli sportelli eccetto quelli della Bank of Cyprus e della Laiki Bank (Banca Popolare), chiusi fino a giovedì. Queste sono le due banche coinvolte nella pesante ristrutturazione concordata fra Nicosia e l'Eurogruppo grazie a un piano di salvataggio dell'ultim'ora, per il quale gli istituti bancari ciprioti hanno pagato un alto prezzo.

I ciprioti che oggi speravano di potersi recare in banca per la prima volta in 10 giorni sono rimasti delusi per la decisione, annunciata dal governo della notte. La decisione di rinviare ancora la riapertura della banche è stata dettata dal persistere dei timori che, nonostante il salvataggio varato due giorni fa dall'Eurogruppo,  si realizzi una corsa a ritirare i risparmi dalle banche.

I bancomat continuano a funzionare in tutto il paese, ma la Banca di Cipris e la Banca Laiki hanno limitato il ritiro quotidiano a 100 euro. Intanto, molti negozi hanno smesso di accettare carte di credito o di debito e accettano solo contanti.

Intato il  francese Bernard Coeuré, un membro del comitato esecutivo della Bce, ha detto che Cipro non è un modello per l'eurozona e la situazione del Paese è un'eccezione in Europa. Un tentativo di riparare i danni provocati dalle incaute affermazioni del presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, che hanno affossato le borse di tutto il mondo.



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Il Nikkei balza a quota 12.546,46 (+1,7%)

Written By Unknown on Senin, 25 Maret 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Mercati azionari e valutari asiatici in crescita grazie all'accordo raggiunto nella notte su Cipro, che sostiene il sentiment degli investitori internazionali. L'indice giapponese Nikkei è salito a quota 12.546,46, con un rialzo dell'1,7%, l'S&P/Asx dello 0,5%, l'Hsi dello 0,8%, il Kospi dell'1,4% e il Taiex dello 0,8%.

Sui mercati valutari l'euro ha guadagnato sul dollaro e sullo yen grazie all'intesa per il salvataggio di Nicosia. Il cambio dollaro/yen è 94,71 dai 94,56 di venerdì era a New York, l'euro/yen è 123,45 da 122,75, mentre l'euro/dollaro è 1,3036 da 1,2989 di venerdì.



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Dopo Cipro atteso avvio positivo per Piazza Affari

Di Luisa Leone

Partenza vista positiva per le borse europee dopo l'accordo raggiunto nella notte tra Cipro Ue, Fmi e  Bce per evitare il fallimento dell piccolo Stato mediterraneo. Il newsflow da Nicosia ha sostenuto i listini asiatici, con il Nikkei che ha chiuso in rialzo dell'1,7%. L'effetto si fa sentire anche sulle valute e l'euro è in progresso sul dollaro a 1,3025. "Mi aspetto un avvio in rialzo dell'1,5% per piazza Affari dopo l'accordo per Cipro, con il Ftse Mib in area 16250 punti", afferma un gestore interpellato da MF-Dowjones. "Si tratterebbe, tra l'altro, di un livello importante perché superiore al massimo toccato dall'indice dopo le elezioni", aggiunge l'esperto. Bene lo spread, che, nota il gestore, "si sta riducendo". Il differenziale sul decennale Btp/Bund è a 304 punti base, con un rendimento del 4,44%. Il differenziale sul decennale spagnolo è a 338 punti base. Si segnalano poi le aste di Ctz e Btpei, "che comunque non dovrebbero essere particolarmente market mover", precisa l'esperto.

A Piazza Affari da seguire i bancari, che secondo il gestore "dovrebbero beneficiare dell'accordo per Cipro e della riduzione dello spread dopo essere rimaste un po' indietro nel movimento positivo del mercato di venerdi'". Tra gli altri titoli, si segnalano Enel, su cui JP Morgan ha ridotto la raccomandazione ad underweight, e Yoox, su cui invece Goldman Sachs ha alzato il target price da 21,5 a 22,5 euro, confermando l'azione nella conviction buy list



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Barclays, le previsioni sui metalli nel 2013 e 2015

Written By Unknown on Minggu, 24 Maret 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Le turbolenze recenti causate dal salvataggio di Cipro hanno creato tensioni sui mercati finanziari, con ripercussioni negative sui listini azionari, ma hanno dato una spinta momentanea alle quotazioni dell'oro, considerato il safe heaven per eccellenza. Il metallo giallo è salito oltre quota 1.600 dollari/oncia senza però modificare lo scenario di fondo, che secondo gli specialisti di Barclays resta contrastato, così come per altre commodity. Ecco di seguito le loro previsioni sull'andamento delle quotazioni di sette metalli nel 2013 e, in una prospettiva più ampia, nel 2015.

1) Oro. Sul metallo giallo, che ha beneficiato delle incertezze legate al piano di emergenza del governo di Nicosia, gli specialisti dell'investment bank hanno rivisto le stime al ribasso da 1.778 dollari/oncia a 1.646 dollari/oncia nel 2013, poiché gli elementi che in passato hanno trainato al rialzo le quotazioni sono ancora presenti (acquisti da parte delle banche centrali, bassi tassi di interesse e rischi di inflazione a medio termine) ma hanno perso di incisività. Il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 1.630) è previsto 1.615 dollari/oncia, per salire nel terzo (1.690 dollari) e ripiegare a 1.650 dollari nel quarto. Il trend in discesa è  confermato anche in uno scenario di lungo termine, visto che la quotazione 2015 è 1.550 dollari/oncia.

2) Argento. Meno nobile dell'oro, anche l'argento perderà slancio chiudendo il 2013 con un prezzo medio di 30,3 dollari/oncia (da 31,1 dollari nel 2012). La quotazione del prossimo trimestre (dopo il primo a 30,3 dollari) è prevista pressochè stazionaria a 30,5 dollari/oncia, per salire nel terzo (31 dollari) e ripiegare nel quarto (29,5 dollari). Negativo il trend a lungo termine, con il prezzo 2015 stimato 21 dollari/oncia.

3) Platino. Il platino troverà diversi elementi di sostegno nei prossimi mesi (tensioni in Sud Africa legate alla rinegoziazioni biennali dei salari, ingenti posizioni speculative, incremento della domanda a scopo industriale) che spingeranno il prezzo al livello di 1.690 dollari/oncia (da 1.547 dollari nel 2012). Da 1.640 dollari/oncia del primo trimestre il prezzo salirà a 1.660 dollari nel secondo, per arrivare a 1.710 nel terzo e concludere l'anno a quota 1.750. In netto rialzo anche lo scenario 2015, con il platino che toccherà 1.875 dollari/oncia.

4) Palladio. Il prezzo del palladio risente favorevolmente dell'aumento delle importazioni cinesi, a fronte del deficit di offerta per il secondo anno consecutivo. Il prezzo medio quest'anno è previsto 736 dollari/oncia (da 641 nel 2012), per arrivare a toccare 900 dollari nel 2015. Guardando all'andamento del 2013, il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 690) è previsto a 725 dollari/oncia, per salire sia nel terzo (750 dollari) che nel quarto (780 dollari/oncia).

5) Nickel. Su questo metallo l'opinione degli analisti è negativa nel breve termine, perché la Cina dispone di scorte molto elevate, ma ottimista nel lungo periodo. Il prezzo medio quest'anno è previsto 17.750 dollari/tonnellata (da 17.520 nel 2012), per arrivare a toccare 25.000 dollari nel 2015. Per quanto riguarda il 2013 il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 17.250 dollari) è previsto 18.000 dollari/tonnellata, per ripiegare nel terzo (17.500 dollari) e recuperare nel quarto (18.250 dollari/tonnellata).

6) Alluminio. I recenti tagli nell'offerta sul mercato dell'alluminio hanno costretto gli esperti a rivedere al ribasso la stima sul surplus 2013, con un impatto positivo nel breve termine sul prezzo che comunque chiuderà l'anno su livelli leggermente più bassi di quelli del 2012 (1.988 dollari/tonnellata contro 2.017 dollari), per toccare quota 2.700 dollari nel 2015. Guardando all'andamento del 2013 il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 1.900) è previsto 1.950 dollari/tonnellata, per salire sia nel terzo (2.000 dollari) che nel quarto (2.100 dollari/oncia).

7) Rame. Gli specialisti di Barclays temono un surplus di offerta che finirebbe per incidere sul prezzo, a fronte di una domanda che finora non ha dato segnali di netto miglioramento. Dopo un leggero incremento nel secondo trimestre (8.100 dollari per tonnellata) il prezzo è atteso in  flessione nel terzo (8.000 dollari) e soprattutto nell'ultimo (7.650 dollari). Nel complesso la quotazione del metallo rosso è stimato 7.925 dollari nel 2013, per salire fino a 9.500 dollari nel 2015.



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Confcommercio. con la crisi boom della criminalità

Di Alberto Chimenti, MF DowJones

La crisi economica sembra aver generato non solo enormi difficoltà nel fare impresa a causa della profonda instabilità dei mercati e del calo della domanda, ma anche un inasprimento delle condizioni di disagio sociale e, con essa, di incremento dell'insicurezza del territorio. E' molto diffusa, nella classe imprenditoriale, la sensazione che la criminalità venga fortemente alimentata dal persistente ciclo economico negativo.

Questa la fotografia preoccupante che emerge da un'indagine Censis-Confcommercio presentata al 14° Forum dell'associazione in programma a Cernobbio. Disillusione, rabbia, sensazione di insicurezza del territorio in cui le imprese sono localizzate, sono i sentimenti prevalenti che emergono dallo studio. E non è solo sorprendentemente alto il numero di imprenditori che considerano ormai radicate piccole o grandi forme di criminalità, ma stupisce soprattutto l'elevato numero di coloro che dichiarano tali fenomeni in aumento negli ultimi due anni.

