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Quale sarà il destino dei Cds Bankia dopo il piano Ue?

Written By Unknown on Jumat, 30 November 2012 | 15.11

Gli investitori che avevano scommesso su un default dei titoli obbligazionari emessi da Bankia riceveranno i rimborsi collegati ai Cds presenti nei loro portafogli solo in alcuni casi, dato che il piano di ristrutturazione approvato ieri dall'Ue non prevede il pagamento di tutte le assicurazioni.

I detentori di Cds dovranno aspettare di capire per quali obbligazioni dell'emittente spagnolo sarà imposto il default e per quali invece si opterà per un default volontario, in cui gli obbligazionisti accettano spontaneamente di incorrere in una perdita sull'investimento effettuato.

La complessità e i tecnicismi dell'accordo varato ieri in sede di Commissione costringeranno inoltre coloro che hanno sottoscritto un assicurazione sui bond a sudare sette camicie per comprendere a quali titoli verrà applicato l'haircut che farà scattare l'assicurazione.

Tutte queste incertezze hanno fatto abbassare il prezzo dei Cds sul mercato. Il Cds sul debito junior di Bankia, per esempio, scambiava oggi a 1.200 punti base, in calo di 40 basis point sul valore di apertura, implicando un costo di 1,2 milioni di euro all'anno per assicurare 10 milioni di bond quinquennali subordinati emessi dalla banca spagnola, secondo i dati forniti da Markit.

Si ricorda che la Commissione Ue ha approvato ieri i piani di ristrutturazione di 4 banche spagnole (Bfa/Bankia, Ncg Banco, Catalunya Banc e Banco de Valencia). Un via libera che permetterà agli istituti di ricevere gli aiuti dell'Esm prima di Natale e che, per l'agenzia di rating Fitch, avrà l'effetto di aumentare il gap di competitività tra i grandi poli bancari e gli istituti di taglia inferiore del Paese, dato che il programma è basato sulla riduzione del portafoglio di asset e sulla cessione di alcune controllate. Le grandi banche spagnole trarranno vantaggio dalla cura dimagrante imposta alle loro concorrenti più piccole, guadagnando quote di mercato e beneficiando dell'effetto "flight to quality".

Proprio nell'ambito del piano di ristrutturazione oggi Bankia, ha annunciato la chiusura di circa 1.100 filiali. L'Istituto spagnolo trasferirà anche 57,2 miliardi di euro a una bad bank, creata per detenere i titoli tossici che hanno determinato il crollo del mercato immobiliare spagnolo e hanno visto il licenziamento di 6.000 lavoratori.

Il numero dei dipendenti di Bankia scenderà da 20.589 a circa 14.500 lavoratori, mentre resteranno circa 2.000 sportelli rispetto agli attuali 3.117. Il presidente di Bankia Ignacio Goirigolzarri ha detto che questi cambiamenti sono necessari al fine di garantire l'operatività. "I licenziamenti saranno meno di 6 mila", ha sottolineato. Alcuni avverranno attraverso dimissioni volontarie o il pensionamento anticipato.



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2013, i dieci suggerimenti di Goldman Sachs

Di Ester Corvi

Nel 2013 la crescita ci sarà, ma purtroppo non in Europa. Secondo gli esperti di Goldman Sachs si concretizzerà infatti negli Stati Uniti e in Asia, mentre in Eurolandia l'aumento del Pil sarà ancora leggermente negativo (-0,2%) e a livello globale passerà dal 3% di quest'anno al 3,3%. L'euro zona riprenderà a salire nel 2015, ma con un forte distacco fra la Germania e gli altri Paesi europei.

Questo non vuol dire che le borse europee non rappresentino una valida opportunità di investimento. Al contrario, con un ritorno reale stimato oltre il 7% sono un'egregia alternativa ai titoli di stato. A patto di saper cogliere le migliori opportunità. Ecco dieci idee di investimento di Goldman Sachs.

1) Meglio le azioni. Nel 2013 a parere degli specialisti dell'investment bank americana le azioni europee metteranno a segno una performance migliore di altre asset class, come i titoli di stato e le materie prime. In particolare si riveleranno molto più redditizie dei bond. Il ritorno reale atteso dai titoli azionari è infatti del 7,6% annuo, nonostante uno scenario economico di stagnazione in Eurolandia (Pil in calo dello 0,2%)

2) Il rialzo potenziale. L'indice di riferimento del mercato azionario europeo (lo Stoxx Europe 600) toccherà, secondo gli specialisti, quota 310 entro fine 2013, con un ritorno totale del 14%. Nel caso dell'indice Eurostoxx 50 il target fissato dagli analisti è a quota 3.000 (+18%) e per il Ftse 100 è 6.500 (+12%). Guardando ai profitti, i titoli che compongono l'indice Stoxx Europe 600 registreranno un incremento stimato dell'utile del 9%, che scende al 7% escludendo le società finanziarie.

3) Lo sprint della Germania. In Eurolandia la ripresa non arriverà nel 2014 ma nel 2015. E il gap fra una Germania forte e una periferia debole, nonostante alcuni dati recenti abbiano dimostrato il contrario, non verrà meno ma al contrario si rafforzerà, rendendo più aspro il confronto politico internazionale.

4) L'appeal dei dividendi. Un tema centrale del 2013 sarà quello della caccia al rendimento, come succede da due anni a questa parte. Il focus degli investitori sarà quindi sulle società che offrono cedole elevate, che sono meglio posizionate a livello internazionale rispetto ai concorrenti e presentano una crescita stabile dei ricavi. Gli analisti di Goldman Sachs hanno selezionato una quarantina di titoli europei con queste caratteristiche fra i quali spiccano Bmw, Daimler, Vinci, Roche, AstraZeneca, Statoil, Swisscom, Centrica e Fortum. L'unica azione italiana inclusa in questo elenco è Eni.

5) L'esposizione internazionale. Le società europee che realizzano una quota elevata della vendite sui mercati esteri hanno maggiori potenzialità di crescita rispetto a quelle focalizzate sul mercato interno. Nel basket sono compresi titoli come Rio Tinto, Nestlè, Unilever, Volvo e STMicroelectronics. Fra i titoli italiani ci sono Luxottica e Fiat.

6) I consumi emergenti. Un mega trend del futuro è rappresentato dalla crescita progressiva dei consumi nei mercati emergenti. Le società europee più esposte in questo settore ne beneficeranno. Fra i nomi citati dagli analisti della banca d'affari Usa ci sono L'Oreal, Adidas, Danone, Heineken, Richemont, Inditex e Telefonica.

7) Gli assicurativi. Uno dei temi più sottolineati dagli analisti è quello del connubio fra crescita e valore. Tenendo presente questo criterio un settore consigliato è l'assicurativo, visto che le compagnie beneficiano del calo degli spread sui titoli di stato. Fra i titoli consigliati Allianz, Legal&General, Munich Re e Scor.

8) Auto. Questo settore beneficia di grandi potenzialità di crescita a livello internazionale, soprattutto nei mercati emergenti. I titoli consigliati sono Volkwagen (azioni preferita), Bmw e Daimler.

9) Largo al lusso. Il tema dei beni di lusso è sempre attuale in vista sia dell'espansione delle vendite nei mercati emergenti, sia degli alti margini reddituali. Fra i titoli selezionati Richemont, The Swatch group e Lvmh.

10) No al tabacco. Gli esperti di Goldman Sachs consigliano di sottopesare in portafoglio i settori ciclici che hanno livelli di valutazione elevati (come il chimico, la distribuzione e il tempo libero) oppure che sono difensivi, ma a caro prezzo, come il tabacco. Meglio anche star lontani anche da tlc e petroliferi, che devono affrontare cambiamenti strutturali.



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Dieci idee di investimento per il 2013 di Ubs

Written By Unknown on Kamis, 29 November 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

"Quest'anno ci sono più nubi del solito all'orizzonte". Nick Nelson, capo della strategia dei mercati azionari di Ubs, esordisce così, prima di svelare lo scenario 2013, lasciando pochi dubbi sulla complessità del quadro economico e politico che ci aspetta.

Le incognite sono tante, ma è compito degli esperti valutarle con attenzione, mettendo in evidenza rischi e opportunità per gli investitori. Che, a parere degli specialisti della banca d'affari, dai listini europei possono aspettarsi nel 2013 una performance compresa fra l'8 e il 10%, a fronte di un quadro macroeconomico debole, con il Pil di Eurolandia fermo nel 2013 sul livello del 2012 e in aumento al massimo dell'1% nel 2014. Ma ecco in dettaglio dieci idee di investimento tratte dal report di Ubs.

1) Europa in rialzo. Il 2012 si sta chiudendo con un testa a testa Europa-Usa. Le borse del Vecchio continente sono infatti salite finora dell'10,7% contro l'11% del Nord America (indice Msci in euro). Ma secondo gli esperti di Ubs nel 2013 resteranno un po' indietro rispetto a Wall Street, anche se a loro favore gioca un p/e (prezzo/utili) modesto e un rendimento medio del dividendo (dividend yield) del 4,2%, che è interessante se confrontato con tassi sulla liquidità vicini a zero e tassi reali negativi sui titoli di stato. Il potenziale di crescita è compreso fra l'8 e il 10%, visto che i target degli indici DJ Stoxx 600 e Ftse 100 a fine 2013 sono fissati rispettivamente a quota 290 e 6300.

2) Euro più debole. La valuta europea, secondo gli esperti di Ubs, è destinata a indebolirsi contro il biglietto verde fino a quota 1,20 entro fine 2013 e 1,15 nel 2014, rendendo meno attraenti gli investimenti in dollari nelle borse europee (+2% nel 2013).

