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Moncler, un piumino per la borsa

Written By Unknown on Sabtu, 30 November 2013 | 15.11

È l'ipo di Natale. La più attesa, perché Savino Del Bene è un bel marchio della old economy, ma Moncler rappresenta il lusso, il made in Italy, la moda che conquista l'estero e che fa faville anche in borsa. Così Piazza Affari, dopo avere perso per strada Prada, volata a Hong Kong (che attende M&G Chemicals e, in futuro, Furla), si appresta ad accogliere a braccia aperte i piumini di Remo Ruffini, l'uomo che ha reinventato a partire dal 2003 l'azienda e il marchio, allora decotto. Il debutto è atteso lunedì 16 dicembre mentre lunedì 2 ci sarà la presentazione ufficiale del roadshow, a Milano, al Circolo del Giardino.

Le premesse per una quotazione di successo ci sono tutte: forte attenzione degli investitori istituzionali, soprattutto esteri, numeri solidi (al 30 settembre il fatturato era di 389 milioni con un ebitda di 114,7 milioni (il margine è del 29,5%) prospettive di forte sviluppo nei mercati a più alto tasso di crescita (Usa, Brasile, Turchia, Cina, Corea e Russia) e speranza di un forte apprezzamento sul listino principale di borsa.

A dare sostanza a questa ultima chiave di lettura dell'atteso successo dell'ipo Moncler sono alcuni elementi finanziari e borsistici. Innanzitutto, i multipli. Prendendo gli ultimi dati disponibili, relativi al 30 settembre, l'azienda valutata complessivamente in una forchetta tra 2,1 e 2,5 miliardi arriverà in borsa a un multiplo di 18,3-21,8 volte l'ebitda. Se fosse stata invece valutata al multiplo con il quale oggi viene presa in esame la Salvatore Ferragamo (25 volte gli utili attesi nel 2014), avrebbe una valorizzazione maggiore.

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Societe Generale, le previsioni 2014 su dieci commodity

Di Ester Corvi

Il 2013 si è rivelato un anno favorevole per i mercati finanziari, che hanno beneficiato delle politiche espansive delle banche centrali. Non è stato così per i prezzi delle commodity, che al contrario hanno risentito di pressioni al ribasso. Come si muoveranno nel 2014 e 2015? Ecco le previsioni degli esperti di Societe Generale su dieci materie prime.

1) Petrolio. Il prezzo del petrolio continua a essere guidato dai fondamentali, con l'equilibrio fra domanda e offerta che sarà stabile nel 2014 mentre il rischio geopolitico è al ribasso. Le stime del Brent indicano una quotazione di 110 dollari al barile nel primo trimestre 2014, 104 nel secondo, 110 nel terzo e 108 nell'ultimo. Nel 2015 passerà invece da 108 a 110.

2) Rame. Durante il prossimo anno il rame dovrebbe registrare un surplus di 420 tonnellate, decisamente superiore alle 150 del 2013, con un impatto negativo sulle quotazioni. Le stime indicano una quotazione di 6.800 dollari/tonnellata nel primo trimestre 2014, 7.000 nel secondo, 6.900 nel terzo e 6.500 nell'ultimo. Nel 2015 scenderà invece da 6.800 a 6.500.

3) Zinco. Le prospettive sulla produzione globale sono positive, con un incremento atteso del 5,4% nel 2014 contro il 3,9% di quest'anno grazie al forte contributo della Cina. Le stime indicano una quotazione di 2.025 dollari/tonnellata nel primo trimestre 2014, 2.050 nel secondo, 2.010 nel terzo e 2.075 nell'ultimo. Nel 2015 salirà invece da 2.040 a 2.150.

4) Piombo. Il mercato è caratterizzato da fondamentali rialzisti in uno scenario di offerta in contrazione, consumi robusti e bassi stock. Le stime indicano una quotazione di 2.400 dollari/tonnellata nel primo trimestre 2014, 2.350 nel secondo, 2.450 nel terzo e 2.500 nell'ultimo. Nel 2015 passerà invece da 2.425 a 2.500.

5) Nickel. A meno di eventi imprevisti il mercato è in una situazione di grande surplus ed elevati inventari che peserà negativamente sui prezzi. Le stime indicano una quotazione di 15.000 dollari/tonnellata nel primo trimestre 2014, 15.250 nel secondo, 14.750 nel terzo e 15.000 nell'ultimo. Nel 2015 crescerà invece da 15.000 a 16.000.

6) Stagno. Il mercato dello stagno dovrebbe registrare il quinto anno successivo di deficit, trainando al rialzo i prezzi. Le stime indicano una quotazione di 22.000 dollari/tonnellata nel primo trimestre 2014, 24.000 nel secondo, 23.000 nel terzo e 26.000 nell'ultimo. Nel 2015 la quotazione passerà invece da 23.750 a 25.000.

7) Oro.
Gli analisti della banca d'affari francese continuano ad essere ribassisti sul prezzo del metallo giallo, perché la congiuntura globale è migliorata e l'inflazione è in calo. Le stime indicano una quotazione di 1.240 dollari/oncia nel primo trimestre 2014, 1.150 nel secondo, 1.100 nel terzo e 1.050 nell'ultimo. Nel 2015 scenderà da 1.135 a 1.100.

8) Argento. Dal picco segnato il 23 gennaio 2013 a 32,23 dollari/oncia il prezzo è sceso del 36%, registrando un performance peggiore di quella dell'oro nella fase ribassista. Le stime indicano una quotazione di 20 dollari/oncia nel primo trimestre 2014, 19 nel secondo, 18 nel terzo e 17 nell'ultimo. Nel 2015 passerà invece da 19 a 18.

9) Platino. Fra i metalli preziosi platino e palladio sono dominati da uno scenario rialzista grazie all'aumento della domanda che proviene non solo dalla gioielleria ma soprattutto dall'industria. Le stime indicano una quotazione di 1.480 dollari/oncia nel primo trimestre 2014, 1.550 nel secondo, 1.570 nel terzo e 1.600 nell'ultimo. Nel 2015 salirà invece da 1.550 a 1.650.

10) Palladio.
Fra i metalli preziosi è quello preferito dagli analisti a causa del perdurante deficit, che farà proseguire il trend al rialzo anche nel 2015 per la forte domanda di convertitori catalitici. Le stime indicano una quotazione di 760 dollari/oncia nel primo trimestre 2014, 780 nel secondo, 795 nel terzo e 825 nell'ultimo. Nel 2015 crescerà invece da 790 a 850.



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Partenza attesa in sordina per Piazza Affari

Written By Unknown on Selasa, 26 November 2013 | 15.11

Partenza vista cauta per piazza Affari. "Mi aspetto un avvio prudente; la mattinata dovrebbe essere improntata alla cautela in assenza di spunti rilevanti", afferma un analista di una casa d'affari milanese. "Mi aspetto una partenza in calo intorno allo 0,2% per il Ftse Mib, in scia alla debolezza della piazza di Tokyo", prosegue l'esperto. Il Nikkei ha ceduto lo 0,7%.

"Da segnalare le aste di titoli di Stato. Oggi c'e' un'emissione di Ctz a 2 anni, domani di Bot a 6 mesi e giovedì di Btp a 10 anni. Sul fronte dei dati Usa, si attendono rilevazioni sul mercato immobiliare, importanti per dare maggiori indicazioni sulla tempistica del tapering", la riduzione di acquisti di asset da parte della Fed, aggiunge l'esperto. L'analista cita l'avvio di cantieri per nuove unita' abitative a ottobre alle 14:30 e l'indice Case Shiller sui prezzi delle case nelle 20 maggiori città a settembre alle 15:00.

A piazza Affari da seguire i bancari, e in particolare Mps dopo il -7,52% di ieri. Questa mattina si tiene il Cda della banca, che dovrebbe varare l'aumento di capitale da 2,5-3 mld euro.

Sempre sotto i riflettori anche Bpm, con Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti, che ha presentato una lista che nell'assemblea del 21 dicembre contenderà alla formazione di Piero Giarda 11 dei 17 posti nel Consiglio di Sorveglianza dell'istituto di piazza Meda. Investindustrial, primo socio di Bpm con un 8,6%, ha invece presentato una lista per i 2 posti in CdS riservati agli investitori istituzionali.

Tra gli industriali sempre da monitorare Fiat, ancora in scia al newsflow sulla possibile Ipo di Chrysler. Nel comparto del lusso attenzione a Luxottica, su cui Berenberg ha ridotto il rating da buy a hold. Citigroup ha invece alzato la raccomandazione su Geox da sell a neutral.



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Le stime sui cambi per il 2014 di JP Morgan

Di Ester Corvi

La decisione della Fed di rinviare il tapering ha causato una sottoperformance del dollaro, che dovrebbe però recuperare quota anche se in maniera più moderata di quanto atteso in precedenza. Gli specialisti di JP Morgan Private Bank sono rialzisti sui cross dollaro/yen e dollaro/franco svizzero, ma hanno tagliato le previsioni a un anno rispettivamente a 103 e 0,96. Ecco le loro stime per il 2014 su dieci valute.

1) Yen. La decisione della Bank of Japan di raddoppiare la base monetaria entro due anni farà si che la politica monetaria nipponica sarà più espansiva di quella statunitense per un po' di tempo, mentre proseguono i deflussi di capitali. Nel lungo termine il rischio è che il fondo pensione del governo (che gestisce circa 120.000 miliardi di yen) possa modificare l'allocazione degli asset, spostandola verso una maggiore quota di asset esteri, con conseguenze che peserebbero ulteriormente sulla valuta.

2) Franco svizzero. Gli analisti si aspettano che nel 2014 la ripresa europea guadagni velocità e quindi che la necessità del mercato di trovare investimenti sicuri, che aveva portato a forti afflussi verso la moneta elvetica fra il 2010 e il 2012, si riduca notevolmente.

3) Euro/dollaro Usa.
Da un lato il miglioramento del sentiment europeo (elemento positivo per l'euro) e dall'altro l'aumento dei rendimenti americani (aspetto positivo per il dollaro). Sono due fattori che continueranno a pesare sul cambio nei prossimi 12 mesi. Con l'accelerazione della crescita economica il sentiment degli investitori dovrebbe migliorare, incoraggiando così i flussi di capitali in entrata e dando sostegno all'euro. Di recente è emerso un terzo fattore che costituisce un driver importante per il cross euro/dollaro, ovvero i tassi di interesse a breve termine. Ma fino a quando la Bce non interverrà per limitare i tassi sui mercati dell'Eurozona il cambio oscillerà nella parte alta del range 1,37-1,30.

4) Sterlina/dollaro Usa I dati economici Uk sono migliorati e la posizione della Fed è lievemente più "da colomba". Tenendo conto di questi due aspetti gli analisti sono meno ribassisti sul cambio e hanno rivisto la stima a un anno a quota 1,54. Il rinvio del tapering negli usa ridurrà ulteriormente la pressione sul cross.

5) Lira turca. Il calo della valuta e il miglioramento delle prospettive europee sono un elemento positivo per il Paese. Tuttavia, con un miglioramento solo modesto, il livello assoluto del deficit resta preoccupante. Quando il tapering della Fed inizierà e gli afflussi di capitale si ridurranno, le autorità turche saranno più inclini a lasciare che la lira si indebolisca, invece di alzare i tassi di interesse.

6) Rand sudafricano. Il rand sudafricano si è svalutato rispetto al biglietto verde del 15% nel 2013. Questo forte calo, insieme al modesto tasso di inflazione, segnala che il rand è molto basso rispetto ai valori storici in termini reali. Ma sarà necessario un ulteriore deprezzamento valutario per facilitare un progresso significativo delle dinamiche della bilancia dei pagamenti del Sud Africa.

7) Real brasiliano. Il programma di intervento della banca centrale e gli aumenti dei tassi di interesse hanno contribuito a stabilizzare il real brasiliano. Nel lungo termine la minore inflazione dei prodotti alimentari e la limitata crescita dei salari, che tengono sotto controllo il tasso di inflazione, faranno si che un real moderatamente più debole non costituisca un problema.