I dati parlano chiaro: l'83% degli imprenditori ritiene che la recessione abbia acuito i fenomeni di criminalità; furti e taccheggi sono in aumento per l'80% degli imprenditori; il 70% delle imprese denuncia la presenza di scippi, aggressioni e rapine; oltre la metà delle imprese dichiara di essere a conoscenza di casi di usura ed estorsione ai danni di imprenditori (57%); per il 70% degli imprenditori aumentano i furti compiuti da persone in difficoltà economica e per il 58% è in crescita la delinquenza comune; il 52% degli imprenditori segnala un aumento dei cambi frequenti di titolari di attività imprenditoriali che possono ricollegarsi al riciclaggio; più di un terzo delle imprese denuncia il ricorso di molti imprenditori a canali di credito non ufficiali, molto vicini all'usura, e la presenza di criminalità organizzata.

Dall'indagine emerge la forte richiesta di un maggior presidio del territorio da parte delle Istituzioni per contrastare il dilagare della criminalità alimentata dalla crisi economica. A parte la richiesta di pene certe (74%) e di una giustizia più veloce (70%), più della metà del campione di imprenditori oggetto dello studio considera prioritaria una maggiore collaborazione tra le stesse imprese e le Istituzioni per affrontare i problemi della sicurezza oltre che la possibilità di collaborare con gli enti locali per attivare progetti di riqualificazione urbana che rendano più vivibili le città, ridiano spazio al commercio, consentendo una maggiore vivibilità degli spazi pubblici.

Anche se non si è, almeno per il momento, nella fase di allarme sociale e di grave degrado del territorio, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ha sottolineato con forza come "sicurezza e legalità siano fattori che incidono direttamente sulla competitività non solo del nostro sistema economico, ma anche dei territori e delle singole imprese. Sono dunque un prerequisito fondamentale per lo Stato di diritto, ma anche per la crescita e lo sviluppo. Un prerequisito la cui mancanza penalizza lo svolgimento di qualsiasi attività economica".

Infatti per Sangalli i fenomeni criminali "rappresentano un grave danno per l'economia legale e sana, nuociono alla competitività delle imprese, sostentano la malavita, arricchiscono le mafie, avvelenano la società civile. L'illegalità genera un mercato artefatto, pericoloso e parallelo che falsa le regole e che si alimenta di: racket, usura, contraffazione, abusivismo, lavoro nero, evasione fiscale, economia sommersa. Oggi per effetto del prolungarsi della recessione che ha assunto toni drammatici, il costo dell'illegalità per le imprese del nostro Paese rappresenta un peso davvero insostenibile".

Per contrastare l'incremento di criminalità, secondo Sangalli, deve essere rinnovato e alimentato l'impegno per la tutela e la promozione della legalità. "Dobbiamo fare in modo che la cultura della legalità e l'affermazione dello Stato di diritto si radichino sempre di più nel territorio. E oggi anche la qualità delle scelte politiche si misura innanzitutto sul versante della risposta al deficit di legalità. E serve il contrasto più determinato alla piaga della corruzione, giustamente definita dal presidente della Corte dei Conti, Giampaolino, come una tassa immorale e occulta. Serve, dunque, una vera e propria ricostruzione dell'etica pubblica e dell'etica dell'impegno politico".

"Il rafforzamento della sicurezza e della legalità", ha concluso il presidente di Confcommercio, "non sono più differibili, perché tutti noi meritiamo di vivere in uno Stato di diritto compiuto, senza zone d'ombra e perché abbiamo il dovere di garantire alle nuove generazioni un futuro migliore".



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Bankitalia, un autogol in casa

Written By Unknown on Sabtu, 23 Maret 2013 | 15.11

Che cosa dovrebbe fare una banca centrale in una fase recessiva, quando da un lato le difficoltà dell'economia compromettono la qualità degli attivi, mentre dall'altro le aziende chiedono ossigeno per restare in linea di galleggiamento? La proverbiale prudenza dei regolatori suggerirebbe di mettere subito in sicurezza incagli e sofferenze, alzando in maniera drastica il livello degli accantonamenti.

La maggiore solidità degli attivi avrebbe però una controindicazione pericolosa: il rigore della Vigilanza potrebbe infatti spingere le banche a ridurre gli impieghi, determinando così un avvitamento della recessione. Insomma, la mossa si rivelerebbe prociclica.
L'altra soluzione consisterebbe nel dosare le rettifiche su tempi più lunghi, gestendo con maggiore flessibilità le pulizie di bilancio ed evitando così bruschi contraccolpi sul fronte degli impieghi. Il dibattito intorno a questo tema potrebbe durare a lungo, ma non vi è alcun dubbio su quale sia l'opinione di Banca d'Italia.

Tutti i dettagli su MF-MilanoFinanza, in edicola da sabato anche in formato elettronico su pc e iPad.



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Barclays, le previsioni sui metalli nel 2013 e 2015

Di Ester Corvi

Le turbolenze recenti causate dal salvataggio di Cipro hanno creato tensioni sui mercati finanziari, con ripercussioni negative sui listini azionari, ma hanno dato una spinta momentanea alle quotazioni dell'oro, considerato il safe heaven per eccellenza. Il metallo giallo è salito oltre quota 1.600 dollari/oncia senza però modificare lo scenario di fondo, che secondo gli specialisti di Barclays resta contrastato, così come per altre commodity. Ecco di seguito le loro previsioni sull'andamento delle quotazioni di sette metalli nel 2013 e, in una prospettiva più ampia, nel 2015.

1) Oro. Sul metallo giallo, che ha beneficiato delle incertezze legate al piano di emergenza del governo di Nicosia, gli specialisti dell'investment bank hanno rivisto le stime al ribasso da 1.778 dollari/oncia a 1.646 dollari/oncia nel 2013, poiché gli elementi che in passato hanno trainato al rialzo le quotazioni sono ancora presenti (acquisti da parte delle banche centrali, bassi tassi di interesse e rischi di inflazione a medio termine) ma hanno perso di incisività. Il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 1.630) è previsto 1.615 dollari/oncia, per salire nel terzo (1.690 dollari) e ripiegare a 1.650 dollari nel quarto. Il trend in discesa è  confermato anche in uno scenario di lungo termine, visto che la quotazione 2015 è 1.550 dollari/oncia.

2) Argento. Meno nobile dell'oro, anche l'argento perderà slancio chiudendo il 2013 con un prezzo medio di 30,3 dollari/oncia (da 31,1 dollari nel 2012). La quotazione del prossimo trimestre (dopo il primo a 30,3 dollari) è prevista pressochè stazionaria a 30,5 dollari/oncia, per salire nel terzo (31 dollari) e ripiegare nel quarto (29,5 dollari). Negativo il trend a lungo termine, con il prezzo 2015 stimato 21 dollari/oncia.

3) Platino. Il platino troverà diversi elementi di sostegno nei prossimi mesi (tensioni in Sud Africa legate alla rinegoziazioni biennali dei salari, ingenti posizioni speculative, incremento della domanda a scopo industriale) che spingeranno il prezzo al livello di 1.690 dollari/oncia (da 1.547 dollari nel 2012). Da 1.640 dollari/oncia del primo trimestre il prezzo salirà a 1.660 dollari nel secondo, per arrivare a 1.710 nel terzo e concludere l'anno a quota 1.750. In netto rialzo anche lo scenario 2015, con il platino che toccherà 1.875 dollari/oncia.

4) Palladio. Il prezzo del palladio risente favorevolmente dell'aumento delle importazioni cinesi, a fronte del deficit di offerta per il secondo anno consecutivo. Il prezzo medio quest'anno è previsto 736 dollari/oncia (da 641 nel 2012), per arrivare a toccare 900 dollari nel 2015. Guardando all'andamento del 2013, il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 690) è previsto a 725 dollari/oncia, per salire sia nel terzo (750 dollari) che nel quarto (780 dollari/oncia).

5) Nickel. Su questo metallo l'opinione degli analisti è negativa nel breve termine, perché la Cina dispone di scorte molto elevate, ma ottimista nel lungo periodo. Il prezzo medio quest'anno è previsto 17.750 dollari/tonnellata (da 17.520 nel 2012), per arrivare a toccare 25.000 dollari nel 2015. Per quanto riguarda il 2013 il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 17.250 dollari) è previsto 18.000 dollari/tonnellata, per ripiegare nel terzo (17.500 dollari) e recuperare nel quarto (18.250 dollari/tonnellata).

6) Alluminio. I recenti tagli nell'offerta sul mercato dell'alluminio hanno costretto gli esperti a rivedere al ribasso la stima sul surplus 2013, con un impatto positivo nel breve termine sul prezzo che comunque chiuderà l'anno su livelli leggermente più bassi di quelli del 2012 (1.988 dollari/tonnellata contro 2.017 dollari), per toccare quota 2.700 dollari nel 2015. Guardando all'andamento del 2013 il prezzo medio nel prossimo trimestre (dopo il primo a quota 1.900) è previsto 1.950 dollari/tonnellata, per salire sia nel terzo (2.000 dollari) che nel quarto (2.100 dollari/oncia).

7) Rame. Gli specialisti di Barclays temono un surplus di offerta che finirebbe per incidere sul prezzo, a fronte di una domanda che finora non ha dato segnali di netto miglioramento. Dopo un leggero incremento nel secondo trimestre (8.100 dollari per tonnellata) il prezzo è atteso in  flessione nel terzo (8.000 dollari) e soprattutto nell'ultimo (7.650 dollari). Nel complesso la quotazione del metallo rosso è stimato 7.925 dollari nel 2013, per salire fino a 9.500 dollari nel 2015.



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Wall Street giù dello 0,62% Oracle scivola quasi del 10%

Written By Unknown on Jumat, 22 Maret 2013 | 15.11

Wall Street ha chiuso in calo questa sera con l'indice Dow Jones che ha terminato a -0,62% a 14.421,34 mentre il Nasdaq ha ceduto lo 0,97% a 3.222,6.