3) Baciate dagli Usa. Fra le società europee che potranno mettere a segno le migliori performance ci sono quelle molto esposte verso gli Stati Uniti e che sono nello stesso tempo valutate correttamente rispetto ai concorrenti. In questo gruppo rientrano Shire, Fresenius Medical, Reeed Elsevier, AstraZeneca, Carnival, Smiths Group, Prudential e Bae system, oltre a due titoli italiani, Luxottica e Fiat, entrambi con il rating neutrale.

4) Ancora emergenti. Sono stati il tema forte di quest'anno e continueranno a esserlo nel 2013. Le società europee che realizzano una quota elevata dei ricavi negli emerging market e che hanno livelli di valutazione ragionevoli meritano quindi di essere inserite in portafoglio. Per fare qualche esempio, i titoli Standard Chartered, Rio Tinto, Holcim, Asml, Richemont, Abb e Abi. L'unico titolo Italiano è Saipem (target price 32,4 euro)

5) Abb e Volvo. Il settore dei beni di investimento è stato penalizzato fino a scendere su valutazioni molto attraenti. Il rating è stato incrementato da neutrale a overweight (sovrappesare). I titoli favoriti sono Abb e Volvo. Il primo viene scambiato a un multiplo ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) di 7,7 nel 2013, con uno sconto del 16% rispetto al settore europeo dell'engineering. Volvo è invece una ristrutturazione di successo, che non è stata finora apprezzata dal mercato (price/sales 2013 di 0,7)

6) Utility in ribasso. Gli analisti di Ubs hanno abbassato il rating sul settore utility da overweight (sovrappesare) ad underweight (sottopesare). Sebbene le valutazioni dei titoli non siano onerose, il settore sta affrontando un cambiamento strutturale, visto che da 2011 al 2020 l'Europa aggiungerà 160GW di capacità offerta nelle rinnovabili, che corrisponde alla capacità totale della Germania.

7) La top list. I titoli inseriti nella top list dagli esperti dell'investment bank con il rating buy (acquistare), sono Anheuser-Busch InBev, AstraZeneca, Clariant, Eni, Reed Elsevier, Rio Tinto, Stardars Chartered e Solvay.

8) Il minerario. I settori da sovrappesare in portafoglio sono il minerario, l'energia, i media, le costruzioni, il software e la distribuzione alimentare.

9) Giù l'auto. Aldilà della selezione dei singoli titoli, secondo Ubs, i settori da sottopesare in portafoglio sono l'alimentare e le bevande, il tempo libero (hotel e ristoranti), la distribuzione generica, i consumi durevoli, le utility e l'auto.

10) Via Scor. Dalla top list è stato rimosso il titolo francese Scor perché i risultati di bilancio recenti hanno evidenziato un ritorno medio sugli investimenti inferiore a quello dei concorrenti, che prelude a una performance non entusiasmante nei prossimi mesi.



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Dieci idee di investimento per il 2013 di Ubs

Di Ester Corvi

"Quest'anno ci sono più nubi del solito all'orizzonte". Nick Nelson, capo della strategia dei mercati azionari di Ubs, esordisce così, prima di svelare lo scenario 2013, lasciando pochi dubbi sulla complessità del quadro economico e politico che ci aspetta.

Le incognite sono tante, ma è compito degli esperti valutarle con attenzione, mettendo in evidenza rischi e opportunità per gli investitori. Che, a parere degli specialisti della banca d'affari, dai listini europei possono aspettarsi nel 2013 una performance compresa fra l'8 e il 10%, a fronte di un quadro macroeconomico debole, con il Pil di Eurolandia fermo nel 2013 sul livello del 2012 e in aumento al massimo dell'1% nel 2014. Ma ecco in dettaglio dieci idee di investimento tratte dal report di Ubs.

1) Europa in rialzo. Il 2012 si sta chiudendo con un testa a testa Europa-Usa. Le borse del Vecchio continente sono infatti salite finora dell'10,7% contro l'11% del Nord America (indice Msci in euro). Ma secondo gli esperti di Ubs nel 2013 resteranno un po' indietro rispetto a Wall Street, anche se a loro favore gioca un p/e (prezzo/utili) modesto e un rendimento medio del dividendo (dividend yield) del 4,2%, che è interessante se confrontato con tassi sulla liquidità vicini a zero e tassi reali negativi sui titoli di stato. Il potenziale di crescita è compreso fra l'8 e il 10%, visto che i target degli indici DJ Stoxx 600 e Ftse 100 a fine 2013 sono fissati rispettivamente a quota 290 e 6300.

2) Euro più debole. La valuta europea, secondo gli esperti di Ubs, è destinata a indebolirsi contro il biglietto verde fino a quota 1,20 entro fine 2013 e 1,15 nel 2014, rendendo meno attraenti gli investimenti in dollari nelle borse europee (+2% nel 2013).

3) Baciate dagli Usa. Fra le società europee che potranno mettere a segno le migliori performance ci sono quelle molto esposte verso gli Stati Uniti e che sono nello stesso tempo valutate correttamente rispetto ai concorrenti. In questo gruppo rientrano Shire, Fresenius Medical, Reeed Elsevier, AstraZeneca, Carnival, Smiths Group, Prudential e Bae system, oltre a due titoli italiani, Luxottica e Fiat, entrambi con il rating neutrale.

4) Ancora emergenti. Sono stati il tema forte di quest'anno e continueranno a esserlo nel 2013. Le società europee che realizzano una quota elevata dei ricavi negli emerging market e che hanno livelli di valutazione ragionevoli meritano quindi di essere inserite in portafoglio. Per fare qualche esempio, i titoli Standard Chartered, Rio Tinto, Holcim, Asml, Richemont, Abb e Abi. L'unico titolo Italiano è Saipem (target price 32,4 euro)

5) Abb e Volvo. Il settore dei beni di investimento è stato penalizzato fino a scendere su valutazioni molto attraenti. Il rating è stato incrementato da neutrale a overweight (sovrappesare). I titoli favoriti sono Abb e Volvo. Il primo viene scambiato a un multiplo ev/ebitda (valore d'impresa/reddito operativo lordo) di 7,7 nel 2013, con uno sconto del 16% rispetto al settore europeo dell'engineering. Volvo è invece una ristrutturazione di successo, che non è stata finora apprezzata dal mercato (price/sales 2013 di 0,7)

6) Utility in ribasso. Gli analisti di Ubs hanno abbassato il rating sul settore utility da overweight (sovrappesare) ad underweight (sottopesare). Sebbene le valutazioni dei titoli non siano onerose, il settore sta affrontando un cambiamento strutturale, visto che da 2011 al 2020 l'Europa aggiungerà 160GW di capacità offerta nelle rinnovabili, che corrisponde alla capacità totale della Germania.

7) La top list. I titoli inseriti nella top list dagli esperti dell'investment bank con il rating buy (acquistare), sono Anheuser-Busch InBev, AstraZeneca, Clariant, Eni, Reed Elsevier, Rio Tinto, Stardars Chartered e Solvay.

8) Il minerario. I settori da sovrappesare in portafoglio sono il minerario, l'energia, i media, le costruzioni, il software e la distribuzione alimentare.

9) Giù l'auto. Aldilà della selezione dei singoli titoli, secondo Ubs, i settori da sottopesare in portafoglio sono l'alimentare e le bevande, il tempo libero (hotel e ristoranti), la distribuzione generica, i consumi durevoli, le utility e l'auto.

10) Via Scor. Dalla top list è stato rimosso il titolo francese Scor perché i risultati di bilancio recenti hanno evidenziato un ritorno medio sugli investimenti inferiore a quello dei concorrenti, che prelude a una performance non entusiasmante nei prossimi mesi.



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Sei risposte sul futuro della Cina

Written By Unknown on Rabu, 28 November 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

In 12 anni ha raddoppiato il pil pro-capite. Per raggiungere lo stesso traguardo l'Europa di anni ne ha impiegati oltre cento. Un dato su tutti che misura il dinamismo della Cina. Quale futuro l'aspetta? E quali opportunità saprà offire agli investitori? Virginie Maisonneuve, responsabile mercati azionari globali di Schroders, esprime il suo punto di vista su sei temi chiave.

1) Il cambio di leadership. Molti investitori hanno temuto che la transazione verso una nuova leadership del Paese, in un quadro globale di crisi finanziaria, potesse causare il temuto "hard landing" dell'economia cinese. Ma secondo l'esperta di Schroders non sarà così. Al contrario l'impatto sarà positivo. Infatti commenta: "Xi Jing Ping rappresenta una nuova generazione di leader cinesi, anche se in linea con la direzione dell'era Deng Xiao Ping. E' un uomo pragmatico che potrebbe essere determinante per far assumere alla seconda economia più grande al mondo un più importante ruolo geopolitico, con conseguenti cambiamenti sul fronte della politica estera".

2) Le riforme. Il nuovo gruppo dirigente non inciderà sulle riforme fondamentali del Paese, ma potrebbe dar loro un'enfasi diversa. Dopo la transizione sarà probabilmente data priorità alle riforme finanziarie e a quelle dei prezzi in settori come il gas e il petrolio. L'esigenza di disporre di nuovi alloggi e nello stesso tempo di frenare l'aumento dei prezzi delle case richiederà inoltre il cambiamento dei piani di urbanizzazione.

3) I consumi. Il consumo in Cina è un megatrend che continuerà a crescere nei prossimi tre decenni. Secondo le stime la spesa per beni di consumo passerà da 2000 miliardi di dollari a 6000 miliardi di dollari nel 2020. Sul totale dei consumi globali la Cina salirà a quota 15% contro il 5% attuale. Con il Pil pro capite che aumenta e la popolazione che invecchia la spesa si sposterà sempre di più verso i servizi, anche a causa dell'impatto dell'urbanizzazione. Per gli investitori il consiglio della Maisonneuve è diversificare il portafoglio non sono in azioni cinesi, ma di puntare anche su aziende europee o americane che sono molto esposte verso il Paese della Grande Muraglia.

