Le borse europee salgono in avvio di seduta, mentre si avvicina l'appuntamento con il consiglio della Bce che giovedì dovrebbe annunciare l'estensione del quantitative easing ai titoli di Stato. L'attenzione si concentra sui dettagli del piano. Le stime degli operatori convergono su un programma delle dimensioni di 600 miliardi di euro, importo giudicato non sufficiente per riportare l'inflazione della zona euro verso il target inferiore ma vicino al 2%.
Altro punto determinante sarà l'assunzione del rischio che, secondo indiscrezioni, potrebbe ricadere in buona parte sulle singole Banche centrali. Ieri fonti vicine al dibattito hanno riferito di tentativi dell'ultimo minuto da parte della Bundesbank, dichiaratamente contraria al QE, di annacquarlo e di ritardare la decisione sugli aspetti più decisivi, mentre la numero uno del Fmi, Lagarde, ha sottolineato l'alta correlazione tra l'efficienza del QE e la mutualizzazione dei rischi.
Proprio il Fondo monetario internazionale ha dimezzato la stima sulla crescita del pil italiano, portandola allo 0,4% dallo 0,8% dell'ultima proiezione di ottobre. L'aggiornamento del World Economic Outlook, pubblicato stamane a Pechino, prevede un'accelerazione del tasso di crescita dell'economia a 0,8% solo l'anno prossimo. La nuova proiezione su quest'anno è perfettamente allineata a quella indicata venerdì scorso dalla Banca d'Italia e da confrontare con lo 0,6% programmatico della legge di stabilità.
Nel ridurre anche le stime di crescita a livello globale per il 2015 di 0,3 punti percentuali sia per l'anno in corso sia per il 2016, il Fmi ha spiegato che i nuovi fattori che sostengono la crescita, come il calo dei prezzi del greggio e il deprezzamento di euro e yen sono offuscati dal persistere di forze negative tra cui gli effetti perduranti della crisi e la crescita potenziale in calo di molti Paesi.
Intanto però la prospettiva sempre più concreta di un quantative easing continua a schiacciare ai minimi storici i rendimenti dei titoli di Stato della zona euro: lo spread Btp/Bund scambia a livelli pre-crisi a 128 punti base con un tasso del decennale italiano all'1,67%. Il cambio euro/dollaro tratta a 1,1588 dopo la pubblicazione dell'indice dei prezzi alla produzione della Germania. Il dato di dicembre è risultato in calo dello 0,7% mese su mese e dell'1,7% anno su anno, peggio delle attese del consenso a -0,4% mese su mese e al -1,4% anno su anno.
Dopo i dati macro provenienti dalla Cina, a partire dal pil che si è espanso in tutto il 2014 al ritmo più lento degli ultimi 24 anni al 7,4%, leggermente al di sotto del target del governo del 7,5%, il focus di giornata sarà sull'indice Zew, barometro della fiducia di analisti e investitori tedeschi, che a gennaio dovrebbe essere cresciuto a 40 da 34,9 di dicembre.
Sul listino milanese, con il Ftse Mib in rialzo dello 0,35% a quota 19.549 punti, sono ancora da monitorare le banche popolari perché all'interno del pacchetto di norme cosiddetto "investment compact", all'esame dell'odierno consiglio dei ministri, sarà inserito un provvedimento sulla razionalizzazione del credito bancario. Una bozza prevede l'abrogazione del voto capitario nelle banche popolari, passo che potrebbe aprire una fase di consolidamento del settore.
Proprio la Banca Popolare dell'Emilia Romagna (+1,89% a 5,65 euro), la Banca Popolare di Vicenza e la Banca Popolare di Milano (-0,15% a 0,682 euro) saranno ascoltate oggi in audizione dalla commissione Finanze del Senato. Spunti sul tema potrebbero arrivare anche dall'esecutivo dell'Abi, a cui partecipa tra gli altri Visco. In evidenza il Banco Popolare (+0,58% a 10,46 euro), meno Ubi Banca (+0,33% a 6,14 euro) e la Popolare di Sondrio (-0,18% a 3,238 euro).
Bene il Credito Valtellinese (+5,20% a 0,88 euro), spinto anche dalle indiscrezioini di stampa secondo cui il fondo di private equity Permira ha messo sul tavolo 2,2 miliardi di euro per l'Istituto Centrale delle Banche Popolari (ICBPI): la banca valtellinese è il primo socio di questa società con il 20,4% del capitale.
E visto che la riforma delle banche popolari potrebbe favorire il processo di consolidamento del sistema bancario, Mps (+1,47% a 0,483 euro) e Banca Carige (+0,47% a 0,0646 euro) continuano a salire sull'ipotesi di una fusione in arrivo, magari con Bpm l'una e Ubi Banca (+0,57% a 6,15 euro) l'altra.
In rosso Luxottica (-2,29% a 48,74 euro), che ha comunicato a mercato chiuso il dato preliminare sul fatturato rettificato 2014 salito a 7,6 miliardi di euro (+6,7% anno su anno); meglio Yoox (+1,06% a 18,04 euro) anche se Goldman Sachs hanno ha tagliato parecchio le stime di utile della società (oltre il 35%), confermando comunque il rating buy sul titolo.
Ubs è invece intervenuta su Pirelli & C. (+1,68% a 12,09 euro), alzando il giudizio da neutral a buy e il prezzo obiettivo da 12 a 14 euro. La stessa banca d'affari ha alzato il target price di Italcementi (+0,19% a 5,25 euro) da 4,5 a 5 euro (rating neutral), viceversa ha abbassato quello di Buzzi Unicem (+0,35% a 10 euro) da 13,5 a 13,3 euro, mantenendo in ogni caso buy. Infine, Societe Generale ha promosso Saras (+2,53% a 0,93 euro) da sell a hold.