Sul listino Oracle è scivolata del 9,7% dopo che il gruppo di informatica ha registrato profitti inferiori alle attese. Il petrolio ha chiuso le contrattazioni in calo a New York, -1,08% a 92,49 dollari al barile.

Sul fronte macroeconomico Usa, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 336.000 unità da 334.000 della scorsa settimana. Gli economisti contattati da Dow Jones Newswires avevano previsto richieste per 340.000. I prezzi delle case sono aumentati dello 0,6% m/m, sotto il consenso a + 0,9%.

Le vendite di case esistenti negli Usa a febbraio hanno registrato un aumento dello 0,8% a livello mensile, attestandosi, su base annualizzata, a 4,98 mln di unità (5 mln il consenso). Positiva invece la performance dell'indice Fed di Filadelfia che ha registrato un aumento a marzo (a 2 punti da -12,5 di febbraio), superiore alle attese e ai massimi da dicembre. Secondo Newedge, il dato odierno segna un miglioramento duraturo dell'attivita' del distretto di Filadelfia.



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Citi, sette modi per investire in Indonesia

Di Ester Corvi

Gli esperti di Citi non hanno dubbi. L'Indonesia sarà una delle prime dieci economie mondiali entro il 2025 grazie al boom industriale, che è trainato dalle esportazioni nei settori auto, tessile e meccanico, ai programmi di sviluppo delle infrastrutture fortemente voluti dal governo e all'urbanizzazione, che porterà all'aumento della classe media: secondo le previsioni, entro il 2020 rappresenterà il 54% della popolazione totale. Ecco settori e titoli per trarre vantaggio da questo scenario.

1) Auto. L'Indonesia è attualmente al terzultimo posto in Asia per il numero di auto per abitanti (35 auto ogni 1000 persone) seguita solo da India (17) e Filippine (10). Si tratta quindi di un'industria con grandi potenzialità, che gli analisti dell'investment bank americana prevedono in crescita al ritmo del 16% nei prossimi 5-7 anni grazie all'aumento del reddito della classe media e al facile accesso ai finanziamenti bancari. Il Paese è destinato inoltre a restare un importante base produttiva per le auto di classe mpv (multi-purpose vehicle) in Asia e nei mercati emergenti. Da questo scenario trarrà vantaggio il gruppo Indomobil, che ha un target price di 7.000 rupie.

2) Media. La spesa pubblicitaria in percentuale del Pil è meno dello 0,2%, anche se sta crescendo a un tasso superiore al 20% annuo. Le potenzialità nei prossimi 5-10 anni sono quindi enormi, in un mercato in cui la tv pesa per circa il 70%. Anche la pubblicità online sta aumentando a spese però di quella su quotidiani e periodici. I titoli selezionati dagli specialisti di Citi in questo settore sono Scma (prezzo obiettivo 3.000 rupie), l'emittente con la migliore redditività del Paese visto che ha un margine netto intorno al 40% e beneficerà dell'imminente fusione con Idkm, e Mmcn (target 3.400 rupie), che ha una share di audience del 40%.

3) Banche. Il settore del credito è ben posizionato per sostenere l'alto tasso di crescita del Paese, che sarà trainato dall'aumento del reddito pro-capite, dall'incremento degli investimenti in infrastrutture e dai cambiamenti strutturali conseguenti all'urbanizzazione. La politica della Bank Indonesia è focalizzata sul consolidamento e la stabilità del sistema finanziario. Nel settore bancario, che ha un roe del 20%, è ben capitalizzato (tier 1 ratio del 15,6%) e ha cominciato il processo di transazione verso Basilea 3, i titoli favoriti sono Bbni (target 5.450 rupie) e Bbri (prezzo obiettivo 9.400 rupie).

 4) Infrastrutture. I produttori di cemento indonesiani si aspettano di incrementare la capacità del 62% nel 2016, mentre nuovi imprenditori costruiscono impianti anche in aree remote come Kalimantan e Papua, riducendo i costi di trasporto a fronte di una domanda immobiliare e infrastrutturale che è in crescita. Il governo vuole infatti costruire 4.582 km di nuove strade entro il 2025, che avranno un impatto importante sull'economia di queste regioni. Grazie alla solidità del bilancio e agli alti margini reddituali la scelta cade sul titolo Indocement, che ha un prezzo obiettivo di 27.600 rupie.

5) Immobiliare.
La domanda di immobili industriali è destinata a rimanere forte, grazie all'espansione del settore manifatturiero e alla riallocazione di molti stabilimenti. Nuove fabbriche portano alla creazione di posti di lavoro, che a loro volta fanno salire la domanda di abitazioni, agevolata anche dai bassi tassi sui mutui. Le società con maggiore potenziale sono Bumi Serpong Damai, che ha un portafoglio ben diversificato in tutto il Paese, e Modernland Realty, che ha una posizione dominante in alcune zone industriali di Jakarta.

6) Consumi. Bassa età media della popolazione e aumento del reddito. Due elementi che porteranno a un massiccio sviluppo del settore dei consumi e della distribuzione. La crescita del reddito pro-capite porta a un incremento dei consumi di carne (che attualmente sono 6,1 kg per persona contro 37,3 kg della Malesia), mentre le esigenze di una classe media che lavora favoriranno l'emergere di una più moderna struttura distributiva (one-stop-shop). In  particolare popolazione in crescita e urbanizzazione favoriranno, secondo gli analisti, il rialzo di un titolo come Aces (target 950 rupie).

7) Linee aeree. Visto che l'Indonesia è un arcipelago, oltre a un Paese con redditi pro-capite in crescita, i viaggi di lavoro come quelli per turismo continueranno a crescere nei prossimi anni, così come la domanda di merci ad alto valore e basso volume che sosteranno il mercato cargo. Il top pick è Garuda Indonesia, che ha un prezzo obiettivo di 840 rupie.



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Piazza Affari al test di quota 16 mila

Written By Unknown on Kamis, 21 Maret 2013 | 15.11

Di Paola Valentini

Dopo il rimbalzo di ieri si attende una seduta intonata positivamente per piazza Affari sulla scia delle chiusure in rialzo di Wall Street e dei mercati asiatici, Tokyo in testa (+1,34%, ai massimi da settembre 2008). A condizionare i listini saranno ancora le notizie in arrivo da Nicosia, che sembrano indicare una situazione in miglioramento. Oggi continueranno le trattative tra Cipro e Russia per interventi diretti dei capitali dell'ex area sovietica, ipotesi che ieri ha sostenuto i mercati azionari europei.

L'indice Ftse Mib di piazza Affari ieri è salito del 2,2% tornando sopra quota 16 mila (16.016), una soglia psicologica rilevante che la seduta di oggi dovrà testare.

"La giornata di ieri è stata abbastanza significativa e ha dimostrato che l'euro è stato in grado di tenere alcuni supporti importanti", commenta Matteo Paganini di Fxcm Italy, "i mercati nell'ultima seduta hanno messo da parte i timori su Cipro. Le borse potrebbero anche tentare di salire" ancora, conclude poi l'esperto.

In Italia si profila una giornata fitta di cda per approvare i bilanci 2012. Su tutti spicca Intesa Sanpaolo che ha convocato per oggi il consiglio di sorveglianza per il via libera ai conti dello scorso anno, ma le altre blue chip spiccano i nomi di  Mediolanum, Ferragamo, Unipol, Indesit e Snai. Focus anche su Rcs. Secondo MF ci sarebbero divergenze tra le banche sul riscadenziamento del debito.
 
Tra i dati macro economici più rilevanti oggi focus sui Paesi della zona euro con l'indice Pmi manifatturiero preliminare di marzo, indice Pmi servizi e l'indice Pmi composito, che saranno pubblicati alle 10 e a seguire In Gran Bretagna saranno diffusi i dati sulle vendite al dettaglio a febbraio. L'attenzione si spsota poi negli Usa dove alle 13,30 si avranno notizie aggiornate sulle richieste settimanali sussidi disoccupazione nella settimana che si è conclusa il 15 marzo, sul superindice a febbraio e sulle vendite di case esistenti sempre a febbraio.

In calendario in Spagna anche aste Bonos con durata 2, 5, 10 anni e un totale offerta che non è stato comunicato. Mentre in Francia si tengono le aste di Oat a 2, 5 anni per Oat, a 5, 14 anni per Oatei, a 6 anni per Oati per un totale in offerta di 8-9,5 miliardi.



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Conti di lusso per Hermes

Di Paola Valentini

Hermes  ha chiuso il 2012 con un incremento del 24,6% dell'utile netto a 740 milioni euro, rispetto ai 594 milioni euro del 2011, battendo le stime degli analisti.

Nel 2012 la maison francese ha messo a segno un altro anno record, in scia al miglioramento della redditività, malgrado le preoccupazioni del management sull'incremento dei costi delle materie prime di alta qualità, come seta, cashmere e pellami rari.

L'aumento dell'utile è legato alla performance solida dei marchi più esclusivi di abbigliamento e accessori.

I ricavi sono saliti del 22,6% a 3,48 miliardi di euro. L'utile operativo è cresciuto del 26,4% a 1,12 miliardi di euro, rispetto agli 885 milioni di euro dell'anno precedente. Il margine è aumentato al 32,1% dal 31,2% del 2011.

La società ha proposto un dividendo di 2,5 euro per azione, rispetto alla cedola di 2 euro e al bonus di 5 euro per azione del 2011.



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A Piazza Affari occhi puntati sulle banche

Written By Unknown on Rabu, 20 Maret 2013 | 15.11

Di Roberta Castellarin

I mercati azionari europei sono attesi in rialzo con gli investitori che continueranno a guardare al dossier Cipro, rassicurati dalle parole della Banca Centrale Europea che ha ribadito l'impegno di fornire liquidità alle banche del Paese in difficoltà nel quadro delle norme vigenti. Nelle prime contrattazioni lo spread  tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è a 337 punti, poco mosso dopo quota 338 delle chiusura di ieri.