8) Won sudcoreano. Nonostante i timori che uno yen più debole possa minare la competitività delle esportazioni sudcoreane, la performance dell'export quest'anno è stata rimarchevole. Lo won è strutturalmente resistente. I rari surplus di parte corrente della Corea del Sud e la percentuale relativamente bassa di quote possedute da stranieri sul mercato obbligazionario locale sono le principali ragioni per le quali non è stato interessato dai flussi di disinvestimenti della scorsa estate. Questo sostegno dovrebbe continuare. La stima a un anno è 1.050.

9) Peso messicano. Il rinvio del tapering sarà positivo per l'economia messicana, dando tempo all'iniziale slancio del settore manifatturiero di guadagnare velocità. Il consiglio è di mantenere posizione long e sfruttare le debolezze per aumentare l'esposizione. Gli esperti sono rialzisti sul peso messicano nel medio termine e prevedono a un anno il cross dollaro/peso a quota 12,45.

10) Zloty polacco. Dopo una serie di tagli dei tassi di interesse, gli ultimi dati suggeriscono che l'economia polacca è finalmente tornata a crescere. Grazie a queste buone notizie la valuta dovrebbe registrare una performance leggermente migliore delle monete dell'area Eemea (Eastern Europe, Middle East and Africa) e dell'euro. Gli analisti sono invece meno ottimisti sul cross dollaro/zloty, perché si aspettano che il calo del cambio euro/zloty sia in qualche modo controbilanciato da una flessione simile del cross euro/dollaro.



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Bce, cresce la richiesta di politiche più efficaci

Written By Unknown on Senin, 25 November 2013 | 15.11

Secondo il quotidiano tedesco Die Welt, i governi dei Paesi del sud Europa starebbero premendo per convincere la Bce a compiere un allentamento della politica monetaria con massicci acquisti di bond. Sotto il titolo "Il Sud Europa chiede un nuovo bazooka alla Bce", il quotidiano 'Die Welt' scrive che esponenti di governi e delle banche centrali dei Paesi in crisi chiedono all'Eurotower di avviare un acquisto di bond che vada oltre il programma OMT. Il giornale scrive che questa misura servirebbe da un lato a rimettere in moto la congiuntura, dall'altro ad alleggerire i bilanci di banche in difficoltà.

Considerato il perdurare della crisi europea, con segnali di ripresa timdi e nettamente inferiori a quelli dell'economia statunitense, un cambio di passo da parte della Bce è del resto considerato necessario dalla maggior parte degli analisti, anche per non penalizzare l'area Ue rispetto a Giappone e Stati Uniti, le cui economie possono contare sulle politiche ultra-espansive di Bank of Japan e Federal Reserve.



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Borse positive dopo accordo Iran, in netto calo il petrolio

Di Francesca Gerosa

Le borse europee salgono in apertura dopo l'accordo a Ginevra tra l'Iran e le sei principali potenze mondiali che punta a ridurre il programma nucleare iraniano in cambio di un allentamento delle sanzioni. L'intesa, assai criticata da Israele, prevede che l'Iran conservi la metà dello stock di uranio arricchito al 20% per alimentare il reattore di ricerca di Teheran mentre il rimanente verrà diluito al 5%.

Inoltre, ulteriori operazioni di arricchimento verranno sospese per sei mesi così come la costruzione o l'ampliamento di nuovi siti. In cambio all'Iran sarà permesso di riappropriarsi di 7 miliardi di dollari oggi congelati in alcune banche internazionali. L'accordo prevede infine che siano tolte alcune limitazioni sul commercio di metalli preziosi e restrizioni sulla vendita di ricambi auto.

L'accordo, firmato nel fine settimana tra Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Cina e Russia è considerato un cambio di direzione, destinato a ridurre il rischio di una guerra in Medio Oriente. Di riflesso i prezzi petroliferi sono in forte calo: il brent del Mare del Nord con consegna a gennaio in mattinata era trattato a 108,30 dollari il barile, con un ribasso di 2,75 dollari. In discesa anche il Light Crude Wti, scambiato a 93,32 dollari-barile, con un decremento di 1,52 dollari.

Nelle prime contrattazioni, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è stabile a 234 punti. Il rendimento è al 4,09%. Poco mosso anche il differenziale Bonos/Bund, che segna 236 punti per un tasso del 4,11%. Con i dettagli dei titoli a medio lungo in asta giovedì, in arrivo a mercati chiusi, oggi si completerà il quadro dell'offerta di fine mese del Tesoro. L'ultimo round di aste avrà il via domani, quando verranno messi sul piatto 2,5-3 miliardi del nuovo Ctz dicembre 2015, a cui a questo giro non sarà accostato alcun indicizzato, mentre domani saranno offerti 7 miliardi di Bot semestrali.

A Piazza Affari, dove il Ftse Mib sale dello 0,53% a 18.922 punti , si guarda ai petroliferi. Eni segna un +0,17% a 17,97 euro, frenato dagli scontri tra le truppe libiche e i militanti islamici a Bengasi, nella Libia orientale, scontri che hanno provocato la morte di almeno tre persone e il ferimento di un'altra dozzina, secondo alcuni testimoni e fonti sanitarie. La controllata di Eni, Saipem, passa di mano a 16,70 euro (+0,66%), mentre Tenaris cresce dello 0,90% a 16,77 euro.

Tra le banche attenzione a Mps (+0,24% a 0,212 euro), perché oggi la Commissione Ue dovrebbe dare il via libera al piano di ristrutturazione della banca e quindi il prossimo cda dovrebbe riunirsi il 26 novembre, e a Bpm (+0,78% a 0,455 euro) in quanto Lamberto Dini ha annunciato ieri il ritiro della sua candidatura e di aver consigliato a Raffaele Mincione di non presentare una lista a nome del suo fondo di investimento.

In un'intervista Mincione ha detto che il mantenimento del suo 7% e l'eventuale adesione all'aumento di capitale da 500 milioni dipenderanno "dalle condizioni". Allargare la platea dei soci, rafforzare il patrimonio, riconoscere il ruolo e il valore del capitale detenuto dagli investitori istituzionali e di chi ha investito stabilmente nella banca e favorire una governance stabile, questi sono alcuni dei punti presenti nel programma della lista "Per la cooperativa Bpm" capeggiata da Piero Giarda, candidato alla presidenza del Cds nell'assemblea del prossimo 21 dicembre.

Oggi scade il termine per la presentazione delle liste. Per ora resta dietro le quinte una possibile fusione con il Banco Popolare (-0,07% a 1,334 euro) di cui oggi Societe Generale ha tagliato il target price da 1,3 a 1,2 euro, confermando il rating sell. La banca francese è intervenuta anche su Unicredit (+0,85% a 5,32 euro), limando il target price da 6,2 a 6,1 euro (buy) e su Intesa Sanpaolo (+0,75% a 1,739 euro) portando il prezzo obiettivo da 1,85 a 1,8 euro (hold).



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Wall Street non frena nuova seduta rialzista

Written By Unknown on Minggu, 24 November 2013 | 15.12

Di Valerio Testi

I listini azionari statunitensi hanno chiuso ancora in positivo dopo i rialzi sostenuti di ieri in scia all'ok della commissione bancaria del Senato Usa alla nomina di Janet Yellen a capo della Fed.

Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,34% a 16.064,77, lo S&P 500 lo 0,46% oltre quota 1.804 e il Nasdaq lo 0,57% a 3.991,65. E' stata una giornata tranquilla anche perchè in agenda non era prevista la pubblicazione di dati macroeconomici significativi. Comunque nel brevissimo termine gli investitori potrebbero prendere qualche profitto in vista della festa del Ringraziamento di settimana prossima.

Nel frattempo la Commissione bancaria del Senato ha approvato la nomina di Janet Yellen a presidente della Fed con 14 voti a favore (di cui 11 democratici e 3 repubblicani) e 8 contrari (fra cui 1 democratico). "La nomina", puntualizzano gli economisti di Intesa Sanpaolo, "sarà definitiva solo dopo il voto in aula al Senato. Un cambiamento delle modalità di voto per le candidature a posizioni ufficiali (escluse quelle della Corte Suprema) richiede ora solo 55 voti anzichè 60 per evitare un eventuale ostruzionismo. E' probabile che, soprattutto con le nuove regole di voto, la nomina di Yellen passi senza ostacoli al Senato".



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Morgan Stanley, focus su dieci titoli dell'auto

Ford, Volkswagen, Honda, Kia, Great Wall e Tata sono i titoli automotive che secondo gli esperti di Morgan Stanley meritano il rating overweight (sovrappesare). Ecco rating e target price di dieci titoli del settore che hanno un potenziale di rialzo fino al 47%. Assenti Fiat e Chrysler

1) Honda Motor. Più 18% è il margine di rialzo che gli analisti assegnano alla compagnia automobilistica, che capitalizza 76,9 miliardi di dollari. Il titolo viene scambiato 10,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 10 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) è 6 quest'anno e 5,8 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 56% le vendite 2013 e 2014. Il dividend yield è 1,9%.

2) Kia. Al gruppo coreano, che capitalizza 23,6 miliardi di dollari, gli esperti hanno assegnato un obiettivo 79 krw, che lascia spazio per un incremento del 28% dalle quotazioni attuali. Il titolo viene scambiato 6,2 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 5,4 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 5,8 quest'anno a 5 nel prossimo.

3) Great Wall. Il più grande produttore indipendente di auto in Cina ha un potenziale di rialzo del 47%, con target price di 68 Hkd. Il titolo, che capitalizza 6,2 miliardi di dollari, viene scambiato 12,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 10 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 6 quest'anno a 4,2 nel prossimo.

4) Tata. La compagnia indiana ha un potenziale di rialzo del 18%, con target price 454 Inr. Il titolo, che capitalizza 16,8 miliardi di dollari, viene scambiato 8 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,6 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 3,3 quest'anno a 2,8 nel prossimo.

5) Volkswagen. Al gruppo tedesco, che capitalizza sul listino di Francoforte 88,7 miliardi di euro, gli esperti hanno assegnato un obiettivo 220 euro, che lascia spazio per un incremento del 12% dalle quotazioni attuali (195,60 euro). Il titolo viene scambiato 8 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,4 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,1 quest'anno a 2,7 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 38% le vendite 2013 e 35% i ricavi 2014. Il rendimento della cedola (1,8%) non è interessante.

6) Renault. La compagnia automobilistica francese ha un potenziale di rialzo del 6%, con target price è 67 euro. Il titolo, che capitalizza 18,7 miliardi di euro, viene scambiato 5,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 5 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 1,4 quest'anno a 1,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece il 16% delle vendite nel 2013 e il 15% nel 2014. Il dividend yield è 2,7%.

7) Ford Motor. Giudizio positivo sul gruppo americano, che merita un obiettivo del titolo di 21 dollari (+23%). A New York tratta 8,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,1 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 4,1 quest'anno a 3,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 43% le vendite 2013 e 27% i ricavi 2014. Il rendimento della cedola è 2,4%.

8) General Motors. Il titolo Usa, che capitalizza 52,9 miliardi di dollari, ha ancora spazi di crescita (+18%) rispetto a un obiettivo di 45 dollari. Viene scambiato 8,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,7 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,8 quest'anno a 3,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 40% le vendite 2013 e 34% i ricavi 2014.

9) Toyota Motor.  Il gigante nipponico, che capitalizza 216,7 miliardi di dollari e viene scambiato 10 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 9 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 5,1 quest'anno a 4,6 nel prossimo, ha un potenziale di rialzo del 30%. Il valore d'impresa (ev) è invece 68% le vendite 2013 e 64% i ricavi 2014.

10) Nissan Motor. Target price di 1.120 yen, con uno spazio di crescita del 21%, per il titolo (42 miliardi di dollari di capitalizzazione), che tratta 8,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,2 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,6 quest'anno a 3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 34% le vendite 2013 e 31% quelle del 2014.



