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Calcio sull’orlo del baratro

Written By Unknown on Minggu, 30 Juni 2013 | 15.11

Il blitz della Guardia di Finanza, scattato in settimana nelle sedi di 41 squadre di Serie A, ha certificato una verità ormai incontrovertibile: il calcio italiano è sempre più in preda a una crisi di nervi finanziaria. L'indagine della Procura di Napoli, che intende verificare l'esistenza di squilibri di carattere gestionale dei club sul piano economico-finanziario e le loro eventuali manchevolezze sul piano fiscale, rientra in un copione che si ripete ormai quasi ogni estate, con i personaggi del calcio obbligati a frequentare più le Procure per indagini finanziarie che non le sedi del calciomercato. Segno evidente che il sistema è ormai vicino al limite.

I numeri d'altronde non lasciano dubbi. Analizzando i dati sulla salute del calcio italiano (contenuti nel Report Calcio pubblicato dalla Figc e da PriceWaterhouseCoopers), emerge chiaramente che il movimento naviga in cattive acque. Se infatti negli ultimi cinque anni i club della Serie A hanno visto crescere i ricavi in maniera costante (dagli 1,8 miliardi della stagione 2007-08 ai circa 2,1 miliardi del 2011-12), è altrettanto vero che nello stesso periodo il costo della produzione è cresciuto in misura superiore, salendo dai quasi 1,9 miliardi del 2007-08 ai quasi 2,4 miliardi del 2011-12.

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Dieci buy di Citi nel settore minerario

I gruppi minerari soffrono per l'andamento deludente del settore delle commodity, ma secondo gli esperti di Citi ci sono titoli che sono stati troppo penalizzati e hanno spazi di crescita. Ecco le dieci azioni che a loro parere meritano di essere acquistate (rating buy).

1) Glencore Xstrata. Il gruppo Glencore, che capitalizza 39 miliardi di sterline, ha un prezzo obiettivo di 4 sterline che implica un buon potenziale di crescita dalle quotazioni recenti (2,72). Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-5,2%).

2) Rio Tinto. Target price di 40 sterline rispetto a un prezzo attuale di 26,14 per il titolo Rio Tinto (capitalizzazione di 51,6 miliardi di sterline), che ha ampi margini di rialzo. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a 12 mesi del titolo è -8,2%.

3) Vale. Il colosso Vale, che capitalizza 68,2 miliardi di dollari, ha un prezzo obiettivo di 20 dollari contro una quotazione recente intorno a 13. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-30%).

4) Norilsk. Target price di 20,50 dollari rispetto a un prezzo attuale di 14,4 per il titolo Norilsk, che presenta un ritorno a un anno (performance + rendimento della cedola) negativo (-6,5%).

5) African Minerals. Il gruppo, che capitalizza 627 milioni di sterline, ha un prezzo obiettivo di 4,30 sterline contro una quotazione recente intorno a 2. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-40%).

6) Ferrexpo. La società Ferrexpo, che capitalizza 783 milioni di sterline, merita secondo gli analisti un target price di 3,20 sterline contro una quotazione recente di 1,33. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a 12 mesi del titolo è negativo (-35%).

7) London Mining. Il gruppo inglese, che capitalizza 128 milioni di sterline, ha un prezzo obiettivo di 1,75 sterline contro una quotazione recente di 1,06. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-52%).

8) Gem Diamonds. La società, che capitalizza 187 milioni di sterline, ha un target price di 1,72 sterline rispetto a quotazione recente di 1,35. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-30%).

9) Petra Diamonds. Il gruppo. che capitalizza 584 milioni di sterline. merita secondo gli esperti un prezzo obiettivo di 1,51 sterline contro una quotazione recente di 1,15. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-5%).

10) Lonmin. Il gruppo, specializzato nel settore del platino, ha un prezzo obiettivo di 3,86 sterline contro una quotazione recente di 2,54. Il ritorno (performance + rendimento della cedola) a un anno del titolo è negativo (-38%).



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Consiglio Ue un successo, borse in rialzo

Written By Unknown on Jumat, 28 Juni 2013 | 15.12

Le borse europee sono ben impostate in apertura dopo che ieri in tarda serata è stata raggiunta l'intesa al Consiglio europeo per combattere la disoccupazione giovanile e sostenere il credito alla piccola impresa. Sarà di 8 miliardi in due anni (a partire dal 2014) la cifra dello "youth guarantee", il fondo europeo per la creazioni di nuovi posti di lavoro, la formazione e il tirocinio dei giovani.

I 27 leader Ue hanno approvato anche un piano che permette alla Bei di elargire crediti per centinaia di miliardi di euro alle piccole e medie imprese, specie nei Paesi del sud Europa. "Le ultime 24 ore sono state un grosso successo", ha commentato il presidente della Commissione Ue, Barroso. "Oggi ci siamo accordati affinché i soldi sostengano le nostre promesse".

In parallelo, accordo raggiunto a Bruxelles anche sul nuovo bilancio Ue 2014-2020 da 960 miliardi di euro. Il premier inglese, David Cameron, ha riproposto il problema dello "sconto" inglese, sul quale aveva avuto precise garanzie dai partner in occasione del precedente accordo di febbraio ma che secondo calcoli più recenti non pareva più così intoccabile.