A Piazza Affari occhi puntati sulle banche che potrebbero rimbalzare dopo le forti perdite di ieri. In particolare occhi puntati su Bpm che ha appena comunicato i risultati 2012. Secondo Goldman Sachs, i conti Bpm hanno evidenziato migliori trend su costi e ricavi. La banca ha annunciato un aumento di capitale da 500 milioni, in linea con le attese del mercato, e la trasformazione in spa. Ci sarà attenzione anche su Mittel che ieri ha messo a segno un +10% dopo il lancio di un'ops parziale su azioni proprie.

Atenzione anche su Carige, che ha tagliato il dividendo e avviato le dismissioni prima dell'aumento. Tra gli industriali si segnala Saras, che incontra oggi la comunità finanziaria per presentare il piano al 2017. Quanto a Fiat, ha confermato i target al 2013; l'ad Sergio Marchionne ha detto poi che la decisione del tribunale del Delaware sul prezzo della call sulle azioni Veba in Chrysler non arriverà più entro marzo, ma tra giugno e luglio.

L'attenzione degli operatori sarà inoltre rivolta al comunicato sul bilancio del Cancelliere dello Scacchiere britannico, alla decisione sui tassi d'interesse e alla pubblicazione delle stime economiche del Fomc della Federal Reserve. Da Cipro le ultime notizie vedono i funzionari di Nicosia lavorare con le controparti europee per cercare di mantenere a galla il sistema finanziario dell'isola nel caso di una fuga di capitali dai depositi delle banche del Paese, quando queste riapriranno gli sportelli e riprenderanno le operazioni. Intanto, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha criticato la bocciatura del Parlamento di Nicosia al piano di salvataggio dell'Eurozona e dell'Fmi, ribadendo tuttavia che i Paesi dell'area euro restano pronti ad aiutare il Paese.

Bund e Gilt potrebbero aprire contrastati dopo che ieri i titoli di Stato tedeschi hanno avuto una forte offerta in scia alle notizie provenienti da Cipro. Il prezzo spot del metallo prezioso è a 1.614,04 dollari l'oncia, mentre l'euro ha perso terreno in Asia in scia al flusso di notizie su Cipro.



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Morgan Stanley, dieci titoli che rendono fino al 7,5%

Di Ester Corvi

Dividendi di alta qualità. Non solo generosi, ma anche in crescita nel tempo. In base a questi due criteri gli esperti di Morgan Stanley hanno selezionato nel loro portafoglio le società europee più meritevoli, che non corrono il rischio di dover tagliare le cedole che distribuiranno agli azionisti di minoranza nel prossimo biennio. Su una cinquantina di titoli evidenziati, eccone dieci che rendono quest'anno fino al 7,5%.

1) Ziggo. La società olandese, specializzata nel settore tlc, capitalizza 6,78 miliardi di dollari e ha un rendimento della cedola (dividend yield) stimato del 7,5% nel 2013 e del 13,8% nel 2014. La cedola è prevista in crescita del 34,5% quest'anno e dell'84,6% nel prossimo, con una copertura dei dividendi (utile per azione/dividendo per azione) pari, rispettivamente, a 0,7 e 0,5. Il rating è overweight (sovrappesare).

2) Bouygues. Il gruppo francese diversificato in vari settori (costruzioni, immobiliare, tlc, media eccetera) capitalizza 9,12 miliardi di dollari e ha un dividend yield del 7,4% nel 2013 del 7,6 % nel 2014. La cedola è prevista in crescita intorno al 3% in entrambi gli esercizi, con una copertura dei dividendi di 1,6. Il rating è equalweight (in linea con il mercato).

3) Swiss Re. La compagnia assicurativa elvetica, che capitalizza 27,7 miliardi di dollari, ha un rendimento della cedola stimato del 7,2 % nel 2013 e del 7,4% nel 2014. La cedola sarà stabile quest'anno e in aumento del 2,6% nel prossimo, con una copertura dei dividendi in entrambi gli esercizi di 1,3. Il rating è equalweight (in linea con il mercato).

4) Admiral group. Il gruppo assicurativo inglese, che capitalizza 5,47 miliardi di dollari, ha un dividend yield del 6,5% nel 2013 e del 7,2% nel 2014. La cedola è prevista in crescita dello 0,7% quest'anno e del 10,5% nel prossimo, con una copertura dei dividendi di 1,1 in entrambi gli esercizi. Il rating è equalweight (in linea con il mercato).

5) Oriflame. La società svedese, specializzata nel settore dei cosmetici, che capitalizza 2 miliardi di dollari, ha un rendimento del dividendo del 6,4% nel 2013 e nel 2014, a fronte di una cedola stabile. La copertura dei dividendi è, rispettivamente, 1,3 e 1,4. Il rating è equalweight (in linea con il mercato).

6) Swedbank Un altro titolo svedese, questa volta finanziario: capitalizza 27,27 miliardi di dollari e il dividend yield è 6,3% sia quest'anno che nel  prossimo, mentre la cedola si mantiene costante. La copertura dei dividendi è rispettivamente 1,3 e 1,4. Il rating è overweight (sovrappesare).

7) Eni. Il gigante petrolifero italiano, che capitalizza 85,22 miliardi di dollari, ha un dividend yield stimato del 6,2% nel 2013 e del 6,4% nel 2014. La cedola è prevista in crescita del 4% quest'anno e del 3% nel prossimo, con una copertura dei dividendi pari, rispettivamente, a 1,7 e 1,8. Il rating è overweight (sovrappesare).

8) Total. Un altro colosso petrolifero, che capitalizza 115,69 miliardi di dollari. Il rendimento del dividendo è 6% nel 2013 e 6,1% nel 2014. La cedola è prevista in crescita dello 0,9% quest'anno e dell'1,7% nel prossimo, con una copertura dei dividendi di 2,2. Il rating è equalweight (in linea con il mercato).

9) National Grid. Il gruppo inglese che distribuisce gas e capitalizza 38,34 miliardi di dollari, ha un rendimento della cedola nel 2013 del 5,7% e nel 2014 del 5,9%. Il dividendo è previsto in aumento del 3% quest'anno e nel prossimo, con una copertura, rispettivamente, di 1,4 e 1,3. Il rating è overweight (sovrappesare).

10) Gas Natural. La utility, che opera in Spagna e in America Latina e che capitalizza 20,39 miliardi di dollari, ha un rendimento del dividendo del 5,5% nel 2013 e del 6% nel 2014. La cedola è prevista in aumento del 3% quest'anno e nel prossimo, con una copertura dei dividendi di 1,6. Il rating è overweight (sovrappesare).

 

 



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Piazza Affari, intonazione positiva

Written By Unknown on Selasa, 19 Maret 2013 | 15.11

Di Paola Valentini

Dopo la chiusura positiva delle borse asiatiche e il ridimensionamento delle preoccupazioni per il salvataggio di Cipro, gli analisti si attendono una seduta più tranquilla per le borse europee e per l'Italia in particolare. Che potrà finalmente varare il nuovo Btp salva-imprese, come scrive oggi Mf-Milano Finanza. L'Ue ha infatti dato ieri il via libera a titoli speciali per saldare i debiti della pubblioca amministrazione verso le aziende, debiti che secondo stime suoperano i 100 miliardi di euro.

"Ci aspettiamo un'apertura particolarmente debole", per il Ftse Mib, "ancora in scia ai timori che riguardano Cipro. Comunque, l'atteggiamento più morbido dell'Eurogruppo sull'imposta che andrà a colpire i depositi bancari dovrebbe continuare ad affievolire le tensioni", come è già successo ieri, ha commentato Vincenzo Longo di IG.

Tra i dati macroeconomici da tenere d'occhio oggi c'è la produzione industriale in Italia per il mese di gennaio, che sarà pubblicata alle 10, e soprattutto il dato sull'indicatore di sentimet Zew per la Germania e l'area euro per il mese di marzo, che sarà diffuso alle 11.

"Gli indici dovrebbero restare intorno alla parità fino a quando sarà reso noto il dato Zew tedesco  che sarà il principale market mover della mattinata, prima dell'apertura di Wall Street. Mi aspetto che lo Zew nella parte prospettica continui a migliorare visto che la ripresa nella seconda parte del 2013 è ormai abbastanza scontata. Sulla parte corrente potrebbe invece riflettere le tensioni della zona euro. Quindi nel complesso mi aspetto un indicatore positivo ma non cosi' entusiasmante come gli ultimi due mesi", ha aggiunto lo strategis di IG.

Intanto sul fronte delle quotate, i riflettori sono accesi sui bilanci 2012. Tra le società che oggi terranno il cda per l'approvazione dei conti dell'anno spiccano Banca popolare di Milano, Banca Carige, Credito valtellinese, Acegas, Cairo communication.

Focus anche su Mittel il cui cda  ha approvato le linee guida di un'operazione che prevede la promozione di un'offerta pubblica di scambio volontaria parziale su azioni ordinarie proprie, con corrispettivo rappresentato da titoli obbligazionari emessi dall'emittente. Riflettori puntati anche su Fiat dopo il dato Acea sulle immatricolazioni auto in Europa risultate in calo per il gruppo automobilistico italiano del 15,7% a febbraio, mentre il dato generale del comparto segna una diminuzione del 10,7%.

A piazza Affari da seguire le banche, in particolare Intesa Sanpaolo, Unicredit su cui Fitch ha tagliato il rating di lungo termine da A- a BBB+, con outlook negativo, mentre quello di breve termine è confermato a F2. Confermate le valutazioni per B. Mps e B. Popolare a BBB, che vedono tuttavia abbassato l'outlook da stabile a negativo. Invariati anche i rating di Ubi B. a BBB. Su Unicredit inoltre Ubs ha tagliato il target price da 5 a 4,15 confermando il rating neutral.