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Wall Street non frena nuova seduta rialzista

Written By Unknown on Sabtu, 23 November 2013 | 15.11

Di Valerio Testi

I listini azionari statunitensi hanno chiuso ancora in positivo dopo i rialzi sostenuti di ieri in scia all'ok della commissione bancaria del Senato Usa alla nomina di Janet Yellen a capo della Fed.

Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,34% a 16.064,77, lo S&P 500 lo 0,46% oltre quota 1.804 e il Nasdaq lo 0,57% a 3.991,65. E' stata una giornata tranquilla anche perchè in agenda non era prevista la pubblicazione di dati macroeconomici significativi. Comunque nel brevissimo termine gli investitori potrebbero prendere qualche profitto in vista della festa del Ringraziamento di settimana prossima.

Nel frattempo la Commissione bancaria del Senato ha approvato la nomina di Janet Yellen a presidente della Fed con 14 voti a favore (di cui 11 democratici e 3 repubblicani) e 8 contrari (fra cui 1 democratico). "La nomina", puntualizzano gli economisti di Intesa Sanpaolo, "sarà definitiva solo dopo il voto in aula al Senato. Un cambiamento delle modalità di voto per le candidature a posizioni ufficiali (escluse quelle della Corte Suprema) richiede ora solo 55 voti anzichè 60 per evitare un eventuale ostruzionismo. E' probabile che, soprattutto con le nuove regole di voto, la nomina di Yellen passi senza ostacoli al Senato".



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Morgan Stanley, focus su dieci titoli dell'auto

Ford, Volkswagen, Honda, Kia, Great Wall e Tata sono i titoli automotive che secondo gli esperti di Morgan Stanley meritano il rating overweight (sovrappesare). Ecco rating e target price di dieci titoli del settore che hanno un potenziale di rialzo fino al 47%. Assenti Fiat e Chrysler

1) Honda Motor. Più 18% è il margine di rialzo che gli analisti assegnano alla compagnia automobilistica, che capitalizza 76,9 miliardi di dollari. Il titolo viene scambiato 10,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 10 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) è 6 quest'anno e 5,8 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 56% le vendite 2013 e 2014. Il dividend yield è 1,9%.

2) Kia. Al gruppo coreano, che capitalizza 23,6 miliardi di dollari, gli esperti hanno assegnato un obiettivo 79 krw, che lascia spazio per un incremento del 28% dalle quotazioni attuali. Il titolo viene scambiato 6,2 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 5,4 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 5,8 quest'anno a 5 nel prossimo.

3) Great Wall. Il più grande produttore indipendente di auto in Cina ha un potenziale di rialzo del 47%, con target price di 68 Hkd. Il titolo, che capitalizza 6,2 miliardi di dollari, viene scambiato 12,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 10 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 6 quest'anno a 4,2 nel prossimo.

4) Tata. La compagnia indiana ha un potenziale di rialzo del 18%, con target price 454 Inr. Il titolo, che capitalizza 16,8 miliardi di dollari, viene scambiato 8 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,6 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 3,3 quest'anno a 2,8 nel prossimo.

5) Volkswagen. Al gruppo tedesco, che capitalizza sul listino di Francoforte 88,7 miliardi di euro, gli esperti hanno assegnato un obiettivo 220 euro, che lascia spazio per un incremento del 12% dalle quotazioni attuali (195,60 euro). Il titolo viene scambiato 8 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,4 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,1 quest'anno a 2,7 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 38% le vendite 2013 e 35% i ricavi 2014. Il rendimento della cedola (1,8%) non è interessante.

6) Renault. La compagnia automobilistica francese ha un potenziale di rialzo del 6%, con target price è 67 euro. Il titolo, che capitalizza 18,7 miliardi di euro, viene scambiato 5,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 5 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) passa da 1,4 quest'anno a 1,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece il 16% delle vendite nel 2013 e il 15% nel 2014. Il dividend yield è 2,7%.

7) Ford Motor. Giudizio positivo sul gruppo americano, che merita un obiettivo del titolo di 21 dollari (+23%). A New York tratta 8,6 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,1 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 4,1 quest'anno a 3,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 43% le vendite 2013 e 27% i ricavi 2014. Il rendimento della cedola è 2,4%.

8) General Motors. Il titolo Usa, che capitalizza 52,9 miliardi di dollari, ha ancora spazi di crescita (+18%) rispetto a un obiettivo di 45 dollari. Viene scambiato 8,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,7 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,8 quest'anno a 3,3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 40% le vendite 2013 e 34% i ricavi 2014.

9) Toyota Motor.  Il gigante nipponico, che capitalizza 216,7 miliardi di dollari e viene scambiato 10 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 9 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 5,1 quest'anno a 4,6 nel prossimo, ha un potenziale di rialzo del 30%. Il valore d'impresa (ev) è invece 68% le vendite 2013 e 64% i ricavi 2014.

10) Nissan Motor. Target price di 1.120 yen, con uno spazio di crescita del 21%, per il titolo (42 miliardi di dollari di capitalizzazione), che tratta 8,3 volte l'utile per azione (eps) atteso nel 2013 e 7,2 quello del 2014, mentre il ratio ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) scende da 3,6 quest'anno a 3 nel prossimo. Il valore d'impresa (ev) è invece 34% le vendite 2013 e 31% quelle del 2014.



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Goldman Sachs, il 2014 in dieci punti

Written By Unknown on Jumat, 22 November 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Il rally di Wall Street non si fermerà. Lo sostengono gli specialisti di Goldman Sachs, che si aspettano l'indice S&P 500 a quota 1.900 a fine 2014 e 2.100 nel 2015, mentre lo Stoxx Europe 600 salirà nello stesso periodo da 360 a 380, grazie alla ripresa economica che si concretizzerà il prossimo anno. Ecco a loro parere dieci temi forti del 2014.

1)Pil in crescita del 3%. Negli Stati Uniti i consumi sono stati raffreddati nel 2013 dalla pressione fiscale, ma quando quest'ultima diventerà meno pesante la domanda privata e gli investimenti delle aziende potranno tornare a crescere a un ritmo sostenuto. E' quello che succederà nel 2014 negli Usa, con il Pil atteso in aumento del 3%, e nel Regno Unito. Anche in Eurolandia arriverà la ripresa (+1%), ma a un ritmo diverso nei vari Paesi.

2)Tassi a zero. Le banche centrali del G4 continueranno a mantenere i tassi di interesse vicini allo zero per un lungo periodo di tempo, in un quadro di bassa inflazione e alta disoccupazione. La combinazione di politiche espansive e accelerazione della crescita saranno favorevoli per le azioni e gli altri asset a rischio, mentre freneranno un rapido aumento dei rendimenti a lungo termine.

3)Continua la corsa delle borse. Grazie alla congiuntura più favorevole, il rally dei listini azionari potrà continuare, sebbene i multipli borsistici siano superiori alla media, trainato dall'aumento degli utili. Non si può però negare il fatto che il risk-premium delle azioni sia su livelli elevati, a fronte di rendimenti reali dei Treasury storicamente molto bassi. E se lo scenario dei tassi dovesse salire più rapidamente di quanto il mercato si aspetta, l'impatto sulle borse sarebbe negativo. Queste considerazioni sono valide anche per l'Europa, dove il risk premium è maggiore, così come lo spazio di miglioramento dei margini reddituali.

4)Scende la volatilità. L'aumento del Pil previsto nel 2014, che sarà comunque inferiore alla media, e l'inflazione sotto controllo porterà a una minore volatilità dei mercati rispetto a quest'anno, con la conseguenza che sarà più difficile applicare in maniera efficiente strategie di carry, soprattutto nei mercati dei cambi, senza correre un forte rischio.

5)Le banche centrali controcorrente. Nel 2013 le banche centrali di alcuni mercati emergenti hanno già stretto le redini del credito e nel 2014, a mano a mano che la crescita Usa sarà più evidente, il focus si sposterà sui Paesi che andranno in questa direzione. Nel G10 i primi ad alzare i tassi saranno Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia nella seconda metà del 2014, mentre l'Australia si muoverà controcorrente, con un nuovo taglio all'inizio del prossimo anno. Il Giappone manterrà invece una politica espansiva, così come Eurolandia, dove la deflazione potrebbe essere più forte delle attese.

6)L'impatto sulle valute. Nel 2012-2013 alcuni Paesi, come Norvegia, Svizzera, Israele, Canada e in misura minore Nuova Zelanda e Svezia, hanno beneficiato di alti afflussi di liquidità che hanno portato a un aumento eccessivo del mercato immobiliare e/o del credito. Ma nel 2014 quando la crescita ripartirà, le banche centrali di questi Paesi, che hanno finora tollerato i segnali di pericolo, dovranno rivalutarne i rischi e considerare le mosse più opportune, visto che per molti di loro il mix ideale sarebbe rappresentato da tassi maggiori e valute più deboli.

7)Emergenti sotto pressione. Se il 2013 è stato un anno difficile per Paesi emergenti, nel 2014 le pressioni su questi mercati continueranno ad essere molto forti, anche se il mix micidiale di revisione al ribasso delle aspettative sul pil cinese e timori legati all'effetto del tapering Usa non si ripeteranno con la stessa intensità. Dal punto di vista degli investitori, le azioni sono meglio posizionate rispetto ad altri asset, mentre quelli più a rischio sono le valute.

8)In evidenza Est e Centro Europa. I mercati emergenti che beneficeranno dell'aumento della crescita dei Paesi sviluppati sono quelli dell'Est e Centro Europa (Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria), mentre il calo dei prezzi delle commodity renderà vulnerabili Sud Africa e Cile. In generale sono meglio posizionati i Paesi con politiche economiche credibili, come Brasile e India, rispetto a quelli che evidenzieranno un aumento degli squilibri (Turchia).

9)Commodity più deboli. I prezzi delle materie prime, in particolare dei metalli industriali e dell'oro, sono destinati a scendere. Gli esperti della banca d'affari Usa si aspettano nel 2014 i cali più sostenuti (intorno al 15%) per oro, rame, ferro e soia, mentre il petrolio si manterrà stabile, anche se ci sono rischi di ribasso.

10)Occhio alle borse asiatiche. Dopo la drastica revisione al ribasso delle previsioni sulla crescita cinese e la brusca frenata del Pil a metà del 2013 (7,5%), nel prossimo anno le condizioni sono mature per una leggera ripresa delle economie e dei mercati asiatici, soprattutto di quelli azionari.

 



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Fiat, le banche valutano Chrysler 10 miliardi di dollari

Di Valentina Sorrenti

Le banche valutano Chrysler 10 miliardi di dollari. E' questa la cifra che stanno discutendo gli istituti a cui è stata affidata l'Ipo del gruppo controllato da Fiat voluta dall'azionista di minoranza, il fondo Veba, e che potrebbe avvenire il mese prossimo. Lo ha riportato l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali la forchetta allo studio è fra i 9 e i 16 miliardi.

Se la cifra, 10 miliardi appunto, verso la quale sembrano orientate le banche, verrà confermata, il gruppo di Detroit varrebbe meno del produttore dell'auto elettrica Tesla Motor, la cui capitalizzazione è di circa 15 miliardi di dollari. Determinare la valutazione è un passo fondamentale per gli sforzi del fondo Veba di piazzare sul mercato parte della sua quota o di venderla al Lingotto.

Il fondo, interessato a monetizzate la quota il più possibile per reperire le risorse necessarie a soddisfare gli obblighi verso i propri iscritti, avrebbe chiesto oltre 5 miliardi di dollari per l'intero 41,5%, una cifra considerata eccessiva dell'ad di Fiat, Sergio Marchionne. Con una valutazione del gruppo Chrysler da 10 miliardi, il 41,5% in mano a Veba varrebbe 4,15 miliardi, che è meno di quello che gli analisti si aspettano che Fiat paghi per quella quota oggetto della controversia che ha portato le parti a rivolgersi a un tribunale del Delaware senza però risolvere del tutto la questione.