Al termine della riunione, il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, ha spiegato che "non c'è niente di nuovo sullo sconto britannico". Le preoccupazioni inglesi riguardavano il metodo di calcolo, che rispetto a febbraio ha subito delle modifiche. Il presidente francese, Francois Hollande, ha da parte sua rassicurato che in ogni caso il risultato ottenuto dai negoziatori inglesi non inciderà sui costi per la Francia e altri paesi.

Ventiquattr'ore prima i ministri finanziari dell'Ue, in Lussemburgo, avevano raggiunto un accordo sul meccanismo di ripartizione delle perdite nell'ambito delle crisi bancarie, un passo indispensabile nella direzione dell'unione bancaria. L'euro è in risalita sul dollaro in area 1,3070 rispetto a 1,3035 di ieri sera, lo spread tra Btp e Bund scende a 275 punti, al di sotto della chiusura di ieri (285), con un rendimento del 4,45% e a Piazza affari il Ftse Mib parte con un +0,63% a 15.527 punti. Ancora in evidenza Mediaset (+2,34% a 2,88 euro) grazie a Credit Suisse che ha alzato in modo vistoso il target price da 2,65 a 4,40 euro, confermando il rating outperform.



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Equita alza il peso dell'azionario al 95%

Equita ha alzato il peso dell'azionario da 91% a 95%. Questo sulla base di alcune convinzioni. In primo luogo il processo di normalizzazione della politica monetaria Usa è iniziato, anche se sarà molto, molto graduale. In secondo luogo, si è nella fase in cui la normalizzazione dei tassi è alimentata da un progressivo rafforzamento del ciclo economico.

Inoltre, la nuova leadership cinese sta facendo chiaramente intendere che ritiene indispensabile una crescita più equilibrata, cioè più bassa e meno sbilanciata verso gli investimenti. Mentre l'Europa sta uscendo dalla recessione e nell'area aumenta il consenso politico per un atteggiamento meno rigido riguardo gli aggiustamenti di bilancio.

Date queste premesse gli analisti di Equita ritengono che il ribilanciamento dei portafogli dopo 30 anni di bull market obbligazionario sia inevitabile e che il ciclo dell'equity sia tutt'altro che maturo. Il ciclo delle commodities trainato dall'impetuosa crescita degli investimenti cinesi è anch'esso un tema di investimento da sottopesare.

Le società cicliche europee beneficeranno della fine della recessione e del miglioramento dei margini grazie al calo delle materie prime. Il settore finanziario va sovrappesato nei portafogli anche se con molta attenzione nello stock picking. A livello di singoli titoli Equita ha azzerato il peso di Luxottica nel suo portafoglio principale: il titolo era sottopeso nel portafoglio dopo il downgrade a hold (target price a 40 euro) a maggio.

"Azzeriamo ora il peso, visto che nel corso del mese sono entrate in portafoglio nuove idee di investimento che offrono a nostro avviso un maggiore upside", spiegano alla sim. Come Prada (buy e target price a 84) il cui peso nel portafoglio principale della sim è stato alzato di 50 bps. "Alla luce della debole performance dell'ultimo mese, rafforziamo la nostra convinzione sul titolo che offre eccellente qualità del business, profilo di crescita superiore ai competitor, solido flusso di notizie e valutazione interessante, pari a 18 volte il rapporto prezzo/utile 2014".



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Borse, riflettori sulla maxi asta di Bot. Rischio derivati da 8 miliardi

Written By Unknown on Rabu, 26 Juni 2013 | 15.12

Di Paola Valentini

In assenza di dati macroeconimi in Italia e in Europa, oggi l'attenzione sarà tutta rivolta alla maxi asta da 8 miliardi di euro di Bot a sei mesi che arriva in una fase di aumento delle tensioni sui mercati con lo spread salito sopra quota 300 punti base. Ad aggravare la situazione un rappporto riservato pubblicato oggi dal Financial Times. L'Italia potrebbe dover affrontare perdite potenziali pari a miliardi di euro da contratti derivati ristrutturati all'apice della crisi dell'area euro. Lo riporta il quotidiano inglese citando un documento riservato di 29 pagine del Tesoro relativo alle transazioni e all'esposizione sul debito nella prima metà del 2012, inclusa la ristrutturazione di otto contratti derivati con banche straniere dal valore nozionale di 31,7 miliardi di euro.

Il quotidiano, citando alcuni esperti che hanno visionato il documento, riporta che la ristrutturazione ha consentito al Tesoro di scaglionare i pagamenti dovuti alle banche straniere su un periodo più lungo ma, in alcuni casi, a termini più svantaggiosi per l'Italia.

Il report del Tesoro non quantifica le potenziali perdite derivanti dai contratti, ma tre esperti indipendenti consultati dall'Ft hanno calcolato un ammontare di perdite pari a circa 8 miliardi sulla base dei prezzi di mercato al 20 giugno. "Dobbiamo vedere come si evolverà la situazione e quale sarà l'effetto sui Btp", ha detto Vincenzo Longo strategist di Ig.