In luce pure T.I.Media. Secondo MF-Milano Finanza, la perdita di 178,11 milioni di euro della società verrà sanata solo in parte tramite le riserve, infatti sarebbe prevista anche una ricostituzione del capitale tramite un aumento fino a 150 milioni di euro sottoscritto integralmente da Telecom Italia. In questo modo la capogruppo incrementerà ulteriormente la propria partecipazione, ma non c'è intenzione di arrivare al delisting.

Attenzione a Rcs dopo che ieri la società non ha trovato un accordo con i giornalisti del Corriere delle Sera riguardo ai 110 tagli e all'azzeramento dei benefit per risparmiare 32 mln euro.

Negli Usa invece focus nel pomeriggio sul settore immobiliare con gli indici di febbraio sulle nuove costruzioni abitative e sui permessi edilizi. Si tratta di dati importanti per una conferma sullo stato di salute del comparto immobiliare Usa che negli ultimi mesi sta mostrando segni di ripresa.



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Moratti ancora a bocca asciutta con Saras

Di Andrea Montanari

Niente dividendo neppure quest'anno. Per il quarto esercizio consecutivo la Saras, controllata dalla famiglia Moratti, ha deciso di non distribuire alcuna cedola agli azionisti. La decisione è stata presa  ieri dal cda del gruppo petrolifero di Sarroch e annunciata al mercato questa mattina nel comunicato sui dati consolidati relativi al 2012. ""In considerazione del negativo risultato netto rettificato, e in linea con la politica di distribuzione dei dividendi della società, il cda proporrà all'assemblea degli azionisti di non deliberare alcuna distribuzione di dividendo anche per l'esercizio 2012", si legge nella nota della società.

Il gruppo Saras ha chiuso lo scorso anno con una perdita di 90,1 milioni, un valore nettamente superiore al rosso del 2011 (58,8 milioni). La contrazione, prosegue la società dei Moratti "è attribuibile principalmente al settore raffinazione, che ha realizzato un margine inferiore rispetto all'esercizio 2011". Nel 2012 i ricavi consolidati sono stati di 11,89 miliardi (+8%), mentre l'ebitda è stato di 173,6 milioni più che dimezzato rispetto al dato dell'anno precedente (394,3 milioni). Il titolo Saras ieri ha chiuso in rialzo del 3,1%: il saldo da inizio anno tuttavia è negativo del 2,5%.



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Arriva al capolinea la joint-venture ST-Ericsson

Written By Unknown on Senin, 18 Maret 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Accordo fra Ericsson e StM sul percorso futuro da seguire per la joint-venture ST-Ericsson. La prima fase passa da uno scorporo delle attività: Ericsson si occuperà della progettazione, sviluppo e vendite dei prodotti modem sottile e multimodale LTE, compresi quelli a 2G, 3G e 4G multimodale; StM subentrerà nei prodotti esistenti di ST-Ericsson e nel business a essi associato, esclusi i modem sottili e multimodali LTE.

Per le divisioni restanti di ST-Ericsson inizieranno i procedimenti finalizzati alla chiusura. Il trasferimento formale delle parti interessate di ST-Ericsson alle parent company dovrebbe essere completato durante il terzo trimestre 2013. L'accordo, secondo il managerment, è in linea con l'obiettivo del piano di StM di un margine operativo del 10% o superiore e con piani per ridurre le spese operative nette trimestrali a una media compresa fra i 600 milioni e i 650 milioni di dollari per trimestre entro l'inizio del 2014. StM si aspetta inoltre di dover sostenere costi compresi fra circa 350 milioni e 450 milioni di dollari.



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Borse europee verso apertura in rosso. Spread a quota 340

Di Ester Corvi

Gli operatori si aspettano un'apertura in rosso dei listini europei. Il piano di salvataggio messo a punto dai ministri delle Finanza per Cipro implica infatti un prelievo forzoso sui conti bancari del Paese in cambio della concessione di 10 miliardi di euro da parte di Eurolandia e del Fondo monetario internazionale. Nella giornata di oggi il Parlamento di Cipro dovrebbe decidere  sul pacchetto di sostegni.

Sotto la lente degli investitori saranno soprattutto i titoli bancari, che sono i più esposti ai movimenti dei tassi. Secondo gli esperti i ribassi interesseranno, con diversa entità, tutti le borse europee. Wall Street risentirà invece nella seduta di oggi della discussione sulla legge di bilancio.

Nell'occhio del ciclone in particolare i titoli di stato con lo spread Btp/Bund che apre a 337 e tocca in pochi minuti quota 339. Il rendimento si attesta al 4,74%. Il differenziale tra Bonos spagnoli decennali e Bund sale invece a 370 punti con un tasso del 5,06%.



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Piero Grasso presidente di Palazzo Madama

Written By Unknown on Minggu, 17 Maret 2013 | 15.11

Di Antonio Satta

Alla quarta votazione, quella di ballottaggio, Piero Grasso ce l'ha fatta ed è stato eletto presidente del Senato con 137 consensi, 20 più del suo sfidante, Renato Schifani, che ha avuto 117 voti. A maggioranza i senatori del Movimento 5 Stelle hanno ribadito la scelta di non votare né per il candidato del Pd, né per quello del Pdl, ma come sembrava possibile già prima del voto, alcuni di loro (almeno 13) hanno poi puntato su Grasso, del resto, lo stesso senatore Luis Alberto Orellana, che i grillini avevano candidato alla presidenza nelle prime tre votazioni, ha detto: «Come persone Grasso e Schifani non sono equivalenti: una è una scelta in continuità con il passato. Mi sono espresso personalmente contro la scelta del collega Schifani». Le pressioni di Silvio Berlusconi e i suoi non hanno invece convinto Mario Monti a spostare i propri voti su Schifani. In ogni caso il risultato ottenuto da Grasso si mantiene ben al di sotto di quota 158 voti, quella che garantirebbe la fiducia ad un eventuale governo.



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Laura Boldrin ex Unhcr nuovo presidente della Camera

Di Antonio Satta

Fallita nella notte anche l'ipotesi di un trasferimento di Mario Monti dalla presidenza del Consiglio a quella di Palazzo Madama, Pierluigi Bersani ha deciso di sparigliare le carte, indicando due nomi provenienti dalla società civile per la guida delle due assemblee legislative.

Fin dalla campagna elettorale il leader del Pd aveva insistito sulla necessità di arrivare a soluzioni condivise, ma l'indisponibilità di Beppe Grillo ad aprire qualsiasi trattativa e il no di Giorgio Napolitano alle inevitabili dimissioni di Monti da Premier hanno fatto cadere ogni altra ipotesi. a questo punto, anche per superare possibili divisioni interne al Pd, Bersani ha levato dal tavolo le candidature interne di Dario Franceschini alla Camera e di Anna Finocchiaro al Senato, per puntare su Laura Boldrini, ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifuggiati e l'ex procuratore nazionale Antimafia, Pero Grasso, eletti entrambi nella coalizione Pd-Sel, ma provenienti dalla società civile

Alla Camera, quindi, Laura Boldrini ha prevalso con 327 voti contro il candidato grillino, Roberto Fico, rimasto fermo a 108 voti. Pdl, Lega e Scelta Civica hanno preferito continuare a votare scheda bianca. Al Senato, invece, la terza votazione, ha ridotto la corsa alle due candidature di Grasso, votato da Pd e Sel, autonomisti e Lista Crocetta, e di Renato Schifani, scelto da Pdl e Lega. Il primo ha ottenuto 120 voti, il secondo 111 e andranno entrambi al ballottaggio. Nel pomeriggio la quarta e ultima votazione assegnerà dunque la vittoria a chi dei due prenderà anche un solo voto in più. Forte pressing del Pdl sui montiani di Scelta civica, che però hanno ribadito che continueranno a votare scheda bianca. Il centrodestra dovrebbe comunque recuperare i 5 senatori assenti nella mattinata (tra questi anche Silvio Berlusconi).


Inviato il: 16/03/2013 19.46   
Da: Lince71


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Wall Street (-0,18%) interrompe la lunga serie dei rialzi

Written By Unknown on Sabtu, 16 Maret 2013 | 15.11

Wall Street ha interrotto questa sera la sua lunga serie di rialzi (dieci consecutivi) chiudendo le contrattazioni in negativo. L'indice Dow Jones è arretrato dello 0,18% a 14.512,57, lo S&P 500 dello 0,2% a 1.560,59 e il Nasdaq dello 0,3% a 3.249,07.

Tra i dati macro che hanno preoccupato gli investitori ci sono quello sull'inflazione di febbraio negli Stati Uniti e la stima preliminare dell'indice di fiducia dei consumatori elaborato dall'Università del Michigan per il mese di marzo, oltre a un report della Federal Reserve sui piani di remunerazione degli azionisti.

Nel complesso, 14 dei maggiori istituti di credito Usa hanno avuto il via libera da parte della Fed che ha invece respinto i piani di Ally Financial e BB&T Corp. L'Istituto centrale di Washington ha inoltre espresso forti critiche nei confronti dei colossi di Wall Street Jp Morgan Chase e Goldman Sachs Group. La banca centrale statunitense ha posto l'accento su alcuni problemi che richiedono un "intervento immediato" e potrebbero creare ostacoli alle politiche di remunerazione degli azionisti.

Confortante invece la produzione industriale Usa, aumentata dello 0,7% a febbraio, rispetto al consenso posto a 0,4%.

Sotto i riflettori Bank of America che avanza del 3,8% dopo l'approvazione, da parte del board della società, di un piano di riacquisto di 5 miliardi di dollari di azioni proprie e il rimborso di circa 5,5 miliardi di azioni privilegiate.