L'acquisto della quota in mano a Veba è fondamentale per le strategie di Marchionne, intenzionato a procedere con una fusione tra il Lingotto e la casa di Auburn Hills per creare un gruppo capace di competere con le maggiori aziende del settore. Gli analisti si aspettano che Fiat sborsi 4,9 miliardi. Marchionne aveva detto che il fondo controllato dal sindacato United Auto Workers "dovrebbe comprare un biglietto della lotteria" se vuole 5 miliardi di dollari o più.

L'Ipo, per quanto non desiderata dal top manager italo-canadese perché rappresenterebbe un ostacolo al progetto di fusione, potrebbe rivelarsi un punto di svolta nella vicenda: fornirebbe infatti basi solide per risolvere una volta per tutte la controversia sul prezzo delle azioni in mano a Veba. Sempre secondo Bloomberg, Chrysler potrebbe iniziare incontri formali con potenziali investitori nella prima settimana di dicembre. La definizione della valutazione verrebbe depositata attraverso gli opportuni documenti prima di quell'appuntamento.



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Attesa apertura in calo a Milano

Written By Unknown on Kamis, 21 November 2013 | 15.11

Di Roberta Castellarin

Si preannuncia una partenza in calo per le borse europee di riflesso ai rinnovati timori sul tapering da parte della Fed. Timori alimentati a loro volta dalle minute di ieri della Fed che hanno evidenziato come la banca centrale americana stia considerando di ridurre gli acquisti di titoli di stato nei prossimi mesi.

Sul fronte macro da segnalare ain mattinata l'indice Pmi composito di novembre della zona Euro e, dagli Usa, nel pomeriggio l'indice dei prezzi relativo alla produzione industriale del mese di ottobre e alle 16h00 l'indice di fiducia dei consumatori e l'indice Fed di Filadelfia.

Attenzione anche alle prossime mosse della Bce. Secondo diverse indiscrezioni di stampa la Banca Centrale Europea potrebbe considerare di passare a tassi negativi per stimolare ulteriormente il credito con una nuova Ltro.

Riflettori puntati su Fiat, con i tempi che stringono per trovare un accordo con Veba per la quota Chrysler. In assenza di un accordo tra Fiat e il fondo, Chrysler potrebbe infatti essere quotata in Borsa prima di fine anno, così come indicato anche dai vertici Fiat.

Il focus resta poi sui titoli del comparto bancario e in particolare su Bpm. Piero Giarda e Lamberto Dini si contenderanno al posizione di leadership nell'assemblea di sabato 21 dicembre che dovrà ridisegnare gli equilibri all'interno della Bpm. Oggi nel corso di una conferenza stampa dovrebbe inoltre essere annunciata la composizione della lista "Giarda per la cooperativa Bpm", che correrà per 11 dei 17 posti in CdS.

Sempre tra i bancari, particolare attenzione anche a Carige dopo il taglio di rating di ieri da parte di S&P a B- da B+. Riceve invece una promozione Pirelli & C. da parte di Hscb, che alza il rating sul titolo a overweight. Tra i finanziari da seguire poi Generali, che ha ceduto Fata Assicurazioni Danni a Cattolica Ass.

Occhio ai titoli del risparmio gestito, che potrebbero tornare alla ribalta. Secondo una ricerca di Prometeia emerge che la raccolta netta di fondi comuni in Italia potrebbe raggiungere entro fine anno il traguardo dei 45 mld euro, un risultato cui non si assisteva dal 2000.

Attenzione poi a Finmeccanica. Sono state aperte le buste in Polonia nella gara per la commessa per gli aerei da addestramento e l'offerta migliore, quella più bassa, è risultata quella di Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica) con 1,165 mld di zloty polacchi, pari a circa 280 mln euro.

Da monitorare Atlantia e Gemina. Partirà infatti dal primo dicembre la nuova società derivante dalla fusione delle due entità dopo che ieri i due gruppi hanno stipulato l'atto di fusione per incorporazione, i cui effetti civilistici, contabili e fiscali decorreranno appunto dal primo dicembre del 2013.

Da seguire anche Fonsai con la polemica che si riaccende attorno all'operazione di aggregazione tra la società e Unipol e sul ruolo ricoperto dalle banche creditrici della famiglia Ligresti, a cominciare da Unicredit e Mediobanca.

Occhi puntati su As Roma, che secondo indiscrezioni di stampa potrebbe vedere un accordo imminente con un investitore cinese.

Attenzione anche a Pirelli, con Hsbc che ha alzato il rating a overweight. Tra i titoli minori da seguire pure Camfin dopo che la seconda sezione del Tar del Lazio ha rinviato al 22 gennaio la decisione nel merito sul ricorso di Lauro61 contro la Consob sul prezzo dell'Opa Camfin. Occhio infine a Poltrona Frau, che ha concluso con successo la cessione del 4,8% della società  ricevendo una domanda doppia rispetto all'offerta.

L'euro apre sotto quota 1,35 dollari, mentre il biglietto verde si rafforza dopo che la Fed, nelle sue minute, avverte che il tapering potrebbe iniziare nei prossimi mesi. La moneta europea passa di mano a 1,3430 dollari. Euro/yen a 135,30 e dollari/yen in rialzo a 100,74, dopo un top da due mesi di 100,80.

Il prezzo del petrolio è in calo sotto quota 94 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 26 cent a 93,57 dollari e quelli sul Brent calano di 39 cent a 107,67 dollari.



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Le sette migliori idee di investimento di Morgan Stanley

Con Wall Street sui massimi, secondo gli analisti di Morgan Stanley è meglio cercare occasioni di investimento in Europa e Asia. Ecco sette titoli che hanno un potenziale di rialzo a doppia cifra, che può migliorare ulteriormente arrivando a punte del 60% nello scenario più ottimista

1) Intercontinental Hotels. Al colosso alberghiero quotato a Londra gli specialisti della banca d'affari Usa hanno assegnato il prezzo obiettivo di 2.200 pence, che implica un margine di rialzo del 18%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 19,3 nel 2013 e 17,9 nel 2014, mentre il rendimento della cedola (dividend yield) è rispettivamente 7,2% e 2,6%. Il titolo ha registrato una performance da inizio anno e a 12 mesi pari rispettivamente a +6% e +13,9%.

2) IAG. Alla compagnia aerea quotata a Madrid è stato assegnato il target price di 4,90 euro, che implica un margine di rialzo del 15% dalle quotazioni recenti. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 94,4 nel 2013 e 13,8 nel 2014, mentre il dividend yield è nullo. Il titolo ha registrato un total return (performance + rendimento della cedola) a un anno del 103%.

3) Lloyds Banking Group. Al gruppo finanziario inglese è stato assegnato il prezzo obiettivo di 100 pence, che implica un margine di rialzo del 33%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 19,3 nel 2013 e 10,3 nel 2014, mentre il rendimento della cedola è trascurabile (1,3% nel 2014). Il titolo ha registrato una performance da inizio anno e a 12 mesi pari rispettivamente a +51% e +55,8%.

4) Veolia Environnement. Alla utility francese è stato assegnato il target price di 15,50 euro, che implica un margine di rialzo del 26%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 38,7 nel 2013 e 22,9 nel 2014, mentre il dividend yield è 5,6% in entrambi gli esercizi. Il titolo ha registrato una performance da inizio anno e a 12 mesi pari rispettivamente a +33,7% e +59,5%.

5) AIA Group. Al gigante di Hong Kong delle assicurazioni vita è stato  assegnato il prezzo obiettivo di 45 dollari di Hong Kong, che implica un margine di rialzo del 17%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 23,3 nel 2013 e 19,3 nel 2014, mentre il rendimento della cedola è rispettivamente dell'1,1% e 1,4%. Il titolo ha registrato una performance da inizio anno e a 12 mesi pari rispettivamente a +26,5% e +32,3%.

6) Great Wall Motor. Al maggiore produttore privato di auto in Cina è stato assegnato il target price di 60 dollari di Hong Kong, che implica un margine di rialzo del 45%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 16,4 nel 2013 e 11,7 nel 2014, mentre il dividend yield è rispettivamente dell'1,2% e 1,7%. Il titolo ha registrato una performance da inizio anno e a 12 mesi pari rispettivamente a +86,4% e +87,5%.

7) KT&G Al gruppo coreano del tabacco è stato assegnato il prezzo obiettivo di 94.000 won, che implica un margine di rialzo del 20%. Il p/e (prezzo/utile) è stimato 13,9 nel 2013 e 12 nel 2014, mentre il rendimento della cedola è rispettivamente 4,5% e 4,8%. Il titolo ha registrato una performance negativa da inizio anno e a 12 mesi (rispettivamente -1,6% e -6,2%).



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Piazza Affari attesa in leggero ribasso

Written By Unknown on Rabu, 20 November 2013 | 15.11

Partenza vista poco sotto la parità per gli indici europei. "In avvio l'azionario dovrebbe consolidare dopo il movimento negativo di ieri", spiega un gestore, che si aspetta una partenza "in calo dello 0,3-0,4% per il Ftse Mib, che dovrebbe dunque aprire in area 18.700 punti". L'indice alla vigilia ha chiuso a 18766 punti (-1,77%).

"Non ci sono temi particolarmente consistenti; ci si aspetta comunque che il mercato possa tentare un rimbalzo proprio facendo leva sul livello di 18.700 punti", aggiunge l'esperto.

Sul fronte dei dati Usa, da segnalare l'inflazione e le vendite al dettaglio ad ottobre, in pubblicazione alle 14h30, e le vendite di case esistenti, sempre relative al mese scorso, attese per le 16h00. In serata verranno pubblicati i verbali dell'ultima riunione del Fomc della Fed.

"Stabile lo spread", sottolinea il money manager. Il differenziale sul decennale Btp/Bund è a quota 235 punti base, a fronte di un rendimento del Btp a 10 anni al 4,07%.

A piazza Affari per l'esperto "resta da seguire Telecom Italia", di cui venerdì si riunisce il cda "e in vista dell'assemblea di dicembre". Sempre sotto i riflettori, tra i bancari, B.P.Milano, in vista dell'assemblea per il rinnovo dei vertici.

Nel comparto industriale, si segnala che Ubs ha alzato il target price su Pirelli & C. da 12 a 13 euro, confermando la raccomandazione buy. Inoltre, Schema34 (Edizione) ha avviato un'offerta di un prestito obbligazionario convertibile in azioni Pirelli per un importo di 200 milioni di euro.

Attenzione ad Eni, che, nota il gestore, "è sotto il faro del mercato in quanto potrebbe essere la prima società che vedrà la cessione di una quota da parte del Tesoro nel piano allo studio del governo. Si parla anche di buyback".

Focus su Indesit: è saltata la trattativa con i sindacati e dunque 1.400 lavoratori andranno in mobilità. Infine, da monitorare Atlantia, che potrebbe essere penalizzata dall'eventuale slittamento dell'ecotassa sui mezzi pesanti in Francia. Se ne parlerà nel bilaterale Roma-Parigi di oggi, a cui parteciperanno il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande.



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Borsa cauta, la vendita dei Benetton non danneggia Pirelli

Di Francesca Gerosa

Le borse europee estendono il ribasso di ieri, anche a seguito della chiusura debole dei mercati Usa e asiatici. Gli investitori aspettano alle 20.00 le minute della Fed sulla riunione di ottobre per comprendere la tempistica dell'atteso calo della politica di stimoli monetari.

Bernanke, in un intervento nella notte, ha ricalcato le considerazioni espresse di recente dalla presidente designata, Yanet Yellen: la politica monetaria della Fed è destinata a rimanere ultra accomodante per tutto il tempo necessario. I tassi potrebbero quindi restare prossimi allo zero anche ben dopo un eventuale stop al programma di acquisto bond e la discesa del tasso di disoccupazione sotto la soglia del 6,5%.