4) La borsa di Shanghai. La forte crescita dell'economia cinese non si è riflessa nell'ultimo anno sull'andamento del mercato azionario. Questa situazione è destinata a cambiare? La specialista di Schroders risponde: "L'andamento macroeconomico e quello del mercato azionario possono non essere fra loro correlati per alcuni periodi di tempo. Nel caso della Cina è avvenuto negli ultimi 12 o 18 mesi per diversi motivi. In primo luogo molti investitori esteri sono stati lontani dalla Cina temendo un suo hard landing, che non è avvenuto. In secondo luogo il Governo ha tentato di normalizzare gli effetti del piano 2009 di stimolo dell'economia per raffreddare gli aumenti dei prezzi degli immobili e combattere la corruzione, ma adesso la situazione si è stabilizzata. È interessante notare che, nonostante la performance del listino di Shanghai, le multinazionali estere molto esposte verso i consumi cinesi, hanno messo a segno rialz".

5) I rischi. Le principali difficoltà che incontrano gli investitori esteri sono legati alla comprensione della politica cinese e dei fondamentali delle aziende quotate, a causa delle diverse regole contabili e dei livelli di trasparenza. Ma nei prossimi dieci anni il pericolo maggiore, da cui mette in guardia la Maisonneuve, è legato al cambiamento della politica estera cinese. Il Paese è infatti vicino a un punto di svolta. La prima mossa potrebbe essere già in corso e si riferisce ai problemi con il Giappone e le Filippine.

6) Le opportunità. I settori che potranno dare maggiori soddisfazioni agli investitori esteri sono i servizi in generale (e in particolare le assicurazioni), la vendita al dettaglio, i prodotti alimentari (compresi i ristoranti) e i beni di lusso, oltre alle aziende che si occupano di efficienza energetica e trattamento delle acque, per la necessità di ridurre drasticamente l'inquinamento.



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Fiat riapre il bond e alza il rendimento. Moody’s conferma Hera, ma con outlook negativo

Written By Unknown on Selasa, 27 November 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Fiat ha deciso di riaprire il prestito obbligazionario con cedola fissa al 7,75%, scadenza ottobre 2016, emesso il 16 luglio 2012 per 600 milioni di euro. L'incremento sarà per un ammontare nominale di 400 milioni di euro. Il prezzo di emissione, invece, sarà pari al 101,116%, per un rendimento a scadenza del 7,4%, migliorato di 35 punti base rispetto all'emissione originaria.

Lo ha comunicato Fiat spa in una nota. Il regolamento dell'offerta sarà pubblicato dopodomani, giovedì 29 novembre. L'emissione verrà effettuata da Fiat Finance and Trade Ltd Sa, società controllata da Fiat spa, nell'ambito del programma di Global Medium Term Notes garantito dalla spa. ''La riapertura del prestito ha ricevuto'',si legge in una nota, ''un'ottima accoglienza e gli ordini sono stati di molto superiori all'importo dell'emissione''.

Nel frattempo, ieri notte Moody's è intervenuta su Hera. La società di rating ha confermato il giudizio Baa1. L'outlook, però, è negativo. Lo ha comunicato Moody's in una nota, sottolineando che la conferma del rating conclude la revisione avviata lo scorso luglio.



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Obama: stop ai bonus fiscali per i ricchi. Amazon colloca 3 miliardi di bond e fa il pieno

Di Elena Dal Maso

Dopo l'appello ieri del guru Warrenn Buffett a imporre una tassa minima ai ricchi, è intervenuto il presidente Barack Obama sulla questione. Non vuole estendere gli sgravi fiscali in essere per i capitali più ingenti, ha detto, anche se cercherà in tutti i modi una mediazione con i Repubblicani per risolvere il dilemma del Fiscal cliff. Borse Usa contrastate (Dow Jones -0,33%, Nasdaq +0,33%).

Il presidente americano Barack Obama non firmerà alcun testo che preveda un'estensione degli sgravi fiscali per i più ricchi: lo ha detto ieri a chiare lettere il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando comunque che Obama è consapevole della necessità di raggiungere dei compromessi per evitare che scatti il Burrone fiscale a fine dicembre.

Nel frattempo, il colosso dell'e-commerce Amazon ha deciso di affacciarsi al mercato del debito per la prima volta in dieci anni e ha venduto 3 miliardi di dollari di bond. Lo riporta il Financial Times, sottolineando che la domanda è stata sostenuta. Amazon ha venduto 750 milioni di dollari di obbligazioni a tre anni, un miliardo di dollari di bond a cinque anni e 1,25 miliardi di dollari di bond a 10 anni. Moody's ha assegnato il rating Baa1 ai titoli citando la ''buona liquidità'' del gruppo.



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La Germania cambia idea, niente Tobin tax fino al 2016

Written By Unknown on Senin, 26 November 2012 | 15.11


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Di Filippo Buraschi

Il ministero tedesco delle Finanze non si aspetta l'introduzione di una Tobin tax sulla tassazione degli istituti finanziari in Europa prima del 2016. Lo ha rivelato il direttore generale del Fisco del governo di Berlino, Michael Sell, al settimanale Wirtschaftswoche. "Non inserirei niente in bilancio prima del 2016", dice Sell. Si tratta di un data che rinvia di quasi due anni l'introduzione della tassa che al momento dovrebbe entrare in vigore nel 2014 dopo l'accordo raggiunto il mese scorso tra 11 Paesi dell'Unione, Italia compresa.

Sell basa la sua stima sul fatto che i negoziati europei dureranno almeno un anno e mezzo a altrettanti ne serviranno per l'implementazione, che dovrà essere elettronica. La Tobin tax è osteggiata da Londra, ma secondo Sell, la Gren Bretagna potrebbe decidere una tassazione delle transazioni azionarie e obbligazionarie, ma non sui derivati.

La tassa, voluta fortemente da Berlino e Parigi e accettata anche dall'Italia nonostante i ripetuti warning del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che la ritiene deleteria per il mercato italiano già di per sé sottile e asfittico, è invece osteggiata dalla Gran Bretagna che vuole invece preservare la leadership del mercato della City e che al momento non ha nessuna intenzione di applicarla.

In un'intervista sullo stesso giornale il viceministro delle Finanze, Hartmut Koshyk, ha dichiarato che il governo tedesco punta a effettuare stress test su tutte le banche europee per verificarne lo stato di salute prima di dare il via libera all'Unione bancariaspiegando che la Germania non vuole assumersi alcun rischio sui debiti delle banche Ue.


4 Commenti

Inviato il: 25/11/2012 17.14   
Da: delaware

Inviato il: 25/11/2012 10.47   
Da: marcotao

Inviato il: 25/11/2012 00.39   
Da: Lince71

Politici come Bersani e Boccia
Che parlano della parola finanza come se fosse la madre di tutti i mali (i conti in grecia chi li ha falsificati?La finanza o la politica? E  il debito italiano a crescita 0,0X con 2000 miliardi di euro chi lo ha creato?La finanza o la polltica?) , che parlano di chi investe in borsa anche intraday  per guadagnare come fosse un terribile speculatore( secondo Boccia per cosa si dovrebbe investire o anche disinvestire?Per beneficienza? Per la gloria? Per la patria?) sono da chiamare per quello che sono: comunisti stalinisti, cointro il capitale, il capitalismo, e la ricchezza.
Sono contro la ricchezza di chiunque,anche dei poveri, dato che se un povero diventa ricco loro lo chiameranno criminale, evasore, magnamagna, magnaccia.

Oggi Bersani ha detto nel discorso per le primarie: 
"se vinco io, chi ha di più dovrà "accettare" di dare di più".

Il discorso giusto deve essere: "se vicno io, chi ha di più deve avere di più per dare di più".

Un enorme differenza poco compresa, che stsa portando l'Italia verso una pericolosissima deriva comunista, fortemente comunista( sono uno che rideva quasndo lo diceva ALLORA Berlusconi, ora non riderei più dato che in Francia tassano già i capitali oltre il milione di euro al 75%....e fino a prova contraria dove sei tassato al 75% si tratta di un paese comunista).

Se la tobin tax distruggerà piazza affari ci siamo.

l'Italia sarà un paese dove:
1) non puoi aprire un'attività privata perchè ti ammazzano di tasse
2) non puoi avere una seconda casa affittata perchè hanno creato una legislazione che rende impossibile mandare via gli inquilini che non pagano, ma tu allo stato sevi cmq le tasse come se avessero pagato.
3) non puoi averla nemmeno sfitta perchè ti costringono a smobilitare per l'IMU. 

La casa diventa un capitale e poi? 

3) non puoi avere i soldi in borsa, o meglio puoi averli ma hai tre  opzioni
 a)  fai il cassettista e quindi rischi di perderli in un tracollo simile a quello del 2007 2012
b) O fai il trader e li muovi ma poi la tobin tax se lo mangia ( con operatività intraday su azionario minima di una sola operazione di acquisto e  una sola in vendita a fine anno, solo per compensare la tassa devi esser riuscito a guadagnare il 24%, senza considerare commissioni bancarie ed eventuali loss + 20% se ci riesci, che Boccia vuole portare al 23%, sul capital gain.
c) O metti i soldi in bot,btp etc.etc. costretto ad aderire al rischio del debito sovrano.
Quindi di fatto c'é la distruzione del libero capitale in Italia.

Alla fine, di fatto,  questo diventa un paese dove:

1)un privato non può  avere più di una casa  e quella che ha la paga cara
2) un privato non può avere un proprio capitale, nè disporne a proprio piacimento se non prrestando soldi allo stato accolandosi il rischio di insolvenza
3) non puoi avere un'impresa privata perchè lo stato si mangia tutto

Su quel poco che rimane, se hai un pò di più arriva Bersani e dice:" chi ha deve dare di più".

Ma di dire: " chi ha deve avere di più per poter dare di più" non se ne parla.