Samsung giù del 2,6% dopo che il colosso dell'elettronica ha presentato a New York il nuovo Galaxy S4, l'ultimo dei suoi smartphone che dovrà fare concorrenza all'iPhone di Apple. Il gigante di Cupertino è salito invece del 2,6% dopo che gli analisti di Mizuho hanno consigliato di prendere spunto dall'imponente buyback realizzato da Microsoft nel 2006, utile a creare una base per il titolo azionario.



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Credit Suisse, cinque motivi per essere ottimisti sui mercati azionari

Di Ester Corvi

Le buone notizie che arrivano dagli Usa inducono gli esperti a guardare con maggiore ottimismo alle potenzialità di Wall Street, che dopo lo slancio recente potrebbe salire entro fino anno a quota 1.640, con un potenziale del 5,5%. E' la proiezione degli analisti del Credit Suisse, che hanno rivisto al rialzo le loro stime anche per gli altri listini, con l'Eurostoxx 50 che può arrivare a 2.800 (+3,5%), il Ftse100 a 7.000 (+8%), il Nikkei 225 a 13.000 (+6,2%) e l'Msci World a 410 (+5,9%). Ecco cinque motivi che sosteranno la ripresa delle borse mondiali.

1) La crescita del Pil globale. Il settore privato negli Usa sembra abbastanza forte da compensare l'inasprimento fiscale fino al 2,5% del Pil 2013, mentre in Eurolandia la possibilità di attivare l'Omt ha consentito la discesa del rendimenti dei titoli spagnoli a tre anni al 2,5%. Anche dal Giappone arrivano segnali positivi, con i politici che sembrano determinati a mettere fine alla fase di deflazione tramite l'attivismo della Bank of Japan e la politica fiscale. In sintesi il Pil mondiale dovrebbe evidenziare la prima crescita in undici trimestri.

2) L'attivismo delle banche centrali. Da dicembre i bilanci delle banche centrali hanno accusato il maggiore calo dal 2009. Ma questa situazione, secondo gli specialisti dell'investment bank elvetica, è destinata a cambiare. A loro parere sia la Bank of Japan sia la Bank of England diventeranno più aggressive, mentre nel frattempo il bilancio della  Bce si è contratto del 14% dai massimi. L'espansione attesa dei bilanci degli istituti centrali avrà la conseguenza di incrementare le aspettative di inflazione e aumentare la liquidità in eccesso. Due effetti che migliorano l'appeal delle azioni rispetto ad altri strumenti finanziari. Il quadro ideale per i mercati azionari è caratterizzato da una fase senza inflazione attuale e aspettative inflazionistiche per il futuro: lo scenario che proseguirà fino al 2015.

3) Il buon avvio del 2013. Dal 1970, quando i mercati azionari sono saliti di almeno il 6% fra gennaio e febbraio, le borse sono cresciute nella restante parte dell'anno in media dell'11% statisticamente nel 90% dei casi. La sola eccezione è il 1987, ma perfino in quell'anno le azioni riuscirono a mettere a segno una performance del 18% fra la fine di febbraio e la metà di agosto prima di crollare del 20% durante il Lunedì nero (Black monday).

4) Le valutazioni sono interessanti. Il risk premium del mercato Usa è intorno al 6%. Un dato che indica una sottovalutazione delle azioni rispetto ai bond in base al modello elaborato dagli analisti del Credit Suisse, centrato sull'ipotesi di un rendimento medio dei dividendi 2013 del 2,2% che sale al 3% se si assume un rapporto di payout del 45%.  

5) Gli spostamenti nell'asset allocation. Le quotazioni delle azioni sono più che raddoppiate dal marzo del 2009 nonostante deflussi per 120 miliardi di dollari dai fondi azionari globali. Di recente il quadro è cambiato e ci sono stati flussi in entrata sia nei fondi retail sia in quelli istituzionali. Un segnale incoraggiante che è rafforzato dal sondaggio recente svolto dalla banca d'affari elvetica, che indica come l'80% degli interpellati si aspetti che le azioni siano l'asset che evidenzierà la migliore performance nei prossimi cinque anni, contro lo 0,3% che punta sui bond. Nei prossimi mesi le aspettative sono quindi di un deciso spostamento dell'asset allocation dei grandi investitori verso le azioni.



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Wall Street sale dello 0,58% E' il rally più lungo dal 1996

Written By Unknown on Jumat, 15 Maret 2013 | 15.11

Chiusura in rialzo anche Wall Street. La borsa americana si è apprezzata dello 0,58% a quota 14.539,29 proseguendo il rally più lungo dal 1996 (decima seduta consecutiva al rialzo).

Anche l'indice S&P 500 (+0,5% a 1.436,68) è vicino ai massimi dall'ottobre 2007. Il Nasdaq è cresciuto dello 0,43% a 3.258,93.

Gli investitori hanno interpretato positivamente alcuni dati provenienti dal fronte macroeconomico: nella settimana al 9 marzo le richieste di sussidi disoccupazione negli Stati Uniti sono scese di 10 mila unità; mentre i prezzi alla produzione industriale sono aumentati a febbraio dello 0,7% dal mese precedente (dato in linea con il consenso).

L'euro è scambiato a 1,3004 dollari; petrolio in rialzo a New York, dove le quotazioni sono salite a 92,98 dollari al barile.



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Lettera di Monti ai leader Ue, l'Italia vuole più flessibilità

Di Laura Ruggiero

Il presidente del Consiglio uscente Mario Monti ha inviato una lettera ai leader europei chiedendo una maggiore flessibilità nel conteggio del deficit stabilito dal Patto di Stabilità. L'Italia punta quindi a scorporare la componente degli investimenti pubblici dal deficit per attuare immediatamente un piano di sostegno per la creazione di posti di lavoro.

Durante la conferenza stampa Monti, che sta rientrando in Italia, ha ricordato il percorso compiuto dal Paese negli ultimi due anni e che lo Stato, prima considerato il maggiore pericolo per l'Eurozona, ora ha finanze pubbliche sane e non spaventa piu' i mercati.

Il premier uscente nella lettera, inviata anche al presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy e a quello della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ha scritto che "l'Italia ha rispettato rigorosamente tutti gli impegni presi" e che quindi dovrebbe esserle concesso di sfruttare i margini di manovra disponibili per la creazione di "posti di lavoro stabili e di migliore qualità alleggerendo il cuneo fiscale sui nuovi contratti a tempo indeterminato favorendo l'apprendistato dei giovani e rafforzando i servizi per l'infanzia". Secondo Monti, infatti, "forme di flessibilita' controllata consentirebbero di accompagnare un programma credibile di risanamento dei conti pubblici in azioni a sostegno dell'economia".

Serve quindi che i leader dei 27 Paesi dell'Unione europea concentrino la discussione su "una nuova nozione di consolidamento orientato alla crescita, esplorando modalita' atte ad ampliare i margini di manovra nelle politiche di bilancio, preservando al contempo la credibilita' del percorso di risanamento delle finanze pubbliche". Infine c'e' bisogno di "strumenti piu' efficaci per affrontare i costi sociali dela crisi", ha scritto Monti nella lettera.

''Vorrei dire agli italiani che l'Europa siamo noi: è un noi piu' ampio. Per farsi ascoltare in Europa, per orientare le politiche europee nel senso della visione italiana dell'Europa e degli interessi dell'Italia, occorre essere creduti rispettati e parlare con forza'', ha risposto infine Monti a chi chiedeva che messaggio poteva dare alla fine del suo ultimo vertice da premier.

L'Italia ''ha dato una prova di grande senso di responsabilità molto apprezzata in questo periodo'' e ''anche se non sono mancate, anzi si sono intensificate le manifestazioni populistiche ed antieuropee'' il paese è riuscito a spostare l'attenzione dalla disciplina di bilancio alla crescita. Oggi qualche cosa è stato ottenuto, come apertura mentale e politica''.

Monti ha concluso auspicandosi che ''procedendo via via sulla strada della credibilità e del prestigio del paese, la voce dell'Italia nel determinare l'orientamento dell'Europa sia quella che ci appartiene, essendo noi grande stato membro fondatore". Sulla situazione italiana si è espresso anche il cancelliere tedesco Agnela Merkel durante la conferenza stampa conclusiva dei lavori del vertice a 27.

Merkel ha detto di augurarsi "presto" la formazione di un Governo in Italia. "Monti ci ha riferito sulla situazione" italiana che ha seguito le elezioni, ha precisato il leader tedesco, che non ha voluto commentare l'esito del voto. Sono "tra quelli che prendono nota dei risultati negli altri Paesi", ha concluso Merkel.



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Tokyo torna ai massimi da quattro anni e mezzo

Written By Unknown on Kamis, 14 Maret 2013 | 15.11

Di Onofrio Giuffrè

La borsa di Tokyo termina gli scambi in rialzo dell'1,16%, ai nuovi massimi degli ultimi 4 anni e mezzo in scia alle attese di misure monetarie aggiuntive da parte della Bank of Japan (BoJ) dopo il via libera della Camera Bassa alla nomina di Haruhiko Kuroda a governatore e di Kikuo Iwata e Hiroshi Nakaso alle posizioni di vice. L'indice Nikkei guadagna 141,53 punti attestandosi a quota 12.381,19. Il voto parlamentare finale ai vertici della BoJ è atteso domani con il via libera della Camera Alta. La borsa di Tokyo, che aveva aperto in rialzo dello 0,76%, ha così messo a segno il rimbalzo dopo due sedute di perdite.

Il prezzo del petrolio è rimasto stabile sopra 92 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude calano di 4 cent a 92,48 dollari e quelli sul Brent salgono di 8 cent a 108,60 dollari. L'euro invece ha aperto sotto quota 1,30 dollari, dopo i buoni dati di ieri sulle vendite al dettaglio Usa a febbraio. La moneta europea passa di mano a 1,296 dollari. Euro/yen a 124,42 e dollaro/yen a 96,01. 