In attesa dell'esito delle aste nelle prime contrattazioni, il differenziale tra Btp a dieci anni e Bund tedeschi equivalenti si attesta a quota 308, non lontano dalla chiusura di ieri. Il rendimento è al 4,86%. Il differenziale Bonos/Bund è  a 329 punti per un tasso del 5,08%.

A far ben sperare per il collocamento di oggi è l'esito positivo dell'asta dei Ctz e dei Btp indicizzati di ieri, che è andata bene con una domanda che è stata consistente anche se i rendimenti sono schizzati. Ma quello di oggi sarà in vero banco di prova per il Tesoro italiano.

"Riteniamo che il rialzo dei rendimenti nell'ultima settimana sia dipeso più da un andamento generalizzato del comparto governativo mondiale e non a un maggiore rischio Paese percepito sull'Italia. Anche per i Bot ci aspettiamo tassi in rialzo, con una domanda in rafforzamento visto che l'ammontare di titoli a breve in scadenza è maggiore (8,8 miliardi, ndr)", spiega Longo.

Fa eco Elia Lattuga, fixed income strategist di Unicredit: "Il Bot a 6 mesi emesso in asta oggi avrà un prezzo interessante e un rendimento in rialzo di 45-50 punti base rispetto all'ultimo collocamento, ma ancora basso in termini assoluti". Domani sarà poi la volta del collocamento dei Btp a 5 e 10 anni che terminerà la tre giorni di aste del Governo italiano.

E proprio la fiammata dello spread condiziona l'andamento di piazza Affari che ieri ha chiuso in negativo, unica tra gli altri listini Ue, nonostante le rassicurazioni della Cina nell'evitare un credit crunch del Paese e i dati economici positivi giunti dagli Usa.

Così anche oggi il focus resterà sulle banche dopo i cali diffusi di ieri. Nel mirino oggi restano anche i titoli del calcio  dopo il bltz della Guardia di finanza in 41 squadre di serie A, B e anche di serie minori.

Resta da seguire sempre Saipem: la Consob e' tornata ad accendere un faro sulla prolungata discesa del titolo.

Da monitorare pure Impregilo che ieri ha terminato la seduta in rialzo di circa il 18%. Il mercato ha gradito il via libera e le condizioni per la fusione con Salini.

Si segnala poi Rcs, dopo che ieri i diritti sulle azioni ordinarie hanno chiuso la seduta in calo dell'80,54%. Rotelli avrebbe continuato a vendere diritti e nel complesso ne avrebbe alienati fin ora piu' della metà.



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D'Amico vola in borsa, entra Tufton Oceanic con una quota superiore al 2%

Di Francesca Gerosa

D'Amico International ha venduto a prezzi di mercato una quota nella controllata D'Amico International Shipping superiore al 2% a un fondo gestito da Tufton Oceanic, gestore internazionale nei settori shipping, energia e infrastrutture. E il titolo a Piazza Affari accoglie con un +6,10% a quota 0,518 euro la notizia.

L'azionista di maggioranza ha in programma il collocamento di una quota compresa tra il 20% e il 25% del capitale dei soci di controllo Paolo e Cesare d'Amico e in questi giorni è in corso un road show in Europa. Al termine dell'operazione la famiglia resterà azionista di maggioranza con il 51% del capitale rispetto all'attuale 75%.

"L'ingresso di un investitore specializzato ai prezzi di mercato è un segnale positivo sia nel conseguimento dell'obiettivo di aumentare il flottante sia sulla fiducia nelle prospettive del titolo che anche noi consideriamo sottovalutato ai prezzi correnti", commentano gli analisti di Intermonte.

Nel primo trimestre di quest'anno D'Amico ha registrato un utile netto di 7,6 milioni di dollari, rispetto a una perdita netta di 1,5 milioni del primo trimestre 2012, e ricavi in crescita a 79,5 milioni di dollari, rispetto a 77,7 milioni di un anno prima. L'ebitda è salito a 11,5 milioni di dollari (da 5,8 milioni nel primo trimestre 2012) e l'ebit è risultato positivo per 3,4 milioni di dollari contro una perdita operativa di 3,2 milioni registrata nello stesso periodo dello scorso esercizio.

Il debito netto al 31 marzo ammontava a 225,6 milioni di dollari rispetto ai 220,7 milioni alla chiusura del precedente esercizio. Ottima anche la generazione di cassa operativa pari a 16,1 milioni di dollari, a conferma dello scenario di rapida crescita nel settore delle navi cisterna. In tale ottica la società ha stipulato a fine trimestre contratti per l'acquisto di due ulteriori navi ECO product/chemical tanker, che porta il totale delle navi in costruzione a otto unità in soli sei mesi.



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La borsa di Shanghai perde il 5,3%

Written By Unknown on Senin, 24 Juni 2013 | 15.12

La borsa di Shanghai ha con un brutto tonfo del 5,3%, a 1.963 punti. Proseguono i timori di un credit crunch e i mercati hanno reagito male alla mancata iniezione di liquidità da parte delle autorità centrali. La banca centrale cinese ha infatti assicurato che i livelli di liquidità in Cina sono "ragionevoli", ma intanto ha invitato il sistema bancario a una gestione più oculata dei crediti, mostrando preoccupazione per l'espansione del rischioso "sistema bancario ombra".  Tutto questo ha messo in ombra il fatto che la banca centrale cinese ha anche detto di essere pronta ad assicurare liquidità al sistema nel caso ce ne fosse bisogno. Ai mercati non è poi piaciuto il taglio delle stime di crescita della Cina per quest'anno al 7,4% dal 7,8% deciso da Goldman Sachs.