Oggi, tra l'altro, sono previsti dati economici Usa importanti tra cui l'inflazione a ottobre, attesa piatta su base congiunturale (dopo il +0,2% di settembre) e all'1% tendenziale (dall'1,2% precedente), e le vendite al dettaglio sempre a ottobre (l'attesa è per un incremento dello 0,1% dopo il -0,1% di settembre). Sul fronte immobiliare è invece previsto un calo del 2,6% delle vendite di case esistenti nello scorso mese.

Mentre lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è stabile a 235 punti con un rendimento al 4,09% e il differenziale Bonos/Bund segna 236 punti per un tasso del 4,10%, a Piazza Affari il Ftse Mib cala ma solo dello 0,06% a 18.755 punti. Tra i temi degni di nota, Pirelli & C. in rialzo dell'1,26% a 11,22 euro a dispetto della notizia che la famiglia Benetton ha avviato un'operazione per ridurre la propria quota nella società della Bicocca.

Edizione, la holding della famiglia Benetton, ha infatti avviato un'offerta di obbligazioni unsecured exchangeable per 200 milioni di euro. Le obbligazioni saranno convertibili in azioni ordinarie Pirelli garantite dalla stessa Edizione. Il prezzo di conversione iniziale delle obbligazioni sarà fissato con un premio compreso tra il 25% e il 30% del prezzo medio ponderato per i volumi delle azioni registrato nell'arco temporale compreso tra il lancio e la determinazione dei termini finali dell'emissione.

Il prezzo e i termini definitivi dell'offerta saranno resi noti al mercato una volta conclusa l'attività di bookbuilding. Secondo gli analisti di Equita la conversione impegnerà azioni Pirelli pari a circa il 3% del capitale quando Edizione attualmente possiede il 4,8% del produttore di pneumatici.

"Il piazzamento da parte degli ex pattisti era atteso dopo il recente scioglimento del patto", affermano gli analisti della sim. "Riteniamo che un altro 10% del capitale, appartenente a Mediobanca, Generali e Unipol, sia destinato alla stessa sorte". Nonostante questo, Equita mantiene su Pirelli il rating buy con un target price a 12 euro. E oggi Ubs ha alzato il prezzo obiettivo di Pirelli da 12 a 13 euro, confermando il rating buy.



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Ubs, dieci banche globali per il 2014

Written By Unknown on Selasa, 19 November 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

I titoli finanziari trattano sui listini internazionali con uno sconto del 40% rispetto alla media. Un gap che nel 2014, secondo gli esperti di Ubs, è destinato a ridursi drasticamente, grazie agli attesi progressi del roe (redditività del capitale) in uno scenario di graduale miglioramento della congiuntura. Ecco dieci istituti che meritano il rating buy (comprare).

1)Woori Finance holding. L'istituto coreano, che capitalizza 9,282 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 16% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 57% nel 2014 e del 17% nel 2015.

2)Credicorp. La banca con sede a Panama, che capitalizza 10,772 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 26% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 27% nel 2014 e del 17% nel 2015.

3)Grupo Financiero Banorte. Il gruppo bancario messicano, che capitalizza oltre 17 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 21% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 19% sia nel 2014 che nel 2015.

4)Grupo Financiero Inbursa. Un altro istituto di credito messicano (capitalizzazione intorno a 16 miliardi di dollari), che ha registrato da inizio anno una performance del 34% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 26% nel 2014 e del 12% nel 2015.

5)Housing Dev. Finance corp. Il gruppo indiano, che capitalizza 20,868 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 16% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 17% nel 2014 e del 18% nel 2015.

6)Itausa-Investimentos Itau. L'istituto brasiliano, che capitalizza 23,195 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance dell'11% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 16% sia nel 2014 che nel 2015.

7)ICICI Bank. La banca indiana, che capitalizza 19,312 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 25% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 15% nel 2014 e del 17% nel 2015.

8)Hana Financial Group. L'istituto coreano, che capitalizza 10,655 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 6% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 17% nel 2014 e del 14% nel 2015.

9)Bank Mandiri Persero. Il gruppo con sede a Giacarta, che capitalizza 17,097 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 14% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 14% nel 2014 e del 17% nel 2015.

10)Krung Thai Bank. L'istituto thailandese, che capitalizza 9 miliardi di dollari, ha registrato da inizio anno una performance del 14% inferiore a quella globale del settore. L'utile per azione (eps) è stimato in crescita del 15% nel 2014 e del 14% nel 2015.

 

 



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Icahn stoppa le borse, Fitch pesa su Bpm

Di Francesca Gerosa

Le borse europee interrompono la serie di tre sedute consecutive di rialzi sulla scia della debolezza di Wall Street che, in fine seduta, ha risentito dei commenti dell'investitore miliardario, Carl Icahn, il quale ha detto che il mercato azionario potrebbe vedere un "forte calo" perché i guadagni in molte aziende sono alimentati dal più basso costo dei finanziamenti invece che dagli sforzi per migliorare i risultati.

Sul fronte macro è lo Zew tedesco il principale dato della giornata. L'indice di fiducia degli analisti e degli investitori tedeschi è atteso in ulteriore salita a novembre a 54 punti dai 52,8 di ottobre, a sua volta il livello più alto dall'aprile del 2010. Mentre prosegue l'iter della legge di stabilità in commissione Bilancio del Senato e in attesa del consiglio dei ministri di oggi per l'approvazione del decreto che elimina la seconda rata dell'Imu, lo spread Btp/Bund si conferma stabile a 239 punti base (tasso al 4,07%).

Archiviata con successo l'operazione di concambio di ieri (con l'assegnazione da parte del Tesoro di 3,310 miliardi di euro di Btp quinquennali), oggi tocca alla Spagna: offrirà titoli a 6 e 12 mesi, per un importo compreso tra 3,5 e 4,5 miliardi di euro. Sul listino milanese, dopo il Ftse Mib, ieri il migliore d'Europa, ritraccia dello 0,56% a 19.998 punti, soffre Bpm (-2% a 0,4408 euro) dopo che ieri Fitch ha tagliato il rating della banca da BBB- a BB+, ossia a livello junk. L'outlook sul lungo periodo è negativo.

L'azione di rating riflette, secondo Fitch, il ritardo nel raggiungere un accordo fra i soci su come rafforzare la corporate governance, che aumenta l'incertezza sulla strategia futura del gruppo e ha portato a un ritardo nel pianificato aumento di capitale di 500 milioni di euro. Le ragioni del downgrade sono le stesse di Standard & Poor's d'inizio novembre.

In effetti proseguono, ma a rilento, i lavori dei potenziali candidati al consiglio di sorveglianza, che dovrà essere rinnovato con l'assemblea del 21 dicembre. Gli occhi sono puntati su Piero Giarda che, contro le previsioni, non ha ancora sciolto la riserva. Il professore della Cattolica con un passato alla Banca popolare italiana del post Fiorani, ha proseguito anche ieri gli incontri istituzionali con le associazioni (agricoltori) e con i potenziali candidati.

L'obiettivo è arrivare a domani con una lista pronta in modo di attivare i sindacati per la raccolta delle 300 firme necessarie per perfezionare la candidatura. In contrapposizione a Giarda resta Lamberto Dini, alleato del secondo socio di Bpm, Raffaele Mincione, che sta anche lui proseguendo nella ricerca dei candidati. Resta a guardare il presidente dimissionario del consiglio di gestione, Andrea Bonomi. "Stiamo seguendo la vicenda in maniera anglosassone, abbiamo una posizione equidistante, aspettiamo e vediamo cosa propongono", ha detto ieri Bonomi.

E se per Intesa Sanpaolo (-0,86% a 1,736 euro) distribuire un dividendo è una priorità, come ha sottolineato ieri il presidente del consiglio di gestione Gian Maria Gros-Pietro, Generali approfitta del giudizio positivo di Deutsche Bank e regge alle vendite (sulla parità a 16,75 euro). La banca tedesca ha riavviato la copertura del titolo con un buy e un target price a 18,6 euro. Exane ha invece alzato da underperform a neutral il rating su Italcementi (+0,70% a 6,445 euro).

E se Fiat (-0,67% a 5,92 euro) accusa il colpo del calo delle immatricolazioni auto in Europa (-7,3% a 60.183 veicoli contro un mercato in rialzo del 4,6%), Finmeccanica (+0,91% a 5,55 euro) ed Eads, secondo fonti di stampa, sarebbero pronte a lanciare un'offerta per la divisione Spazio di Avio.



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Sony, un milione di PlayStation 4 vendute al debutto

Written By Unknown on Senin, 18 November 2013 | 15.11

Sony ha venduto oltre 1 milione di esemplari della PlayStation 4 nel suo primo primo giorno di vendite in Nord America. A rivelare la forte domanda per l'attesa nuova console per videogiochi è stato Andrew House, responsabile della divisione videogame della multinazionale nipponica dell'elettronica di consumo, sottolineando la buona accoglienza degli appassionati. "Le vendite rimangono molto forti in Nord America e ci aspettiamo che l'entusiasmo continui anche in occasione del lancio in Europa e Nord America. Il dispositivo sarà introdotto nei mercati non nord-americani il 29 novembre", ha affermato il dirigente in una nota.

Sony, che peraltro aveva quantificato in 1 milioni gli esemplari prenotati prima del giorno di lancio, prevede di commercializzare entro fine anno tre milioni di dispositivi ed entro il prossimo mese di marzo cinque milioni. In tal caso la multinazionale punta dunque a battere i dati di lancio della PlayStation 3, che nello stesso periodo di tempo era stata venduta in 3,5 milioni di esemplari in tutto il mondo. Occhi puntati sul debutto della rivale Xbox One di Microsoft, previsto per venerdì.

Diversi acquirenti della prima ora hanno però rilevato problemi di attivazione per la nuova PlayStation che, secondo Sony, potrebbero però riguardare solo una "percentuale molto piccola delle unità consegnate ai clienti". La multinazionale ha infatti rivelato che solo lo 0,4% delle console (circa 4.000) è potenzialmente difettoso, percentuale "all'interno delle nostre aspettative per il lancio di un nuovo prodotto". 

I numeri forniti da Sony sono la conseguenza dell'entusiasmo iniziale degli appassionati dimostrato dalle lunghe code alle porte dei negozi sin dalla mezzanotte di venerdì scorso e dal rapido esaurimento delle scorte dei rivenditori. Il successo, almeno per il momento, della nuova console rappresenta una boccata d'ossigeno per l'industria dei videogiochi, da alcuni anni alle prese con una persistente crisi causata dall'attesa degli appassionati per i nuovi dispositivi e anche dallo spostamento delle preferenze dei consumatori verso i giochi disponibili sui social network e sugli smartphone.

La pesante contrazione delle vendite di videogame, secondo i dirigenti del comparto, e' stata determinata dalla caratteristica di ciclicità delle console. Le vendite hanno infatti subito un forte rallentamento anche tra il 2005 e il 2006, ossia poco prima del lancio della Xbox 360 della Microsoft, della PlayStation 3 e della Wii della Nintendo. Nel 2007, pochi mesi dopo il lancio, le vendite dei dispositivi sono aumentate del 28%, secondo i dati raccolti da PwC.

Quest'anno, invece, i risultati dovrebbero essere meno entusiasmanti visto che le vendite sono previste in crescita ma a tassi ben più contenuti. La stessa PwC prevede un aumento delle vendite del 4,2% a 25,98 miliardi di dollari quest'anno e del 6,4% a 27,62 miliardi l'anno prossimo.



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Il Ftse Mib consolida, Saipem sugli scudi

Di Francesca Gerosa

Le borse europee aprono la seduta in calo , Piazza Affari compresa (-0,21% a 18.647 punti l'indice Ftse Mib), con gli investitori che consolidano le posizioni, dopo sei giorni consecutivi di rialzo. Si aspettano, in particolare, bozze dell'incontro della Federal Reserve di ottobre, per avere indicazioni sui tempi di un eventuale taglio alle misure di stimolo all'economia da parte della Banca centrale Usa.