Secondo Hiroshi Maeba, dealer di Ubs a Tokyo, l'approvazione della nuova leadership della Boj porterebbe gli investitori a vendere ulteriormente lo yen nei confronti del dollaro. I tre candidati hanno infatti già iniziato a segnalare che la Banca centrale prenderà decisioni aggressive per superare la deflazione.



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Piazza Affari attende il rimbalzo

Di Roberta Castellarin

È prevista un apertura in rialzo per le borse europee dopo il nuovo record segnato ieri a Wall Street. In particolare l'indice di Milano Ftse Mib oggi potrebbe tentare un rimbalzo dopo la seduta negativa di ieri. Nella mattinata è attesa un'asta di Bonos a medio lungo termine e gli operatori sono in attesa di capire come evolverà  lo spread Bonos/Btp che potrebbe restringersi, in quanto i Btp potrebbero diventare più costosi dei bond spagnoli. Nel pomeriggio invece l'attenzione sarà sull'apertura di Wall Street, dopo i nuovi record raggiunti.

Quanto alle indicazioni macroeconomiche, alle 11 sarà pubblicato il dato sull'occupazione del quarto trimestre 2012 dell'Eurozona. Mentre in Usa alle 13:30 saranno pubblicate le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione e i prezzi della produzione industriale a febbraio.

A piazza Affari da seguire Tod's, che ha presentato i conti ieri dopo la chiusura dei mercati registrando un utile netto in crescita a 145,5 mln euro (+7,8% anno su anno). Deutsche Bank ha alzato il prezzo obiettivo da 87 euro a 90 euro (rating hold), così come Barclays da 81 euro a 89 con valutazione underweight. Da monitorare anche le Generali, che hanno visto crollare l'utile netto a causa delle forti svalutazioni volute da Mario Greco per ripulire il bilancio. IL Leone di Triestre ha presentato, invece, buoni risultati operativi e ha confermato il dividendo.

Tra i titoli del lusso Barclays ha anche alzato il target price su Salvatore Ferragamo da 19,5 a 24 euro con rating overweight. Da monitorare pure B.P.E.Romagna che ha archiviato il 2012 con una perdita netta di 32,6 mln (+237,359 mln in 2011). Focus ancora su Ubi banca, che ieri ha perso il 6%. Ubs ha tagliato il target price a Ubi banca da 3,5 a 3,4 euro confermando il rating neutral, mentre lo ha aumentato da 3,5 a 3,10 euro da Deutsche Bank con raccomandazione hold.

Focus su Telecom Italia all'indomani del collocamento di 750 mln euro di bond ibrido con un rendimento del 7,875% e su Rcs, che ha chiesto alla controllata Dada, partecipata al 54,63%, di aprire la data room fornendo ai soggetti interessati alla quota le informazioni necessarie all'attività di due diligence.

Infine occhi puntati su Buzzi Unicem, su cui Berenberg ha tagliato il rating a sell e su Enel in scia alla decisione degli analisti di Ubs di alzare la raccomandazione a neutral.



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Il Dow Jones chiude in parità e ritocca il record storico

Written By Unknown on Rabu, 13 Maret 2013 | 15.11

Wall Street ha chiuso la seduta di ieri in sostanziale parità, con il Dow Jones a quota 14.450,06 punti, che ha ritoccato il record storico, il Nasdaq a 3.242,32 (-0,32%) e lo S&P 500 a 1.552,48 punti (-0,24%). Il miglior titolo del Dow Jones è stato Merck, che ha guadagnato il 3,16% grazie all'annuncio di un nuovo farmaco anticolesterolo. In rialzo anche i titoli Hewlett Packard (+1,76%), che da inizio anno è salito di oltre il 50%, e Boeing (+1,47%). Fra i titoli più penalizzati ci sono invece Caterpillar (-1,58%), Bank of America (-1,15%) e Pfizer (-1,10%).

Il Nasdaq che risentito negativamente del calo di Apple (-2,16%), interessata dal giudizio al ribasso di Jefferies che ha tagliato il prezzo obiettivo da 500 a 420 dollari. Da inizio anno la performance di Apple è negativa per il 19,49%. In flessione anche Akamai Technologies (-2,33%) e Sears Holdings (-2,13%). In rialzo Seagate Technologies (+4,83%), Western Digital (+4,12%) e Life Technologies (+2,90%).

Fra le blue chip che compongono l'indice S&P500 si sono distinte Bristol Myers Squibb (+1,87%), Costco Wholesale (+1,28%) e Verizon Communication (+1,15%). In ribasso Nike (-1,91%), Morgan Stanley (-1,86%) e Lowe's Companies (-1,59%).



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Ubi Banca torna all'utile e stacca una cedola da 0,05 euro

Di Luca Gualtieri

Ubi Banca torna all'utile e difende la cedola. La popolare lombarda guidata da Victor Massiah ha chiuso il 2012 con un utile netto d'esercizio a 82,7 milioni dopo la contabilizzazione di 101,9 milioni di oneri netti per incentivi all'esodo riferiti a un accordo sindacale. Il risultato si confronta con la perdita di 1,8 miliardi a seguito della contabilizzazione di rettifiche su avviamenti e altre attività intangibili. Con un core tier 1 al 10,29% e un total capital ratio al 16,01%, Ubi potrà pertanto pagare agli azionisti un dividendo invariato di 0,05 euro per azione.

Tutti i margini della gestione economica mostrano un andamento favorevolo: proventi operativi a 3,526 miliardi (+2,6% anno su anno), oneri operativi a 2,266 miliardi (-5,1% o -6,2% al netto delle componenti non ricorrenti), risultato della gestione operativa a 1,259 miliardi (+20,1%) e un utile dell'operatività corrente al lordo delle imposte a 323,1 milioni (+14,6%). La debolezza della domanda, l'alleggerimento nel comparto del large corporate e l'uscita dai settori a maggior rischio e dai business non-captive hanno comportato invece un contrazione degli impieghi a 92,9 miliardi (-6,8% anno su anno).

Cresce comunque la quota di impieghi di pertinenza della clientela core al 75% nel 2012 dal 74% nel 2011 (era il 70,5% nel 2010). Sempre tra gli aggregati patrimoniali, la raccolta diretta da clientela ordinaria si è attestata a 80,3 miliardi (+1% anno su anno).

Per quanto riguarda la qualità del credito, le sofferenze nette sono cresciute a 2,95 miliardi dai 2,48 del 2011, con un'incidenza sul totale crediti netti del 3,18% rispetto a un dato di sistema per il settore privato pari al 3,35%. Complessivamente lo stock di crediti deteriorati netti (sofferenze, incagli, ristrutturati escaduti/sconfinanti) si è attestato a 8,1 miliardi, in crescita rispetto ai 6,3 miliardi del 2011, con un'incidenza dell'8,73% sul totale crediti netti "per effetto del deterioramento del contesto economico e anche a seguito della riorganizzazione del comparto credito al consumoe del leasing", spiega una nota.

"Il contesto di riferimento italiano", indica Ubi banca in merito alla prevedibile evoluzione della gestione, "è previsto essere ancora caratterizzato da un'assenza di crescita, con conseguente impatto negativo sul complesso dei fattori economici di riferimento. Si ritiene pertanto di confermare le linee guida gestionali finora adottate dal gruppo, che consentono di attraversare la crisi con ragionevole prudenza".

Nel pomeriggio intanto sarà presentata la lista di maggioranza in vista dell'assemblea dei soci del 20 aprile che dovrà rinnovare i consigli di Ubi. (riproduzione riservata)



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Aion Renewables (ex Kerself) sospesa in Borsa

Written By Unknown on Selasa, 12 Maret 2013 | 15.11

Di Luca Gualtieri

Novità in vista per Aion Renewables (ex Kerself), la società attiva nella progettazione, produzione e installazione di impianti fotovoltaici chiavi quotata a Piazza Affari. Una nota informa che le azioni sono temporaneamente sospese dalle negoziazioni in attesa di comunicato.

Attraverso la coordinata Helios Technology, l'azienda opera anche nel settore della produzione di celle e moduli fotovoltaici, e di strutture di supporto per la realizzazione di gradi parchi solari, tetti, inseguitori biassiali, pensiline e soluzioni innovative per l'integrazione architettonica. (riproduzione riservata)



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Enel Green Power alza il dividendo a 2,59 centesimi

Di Luca Gualtieri

I conti Enel Green Power tengono nonostante la crisi. Nel 2012 la società ha mostrano un risultato netto di gruppo pari a 413 milioni, con un incremento dell'1,2% rispetto ai 408 milioni del 2011 (+4,6% al netto di proventi e adeguamenti di valore non ricorrenti rilevati nel 2011). L'utile ordinario, al netto dei proventi da rimisurazione al fair value e degli adeguamenti di valore, è pari a 431 milioni (+4,6%), i ricavi totali ammontano a 2,68 miliardi (+6,4% e +14,6% al netto di proventi ) non ricorrenti rilevati nel 2011), l'ebitda a 1,678 miliardi (+ 6%;+19,7%).

L'indebitamento finanziario netto sale del 13,2% a 4,614 miliardi. Il cda proporrà all'assemblea un dividendo in crescita pari a 2,59 centesimi di euro per azione (era 2,48 lo scorso anno), "in linea con l'annunciata politica dei dividendi che prevede, a partire dal 2010, un pay-out non inferiore al 30% dell'utile netto consolidato", con stacco il 20 maggio e pagamento il 23. "Siamo molto soddisfatti dei risultati conseguiti nel 2012 da Enel Green Power", ha spiegato Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel Green Power. "Tali risultati, tutti in crescita, sono stati raggiunti nonostante il perdurare del difficile contesto macroeconomico, confermando cosi' la validita' della nostra strategia di diversificazione nello sviluppo tecnologico e geografico".