"La volatilità sarà all'ordine del giorno per questa settimana", ha commentato Vasu Menon, capo della ricerca di Oocbc Bank a Singapore. "La Cina soffre da troppo tempo di una sbornia da credito. Il governo sta cercando di ribilanciare l'economia e di ridurre le dimensioni del sistema bancario ombra. Questo vuol dire che il credito rimarrà stretto".



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Mediobanca, per Equita il crollo di venerdì è un'occasione di acquisto

Di Paola Valentini

Mediobanca recupera (+2,09% a 4,49 euro) a piazza Affari dopo il -9,4% lasciato sul terreno venerdì scorso in seguito alla presentazione del piano strategico al 2016. Proprio lo scivolone della scorsa settimana rappresenta un'occasione di acquisto per Equita Sim che ha alzato la raccomandazione sul titolo da hold a buy, con target price che scende da 6,3 a 5,8 euro "per effetto tassi".

ll titolo entra nel portafoglio principale della sim con un peso di 300 punti base.  Nel dettaglio, gli esperti attribuiscono lo storno di venerdì a varie ragioni: assenza di novità eclatanti, su cui qualcuno aveva scommesso, svalutazioni addizionali nel quarto trimestre e quindi chiusura del bilancio in rosso per 200 milioni, indicazione che il costo del credito rimarrà attorno a 150 punti base anziché diminuire leggermente, rottura di importanti livelli tecnici.

"Noi pensiamo che l`attuale debolezza sia un'occasione d'acquisto e alziamo di conseguenza il rating a buy per i seguenti motivi: le svalutazioni del quarto trimestre, relative in particolare a Telco, eliminano un importante fattore di incertezza e potrebbero generare plusvalenze in caso di M&A; il 2013 segnerà il punto minimo del net interest income e delle commissioni, grazie alla riduzione del'eccesso di liquidità, alla crescita degli impieghi (5%), al lento ritorno della divisione coprorate e investment banking a livelli normali di attività, alle iniziative di Compass e CheBanca!".

Inoltre, gli analisti vedono l'Eps 2014 invariato, ma in crescita del 10% nel 2015 e il "dividendo in progresso da pressoché zero a 31 centesimi nel 2016". Infine, nota Equita, "ai prezzi attuali e incorporando uno scenario piu' cauto rispetto al piano, Mediobanca vale 7 volte gliutili 2015.



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Mediobanca revolution

Written By Unknown on Minggu, 23 Juni 2013 | 15.11

«Non ho mai concepito Mediobanca come una banca di sistema. Le banche non devono essere azioniste stabili di realtà industriali e se lo fanno lo devono fare solo temporaneamente, visto che ormai detenere partecipazioni non è più un business profittevole». Se a queste parole, pronunciate da Alberto Nagel nel corso della presentazione del piano strategico al 2016, seguiranno i fatti, l'attuale amministratore delegato di Mediobanca avrà chiuso definitivamente una pagina di storia: quella della banca fondata nel 1946 da Enrico Cuccia, che proprio sull'assunzione di partecipazioni stabili e gli incroci azionari con i gruppi clienti  aveva fondato il proprio modello di business. Oggi, in tempi di mercati globalizzati, con un quadro normativo che penalizza le banche con eccessiva esposizione all'equity, la strategia che si impone è diametralmente opposta a quella impostata nel secondo dopoguerra da Cuccia e interpreta successivamente da Vincenzo Maranghi. Ma ad ascoltare le parole di Nagel non c'è solo il contesto, di mercato e normativo, ad aver spinto Mediobanca a cambiare pelle.



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Morgan Stanley, sei titoli russi che possono crescere fino al 64%

Il mercato russo scambia con un rapporto medio tra prezzi delle azioni e utili per azione di 4,4, a sconto rispetto alla media degli altri listini emergenti. Secondo gli specialisti di Morgan Stanley ci sono valide occasioni da cogliere in una strategia di investimento di medio-lungo periodo. Ecco i titoli che a loro parere hanno un potenziale di crescita fino al 64%.

1) Lukoil. Il colosso petrolifero, che capitalizza 33,47 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 4,8, contro una media della società russe del settore di 5,1, e merita un prezzo obiettivo di 75 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 29%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha accusato un calo del 7%. Il rendimento della cedola 2014 è elevato (5,7%).

2) Magnit. Il gruppo specializzato nella distribuzione alimentare, che capitalizza 19,83 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 22,1, contro una media settoriale di 23, e merita un prezzo obiettivo di 61 dollari, che implica un potenziale di crescita del 9%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato un rialzo del 26%. Il rendimento della cedola 2014 è basso (1,8%).

3) MegaFon. La società di telefonia cellulare, che capitalizza 13,56 miliardi di euro, viene scambiata con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 4,8 contro una media della società russe del settore intorno a 6, e merita un prezzo obiettivo di 35 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 10%. Negli ultimi tre mesi il titolo è salito del 7%. Il rendimento della cedola 2014 è elevato (7%).