Questo di fatto é sta diventando un paese comunista a tutti gli effetti, senza alcuna possibilità di disporre liberamente di un bene mobilie,immobile, capitale o casa o impresa privati.

Occhio.....

Inviato il: 25/11/2012 00.38   
Da: Lince71

Politici come Bersani e Boccia
Che parlano della parola finanza come se fosse la madre di tutti i mali (i conti in grecia chi li ha falsificati?La finanza o la politica? E  il debito italiano a crescita 0,0X con 2000 miliardi di euro chi lo ha creato?La finanza o la polltica?) , che parlano di chi investe in borsa anche intraday  per guadagnare come fosse un terribile speculatore( secondo Boccia per cosa si dovrebbe investire o anche disinvestire?Per beneficienza? Per la gloria? Per la patria?) sono da chiamare per quello che sono: comunisti stalinisti, cointro il capitale, il capitalismo, e la ricchezza.
Sono contro la ricchezza di chiunque,anche dei poveri, dato che se un povero diventa ricco loro lo chiameranno criminale, evasore, magnamagna, magnaccia.

Oggi Bersani ha detto nel discorso per le primarie: 
"se vinco io, chi ha di più dovrà "accettare" di dare di più".

Il discorso giusto deve essere: "se vicno io, chi ha di più deve avere di più per dare di più".

Un enorme differenza poco compresa, che stsa portando l'Italia verso una pericolosissima deriva comunista, fortemente comunista( sono uno che rideva quasndo lo diceva ALLORA Berlusconi, ora non riderei più dato che in Francia tassano già i capitali oltre il milione di euro al 75%....e fino a prova contraria dove sei tassato al 75% si tratta di un paese comunista).

Se la tobin tax distruggerà piazza affari ci siamo.

l'Italia sarà un paese dove:
1) non puoi aprire un'attività privata perchè ti ammazzano di tasse
2) non puoi avere una seconda casa affittata perchè hanno creato una legislazione che rende impossibile mandare via gli inquilini che non pagano, ma tu allo stato sevi cmq le tasse come se avessero pagato.
3) non puoi averla nemmeno sfitta perchè ti costringono a smobilitare per l'IMU. 

La casa diventa un capitale e poi? 

3) non puoi avere i soldi in borsa, o meglio puoi averli ma hai tre  opzioni
 a)  fai il cassettista e quindi rischi di perderli in un tracollo simile a quello del 2007 2012
b) O fai il trader e li muovi ma poi la tobin tax se lo mangia ( con operatività intraday su azionario minima di una sola operazione di acquisto e  una sola in vendita a fine anno, solo per compensare la tassa devi esser riuscito a guadagnare il 24%, senza considerare commissioni bancarie ed eventuali loss + 20% se ci riesci, che Boccia vuole portare al 23%, sul capital gain.
c) O metti i soldi in bot,btp etc.etc. costretto ad aderire al rischio del debito sovrano.
Quindi di fatto c'é la distruzione del libero capitale in Italia.

Alla fine, di fatto,  questo diventa un paese dove:

1)un privato non può  avere più di una casa  e quella che ha la paga cara
2) un privato non può avere un proprio capitale, nè disporne a proprio piacimento se non prrestando soldi allo stato accolandosi il rischio di insolvenza
3) non puoi avere un'impresa privata perchè lo stato si mangia tutto

Su quel poco che rimane, se hai un pò di più arriva Bersani e dice:" chi ha deve dare di più".

Ma di dire: " chi ha deve avere di più per poter dare di più" non se ne parla.

Questo di fatto é sta diventando un paese comunista a tutti gli effetti, senza alcuna possibilità di disporre liberamente di un bene mobilie,immobile, capitale o casa o impresa privati.

Occhio.....


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Usa, super Black Friday: +9%. Oggi si attende un mega Cyber Monday

Di Elena Dal Maso

Nonostante le previsioni degli istituti di ricerca, che avevano stimato un calo del 2% nelle vendite, il Black Friday è andato benissimo. La bellezza di 247 milioni di americani ha fatto shopping nel fine settimana dopo la festa del Ringraziamento, con un balzo del 9% rispetto allo stesso periodo del 2011, quando furono in 226 milioni a fare acquisti nei negozi.

Il dato è stato reso noto ieri dalla National Retail Federation (Nrf). Gli istituti di ricerca temevano che i voucher di sconto proposti da diverse grandi catene di negozi, validi per tutta la settimana e non solo per il week end, potessero annacquare il desiderio degli acquisti.

Buono il risultato dello shopping online, passato da 86 milioni di americani nel 2011 a 89 lo scorso fine settimana, secondo un'indagine condotta da BiGinshight. Secondo Marketwatch, oltre 35 milioni di americani hanno visitato negozi e siti web giovedì scorso, in attesa di vedere quali promozioni avrebbero effettuato rispetto ai 29 milioni del 2011, con una spesa media di 423 dollari contro i 398 dell'anno scorso, in rialzo del 6%. Quasi un terzo degli acquirenti (32,6%) ha puntato sulle gift cards (buoni spesa), in rialzo del 10% dal 23,1% del 2011. Questo trend è dovuto agli incentivi dei negozianti che stanno promuovendo pacchetti di buoni acquisto con forti sconti.

Il National Retail Federation si attende che oggi 123 milioni di americani facciano shopping online in quello che è già stato definito il Cyber Monday.



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Le banche Ue non ci stanno Basilea 3 deve essere rinviata

Written By Unknown on Minggu, 25 November 2012 | 15.11

Di Antonio Satta

La Federazione bancaria europea ha inviato una lettera alle autorità comunitarie per chiedere il rinvio dell'applicazione delle nuove regole di Basilea 3. L'obiettivo è non creare distorsioni nei mercati internazionali dopo la decisione delle autorità statunitensi di rinviare sine die l'introduzione delle nuove norme e non compromettere la ripresa del ciclo economico, dal momento che la disciplina di Basilea avrebbe gravi effetti recessivi. La lettera è firmata dal presidente dell'Ebf, Christian Clausen.

Ad annunciare la notizia sono stati il presidente, Giuseppe Mussari, e il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, durante i lavori del seminario annuale dell'associazione, in corso a Gubbio. Il testo, indirizzato al commissario europeo al Mercato Interno, Michel Barnier, è stato spedito il 21 novembre. "Il rinvio dell'applicazione delle norme di Basilea3 può aiutare meglio la fase di ripresa prevista nella seconda metà del 2013", ha coomentato il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari secondo cui ci sarebbe ''così una maggiore disponibilita' di credito alle imprese e una ripresa erogazione dei mutui immobiliari''. Mussari ha rilevato come il settore bancario avesse già segnalato possibili effetti recessivi superiori a quanto ipotizzato dalle autorità. A fronte di una situazione attuale difficile ''gli effetti naturali del ciclo non dovrebbero essere aggravati".



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La Germania cambia idea, niente Tobin tax fino al 2016

Politici come Bersani e Boccia
Che parlano della parola finanza come se fosse la madre di tutti i mali (i conti in grecia chi li ha falsificati?La finanza o la politica? E  il debito italiano a crescita 0,0X con 2000 miliardi di euro chi lo ha creato?La finanza o la polltica?) , che parlano di chi investe in borsa anche intraday  per guadagnare come fosse un terribile speculatore( secondo Boccia per cosa si dovrebbe investire o anche disinvestire?Per beneficienza? Per la gloria? Per la patria?) sono da chiamare per quello che sono: comunisti stalinisti, cointro il capitale, il capitalismo, e la ricchezza.
Sono contro la ricchezza di chiunque,anche dei poveri, dato che se un povero diventa ricco loro lo chiameranno criminale, evasore, magnamagna, magnaccia.

Oggi Bersani ha detto nel discorso per le primarie: 
"se vinco io, chi ha di più dovrà "accettare" di dare di più".

Il discorso giusto deve essere: "se vicno io, chi ha di più deve avere di più per dare di più".

Un enorme differenza poco compresa, che stsa portando l'Italia verso una pericolosissima deriva comunista, fortemente comunista( sono uno che rideva quasndo lo diceva ALLORA Berlusconi, ora non riderei più dato che in Francia tassano già i capitali oltre il milione di euro al 75%....e fino a prova contraria dove sei tassato al 75% si tratta di un paese comunista).

Se la tobin tax distruggerà piazza affari ci siamo.

l'Italia sarà un paese dove:
1) non puoi aprire un'attività privata perchè ti ammazzano di tasse
2) non puoi avere una seconda casa affittata perchè hanno creato una legislazione che rende impossibile mandare via gli inquilini che non pagano, ma tu allo stato sevi cmq le tasse come se avessero pagato.
3) non puoi averla nemmeno sfitta perchè ti costringono a smobilitare per l'IMU. 

La casa diventa un capitale e poi? 

3) non puoi avere i soldi in borsa, o meglio puoi averli ma hai tre  opzioni
 a)  fai il cassettista e quindi rischi di perderli in un tracollo simile a quello del 2007 2012
b) O fai il trader e li muovi ma poi la tobin tax se lo mangia ( con operatività intraday su azionario minima di una sola operazione di acquisto e  una sola in vendita a fine anno, solo per compensare la tassa devi esser riuscito a guadagnare il 24%, senza considerare commissioni bancarie ed eventuali loss + 20% se ci riesci, che Boccia vuole portare al 23%, sul capital gain.
c) O metti i soldi in bot,btp etc.etc. costretto ad aderire al rischio del debito sovrano.
Quindi di fatto c'é la distruzione del libero capitale in Italia.

Alla fine, di fatto,  questo diventa un paese dove:

1)un privato non può  avere più di una casa  e quella che ha la paga cara
2) un privato non può avere un proprio capitale, nè disporne a proprio piacimento se non prrestando soldi allo stato accolandosi il rischio di insolvenza
3) non puoi avere un'impresa privata perchè lo stato si mangia tutto

Su quel poco che rimane, se hai un pò di più arriva Bersani e dice:" chi ha deve dare di più".