Nelle prime contrattazioni, lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi si attesta a 238 punti, poco mosso rispetto ai 239 punti della chiusura di venerdì scorso, per un tasso del 4,09%. E' sempre testa a testa con Madrid, dove il differenziale Bonos/Bund segna 239 punti con il rendimento al 4,10%. I titoli di Stato italiani continuano quindi a non risentire delle tensioni politiche.

Sabato a Roma c'è stata la spaccatura del Popolo della Libertà. Berlusconi ha infatti rifondato Forza Italia, mentre il suo delfino Alfano ha dato vita al Nuovo Centrodestra, con 30 senatori e 27 deputati, un numero sufficiente a garantire sostegno al governo Letta. Il tutto mentre tiene ancora banco la questione Cancellieri, tornata al centro delle polemiche per la testimonianza resa al procuratore aggiunto di Torino il 22 agosto sulle telefonate con i Ligresti. A breve la decisione sulla sua iscrizione nel registro degli indagati per false informazioni.

In questo clima oggi il Tesoro offre l'attuale benchmark quinquennale dicembre 2018 ritirando Btp e Ccteu in circolazione con scadenza nel 2015 (più un Ccteu ottobre 2017). A seguito del concambio non verranno emessi Btp a 5 anni nella regolare asta di fine novembre. Secondo gli esperti di Unicredit la scelta dei bond da riacquistare è stata dettata dal fatto che il 2015 sarà un anno di rimborsi pesanti, in cui giungeranno a scadenza 150 miliardi di Btp,30 di Cct e 16 di Ctz. Il concambio non ha ammontare predefinito ma secondo le previsioni della banca l'importo dell'operazione potrebbe aggirarsi tra 1 e 3 miliardi di euro.

Sul listino milanese sale del 2,55% a quota 18,12 euro Saipem spinta dalle anticipazioni di Mf-Milano Finanza secondo cui la norvegese Seadrill potrebbe essere interessata a rilevare il business delle perforazioni marine, soprattutto quelle in acque profonde, della società. Mentre la controllante Eni (-0,11% a 18,04 euro) non beneficia del fatto che sono riprese in Libia le esportazioni di gas verso l'Italia dopo che i militanti hanno lasciato il porto di Mellitah.

Quanto a Enel (-1,15% a 3,2560 euro) altre fonti di stampa del fine settimana ipotizzano una riorganizzazione che avrebbe come obiettivo la creazione di una holding a cui farebbero capo sia la spagnola Endesa sia la cilena Enersis. L'obiettivo sarebbe il delisting di Endesa.



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Societe Generale, 5 buy e 5 sell tra le società Ue

Written By Unknown on Minggu, 17 November 2013 | 15.11

Dopo la comunicazione dei risultati del terzo trimestre gli analisti fanno il punto sui titoli europei che hanno ancora spazi di rialzo e quelli che hanno fatto troppa strada. Ecco il parere degli analisti di Societe Generale sui titoli che meritano il rating buy (comprare) e sell (vendere).

Buy:

1) Eads. Al colosso francese della difesa gli specialisti hanno attribuito il prezzo obiettivo di 66 euro, che implica un potenziale di rialzo del 27,4%. Il titolo, che capitalizza 41 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 16,2 e del 97,7%.

2) Vivendi. Al gruppo francese dei media è stato assegnato un target price di 21 euro, che implica un potenziale di rialzo del 16%. Il titolo, che capitalizza 24 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 12 e del 21%.

3) KBC. Alla banca commerciale belga è stato attribuito il prezzo obiettivo di 46 euro, che implica un potenziale di rialzo del 17%. Il titolo, che capitalizza 16,4 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 9 e del 102%.

4) Prudential. Alla compagnia assicurativa inglese è stato assegnato un target price di 1300p, che implica un potenziale di rialzo soolo del 4,6%. Il titolo, che capitalizza 32 miliardi di sterline, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2,3 e del 43,6%.

5) Sberbank. Alla banca commerciale russa è stato attribuito il prezzo obiettivo di 133 rubli, che implica un potenziale di rialzo del 30,9%. Il titolo negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 4,5 e del 20,3%..

Sell:

1) Rwe. Alla multi utility tedesca è stato assegnato un target price di 20 euro, che è del 26% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 16,7 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 21,4 e del -17,6%.  

2)Ahold. Al gruppo olandese della grande distribuzione è stato assegnato un target price di 11,7 euro, che è del 10% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 12,7 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2,7 e del 36,3%.  

3) Merck KGAA. Alla società farmaceutica tedesca è stato assegnato un target price di 104 euro, che è del 15% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 26,5 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2 e del 24%.   

4) Salvatore Ferragamo. Al gruppo italiano del lusso è stato assegnato un target price di 22,5 euro, che è del 7,8% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 4,1 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del -4,4% e del 54,1%.   

5) Banca Mps. All'istituto di credito italiano è stato assegnato un target price di 0,14 euro, che è del 36% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 2,6 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del -2,2% e del 3,8%.



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Addio al Pdl, rinasce Forza Italia

Di Gianluca Zapponini

E venne il giorno della rinascita di Forza Italia, frutto di un Pdl andato in frantumi dopo l'addio dell'ala governativa, le cosiddette colombe, guidata dal vicepremier ed ormai ex delfino di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano. Fin dalle prime ore del mattino davanti al Palazzo dei Congressi di Roma si è raccolta una folta folla di giornalisti in attesa dell'arrivo dei delegati convocati per il Consiglio nazionale che questa mattina ha sancito la rinascita della vecchia Forza Italia, mandando definitivamente in soffitta il progetto Pdl, con Alfano che ieri ha annunciato la nascita di gruppi autonomi riuniti sotto l'insegna "Nuovo Centrodestra" (Alfano non parteciperà comunque al Consiglio, formalizzando di fatto una scissione per la verità già in atto da tempo.

Colombe che avevano chiesto al Cavaliere garanzie interne (a parte la leadership indiscussa di Berlusconi, primarie e scelte condivise in tutte le cariche) e una dichiarazione di sostegno al governo Letta fino a al 2015 non ottenenedo però nè l'una nè l'altra cosa, più per l'opposizione dei falchi che per il no dello stesso Berlusconi e dichiarando così fallito ogni tentativo di mediazione.

I lavori che porteranno a dare l'ultimo saluto alla creatura politica di Berlusconi sarebbero dovuti cominciare per le 10, ma dalle voci raccolte dinnanzi al Palazzo, si è saputo che il Cavaliere è arrivato solo intorno alle 11.20. "Altri hanno preso un'altra direzione, per questo abbiamo bisogno di rinforzi", ha affermato Berlusconi prendendo la parola dinnazi la platea "per questo sono felice di essere tornato al nome Forza Italia, in quanto la parola Popolo della libertà non comunicava più alcuna emozione". Berlusconi ha poi affrontato il delicato tema della scissione che ha portato alla fine del Pdl. "Si è creata una situazione che rendeva impossibile continuare pacificamente la nostra missione. Fino a ieri sera ho tentato di trovare un accordo in extremis sul documento programmatico", ha detto l'ex premier, sottolineando come la spaccatura sia da imputare alle "distanze tra singoli". Il nome Pdl potrebbe comunque essere utilizzato per un'eventuale coalizione che riunisca "Forza Italia e tutti i moderati", ha aggiunto il Cavaliere.

Berlusconi si è poi detto addolorato circa le già avvenute riunioni degli scissionisti, con tanto di nome e documento programmatico già pronti. "Nuovo Centrodestra non mi pare comunque un nome molto efficace", ha provocato Berlusconi, sottolineando tuttavia di dover "trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d'Italia" perchè i numeri per far cadere il governo non ci sono, ha ammesso. E proprio sulla possibilità di uscire dalla maggioranza, il Cavaliere è tornato alla carica agitando lo spettro della caduta del governo: "è molto difficile pensare di restare alleati in Parlamento e seduti allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con qualcuno che vuole uccidere il tuo leader".

 Nella seconda parte del suo intervento ha parlato delle condizioni in cui versa l'economia italiana, schiacciata da "una spesa pubblica insostenibile" e da "un costo dell'energia superiore del 30% rispetto agli altri Paesi europei". Il Cavaliere ha poi attaccato anche sul fronte del Fisco, reo di spingere le imprese a lasciare l'Italia. Infine la Bce che "deve essere come un muro di banconote contro la crisi" diventando prestatore di denaro in ultima istanza.


Inviato il: 16/11/2013 16.14   
Da: delaware


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Trimestrali, ma la ripresa dov'è?

Written By Unknown on Sabtu, 16 November 2013 | 15.12

O dicembre si rivelerà un mese spettacolare per vendite e margini, tale da spingere in maniera decisa ricavi e utili delle aziende, oppure il 2013 sarà ricordato come l'anno della ripresa che doveva esserci ma che alla fine non c'è stata. Il quadro generale dei risultati dei nove mesi delle aziende quotate e Piazza Affari, al di là di aggiustamenti e sfumature, è eloquente e racconta che i principali dati economici delle società hanno imboccato la via del ribasso.

Il dato complessivo (che tiene in considerazione i risultati dei nove mesi di circa la metà delle 220 società del listino milanese, ma quasi tutte le 40 appartenenti al Ftse Mib) registra un fatturato complessivo che si è attestato a 415 miliardi contro 432 del 2012, con un calo del 3,9%. Stessa tendenza per ebitda; il dato cumulato vede i margini lordi scendere da 78,1 a 70.4 miliardi, con un calo del 9,9% nel giro di un anno. Anche il risultato operativo netto è in flessione, mentre il dato che potrebbe apparire per certi versi più preoccupante è quello dell'utile netto, che complessivamente nel 2013 finora è sceso da 18,1 a 14,3 miliardi, con un calo del 21% circa. Attenzione però: gran parte di questo dato è influenzato dai conti dei nove mesi di Telecom Italia, sui quali a loro volta ha pesato la svalutazione dell'avviamento.

Tutti i dettagli su MF-MilanoFinanza, in edicola da sabato anche in formato elettronico su pc e tablet iPad, Android, Amazon Kindle e Windows 8.



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Societe Generale, 5 buy e 5 sell tra le società Ue

Dopo la comunicazione dei risultati del terzo trimestre gli analisti fanno il punto sui titoli europei che hanno ancora spazi di rialzo e quelli che hanno fatto troppa strada. Ecco il parere degli analisti di Societe Generale sui titoli che meritano il rating buy (comprare) e sell (vendere).

Buy:

1) Eads. Al colosso francese della difesa gli specialisti hanno attribuito il prezzo obiettivo di 66 euro, che implica un potenziale di rialzo del 27,4%. Il titolo, che capitalizza 41 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 16,2 e del 97,7%.

2) Vivendi. Al gruppo francese dei media è stato assegnato un target price di 21 euro, che implica un potenziale di rialzo del 16%. Il titolo, che capitalizza 24 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 12 e del 21%.

3) KBC. Alla banca commerciale belga è stato attribuito il prezzo obiettivo di 46 euro, che implica un potenziale di rialzo del 17%. Il titolo, che capitalizza 16,4 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 9 e del 102%.

4) Prudential. Alla compagnia assicurativa inglese è stato assegnato un target price di 1300p, che implica un potenziale di rialzo soolo del 4,6%. Il titolo, che capitalizza 32 miliardi di sterline, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2,3 e del 43,6%.

5) Sberbank. Alla banca commerciale russa è stato attribuito il prezzo obiettivo di 133 rubli, che implica un potenziale di rialzo del 30,9%. Il titolo negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 4,5 e del 20,3%..

Sell:

1) Rwe. Alla multi utility tedesca è stato assegnato un target price di 20 euro, che è del 26% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 16,7 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 21,4 e del -17,6%.  

2)Ahold. Al gruppo olandese della grande distribuzione è stato assegnato un target price di 11,7 euro, che è del 10% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 12,7 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2,7 e del 36,3%.  

3) Merck KGAA. Alla società farmaceutica tedesca è stato assegnato un target price di 104 euro, che è del 15% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 26,5 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del 2 e del 24%.   

4) Salvatore Ferragamo. Al gruppo italiano del lusso è stato assegnato un target price di 22,5 euro, che è del 7,8% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 4,1 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del -4,4% e del 54,1%.   