4) Polymetal international. Il gruppo aurifero, che capitalizza 2,74 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2013 di 5,4, con uno sconto del 19% rispetto a Plyus gold, e merita un prezzo obiettivo di 870 p, che implica un potenziale di crescita del 42%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato un calo del 28%. Il rendimento della cedola 2014 è 2,7%.

5) Sberbank. Il gruppo bancario, che capitalizza 47,49 miliardi di euro, viene scambiato con uno sconto del 30% rispetto ai concorrenti dei mercati emergenti e merita un prezzo obiettivo di 5 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 64%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato calo del 9%. Il rendimento della cedola 2014 è 4%.

6) Yandex. Il gruppo sarà, secondo gli esperti, uno dei maggiori beneficiari della crescita dell'eCommerce in Russia. Il titolo, che capitalizza 6,84 miliardi di euro, viene scambiato con un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) 2014 di 10,8, contro 11,2 di Baidu. Il prezzo obiettivo di 36 dollari implica un potenziale di rialzo del 33%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato una crescita del 21%.



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Morgan Stanley, sei titoli russi che possono crescere fino al 64%

Written By Unknown on Sabtu, 22 Juni 2013 | 15.11

Il mercato russo scambia con un rapporto medio tra prezzi delle azioni e utili per azione di 4,4, a sconto rispetto alla media degli altri listini emergenti. Secondo gli specialisti di Morgan Stanley ci sono valide occasioni da cogliere in una strategia di investimento di medio-lungo periodo. Ecco i titoli che a loro parere hanno un potenziale di crescita fino al 64%.

1) Lukoil. Il colosso petrolifero, che capitalizza 33,47 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 4,8, contro una media della società russe del settore di 5,1, e merita un prezzo obiettivo di 75 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 29%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha accusato un calo del 7%. Il rendimento della cedola 2014 è elevato (5,7%).

2) Magnit. Il gruppo specializzato nella distribuzione alimentare, che capitalizza 19,83 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 22,1, contro una media settoriale di 23, e merita un prezzo obiettivo di 61 dollari, che implica un potenziale di crescita del 9%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato un rialzo del 26%. Il rendimento della cedola 2014 è basso (1,8%).

3) MegaFon. La società di telefonia cellulare, che capitalizza 13,56 miliardi di euro, viene scambiata con un p/e (prezzo/utile) 2014 di 4,8 contro una media della società russe del settore intorno a 6, e merita un prezzo obiettivo di 35 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 10%. Negli ultimi tre mesi il titolo è salito del 7%. Il rendimento della cedola 2014 è elevato (7%).

4) Polymetal international. Il gruppo aurifero, che capitalizza 2,74 miliardi di euro, viene scambiato con un p/e (prezzo/utile) 2013 di 5,4, con uno sconto del 19% rispetto a Plyus gold, e merita un prezzo obiettivo di 870 p, che implica un potenziale di crescita del 42%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato un calo del 28%. Il rendimento della cedola 2014 è 2,7%.

5) Sberbank. Il gruppo bancario, che capitalizza 47,49 miliardi di euro, viene scambiato con uno sconto del 30% rispetto ai concorrenti dei mercati emergenti e merita un prezzo obiettivo di 5 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 64%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato calo del 9%. Il rendimento della cedola 2014 è 4%.

6) Yandex. Il gruppo sarà, secondo gli esperti, uno dei maggiori beneficiari della crescita dell'eCommerce in Russia. Il titolo, che capitalizza 6,84 miliardi di euro, viene scambiato con un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) 2014 di 10,8, contro 11,2 di Baidu. Il prezzo obiettivo di 36 dollari implica un potenziale di rialzo del 33%. Negli ultimi tre mesi il titolo ha registrato una crescita del 21%.



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Mediobanca revolution

«Non ho mai concepito Mediobanca come una banca di sistema. Le banche non devono essere azioniste stabili di realtà industriali e se lo fanno lo devono fare solo temporaneamente, visto che ormai detenere partecipazioni non è più un business profittevole». Se a queste parole, pronunciate da Alberto Nagel nel corso della presentazione del piano strategico al 2016, seguiranno i fatti, l'attuale amministratore delegato di Mediobanca avrà chiuso definitivamente una pagina di storia: quella della banca fondata nel 1946 da Enrico Cuccia, che proprio sull'assunzione di partecipazioni stabili e gli incroci azionari con i gruppi clienti  aveva fondato il proprio modello di business. Oggi, in tempi di mercati globalizzati, con un quadro normativo che penalizza le banche con eccessiva esposizione all'equity, la strategia che si impone è diametralmente opposta a quella impostata nel secondo dopoguerra da Cuccia e interpreta successivamente da Vincenzo Maranghi. Ma ad ascoltare le parole di Nagel non c'è solo il contesto, di mercato e normativo, ad aver spinto Mediobanca a cambiare pelle.



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In tre anni 2 miliardi da cessioni, il mercato voleva una Mediobanca più aggressiva

Written By Unknown on Jumat, 21 Juni 2013 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Mediobanca flette dello 0,37% a quota 4,84  euro a Piazza Affari dopo la presentazione del piano 2014-2016 che prevede la riduzione per circa 2 miliardi di euro del portafoglio azionario con la vendita del 3% di Generali e la svalutazione per 400 milioni di euro di una rimanente parte del portafoglio.