Ma di dire: " chi ha deve avere di più per poter dare di più" non se ne parla.

Questo di fatto é sta diventando un paese comunista a tutti gli effetti, senza alcuna possibilità di disporre liberamente di un bene mobilie,immobile, capitale o casa o impresa privati.

Occhio.....


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Come cambiare lavoro e fare carriera nel 2013 in barba alla crisi

Written By Unknown on Sabtu, 24 November 2012 | 15.11

Sebbene i datori di lavoro l'anno prossimo staranno attenti a ogni dollaro speso per i dipendenti, vorranno allo stesso tempo che questi ultimi dimostrino di avere maggiori competenze per raggiungere risultati più ambiziosi. Per i dipendenti che vogliono avere successo, avere una competenza di base non sarà quindi più sufficiente. Secondo l'inchiesta condotta dal Wall Street Journal, per vincere una promozione o assicurarsi un lavoro per il prossimo anno occorrono quattro competenze lavorative:

Una chiara capacità comunicativa
Qualsiasi sia il livello, la comunicazione è la chiave per un avanzamento nel lavoro. "Questa è veramente la dote per articolare con chiarezza il proprio punto di vista e per creare una connessione attraverso al comunicazione", ha affermato Holly Paul, responsabile delle assunzioni presso PricewaterhouseCoopers, azienda di accounting and consulting con sede a New York.

Per coloro che sono alla ricerca di un impiego, una chiara capacità comunicativa può fornire un'immagine istantanea del loro modo di lavorare ai datori di lavoro. "Posso lasciare una conversazione di cinque minuti e sentire il loro entusiasmo a avere una buona comprensione di cos'è importante per loro," ha spiegato Paul. Dato che le conversazioni in ufficio sono sempre più online, alcuni impiegati stanno perdendo o non hanno mai sviluppato la capacità di fare una presentazione. Altri potrebbero non riuscire a scrivere in maniera coerente per più di 140 caratteri.

"La tecnologia ha in qualche modo eliminato al nostra capacità di scrivere bene. Le persone vanno talmente di fretta che devono fare più cose contemporaneamente," e saltano le competenze di base come lo spelling e la rilettura, ha proseguito Paul McDonald, direttore esecutivo senior di Robert Half International, un'azienda di reclutamento del personale di Menlo Park.

Marchio personale
I dirigenti delle risorse umane leggono i blog, Twitter e i siti professionali come LinkedIn quando sono alla ricerca di candidati, ed è importante che siano soddisfatti di quello che trovano. "E' il tuo marchio, il modo in cui rappresenti te stesso", ha affermato Peter Handal, ceo di Dale Carnegie Training, società che fornisce servizi di workplace-training a Hauppauge, N.Y, " se posti qualcosa che ti si ritorce contro, gli altri la vedono."

I dipendenti dovrebbero anche essere sicuri che il loro marchio sia invitante e rifletta bene i datori di lavoro. "Un numero sempre maggiore di datori di lavoro cercano dipendenti che utilizzino internet per loro conto, che scrivano sui blog, creino un audience e scrivano post convincenti e accattivanti", ha spiegato Meredith Haberfeld, executive e career coach a New York.

Flessibilità
L'abilità di rispondere velocemente ai bisogni che cambiano di un datore di lavoro sarà importante il prossimo anno, perché le organizzazioni cercano di rispondere in maniera rapida ai clienti. "Molte aziende vogliono che lavoriamo con i loro dipendenti, sul modo di farli uscire dalla loro zone di confort e abituarli ad adattarsi," ha spiegato Handal.,"il lavoro svolto oggi da qualcuno può non essere lo stesso del prossimo anno."

L'abilità di imparare nuove competenze è di fondamentale importanza, ha affermato George Boué, vice presidente delle risorse umane di Stiles, un'azienda di servizi immobiliari a Fort Lauderdale, " Vogliono sapere che se iniziamo un nuovo programma o utilizzeremo nuovi strumenti, le persone che lavorano con noi sono pronte a imparare."

Miglioramento della produttività
Nel 2013 gli impiegati dovrebbero trovare nuovi modi per aumentare la produttività. Secondo una recente indagine fatta da Corporate Executive Board, una società di consulenza e ricerche di mercato, i dirigenti aziendali cercano per il prossimo anno un miglioramento del 20% della produttività dei dipendenti dai livelli attuali.

"Quando sei a lavoro, ti proponi mai per un progetto? Cerchi dei metodi creativi per migliorare la tua organizzazione?", ha spiegato McDonald, "il modo per riuscire veramente a differenziarti a essere proattivo." Le aziende che considerano di aggiungere nuovi dipendenti nei prossimi anni vogliono già ora impiegati che operino in modalità di crescita. "I miei clienti cercano impiegati che abbiano una grande capacità di capire quello che viene richiesto e di cui c'è bisogno, piuttosto che doverselo sentire dire", ha affermato Haberfeld.

Anche i dirigenti che assumono devono lavorare su alcune competenze poiché le organizzazioni si vogliono espandere il prossimo anno. "L'abilità di individuare un talento e assumere personale non esiste più da diversi anni", ha affermato Ben Dattner, psicologo organizzativo di New York ,"poiché l'economia cambia, le aziende dovranno lavorare sodo per tenersi dipendenti capaci. Le aziende si sono ridotte e adesso devono farsi i muscoli".



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Vertice Ue, Italia e Francia pronte al veto oggi. Ecco i tagli

Written By Unknown on Jumat, 23 November 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Se ieri si è litigato fino a notte fonda, oggi si apre la fase più dura del confronto a Bruxelles sul bilancio 2014-2020. Le riunioni riprenderanno alle 12 e vedranno il duo Hollande-Monti combattere contro le riduzioni per 17 miliardi alla Politica agricola comune previste dalla nuova proposte del presidente van Rompuy.

Il premier Monti ha già parlato di veto se non si trovasse un accordo, Hollande ha prontamente ribadito ieri notte che "non posso accettare che alcuni fra i paesi piu' ricchi dell'Unione chiedano ancora sconti mentre la Francia non ne chiede, perchè ha una concezione della solidarietà europea".

Il riferimento è alla Gran Bretagna che, dal canto suo, attraverso il portavoce David Cameron, ha ribattuto che ''l'ultima proposta è un passo avanti nella giusta direzione, ma non si fa abbastanza e si può fare di più per ridurre la spesa''.

A saldi complessivi immutati, la nuova proposta di Van Rompuy prevede di tagliare 11 miliardi in meno per la politica di coesione, la cui riduzione rispetto all'iniziale proposta della commissione sarebbe contenuta a 18,5 miliardi, mentre per quanto riguarda la Politica agricola comune i risparmi sarebbero ridotti di 7,7 miliardi per arrivare a 17,8 miliardi di fondi in meno rispetto alla proposta della commissione. Il capitolo Competitività risulterebbe il più penalizzato, con 13 miliardi di tagli in più (di cui 5 per le soli reti infrastrutturali europee e 8 per la ricerca e l'innovazione) rispetto agli 11,665 previsti dalla precedente proposta del presidente, ma anche il capitolo che comprende le spese per il servizio diplomatico europeo registra 5,5 miliardi di tagli in più (ne erano già previsti 6,8). Van Rompuy ha inoltre proposto di ridurre di 1,6 miliardi i fondi per la giustizia e la sicurezza e di 5,5 miliardi i fondi per la politica estera mentre non è stato modificato lo stanziamento per le spese amministrative.



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Mersch entra nel board della Bce. Annuncio via Twitter

Di Elena Dal Maso

Con un messaggio su Twitter, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha reso noto che dal prossimo 15 dicembre il lussemburghese Yves Mersch entrerà nel board della Bce. Lo hanno stabilito i capi di Stato e di governo della Ue. Ma la decisione non pare sia stata facile, perché ci si attendeva una donna al suo posto e perché la Spagna voleva un connazionale.

Alla fine solo la Spagna ha votato contro. Tutti gli altri hanno ignorato la protesta del Parlamento europeo per avere almeno una donna nel consiglio esecutivo della Bce e hanno deciso di avallare la nomina. Mersch prende il posto dello spagnolo Jose' Gonzalez Paramo, decaduto il 31 maggio scorso. Dopo quasi sei mesi, l'esecutivo dell'Eurotower torna al completo. Ma per l'Eurocamera la scelta del Consiglio europeo è un nuovo strappo alla democrazia. ''Solo la Spagna ha votato contro'', ha riferito il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, che di Mersch è connazionale e che ha lanciato la sua candidatura ai primi di maggio. Il premier Rajoy ha affermato che non era una posizione contro il lussemburghese, ma che riteneva non fosse rispettato l'equilibrio geografico e demografico.

Questa volta l'Inghilterra non ha supportato il Lussemburgo. Durissima la posizione di Sharon Bowles, presidente della Commissione economico-finanziaria del Parlamento nonché candidata governatore della Banca d'Inghilterra: ''La Bce ha ora un membro del suo organo più alto privo di un mandato democratico'' ha dichiarato, sottolineando che i governi ''hanno dato un chiaro segnale di qual è la loro idea di democrazia''.

Era stato da lei e dalla francese Sylvie Goulard che era partita l'idea di bloccare la nomina di Mersch prima ritardando l'audizione parlamentare, poi proponendo un voto contrario di protesta. Il Parlamento aveva chiesto a Juncker di cambiare candidato, di proporre il nome di una donna. La protesta è stata sostenuta dal voto della plenaria di Strasburgo. Ma nella procedura di nomina dei membri della Bce il parere del Parlamento è solo consultivo.