5) Banca Mps. All'istituto di credito italiano è stato assegnato un target price di 0,14 euro, che è del 36% superiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 2,6 miliardi di euro, negli ultimi tre e 12 mesi ha registrato una performance rispettivamente del -2,2% e del 3,8%.



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Morgan Stanley, dieci hotel ai raggi x

Written By Unknown on Jumat, 15 November 2013 | 15.11

Di Ester Corvi

Il 59% delle aziende che hanno risposto al sondaggio di Morgan Stanley si aspettano di incrementare i budget per viaggi d'affari nel 2014, mentre solo il 21% pensa di ridurli. Un indicatore interessante della ripresa del settore degli hotel, che nei prossimi mesi beneficerà anche del miglioramento della congiuntura. Ecco, secondo gli esperti della banca d'affari Usa, i titoli da privilegiare e quelli da evitare, con i relativi prezzi obiettivo.

1)Accor L'aumento della redditività conseguente agli interventi di ristrutturazione, la solidità dello stato patrimoniale e l'abbondante liquidità: sono tre punti di forza della catena alberghiera francese, che capitalizza 7,5 miliardi di euro, e che nello scenario migliore ha un potenziale di rialzo del 24% rispetto al target price di 41 euro (rating overweight, cioè sovrappesare). Il titolo tratta 19,2 volte gli utili stimati nel 2014 e 17,2 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che scende da 9,3 nel 2013 a 8,6 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 7,7%. Il rendimento della cedola dell'esercizio 2013 è 2,6%.

2)Intercontinental Hotels Al titolo quotato a Londra, dove capitalizza 4,9 miliardi di sterline, gli analisti hanno assegnato il target price di 22 sterline (+20%), grazie alla crescita strutturale e alla capacità di generare un'elevata liquidità, con rating overweight (sovrappesare). Il titolo viene scambiato 17,5 volte gli utili stimati nel 2014 e 15,9 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che passa da 11,7 nel 2013 a 11 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 9,9%. Il dividend yield dell'esercizio 2013 è molto attraente (7,4%).

3)M&C Prezzo obiettivo di 620p, che implica uno spazio di rialzo del 3,8% dalle quotazioni attuali, con rating equalweight (peso in linea con il mercato). Il titolo, che capitalizza 1,9 miliardi di sterline, tratta 18,3 volte gli utili stimati nel 2014 e 15,2 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che scende da 10,8 nel 2013 a 9,8 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 2,8%. Il rendimento della cedola dell'esercizio 2013 è 2,6%.

4)Whitbread Il gruppo guidato da Andrew Harrison merita un prezzo obiettivo di 3400p. che è in linea con le quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 6,2 miliardi di sterline, viene scambiato 18,8 volte gli utili stimati nel 2014 e 16,7 volte quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) di 12,2 nel 2013 e 11 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 11,7%. Il dividend yield dell'esercizio 2013 è molto basso (1,9%).

5)Melia Alla società spagnola, che capitalizza 1,45 miliardi di euro, è stato assegnato un target price di 9,80 euro, che implica un potenziale dalle quotazioni recenti intorno a 8,2. Il titolo ha multipli molto elevati (38 volte gli utili stimati nel 2014 e 31,5 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda che scende da 12,6 nel 2013 a 11,8 nel 2014). Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 5%. Il rendimento della cedola dell'esercizio 2013 è trascurabile (0,5%).

6)Starwood Il gruppo Usa, che capitalizza 14,6 miliardi di dollari, è ben posizionato per trarre beneficio dai trend di mercato e merita un prezzo obiettivo di 80 dollari (+7% dalle quotazioni attuali). Il titolo (rating overweight, cioè sovrappesare) viene scambiato 23,9 volte gli utili stimati nel 2014 e 20,2 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che passa da 13,1 nel 2013 a 11,9 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 11,5%. Il dividend yield dell'esercizio 2013 è basso (1,9%).

7)Marriott Al titolo quotato a Wall Street, dove capitalizza 14,6 miliardi di dollari, è stato assegnato un target price di 45 dollari, che è inferiore alle quotazioni recenti. Il titolo (rating equalweight, cioè in linea con il mercato) tratta 18,6 volte gli utili stimati nel 2014 e 15,1 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che scende da 14,8 nel 2013 a 12,3 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è 20,9%. Il rendimento della cedola dell'esercizio 2013 è solo dell'1,4%.

8)Hyatt La catena di hotel di lusso, che capitalizza 7,7 miliardi di dollari, merita un prezzo obiettivo di 50 dollari, che lascia poco spazio di rialzo. Il titolo (rating equalweight, cioè in linea con i mercato) viene scambiato 36 volte gli utili stimati nel 2014 e 26,8 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che passa da 16 nel 2013 a 10,6 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è molto elevato (39,9%). Il dividend yield è nullo.

9)Choise hotels Rating negativo (underweight, cioè sottopesare) per il gruppo Usa, poiché il target di 39 dollari è inferiore alle quotazioni recenti. Il titolo, che capitalizza 2,6 miliardi di dollari, tratta 21,8 volte gli utili stimati nel 2014 e 20,5 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) di 16,1 nel 2013 e 14,3 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è solo dell'1,3%. Il rendimento della cedola nell'esercizio 2013 è molto contenuto (1,2%).

10) China Lodging group Il gruppo asiatico, che capitalizza 1,4 miliardi di dollari, merita un prezzo obiettivo di 26 dollari, contro una quotazione recente di 22,45, con rating overweight (sovrappesare). Il titolo viene scambiato 27,2 volte gli utili stimati nel 2014 e 20,3 quelli del 2015, a fronte di un rapporto ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) che scende da 10,5 nel 2013 a 8,6 nel 2014. Il tasso di crescita (cagr) dell'utile per azione (eps) dal 2012 al 2015 è molto elevato (33,4%). Il dividend yield dell'esercizio 2013 è nullo.



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Nikkei sopra 15 mila punti

Di Francesca Gerosa

La borsa di Tokyo chiude la seduta in rialzo, con l'indice Nikkei salito dell'1,95% a 15.165,92 punti, il top dal 22 maggio. Ieri a New York, il Dow Jones e lo S&P hanno chiuso a nuovi livelli record, a dimostrazione che, in vista di un possibile avvio del tapering, i mercati azionari vengono premiati dagli investitori. Se il rialzo proseguisse nell'ultimo scorcio del 2013, l'indice segnerebbe la migliore performance dal 1972.

Sulle piazze asiatiche lo yen è stabile nei confronti del dollaro, dopo essere sceso ai minimi da due mesi nei confronti del biglietto verde, sui commenti accomodanti del presidente designato della Fed, Janet Yellen, che hanno innescato il rally dell'azionario, riducendo l'appetito per la valuta nipponica.

Il dollaro è salito fino a 100,31 yen da 100,01 yen della chiusura, ma nelle ultime fasi delle contrattazioni asiatiche ha perso slancio. Ora scambia a 100,04. In marginale rialzo sullo yen è l'euro, che scambia a 134,69 da 134,55; stabile, invece, l'euro/dollaro a 1,3453.

Janet Yellen, in un'audizione al Senato Usa, si è detta fortemente determinata a promuovere una solida ripresa economica, confermando la sua posizione per una politica monetaria espansiva. "Considero imprescindibile che noi facciamo quello che possiamo per promuovere una ripresa molto forte", ha detto, ricordando che ci sono pericoli nel mettere fine prematuramente alla politica di stimolo della Fed. Sul QE in corso, ha sottolineato che la Fed "sta tenendo in conto costi ed efficacia del programma" di acquisto di titoli da 85 miliardi di dollari al mese e di ritenere che "a questo punto i benefici eccedono i costi".



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Brusca frenata dell'economia tedesca

Written By Unknown on Kamis, 14 November 2013 | 15.11

L'economia tedesca rallenta a +0,3% nel terzo trimestre rispetto ai precedenti tre mesi, in linea con le attese. Nel secondo trimestre il Pil era salito dello 0,7%. Lo rivelano i dati preliminari dell'ufficio federale di statistica, secondo il quale il Pil cresce dell'1,1% su base annuale.

La spinta, spiega l'ufficio di statistica, proviene "esclusivamente dall'interno della Germania" e quindi a fare da traino è la domanda interna, mentre "il contributo dall'estero fa da freno".

Intanto  la politica economica della Germania è finita sotto la lente della Commissione Ue, che ha avviato un'analisi approfondita sul surplus (in questo caso il 7% del pil) dello Stato tedesco.

L'iniziativa della Commissione è nata nell'ambito del meccanismo di allerta, primo passo della procedura sugli squilibri economici dei Paesi. Le osservazioni di Bruxelles sono state pubblicate a pochi giorni dalle critiche del Tesoro Usa. Gli argomenti sono di fatto identici. "L'abbondante surplus riflette risparmi superiori agli investimenti nell'economia tedesca. Il tasso di risparmio delle famiglie è tra i più alti nell'Eurozona", ha scritto la Commissione nella relazione sul meccanismo di allerta. Nonostante Berlino abbia anche condizioni favorevoli sul credito, "il settore privato ha continuato a ridurre l'indebitamento. Cosi' facendo, non ha sostenuto la domanda. Un aumento degli investimenti e/o una riduzione dei risparmi potrebbero giovare alla Germania, senza danneggiare la competitivita'".

Il Consiglio Ue aveva già raccomandato a Berlino di "aumentare i salari per sostenere la domanda interna, per esempio riducendo le tasse e i contributi sociali". La Commissione ha negato di voler diminuire le esportazioni o indebolire la competitività della Germania, ma ha invece osservato che "il surplus tedesco può mettere sotto pressione l'euro, facendolo apprezzare rispetto alle altre valute. Ciò renderebbe piu' difficile per le economie periferiche il recupero di competitività attraverso il deprezzamento interno".



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La Yellen sprona i mercati, Telecom in timido rialzo

Di Francesca Gerosa

Le borse europee partono di slancio in scia a Wall Street e a Tokyo. Stanotte il numero uno della Fed, Ben Bernanke, ha ribadito l'importanza di impedire un eccessivo raffreddamento dei prezzi al consumo. Sul tasso annuo la Banca centrale americana ha un obiettivo del 2%. Rivendicando l'operato finora positivo dell'Istituto centrale, riuscito a far ripartire la locomotiva Usa, il banchiere si è augurato che il tasso di disoccupazione possa presto scendere al 5% dall'attuale 7%.

In agenda oggi l'intervento alla Commissione Bancaria del Senato del prossimo governatore della Fed, Janet Yellen, per cercare di capirne le linee d'azione. "La Fed andrà avanti con le misure straordinarie messe in campo per sostenere l'economia americana", questo il succo dell'intervento che terrà davanti ai senatori che dovranno dare il via libera alla sua nomina (il testo è stato anticipato alla stampa).

La Yellen, dunque, assicurerà continuità alla politica del suo predecessore perché resta ancora "molto da fare per aiutare l'economia e il mercato del lavoro". Gli ultimi dati indicano che la disoccupazione, nonostante una costante crescita dei nuovi posti di lavoro, resta sopra il 7%, ancora troppo alta. Dopo queste indicazioni il dollaro è tornato a scendere e stamattina è scambiato a 1,3465 contro l'euro.

Lo spread è sostanzialmente stabile in avvio di giornata. Il differenziale tra i Btp e i Bund decennali si porta a 237 punti rispetto ai 239 della chiusura di ieri, con il rendimento del titolo italiano al 4,10%. A Piazza Affari, dove il Ftse Mib sale dello 0,67% a 18.858 punti, Telecom Italia reagisce con un +0,52% a 0,6765 euro alla vendita a Fintech dell'intera quota (22,72%) di Telecom Argentina per un importo complessivo di 960 milioni di dollari.