La società dovrebbe chiudere il 2012/2013 quindi con una perdita di 200 milioni di euro circa contro una stima degli analisti di Intermonte di utile netto pari a 195 milioni di euro. Tra le principali linee guida del business plan la crescita dei ricavi del banking business attraverso una crescita degli impieghi del 5% all'anno e lo sviluppo di una divisione di gestione dei risparmi individuali. Il Roe al 2016 è atteso al 10-11%. Intermonte stima l'8,5% ma è da verificare il modo di calcolo del target di Roe della banca.

"Le principali indicazioni del piano sono in linea con le nostre attese. Avremmo preferito un approccio più aggressivo sull'equity portfolio in modo da accelerare la migliore allocazione di capitale attraverso la valorizzazione di una porzione più ampia della quota in Generali per crescere più velocemente nel business del risparmio gestito", osservano gli analisti di Intermonte, confermando comunque la raccomandazione outperform e il target price a 5,80 euro sull'azione.

Anche Banca Akros stamani ha mantenuto il rating positivo accumulate e il target price a 6 euro, apprezzando la strategia a medio termine di Mediobanca che si concentra sulla crescita, sulla redditività e su un uso più disciplinato del  capitale, finalizzato al raggiungimento di un più semplice modello di business, focalizzato su tre attività bancarie specializzate: CIB, Retail e Wealth Management.

Tutti pilastri strategici in linea con le aspettative, ma alcuni obiettivi sono al di sopra delle attese di Kepler Cheuvreux (buy e target price a 5,90 euro), grazie soprattutto alla crescita dei prestiti aggressiva soprattutto all'estero, che aumenta il profilo di rischio della banca. Nel breve termine, "abbiamo bisogno di tagliare le nostre stime 2013 per includere le rettifiche di valore sulle partecipazioni annunciate", precisano gli analisti di Kepler Cheuvreux.

Al momento al 2016 gli esperti hanno una stima di Roe all'8,1% rispetto all'obiettivo fissato da Mediobanca al 10-11%, di ricavi bancari a 1,7 miliardi di euro rispetto ai 2,1 miliardi previsti nel piano, di un costo del rischio a 127 pb (150 bp) e di un dividend payout ratio del 30% (40%). Mentre il Core Tier 1 ratio dovrebbe raggiungere il 11-12% secondo Basilea 3, al di sopra della stima della banca d'affari al 10,2%.
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Nagel, Mediobanca non ha bisogno di un aumento di capitale

Di Francesca Gerosa

Mediobanca è un animale un po' diverso: non ha fatto aumenti di capitale e non ne ha bisogno, parola dell'ad, Alberto Nagel. Nel presentare questa mattina il piano al 2016 agli analisti, ha ricordato che la banca d'affari non ha fatto aumenti di capitale da 15 anni, mentre il sistema bancario italiano ha raccolto ben 36 miliardi di euro.

Ha anche sottolineato che, negli ultimi dieci anni, Mediobanca ha già venduto partecipazioni per oltre 3 miliardi di euro. Ora ha deciso di cedere il 3% di Generali perché "siamo troppo concentrati su un singolo asset. Inoltre la ponderazione al 370, dal 100 attuale, dura dieci anni e non per sempre". In ogni caso resterà con il 10% del capitale, quindi un "socio stabile" della compagnia assicurativa.

Generali, ha spiegato Nagel, "è per noi fonte di reddito e di capitale molto importante. Crediamo che risultati importanti arriveranno con il nuovo piano, che noi supportiamo". Con il 10%, ha indicato ancora, "siamo un socio stabile e supporteremo il mantenimento di una governance che abbiamo contribuito a creare e che ha consentito a Generali di avere un team di manager di qualità".

Mediobanca ha anche deciso di uscire dai patti di sindacato, per poi procedere alla vendita di partecipazioni per 2 miliardi di euro a cominciare da Rcs e Telco, la holding che controlla Telecom Italia, "in una logica condivisa con gli altri azionisti di queste società", ha precisato Nagel.

Naturalmente la vendita di una quota del 3% di Generali e le altre cessioni dipenderà dai prezzi di mercato e dalle condizioni. Alcune di queste partecipazioni sono collocate in patti o in holding non quotate. "Intendiamo recuperarne la piena disponibilità e lo faremo in tempi rapidi, per poter poi dismettere queste partecipazioni, in una logica condivisa con gli altri azionisti di queste società", ha ribadito il top manager.

D'altra parte, ha ammesso, oggi Mediobanca ha troppo equity e una concentrazione eccessiva nel comparto assicurativo italiano. Quindi venderà buona parte delle partecipazioni nell'arco del triennio ma ha già fatto i compiti a casa quest'anno. Ha infatti deciso di riclassificare a valore di mercato tutti gli investimenti e quindi di prendersi tutta la perdita quest'anno per avere tre anni di piano che non debbano scontare ulteriori revisioni negative del portafoglio equity. Per questo l'istituto ha già comunicato la previsione di un rosso di circa 200 milioni di euro per l'esercizio 2012-2013, che chiude il 30 giugno.