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Le 10 società preferite dagli hedge fund

Written By Unknown on Kamis, 22 November 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

L'istituto di ricerca Factset, con sede nel Connecticut, ha scandagliato i portafogli a fine settembre dei 50 maggiori fondi speculativi, che comprendono nomi celebri come Bridgewater, Paulson & Co., Adage Capital Advisors e Gateway Investment Advisors. Nell'ultimo trimestre i grandi gestori di hedge fund hanno incrementato del 3% la loro esposizione verso il mercato azionario, concentrando gli acquisti nell'information technology e nei beni di consumo e, a livello di società, sui titoli AIG e Capital One Financial. Ecco la classifica dei titoli che preferiscono in base alla presenza nei rispettivi portafogli.

1) Apple. Non stupisce trovare al top della classifica il gigante di Cupertino, che è stato tuttavia soggetto a vendite da parte dei fondi speculativi nell'ultimo trimestre, che hanno alleggerito le loro posizioni (-1,8 milioni di azioni). Fra i venditori più attivi Lone Pine Capital, Renaissance Technologies e Greenlight Capital. Alle quotazioni recenti, intorno a 561 dollari, la performance da inizio anno è del 36,8%

2) Lyondellbasell Industries. E' il terzo maggiore gruppo mondiale del settore chimico (nei segmenti raffinazione petrolifera, polipropilene ed etilene) che genera ricavi per 51 miliardi di dollari avvalendosi di 14 mila addetti sparsi in tutto il mondo. A New York capitalizza 27,7 miliardi di dollari e da inizio anno ha messo a segno una performance del 44,4%. I 50 maggiori hedge funds nel terzo trimestre hanno tagliato (-10 milioni di azioni) la loro esposizione sul titolo

3) Google. Da inizio anno la regina del web, che capitalizza 218,9 miliardi di dollari, ha registrato una performance pressoché piatta e nel terzo trimestre è stata venduta dai fondi speculativi, che hanno leggermene alleggerito la loro posizione (-0,7 milioni di azioni)

4) AIG. E' il titolo finanziario che è stato più comprato dai fondi hedge (+92,2 milioni di azioni), con in prima fila OZ Management e Third Point Management. Da inizio anno il titolo è salito a Wall Street del 34,4%

5) Procter & Gamble. Al quinto posto il gigante Usa dei beni di consumo, che ha aumentato il suo appeal verso i gestori di hedge funds, che nel trimestre hanno aumentato la loro esposizione per 21,8 milioni di azioni. Da gennaio la performance del titolo è del 2,3%

6) Priceline.com. E' leader globale nella prenotazione degli hotel, disponendo di una piattaforma cui partecipano 260 mila alberghi situati in 180 Paesi (dall'Europa al Sudamerica fino all'Africa), che comprende marchi come Booking.com, Agoda.con e Rentalcars. com. Da inizio anno ha realizzato una performance del 31,6%. Non ci sono state nel trimestre forti variazioni delle posizioni detenute dagli hedge fund

7) Icahn Enterprises. Presieduto dal 76enne Carl Celian Icahn, il gruppo ha interessi molto diversificati (hotel, casinò, immobili, società immobiliari). Modesta la performance da inizio anno (+9%) del titolo, verso il quale l'esposizione dei fondi speculativi non è cambiata in misura rilevante del terzo trimestre

8) Visa. Il colosso delle carte di credito, che capitalizza 97,7 miliardi di dollari, da fine 2011 ha guadagnato il 42%. Non ci sono state nel trimestre forti variazioni delle posizioni detenute dagli hedge fund

9) News Corporation. Il gigante dei media, che a New York capitalizza 56,1 miliardi di dollari, da gennaio ha messo a segno una performance del 30,4%. Non ci sono state nel trimestre forti variazioni nelle posizioni detenute dagli hedge fund

10) Qualcomm. Il colosso dell'It è stato soggetto a vendite nel terzo trimestre da parte dei fondi speculativi, che hanno alleggerito la loro esposizione (-12,9 milioni di azioni). Da inizio anno la performance borsistica è del 12,6%



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Tokyo festeggia. Un fondo cinese fra i maggiori azionisti del Giappone

Di Elena Dal Maso

Dopo una chiusura in moderato rialzo di Wall Street (+0,38% il Dow Jones, Nasdaq +0,34%), l'Asia parte al galoppo trainata delle buone notizie sulla ripresa dell'economia cinese (unica eccezione, Shanghai, -0,5%). Tokyo brilla con un +1,56%, ai massimi dal 2 maggio, grazie anche alla frenata dello yen.

Nel frattempo, il quotidiano finanziario Nikkei ha scritto che OD05 Omnibus, fondo d'investimento collegato al governo cinese, resta un investitore di spicco di importanti società giapponesi per 2.300 miliardi di yen totali (oltre 23 miliardi di euro) nonostante i rapporti tra Tokyo e Pechino attraversino una fase di forte turbolenza a causa della crisi scoppiata sulla sovranità delle isole Senkaku/Diaoyu.

A partire dal 30 settembre, il fondo è risultato uno dei primi 10 azionisti in 145 compagnie giapponesi che chiudono il bilancio a fine marzo, in base alle comunicazioni trimestrali. Come riporta il quotidiano finanziario Nikkei, OD05 Omnibus ha ridotto a fine settembre le partecipazioni in 64 imprese rispetto al 31 marzo, aumentando nel contempo le quote in 68 aziende, tra cui il vettore aereo All Nippon Airways, il colosso delle tlc Softbank e Taiheiyo Cement. Secondo i valori di Borsa, le partecipazioni risultano in calo di oltre il 10%, pari a 400 miliardi di yen, in gran parte di riflesso alle perdite registrate nel periodo dai listini azionari.



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Mediobanca, focus cda su banking non discusse partecipazioni

Written By Unknown on Rabu, 21 November 2012 | 15.11

E' terminato dopo oltre tre ore di confronto il cda di Mediobanca (-2,25% a 4,256 euro), primo di una serie di incontri che all'inizio dell'anno prossimo porteranno piazzetta Cuccia ad annunciare il nuovo piano strategico. Un piano che si basa su meno rischi per fare fronte al difficile contesto con l'obiettivo generale di stabilizzare i ricavi con attività che richiedono meno capitali.

"Si è trattato di un primo incontro per porre le basi della parte banking, tenuto conto dell'attuale contesto", ha riferito una fonte finanziaria. "L'ad Alberto Nagel ha fatto una fotografia di com'è Mediobanca oggi, per rafforzare il modello di attività pur tenendo sotto controllo conti e rischi. Al momento si è parlato solo di banking che è il vero core business dell'istituto e non di partecipazioni".

Secondo quanto riferisce un'altra fonte, la merchant milanese prenderà in esame la situazione delle partecipazioni finanziarie in un futuro cda, "ma non in quello di dicembre che sarà invece incentrato sul preconsuntivo". L'incontro di oggi, definito da molti dei presenti "proficuo e molto positivo", si è svolto in un modo del tutto simile a una presentazione da analista. E' stato ad esempio spiegato che CheBanca! fa il 20% della raccolta di gruppo ed è stato  illustrato come dovrebbe essere rafforzata la banca alla luce di quello che sarà il contesto futuro.

Il piano che vedrà la luce nei prossimi mesi "si basa su rischi più contenuti e su un contestuale rafforzamento delle sedi estere che ci sono già", ha proseguito la fonte. Una scelta indispensabile "per fare fronte al difficile contesto economico. L'obiettivo generale è di riuscire a stabilizzare i ricavi con attività meno capital intensive".



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Le sette banche emergenti con maggiore appeal

Di Ester Corvi

Se nei Paesi industrializzati il sistema bancario è in grande difficoltà, stretto nella morsa della recessione economica e dell'aumento delle sofferenze, non è così nei mercati emergenti. Secondo gli esperti di Morgan Stanley, è tempo per gli investitori di allargare lo sguardo alle realtà più dinamiche e redditizie di Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia e Turchia, con un'ottica di lungo termine. Sfruttare le basse quotazioni di alcune banche che operano negli emerging market, può essere infatti una buona idea per diversificare in maniera intelligente il portafoglio. Ecco i sette istituti di credito più promettenti.

*Banco Santander Brasil. E' il gruppo, a parere degli specialisti dell'investment bank americana, che è meglio posizionato per trarre vantaggio dai rapidi cambiamenti che stanno avvenendo nel sistema bancario brasiliano. Grazie alla sua struttura a basso costo e al modello di business incentrato sul cliente sarà in grado di adattarsi in maniera più rapida ed efficace dei concorrenti. Ha una capitalizzazione di mercato intorno a 26 miliardi di dollari, attività totali (nel secondo trimestre 2012) per 215 miliardi di dollari e un ritorno sugli impieghi (roae) previsto nel 2015 del 9,8%.

*Industrial & Commercial Bank of China. Il colosso cinese, che capitalizza 228 miliardi di dollari, è caratterizzato da un solido bilancio, un'elevata redditività, una buona capacità di generare utili e ha dimostrato di saper resistere agli alti e bassi del mercato. Inoltre il management ha dato un'impronta molto difensiva alla gestione, con il vantaggio di essere meno esposto dei competitor nelle fasi economiche negative. Gli impieghi sono infatti meno concentrati nei settori più rischiosi.

*Hdfc Bank. E' una banca indiana, che ha evidenziato negli ultimi anni una forte crescita degli utili (+30%) e dei livelli di efficienza. La redditività è stata molto migliorata nel corso degli ultimi quattro anni e gli analisti di Morgan Stanley si aspettano che il roe (ritorno sul capitale) salga fino al 21-22% nel corso dei prossimi cinque anni. Le prospettive sono quindi incoraggianti per questo istituto che capitalizza 28 miliardi di dollari.

*PT Bank Mandiri. Fra le banche indonesiane è quella che è meglio posizionata per trarre vantaggio dalla crescita strutturale dei mercati finanziari in quest'area. Negli ultimi anni ha inoltre ridotto il suo profilo di rischio, con il roae stimato per il 2015 a quota 22,5%. Capitalizza 21 miliardi di dollari.