Separatamente il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, ha detto in un'intervista che il gruppo spagnolo non salirà oltre il 15% di Telecom Italia e ha ribadito che il suo obiettivo è far tornare a crescere TI tramite investimenti sulle reti di nuova generazione. In merito alla possibile uscita dalla holding di controllo, Telco, da parte di Mediobanca e Generali a giugno, il numero uno di Telefonica ha puntualizza che la società spagnola non lo farà e "penso che anche gli altri, Mediobanca compresa, resteranno in Telco fino al termine di febbraio 2015".



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Prevista apertura cauta in attesa delle trimestrali

Written By Unknown on Rabu, 13 November 2013 | 15.11

Borse Ue attese deboli in apertura stamane in scia al consolidamento delle ultime sedute e anche alla chisura il lieve calo di Tokyo. Per l'Italia l'attenzione nella mattinata sarà sull'asta del Btp a 30 anni, significativa in termini di sentiment sull'Italia, anche se di dimensioni ridotte.

Sul fronte macro atteso il dato sulla produzione industriale Ue (17 Paesi) a settembre (precedente: +1% m/m; previsione: -0,6% m/m; consenso: -0,2% m/m) e la pubblicazione dell'indice settimanale di richieste di mutui negli Usa. 

A Piazza Affari ancora occhi puntati sui bancari, in particolare Popolare Milano e Banco Popolare dopo i conti, mentre oggi sarà la volta di Intesa Sanpaolo e Ubi Tra i titoli non bancari, attese alla prova dei dati di bilancio anche Tod's, Terna, Hera, Fonsai, Cairo Comm., Safilo.

Focus anche su Mediaset dopo che, alla luce della trimestrale, Nomura e Credit Suisse hanno alzato i target price sul titolo rispettivamente a 3,3 a 3,65 euro e da 4,4 a 5,6 euro, confermando le raccomandazioni neutral ed outperform.

Attenszione anche a Enel: Hsbc ha portato il target sul titolo da 3,6 a 3,9 euro (rating overweight). Enel ha finalizzato con la russa Itera la vendita del 40% del capitale di Artic Russia BV che possiede a sua volta una partecipazione del 49% in SeverEnergia, che equivale per Enel ad una quota ponderata del 19,6% nel capitale di quest'ultima.

Il relativo accordo è stato siglato lo scorso 24 settembre a Sochi. Enel Investment Holding ha ricevuto da Itera 1,8 miliardi di dollari Usa. L'operazione è parte del programma di dismissioni annunciato al mercato da Enel lo scorso 13 marzo e consente al Gruppo di ridurre il suo indebitamento finanziario netto consolidato di 1,8 miliardi di dollari statunitensi.



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Ftse Mib in calo, sale il margine di interesse di Ubi

Di Francesca Gerosa

Le borse europee aprono la seduta in lieve calo in scia ai timori per un imminente taglio degli stimoli all'economia Usa già il prossimo mese. Anche a Piazza ffari il Ftse Mib scende dello 0,20% a quota 18.967 punti. In assenza di dati macro rilevanti, fatta eccezione per la produzione industriale a settembre della zona euro (attesa -0,3% mese su mese; invariata anno su anno), il faro è sulle aste a medio lungo termine italiane, ultimo round dei collocamenti di metà mese.

Il Tesoro mette a disposizione degli investitori fino a 5,5 miliardi di Btp, tra cui la riapertura del benchmark trentennale, e Ccteu. I rendimenti dovrebbero muoversi in calo, complice l'impegno a mantenere un orientamento accomodante preso dalla Bce, che la scorsa settimana ha tagliato il costo del denaro al nuovo minimo storico dello 0,25%. Ieri sera sul secondario il Btp 3 anni novembre 2016, collocato a ottobre al rendimento lordo del 2,25%, offriva un tasso dell'1,886%, mentre il trentennale settembre 2044, collocato l'ultima volta a luglio al tasso lordo del 5,19%, viaggiava al 4,984%.

Nuove indicazioni sulla strategia del Tesoro nei prossimi mesi potrebbero arrivare stamani dalla responsabile del debito pubblico italiano, Maria Cannata, che parteciperà a un convegno a Milano. Con il collocamento ieri di 6,5 miliardi di Bot annuali, al tasso più basso registrato dalla nascita dell'euro, il Tesoro ha completato circa il 96% delle emissioni previste per l'anno in corso. E ieri il ministero dell'Economia ha fatto sapere che l'importo della riapertura del Bot riservata agli specialisti sarà del 10% dell'ammontare collocato, dunque inferiore al canonico 15%.

Mentre lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è in lieve rialzo a 238 punti, contro i 236 punti della chiusura di ieri (il tasso del decennale si attesta al 4,16%) sul listino milanese sono ancora le trimestrali a tenere banco, in particolare quelle delle banche.

Dopo i conti pubblicati ieri dal Banco Popolare (-2,59% a 1,39 euro) e da Bpm (-0,21% a 0,46 euro) e in attesa oggi di quelli di Intesa Sanpaolo (-0,96% a 1,75 euro), questa mattina Ubi Banca (+1,10% a 5,035 euro) ha fatto sapere di avere chiuso i primi nove mesi dell'anno con un utile netto a 101,9 milioni di euro, in calo dei 222,8 milioni di euro registrati nello stesso periodo dell'anno scorso che aveva beneficiato di un miglior andamento del margine d'interesse grazie a maggiori volumi medi di impieghi e a tassi di mercato più elevati.

Nel terzo trimestre l'utile netto del gruppo bancario è invece salito a 49 milioni dai 26,5 milioni del trimestre precedente,  ben oltre i 30 milioni previsti dal consenso. Si conferma trimestre su trimestre la progressiva ripresa del margine d'interesse a 446 milioni, +4,2% rispetto al secondo trimestre 2013, che a sua volta risultava superiore del 2,6% rispetto al primo trimestre. Il dato è migliore delle attese del consenso a 437 milioni.

Tengono le commissioni a 285,9 milioni (297,5 milioni nel secondo trimestre 2013, ma in linea con i 285,5 del terzo trimestre 2012). Positivo il contributo della finanza a 59,1 milioni (67,4 nel secondo trimestre 2013), oneri operativi in calo a 531,5 milioni (-0,4%) e costo del credito a 192,7 milioni (226,2 milioni nel secondo trimestre 2013) per la consueta
stagionalità.

Dal punto di vista patrimoniale, il Core Tier 1 si è attestato al 12,5% e il Common Equity Tier 1 Basilea 3 è sempre stimato a regime superiore al 10% e in ulteriore rafforzamento. Gli indicatori di liquidità, sia a breve (Liquidity Coverage Ratio) che a medio termine (Net Stable Funding Ratio) sono maggiori di 1, la leva finanziaria secondo le regole di Basilea 3 è pari al 5,07% e ben superiore al minimo del 3% richiesto.

Alle attuali condizioni di mercato Ubi Banca si aspetta un ulteriore lieve miglioramento del margine d'interesse, anche grazie a un'equilibrata struttura finanziaria che ha consentito una politica di attenta gestione delle componenti di funding a costo più elevato e a minore stabilità.

Prevede ancora una buona tenuta delle commissioni grazie anche alle commissioni di performance della Sgr. Infine l'istituto si attende un'evoluzione positiva dell'andamento del risultato della finanza di gruppo nel quarto trimestre, che dovrebbe sostanzialmente compensare il maggior costo del credito derivante dal ritardo della ripresa economica.



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Moody's: il mondo pronto a ripartire

Written By Unknown on Selasa, 12 November 2013 | 15.11

"Dopo un periodo di turbolenza sui mercati l'economia globale sembra in grado di stabilizzarsi nei prossimi anni". Moody's sancisce, in un rapporto dall'eloquente titolo Navigating towards calmer waters (Navigare in acque più calme), l'uscitra dell'economia mondiale dalla lunge fase recessiva.

Gli analisti sottolineano che dall'inizio della crisi sono stati compiuti grandi sforzi dagli Stati per modificare le inefficienze strutturali dei bilanci. Rimangono sfide significative, in particolare per le economie emergenti che vedono un deterioramento delle prospettive nel medio termine e per gli Stati Uniti, con la Fed che dovrà presto ritirare gli stimoli monetari. Insomma, l'economia mondiale presenta meno incertezze rispetto al passato.

In particolare i Paesi del G20 saranno in grado di invertire la rotta pur in presenza di una crescita modesta: +1,3% quest'anno, +2% nel 2014, +2,25% nel 2015.



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Ftse Mib stabile, su Unicredit prevalgono giudizi positivi

Di Francesca Gerosa

Partenza poco mossa per le borse europee, mentre l'attenzione degli investitori si concentra sulla pubblicazione di alcune trimestrali chiave tra cui quelle di Vodafone, Infineon e Deutsche Poste. Dopo la decisione a sorpresa di giovedì scorso della Bce di tagliare i tassi, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti, che ieri a fine seduta è ripiegato a 237 punti, riparte dallo stesso livello. Il rendimento è al 4,15%. Il differenziale Bonos/Bund si attesta a 234 punti per un tasso del 4,12%.

Parte oggi la tornata d'aste di metà mese, con l'offerta di Bot a 12 mesi per 6,5 miliardi di euro, su 7,475 in scadenza. Sul mercato grigio il Bot in asta quota in area 0,68%, quindi a un teorico nuovo minimo dall'introduzione dell'euro. Il Bot annuale collocato il mese scorso aveva mostrato un rendimento dello 0,999%. Le aste italiane proseguono domani con un'offerta fino a 5,5 miliardi di euro, suddivisa tra Btp a 3 e 30 anni e Ccteu sulla scadenza novembre 2018. Anche la Grecia è impegnata stamane sul mercato primario, con l'offerta di titoli a 13 settimane (scadenza 14 febbraio 2014) per un miliardo.

Sul listino milanese, dove il Ftse Mib scende dello 0,04% a 19.100 punti, l'attenzione è tutta sulle banche a partire da Unicredit (+0,92% a 5,51 euro) che ha attraversato un terzo trimestre difficile, non soltanto per fattori stagionali, portando a casa un utile netto di 204 milioni, in perfetta corrispondenza con il consenso, in un contesto in cui i Paesi Cee e la Polonia compensano in misura più che proporzionale le perdite dell'Italia. Il dato dell'utile netto, in calo del 39,1% rispetto a un anno prima, ha beneficiato peraltro di una plusvalenza netta da 181 milioni dalla cessione di Yapi Kredi Sigorta.

Di riflesso ai conti stamani JP Morgan ha alzato il target price sul titolo da 5,72 a 6,41 euro confermando il rating overweight, MainFirst ha ribadito outperform e il target price a 6 euro, Goldman Sachs buy con un prezzo obiettivo a 7,5 euro. Invece Nomura ha mantenuto il giudizio reduce e il target price a 4 euro.

Forti vendite su Banca Carige (-5,69% a 0,514 euro) che ha chiuso i nove mesi con una perdita netta dopo le svalutazioni di 1,309 miliardi. Nel terzo trimestre ha effettuato svalutazioni straordinarie su alcune poste patrimoniali dell'attivo quali crediti (101,8 milioni), titoli (22,3 milioni) e immobili (35,1 milioni).

Per cui la Consob ha avviato un procedimento su possibili criticità del bilancio 2012 e semestrale al 30 giugno 2013. La banca farà tutto il possibile per accelerare i tempi di presentazione del piano industriale e, a questo riguardo, è in contatto con Bankitalia. L'entità del probabile aumento di capitale si saprà solamente quando sarà pronto il piano industriale.

E se Intesa Sanpaolo (+0,28% a 1,79 euro) ha collocato 21 milioni di azioni Generali (-0,77% a 16,81 euro), pari a circa l'1,3% del capitale, attraverso un'operazione di book building e ora prevede l'uscita dal capitale da Telecom Italia (+0,14% a 0,69 euro) e Alitalia, Bpm (+0,26% a 0,46 euro) ha solo problematiche legate alla governance, secondo l'ex ad, Piero Montani. Secondo Mf i dipendenti sono divisi sull'iniziativa di Raffaele Mincione che martedì è sceso in campo con una durissima lettera al consiglio di sorveglianza.



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