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Lo spread schizza verso quota 300

Written By Unknown on Kamis, 20 Juni 2013 | 15.12

Di Paola Valentini

Le dichiarazioni di Ben Bernanke, numero uno della banca centrale Usa, fanno impennare lo spread. Dopo che ieri il presidente della Fed ha annunciato un probabile stop agli stimoli monetari entro il 2014, il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi si è impennato a 290,40 punti, in rialzo di circa 20 punti rispetto a ieri. Il rendimento è al 4,44%.

Anche il differenziale Bonos/Bund risale a 316 punti, dopo aver chiuso ieri sotto quota 300. Il tasso è al 4,71%. Dopo la Fed, oggi il rendimento del decennale tedesco è sceso a 141,95 punti, il minimo dal febbraio scorso.



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Fiat Industrial, ecco perché merita di essere promossa a buy

Di Francesca Gerosa

Prima ha promosso Fiat Industrial da hold a buy e poi ha alzato il peso nel portafoglio raccomandato di 350 bps, andando sovrappeso. Equita spiega perché in una nota di oggi. Il tasso composto medio di crescita dell'utile per azione rettificato, +12% nel periodo 2012-2015, non è riflesso negli attuali multipli a cui scambia FI (prezzo/utile 2014 di 8,8 volte ed enterprise value/ebitda di 5 volte).

Inoltre, secondo la sim, Iveco migliorerà a partire dal secondo trimestre dell'anno supportato dai buoni ordini presi nel primo trimestre, dai dati positivi del mercato dei camion sia in Europa sia in Brasile. In terzo luogo, Fiat Industrial tornerà investment grade nel 2014.

Gli analisti di Equita non si aspettano un ulteriore flusso di notizie negativo dopo l'inatteso profit warning di maggio e non escludono M&A deal che coinvolgano la divisione construction equipment di Cnh in perdita strutturale e Iveco per diventare un operatore globale. Infine, la presentazione di un nuovo business plan è attesa nel quarto trimestre di quest'anno.

Dopo aver aggiustato marginalmente le stime, il target price su Fiat Industrial sale così del 7% a 10,3 euro con una somma delle parti leggermente più alta. Come noto la società sarà quotata in Usa, sarà molto più liquida (flottante del 70% rispetto al 12% di Cnh) e avrà un peso maggiore negli indici, attirando maggior attenzione da parte degli investitori.

L'attuale prezzo di mercato, oggi in borsa 8,54 euro (+0,06%), è inferiore a quello di recesso (8,897 euro per azione); pur sapendo che il cash-out del recesso non possa eccedere 325 milioni di euro (circa il 3% del capitale di FI ante fusione), gli analisti non percepiscono il rischio che la fusione possa saltare in quanto l'eventuale eccesso rispetto alla soglia può essere parzialmente venduto. Anche includendo il cash-out massimo (0,3 miliardi di euro) la struttura finanziaria sarebbe saldamente sotto controllo (rapporto debito/ebitda 2013 di 0,7 volte, ovvero 1,4 incluse le passività pensionistiche).



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Maturità: tra i temi anche il rapporto tra mercato e democrazia

Written By Unknown on Rabu, 19 Juni 2013 | 15.11

Da questa mattina quasi mezzo milione di studenti sono impegnatio nella prima prova scritta degli esami di maturità. Tra le tracce proposte, secondo le prime indiscrezioni, c'è anche un tema di argomento socio economico incentrato sul rapporto tra mercato e democrazia, con brani da commentare tratti da articoli di Luigi Zingales, Mario Pirani e Paul Krugman.

Tra le altre opzioni proposte ai maturandi un brano tratto da 'L'infinito viaggiare' di Claudio Magris, un tema di storia sulla situazione dei  Paesi cosiddetti 'Brics' (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), tutti caratterizzati da una forte espansione economica, e per chi preferisce svolgere il compito sotto forma di saggio breve, oltre al tema su democrazia e mercato altri tre temi riguardanti l'individuo e la società di massa; gli omicidi politici; la ricerca sul cervello. Dopo le 14 il ministero dell'Istruzione pubblicherà sul suo sito on line le tracce complete.



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Nokia balza ancora, ma Huawei smentisce interesse

Di Francesca Gerosa

Seduta ancora sopra le righe per Nokia. Dopo il balzo a Wall Street (+4% a 3,86 dollari), anche oggi l'azione schizza del 3,31% a 2,87 euro in scia a un articolo del Financial del Times secondo cui la società cinese Huawei è interessata all'acquisto del colosso finlandese dei cellulari. "Stiamo considerando questo tipo di acquisizioni. Forse l'integrazione ha alcune sinergie, ma dipende dalla volontà di Nokia. Noi siamo aperti di mentalità", ha sottolineato Richard Yu, il presidente della divisione consumer di Huawei, al Financial Times.

Tuttavia, in riposta a queste dichiarazioni, il vice presidente di Huawei per gli affari esteri, Bill Plummer, ha negato che il produttore abbia intenzione di acquisire Nokia, che a sua volta non ha voluto commentare queste indiscrezioni. E' però un dato di fatto che Huawei, forte dei successi ottenuti nel mercato asiatico, sta ora cercando di rafforzarsi in quello occidentale, dedicandosi anche a un politica di rinnovamento del brand in modo da essere identificata come un'azienda che opera a livello globale.