*Grupo Financiero Banorte. Il gruppo messicano (13 miliardi di dollari di capitalizzazione) si distingue per registrare la più forte crescita degli utili fra le banche dell'America Latina. L'utile per azione (eps) è atteso in aumento del 20% nel 2012 e 2013, a fronte di un roe che toccherà il 22% nel 2015.

*Sberbank. E' una banca russa, che capitalizza 58 miliardi di dollari, e che nel 2014 toccherà, secondo le stime degli analisti, un roe del 18%, a fronte di uno scenario di crescita del Paese che resta positivo, con un aumento reale del Pil 2013 del 3,7%. Questa dinamicità è accompagnata da solidi fondamentali.

*Garanti Bank. La banca turca, che capitalizza 20 miliardi di dollari, è la meglio posizionata del Paese per trarre vantaggio dallo scenario in rapido cambiamento del sistema bancario, che presenta tuttavia molti rischi. Grazie alla buona redditività la Garanti Bank è tuttavia in una posizione più difensiva, che offre buone prospettive nel lungo termine.



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Monti, le riforme faranno salire il Pil di quattro punti. L’Eurocrisi verso la soluzione

Written By Unknown on Selasa, 20 November 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Mentre Moody's mette sotto osservazione le banche italiane a causa della recessione persistente, arriva da Dubai la voce del premier Monti: sottolinea l'effetto positivo delle riforme che contribuiranno alla crescita di quattro punti del Pil a lungo termine.

''Siamo riusciti ad evitare un totale disastro''. Lo ha detto il premier Mario Monti a Dubai nel suo tour di promozione dell'Italia in Medio Oriente per attirare investitori. In un incontro alla Camera di commercio, il presidente del Consiglio ha spiegato che negli ''ultimi dodici mesi dovevamo spegnere l'incendio della casa che era la priorità: non potevamo accendere un altro focolaio in Europa''.

Sempre nel corso dell'incontro a Dubai, Monti si è soffermato sul lavoro portato avanti dal governo, soprattutto per venire incontro alle esigenze delle imprese italiane in tema di semplificazione della burocrazia. L'Italia, ha spiegato, "è tornata a essere attrattiva". L'Ocse, ha proseguito poi, ha stimato di recente che "le riforme messe in campo contribuiranno a una crescita di 4 punti percentuali sul Pil negli ultimi 10 anni".  Sulla crisi Ue, Monti ha detto che "l'area euro sta superando la sua crisi". E ha ricordato che, "oltre ad essere una moneta, l'euro è un simbolo dell'integrazione europea che i governi europei sono determinati a preservare e rafforzare".



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Murdoch punta su Yes Network, il canale degli Yankees. Credit Suisse sotto accusa a NY

Di Elena Dal Maso

News Corp torna all'attacco e mira ad acquisire il 49% del canale sportivo americano Yes Network, che trasmette le partite degli Yankees e dei Nets. Ne frattempo, il procuratore generale di New York ha annunciato un'azione legale contro Credit Suisse a causa delle enormi perdite sui titoli collegati ai mutui.

News Corp torna all'attacco. Dopo un anno difficile in cui ha cercato di superare lo scandalo delle intercettazioni telefoniche, il gruppo del magnate Rupert Murdoch torna a fare acquisizioni. Secondo il New York Times starebbe cercando di acquisire il 49% di Yes Network, canale sportivo che potrebbe usare come base per costruire una rete solo sport all'interno del gruppo in grado di competere con Espn. Yes Network trasmette le partite degli Yankees e dei Nets.

Il procuratore generale di New York, Eric Scheiderman, si prepara ad avanzare un'azione legale contro Credit Suisse, accusata di aver ingannato gli investitori causando oltre 11 miliardi di dollari di perdite con i titoli legati ai mutui. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali la causa dovrebbe essere avviata nei prossimi giorni. Credit Suisse sarebbe accusata di aver ingannato gli investitori nelle pratiche di due diligence sui mutui immobiliari che venivano confezionati in bond.



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Bce in ansia per la Spagna: speculatori pronti all’attacco

Written By Unknown on Senin, 19 November 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

La Banca centrale europea teme che Madrid possa diventare obiettivo degli attacchi della speculazione mondiale. Lo scrive oggi il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, che riporta le dichiarazioni di alcuni banchieri centrali preoccupati del mancato risanamento delle banche spagnole.

Sotto il titolo "La Spagna rende nervosa la Bce", il giornale sottolinea che, "tra le banche centrali europee cresce il timore che la Spagna diventi il focolaio d'incendio dell'Eurozona e che abbia bisogno di un salvataggio a caro prezzo da parte della Bce".

Il quotidiano bavarese riporta le dichiarazioni di due banchieri centrali senza rivelarne il nome. "Ci attendiamo ogni giorno che gli investitori attacchino la Spagna", dichiara un governatore centrale, mentre per un altro "è evidente che Madrid sta rinviando il risanamento. E' una cosa che non va". I banchieri centrali interpellati temono che il governo di Madrid rischi di finire sotto una massiccia pressione dei mercati finanziari, poiché trascura urgenti e necessarie riforme come il risanamento delle banche.



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Tokyo festeggia, spread in calo. Hsbc vende il colosso China Ping An

Di Elena Dal Maso

Quarta chiusura consecutiva al rialzo per la Borsa di Tokyo, che ha registrato i massimi degli ultimi due mesi nella speranza che il prossimo governo spinga l'acceleratore sulla politica monetaria. In Europa sta calando il differenziale fra Btp e Bund a 352 punti.

Il Nikkei ha fatto un balzo dell'1,43% sostenuto dalla debolezza dello yen, scambiato intorno ai minimi degli ultimi 7 mesi contro il dollaro, a 81,4. L'indice Nikkei è salito di 129,04 punti, a quota 9.153,20, sulle attese che la vittoria dei Liberaldemocratici alle elezioni del 16 dicembre debba portare il suo leader Shinzo Abe ad aumentare il pressing sulla Bank of Japan (che riunisce fino a domani il board) per un allentamento monetario più aggressivo.

Nel frattempo, il colosso bancario anglo-asiatico Hsbc ha reso noto che sta trattando la cessione di una partecipazione da 9,3 miliardi di dollari in China Ping An. Si tratta della seconda compagnia di assicurazione cinese. Hsbc ha acquistato tra il 2002 e il 2005 il 15,6% della società e ora intende rivenderla nell'ambito del suo piano triennale di vendita dei suoi asset no core.

Il prezzo del petrolio è in rialzo poco sotto 88 dollari. Sui mercati asiatici, i futures sul Light crude sono saliti di 98 cent a 87,9 dollari al barile e quelli sul Brent di 79 cent a 109,74 dollari. A spingere, la crisi in Medio Oriente.



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Il Milan vacilla, Berlusconi coglie l'sos ma esclude cessione club

Written By Unknown on Minggu, 18 November 2012 | 15.11

Di Ilaria Ammendola

Silvio Berlusconi torna ad occuparsi del Milan e nega vi siano trattative per la cessione del Club. "Sono tutte storie, non c'è niente di vero", ha affermato, lasciando però la porta aperta a eventuali investitori: "bisogna vedere se arriva qualcuno con forte disponibilità economica e voglia di dare una mano affinché il Milan rimanga protagonista, perché no", ha aggiunto.

Per adesso però, ha puntualizzato, "non c'è nessun discorso". A inizio dicembre però arriveranno a Milanello i vertici del Guangzhou Evergrande, il club di Marcello Lippi appena diventato Campione di Cina e c'è già chi ha cominciato a speculare su un passaggio di quote societarie, ma oggi Berlusconi ha rimbalzato la palla: "i cinesi? Non so verranno a fare gli sponsor". E alcuni non escludono la possibile penetrazione del marchio Milan in Cina con sinergie commerciali tra i due club.

A ottobre erano anche trapelate voci circa un interesse del fondo della famiglia Al Thani, già proprietaria del PSG, interessato a rilevare il 30% delle azioni del Milan, in cambio di 250 milioni di euro: cifra derivata da un complicato calcolo matematico, ovvero la quotazione che la rivista Forbes ha dato del club rossonero, pari a 794 milioni di euro, divisa per tre e aggiustata al ribasso.

Ma anche altri rumor secondo cui il viaggio di Berlusconi in Russia per il compleanno dell'Amico Vladimir Putin avrebbe portato al Milan un'offerta da parte del supermiliardario Oleg Deripaska pari a 500 milioni di euro sempre per il 30% delle quote. Al di là di un'eventuale cessione di una quota, Berlusconi deve rianimare una squadra che al momento non gode di buona salute e si colloca con soli 14 punti a metà di una classifica guidata in maniera trionfale con 31 punti dai Bianconeri.

Il presidente del Milan, riconoscendo le evidenti difficoltà, ha fatto notare che nel corso dell'anno scorso la squadra ha visto molti dei suoi giocatori appendere le scarpe al chiodo per motivi di età e ha perso due importanti giocatori quali Ibrahimovic e Thiago Silva. D'altronde ha giustificato la scelta spiegando che l'offerta ha prodotto un risparmio di 160 milioni di euro in tre anni e nessuna persona con la testa sulle spalle avrebbe potuto dire no, soprattutto in un periodo come questo.

Berlusconi ha anche ammesso che gli ultimi acquisti non sono stati proprio ideali per ripartire con un progetto basato sui giovani come vorrebbe il Milan. "Vedremo a gennaio quali cessioni faremo e quali innesti faremo", ha detto. Ma non proprio tutto è da buttare. Il presidente rossonero indossa i panni del tecnico dando qualche suggerimento ad Allegri: "il trio d'attacco Bojan, El Shaarawy e Pato, se fosse al meglio della condizione fisica, non sarebbe poi così male. Pato era un campione, fino a due anni fa giocava e segnava in modo impressionante, per lui una squadra spagnola aveva offerto 50 milioni. Poi c'è stata una serie di infortuni da cui deve riemergere. Deve tornare a credere in se stesso per tornare il Pato che conoscevamo. Montolivo? Lo vedo come il regista della squadra, il distributore di gioco, mi ricorda Pirlo".