 I dati di bilancio, ha aggiunto il manager, evidenziano come "grazie all'installazione di oltre 900 MW, in linea con il target, la nostra capacità complessiva ha superato gli 8 mila MW, con un consolidamento della presenza in mercati importanti quali Usa, Canada e Romania, e una crescita in quelli emergenti come Messico e Guatemala. A fronte di questi risultati, siamo certi che anche nel 2013 Enel Green Power svolgerà un ruolo da protagonista nel mondo delle rinnovabili".

Nell'evoluzione prevedibile della gestione, si legge che il gruppo nel corso del 2013 proseguirà nell'esecuzione del piano strategico, confermando la crescita della potenza installata e focalizzando i suoi sforzi principalmente nei paesi emergenti attraverso uno sviluppo equilibrato in tutte le principali tecnologie.



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Il cda di Impregilo dice sì all'opa di Salini

Written By Unknown on Senin, 11 Maret 2013 | 15.11

Di Luca Gualtieri

Il consiglio di amministrazione di Impregilo dà luce verde all'opa lanciata da Salini. Il board del general contractor, riunito nel pomeriggio di ieri, ha 'valutato "congruo" il corrispettivo dell'offerta pubblica di acquisto a 4 euro per azione lanciata dal gruppo romano. Il parere è stato espresso con l'astensione di Pietro Salini, amministratore delegato e membro del comitato esecutivo, nonché azionista con il 29% del capitale, alla pari del gruppo Gavio. L'offerta totalitaria di Salini (che comunque non intende poi effettuare il delisting della società) era stata annunciata all'inizio di febbraio e prevede un esborso massimo previsto di 1,129 miliardi.

Intanto arriva un maxi-dividendo per gli azionisti di Impregilo. Dopo la cessione della controllata Ecorodovias (per la quale ha incassato 900 milioni)  e il bilancio preconsuntivo del 2012, il consiglio di amministrazione ha avanzato infatti la proposta di una cedola 2012 per circa 600 milioni complessivi. Il 2012 si è chiuso con un utile netto consolidato di 601 milioni e ricavi totali di 2,281 miliardi, per il 78% realizzato all'estero. La posizione finanziaria netta consolidata al 31 dicembre 2012 è positiva per 567 milioni e registra un radicale miglioramento rispetto al 31 dicembre 2011 (indebitamento netto di 527 milioni) principalmente per effetto dell'incasso di 751 milioni connesso alle cessione delle prime due tranche della partecipazione in Ecorodovias, al deconsolidamento del debito della partecipata brasiliana e all'incasso degli indennizzi relativi al termovalorizzatore di Acerra, pari a 356 milioni. (riproduzione riservata)



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Mps, scontro con Nomura sull'azione di responsabilità

Di Luca Gualtieri

Procede il lavoro della Procura di Siena per fare luce sul suicidio di David Rossi, responsabile della comunicazione di Banca Monte dei Paschi che si è tolto la vita mercoledì 6. I magistrati hanno aperto un secondo fascicolo sulla morte del dirigente dopo quello per suicidio. Oggi si indaga anche sull'ipotesi di reato di istigazione al suicidio, ma al momento l'inchiesta sarebbe contro ignoti. Il titolare Nicola Marini dovrebbe avere elementi di giudizio sia dal materiale informatico e dai telefonini di Rossi passati alla polizia postale per essere controllati, sia dai risultati dell'autopsia svolta dal professor Mario Gabbrielli che ha tempo 60 giorni per consegnare i risultati.

Gli inquirenti stanno cercando di collegare la scomparsa di Rossi all'esposto per fuga di notizie presentato dalla Rocca venerdì 1° marzo, dopo la pubblicazione sulla stampa di indiscrezioni relative all'azione di responsabilità presentata dal Monte contro gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni e contro le banche Deutsche Bank e Nomura.

Proprio intorno a questo scontro legale nelle ultime ore si sarebbe alzata la tensione. Secondo quanto riferito dall'agenzia Bloomberg, Nomura avrebbe infatti presentato un ricorso a Londra contro Mps nello stesso giorno in cui Alessandro Profumo e Fabrizio Viola hanno avanzato una richiesta di danni contro la banca d'investimenti. Secondo una fonte informata dei fatti, la banca giapponese avrebbe chiesto al tribunale di certificare che i propri contratti derivati con Mps siano validi. Rob Davies, portavoce di Nomura a Londra, ha però declinato ogni commento. (riproduzione riservata)



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Natixis, i sette mercati emergenti più promettenti

Written By Unknown on Minggu, 10 Maret 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Buone prospettive macro, valutazioni non troppo elevate e livelli di liquidità in miglioramento. Sono, secondo gli esperti di Natixis, i punti di forza dei mercati emergenti, che hanno chance di crescita nei prossimi trimestri dopo un inizio anno positivo sebbene inferiore alle corse del passato. L'indice Msci Emerging Markets evidenzia infatti un aumento dell'1,86% dalla fine del 2012, con le borse dell'America Latina che hanno battuto quelle asiatiche (+3,58% contro +2,37%). Ecco in dettaglio i sette listini più promettenti.

1) Russia. Il listino di Mosca, che dall'inizio del 2008 ha accusato un calo del 60% del rapporto prezzo/utili (p/e), è stato penalizzato dalla forte esposizione verso il petrolio. Attualmente i settori diversi dalle industrie estrattive rappresentano solo il 35% del mercato azionario e si scende al 17% se si escludono banche e utility. Le diverse politiche già in fase di realizzazione, fra le quali la riforma della normativa fiscale, la definizione di un livello di inflazione obiettivo da parte della Banca Centrale e l'apertura alle banche depositarie estere, potranno dare slancio alla borsa di Mosca, che dal dicembre 2012 ha registrato un progresso dell'1,75% (indice Msci in euro). Inoltre, il rischio politico è basso poiché il prossimo ciclo elettorale avrà inizio solo a partire dal 2016 mentre le Olimpiadi di Sochi, che si terranno all'inizio del 2014, potrebbero dare un'ulteriore impulso alle riforme. Secondo Francois Theret, responsabile dei mercati emergenti, "le migliori opportunità di investimento sono individuabili nei settori interni, come i consumi e le infrastrutture, a fronte di una crescita prevista degli utili a due cifre nel 2013. Il settore energetico si distingue dagli altri in termini di distribuzione di dividendi. Nel complesso la Russia è uno dei Paesi con i più alti livelli di dividendi fra gli emergenti, con un dividend yield (rendimento delle cedole) medio del 4% nel 2013".

2) India. Utili in crescita e valutazioni interessanti potranno trainare la crescita della borsa indiana, che dalla fine del 2012 è stazionaria. Gli esperti fanno notare che "sebbene il mercato abbia recuperato lo scorso anno il 30% i prezzi sono ancora a sconto, mentre gli utili stanno accelerando passando da una crescita a una cifra negli ultimi due anni a un progresso a due cifre nel prossimo". I settori più attraenti sono quelli sensibili ai tassi, visto è atteso un intervento al ribasso da parte della  Reserve Bank of India, e le società orientate all'outsourcing, come le farmaceutiche. A causa dell'alta volatilità del mercato è consigliato tuttavia un approccio di investimento prudente.

3) Cina. Dopo un anno di rallentamento rispetto ad altri mercati asiatici il listino di Shanghai, in aumento dello 0,92% da fine 2012 (indice Msci in euro), dovrebbe riprendere velocità. "Siamo molto ottimisti nei confronti del mercato cinese. Riteniamo che alcune delle preoccupazioni maggiori che hanno raffreddato l'atteggiamento degli investitori negli ultimi due anni siano destinate ad attenuarsi nel 2013", affermano gli analisti. Sebbene non prevedano una rapida ripresa della crescita, le recenti misure espansive, i primi segni di inversione di tendenza guidata dal mercato interno, le valutazioni interessanti e il cambiamento nella leadership avvenuto lo scorso novembre, un evento che si verifica una volta ogni 10 anni, vanno in una direzione positiva.  

4) Hong Kong. Questo listino, che dall'inizio del 2013 è salito del 5,63% (indice Msci in euro), dovrebbe beneficiare degli sviluppi positivi in Cina. Le economie del sud-est asiatico sono in accelerazione e vengono supportate da nuove politiche, da investimenti in infrastrutture e da una domanda interna positiva. Unica eccezione la Malesia, dove sussiste ancora il rischio politico legato alle prossime elezioni.

5) Corea. In Asia settentrionale la Corea (+1,41% da fine 2012 in euro) continuerà, secondo gli esperti, a trarre vantaggio dalla domanda di prodotti tecnologici sostenuta dalla ripresa americana, che dovrebbe essere più solida nel prossimo trimestre, mentre Taiwan (+2,92%) dovrebbe beneficiare anche dei legami più stretti con la Cina.

6) Cile. I mutamenti degli ultimi dieci anni hanno gettato le basi per l'inizio di un momentum di mercato positivo. Grazie al notevole calo dell'inflazione sia le imprese che i consumatori possono adesso definire dei piani di crescita per il futuro. Il Cile, che ha messo a segno una performance del 7% da inizio anno (indice Msci in euro), è considerato il Paese meglio gestito dal punto di vista economico. Sicuramente è quello con il sistema istituzionale più stabile e l'economia più ricca della zona. Se in passato le valutazioni borsistiche erano ai massimi, oggi sono a sconto. "Si tratta di uno dei mercati caratterizzati dalla crescita più elevata (intorno al 5% annuo), ma con valutazioni leggermente al di sotto della media" sostengono gli esperti.

7) Brasile. L'anno scorso l'economia brasiliana è cresciuta poco più dell'1%, deludendo le attese che erano decisamente più elevate, ma quest'anno lo scenario è in miglioramento. Le banche hanno mantenuto un atteggiamento prudente, concedendo credito solo a fronte di una certa qualità della controparte. "Se il Pil salirà", dichiarano gli analisti, "assisteremo a una stabilizzazione dei tassi di interesse e a un minor accesso al credito, che renderanno molto interessanti le banche locali finora troppo penalizzate".



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