Tanto che il colosso cinese di apparecchi per telefonia è salito dal 3,4% al 4,3% nel mercato degli smartphone. Mentre la quota di mercato di Nokia è scesa dal 7,8% al 2,8% con Samsung che domina con il 32% seguita da Apple al 17%. Huawei potrebbe portare capitali freschi per le tasche di Nokia, che non naviga in buone acque da quando è esploso il mercato degli smartphone e dei tablet. Ma alcuni analisti escludono che la società di Espoo possa accettare un'offerta dai cinesi visto il rapporto stretto che ha con Microsoft, un partner strategico che finora ha contribuito a tenere a galla Nokia.



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Solo il 7% degli italiani riesce a ottenere il mutuo

Written By Unknown on Selasa, 18 Juni 2013 | 15.12

Di Teresa Campo

Casa sempre più lontana per gli italiani. Secondo l'ultima rilevazione svolta dal portale Mutui.it in collaborazione con Facile.it, che ha analizzato 5000 richieste di finanziamento per l'acquisto della casa, nel periodo gennaio-maggio è stato accolto solo il 7% delle domande di mutuo. I più avvantaggiati, secondo l'analisi, sono i cittadini delle regioni del nord e del centro ovvero Marche, Lombardia e Liguria, dove la percentuale di approvazione è intorno al 10%. Seguono Piemonte (8,7%), Lazio e Umbria (entrambe al 7,5%).

Per trovare una regione del Mezzogiorno occorre scendere sotto la media nazionale: in Campania ottiene il mutuo solo il 5% dei richiedenti, in Basilicata il 4,8%, in Puglia il 4,7%, mentre fanalino di coda è la Calabria, dove nemmeno 4 richieste su cento vengono accordate. L'età media dei richiedenti è di 39 anni. I più giovani a presentare domanda di mutuo sono i cittadini del Friuli Venezia Giulia, che hanno in media 37 anni quando chiedono il mutuo casa, mentre igli abitanti di Umbria, Calabria e Campania provano a ottenete il finanziamento a 41 anni compiuti. La durata media (che a livello nazionale è di 22 anni) sale a 26 anni in Abruzzo e scende sotto i 19 anni in Toscana.



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Presentato il piano di rilancio a Bruxelles, si avvicina l'assemblea di Mps del 18 luglio

Di Francesca Gerosa

Mps sovraperforma il mercato questa mattina (+1,61% a 0,2141 euro) dopo che, come anticipato ieri da milanofinanza.it, il ministero dell'Economia ha trasmesso alla Commissione europea il piano di ristrutturazione della banca senese, relativo alla procedura di approvazione dei Monti bond, il prestito da 4 miliardi di euro remunerati a tassi del 9% crescenti nel tempo, che hanno consentito all'istituto di rafforzare il patrimonio secondo le richieste dell'Autorità bancaria europea. Il piano era stato approvato dal cda lo scorso 13 giugno.

Ora la Commissione Ue avrà tempo fino a fine agosto per esaminarlo nel dettaglio e i suoi contenuti saranno comunicati al mercato dopo l'approvazione da parte della Commissione stessa. Un piano che aggiorna il precedente, le cui linee guida includevano i 4,7 miliardi di Monti bond, un miliardo di euro di aumento di capitale, per far entrare uno o più nuovi soci, con cui ripagare parte degli aiuti ricevuti dal Tesoro, la chiusura di 400 filiali entro il 2015 (200 già effettuate) e l'uscita di 1.660 dipendenti nel primo semestre 2013, ormai quasi completata.

Un piano legato a doppio filo con l'assemblea straordinaria del 18 luglio, convocata per rimuovere il tetto del 4% sul possesso titoli per i soci diversi dalla Fondazione Mps, mossa che aumenterebbe la capacità di attrarre potenziali investitori interessati, come richiesto dal Ministero dell'Economia, visti gli impegni presi a livello comunitario per l'emissione degli aiuti di Stato e perché bisogna rendere possibile l'aumento di capitale da un miliardo da offrire a nuovi soci rimuovendo qualsiasi potenziale ostacolo alla realizzazione del piano collegato ai Monti bond.

Tuttavia, secondo gli analisti di Mediobanca, il mercato resta scettico circa la possibilità che Mps sia in grado di rimborsare i 4 miliardi di euro di Monti bond, senza misure sul capitale. Pertanto, "riteniamo che il mercato stia già scontando una potenziale iniezione di capitale: aumento di capitale, conversione del capitale ibrido dello Stato, superiore a un miliardo", affermano gli analisti di Piazzetta Cuccia in una nota di oggi.

Allo stesso modo, gli esperti ritengono che il mercato si aspetti la cancellazione del limite del 4% dei diritti di voto per i soci diversi dalla Fondazione Mps, che aiuterebbe una futura ricapitalizzazione. "Ribadiamo la nostra posizione neutrale su Mps, data la volatilità del prezzo delle azioni e del rendimento sovrano italiano, il principale driver del prezzo delle azioni della banca senese. Il target price resta a 0,20 euro", concludono gli analisti di Mediobanca.



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