Infine una bacchettata ai tifosi: "abbiamo mangiato caviale e bevuto champagne per 26 anni, a loro dico che bisogna avere un po' di pazienza. Ma c'è un dolore causato dal comportamento di alcuni tifosi: quello di non comprendere che l'età di alcuni giocatori ha imposto la fine di un ciclo. Nei momenti difficili si vede il vero tifoso, non mi è piaciuto che alcuni abbiamo smesso di venire allo stadio. Una grande squadra ha bisogno di un grande pubblico".



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Borse Ue appese al fiscal cliff Usa e alla crisi in Grecia

Di Ilaria Ammendola

Chiusura negativa a Piazza Affari

Le borse europee hanno archiviato l'ultima seduta della settimana in territorio negativo. Milano è la peggiore piazza europea e ha chiuso in calo del 2,02% a 14.855 punti, seguita da Madrid in calo dell'1,39% a 7.588 punti. Pioggia di segni meno anche su Parigi (-1,21% a 3.341 punti), Londra (-1,27% a 5.605 punti) e Francoforte (-1,32% a 6.950 punti). Lo spread tra Btp Bund non ha perso il controllo e si è attestato in chiusura a 353 punti base.

Grecia e Spagna continuano a tenere banco sui mercati. Si avvicina, infatti, l'Eurogruppo del 20 novembre considerato l'ultima spiaggia per Atene, ma il governo tedesco non vede alcun rischio che il Fondo monetario internazionale si tiri indietro rispetto agli sforzi internazionali per aiutare la Grecia. Stamani però il numero uno del Fmi, Lagarde, è tornato a incalzare l'Europa: deve trovare un accordo per inserire il debito sui binari della sostenibilità.

Quanto alla Spagna, l'esponente francese della Bce, Christian Noyer, ha ribadito per l'ennesima volta che è il governo a dover chiedere aiuti e ha assicurato che l'Omt non rischia di far accelerare l'inflazione nell'Eurozona. Anzi, a suo avviso, rafforzerà la stabilità dei prezzi, aiutando l'area euro a evitare rischi di deflazione. "Se ci fosse deflazione in parti dell'area euro, allora non staremmo centrando il nostro obiettivo", ha ricordato Noyer. Per il banchiere centrale, infatti, i Paesi che si trovano di fronte ad alti costi di finanziamento potrebbero cadere in una spirale deflativa.

Oltre alle preoccupazioni per la crisi del debito in Europa ha pesato sul sentiment il dato sulla produzione industriale Usa a ottobre, scesa a sorpresa dello 0,4% rispetto a settembre (consenso: +0,2% mese su mese) in scia agli effetti dell'uragano Sandy. Alta la tensione anche per le violenze in Medio Oriente e per il fiscal cliff mentre sono in corso le negoziazioni tra i funzionari dell'amministrazione Obama e i parlamentari con l'obiettivo di trovare un compromesso sui tagli alla spesa e sugli aumenti delle tasse che potrebbero scattare nel 2013.

A Piazza Affari tra i peggiori titoli Telecom (-4,68% a 0,682 euro) penalizzata dai rumors su un possibile stop allo scorporo della rete. Con essa i titoli bancari, malgrado l'andamento non così negativo dello spread: Bpm(-5,21% a 0,3657 euro), Mediobanca (-3,64% a 4,234 euro), Unicredit (-3,29% a 3,354 euro), Ubi banca (-3,3%  a 2,694 euro), Intesa Sanpaolo (-3,19% a 1,185 euro).

In forte calo anche Exor (-3,9% a 18,71 euro), su cui Goldman Sachs ha tagliato il rating da buy a neutral togliendo il titolo dalla sua Buy List, dopo la recente forte performance. Nel resto del listino, male DeLonghi dopo che Soparfi, la holding della famiglia De Longhi, ha completato la cessione dell'8% del capitale di DeLonghi tramite un accelerated bookbuilding, a un prezzo di 9,5 euro per azione.

Ma anche Maire (-22,42% a 0,343 euro) dopo che ieri la società ha annunciato un aumento di capitale e su cui Kepler ha ridotto il target price da 0,50 a 0,26 euro, confermando la raccomandazione reduce. Non solo, il broker ha ridotto anche le stime sul risultato netto del 69% per il 2013 e del 33% per il 2014. Gli analisti credono che l'aumento di capitale possa essere di 200 milioni di euro, a fronte di una capitalizzazione di mercato attuale di 150 milioni di euro e ritengono che la diluizione per gli azionisti sarebbe significativa in quanto l'emissione di nuove azioni sarebbe finalizzata principalmente a ridurre il debito.



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Il Milan vacilla, Berlusconi coglie l'sos ma esclude cessione club

Written By Unknown on Sabtu, 17 November 2012 | 15.11

Di Ilaria Ammendola

Silvio Berlusconi torna ad occuparsi del Milan e nega vi siano trattative per la cessione del Club. "Sono tutte storie, non c'è niente di vero", ha affermato, lasciando però la porta aperta a eventuali investitori: "bisogna vedere se arriva qualcuno con forte disponibilità economica e voglia di dare una mano affinché il Milan rimanga protagonista, perché no", ha aggiunto.

Per adesso però, ha puntualizzato, "non c'è nessun discorso". A inizio dicembre però arriveranno a Milanello i vertici del Guangzhou Evergrande, il club di Marcello Lippi appena diventato Campione di Cina e c'è già chi ha cominciato a speculare su un passaggio di quote societarie, ma oggi Berlusconi ha rimbalzato la palla: "i cinesi? Non so verranno a fare gli sponsor". E alcuni non escludono la possibile penetrazione del marchio Milan in Cina con sinergie commerciali tra i due club.

A ottobre erano anche trapelate voci circa un interesse del fondo della famiglia Al Thani, già proprietaria del PSG, interessato a rilevare il 30% delle azioni del Milan, in cambio di 250 milioni di euro: cifra derivata da un complicato calcolo matematico, ovvero la quotazione che la rivista Forbes ha dato del club rossonero, pari a 794 milioni di euro, divisa per tre e aggiustata al ribasso.

Ma anche altri rumor secondo cui il viaggio di Berlusconi in Russia per il compleanno dell'Amico Vladimir Putin avrebbe portato al Milan un'offerta da parte del supermiliardario Oleg Deripaska pari a 500 milioni di euro sempre per il 30% delle quote. Al di là di un'eventuale cessione di una quota, Berlusconi deve rianimare una squadra che al momento non gode di buona salute e si colloca con soli 14 punti a metà di una classifica guidata in maniera trionfale con 31 punti dai Bianconeri.

Il presidente del Milan, riconoscendo le evidenti difficoltà, ha fatto notare che nel corso dell'anno scorso la squadra ha visto molti dei suoi giocatori appendere le scarpe al chiodo per motivi di età e ha perso due importanti giocatori quali Ibrahimovic e Thiago Silva. D'altronde ha giustificato la scelta spiegando che l'offerta ha prodotto un risparmio di 160 milioni di euro in tre anni e nessuna persona con la testa sulle spalle avrebbe potuto dire no, soprattutto in un periodo come questo.

Berlusconi ha anche ammesso che gli ultimi acquisti non sono stati proprio ideali per ripartire con un progetto basato sui giovani come vorrebbe il Milan. "Vedremo a gennaio quali cessioni faremo e quali innesti faremo", ha detto. Ma non proprio tutto è da buttare. Il presidente rossonero indossa i panni del tecnico dando qualche suggerimento ad Allegri: "il trio d'attacco Bojan, El Shaarawy e Pato, se fosse al meglio della condizione fisica, non sarebbe poi così male. Pato era un campione, fino a due anni fa giocava e segnava in modo impressionante, per lui una squadra spagnola aveva offerto 50 milioni. Poi c'è stata una serie di infortuni da cui deve riemergere. Deve tornare a credere in se stesso per tornare il Pato che conoscevamo. Montolivo? Lo vedo come il regista della squadra, il distributore di gioco, mi ricorda Pirlo".

Infine una bacchettata ai tifosi: "abbiamo mangiato caviale e bevuto champagne per 26 anni, a loro dico che bisogna avere un po' di pazienza. Ma c'è un dolore causato dal comportamento di alcuni tifosi: quello di non comprendere che l'età di alcuni giocatori ha imposto la fine di un ciclo. Nei momenti difficili si vede il vero tifoso, non mi è piaciuto che alcuni abbiamo smesso di venire allo stadio. Una grande squadra ha bisogno di un grande pubblico".



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Borse Ue appese al fiscal cliff Usa e alla crisi in Grecia

Di Ilaria Ammendola

Chiusura negativa a Piazza Affari

Le borse europee hanno archiviato l'ultima seduta della settimana in territorio negativo. Milano è la peggiore piazza europea e ha chiuso in calo del 2,02% a 14.855 punti, seguita da Madrid in calo dell'1,39% a 7.588 punti. Pioggia di segni meno anche su Parigi (-1,21% a 3.341 punti), Londra (-1,27% a 5.605 punti) e Francoforte (-1,32% a 6.950 punti). Lo spread tra Btp Bund non ha perso il controllo e si è attestato in chiusura a 353 punti base.

Grecia e Spagna continuano a tenere banco sui mercati. Si avvicina, infatti, l'Eurogruppo del 20 novembre considerato l'ultima spiaggia per Atene, ma il governo tedesco non vede alcun rischio che il Fondo monetario internazionale si tiri indietro rispetto agli sforzi internazionali per aiutare la Grecia. Stamani però il numero uno del Fmi, Lagarde, è tornato a incalzare l'Europa: deve trovare un accordo per inserire il debito sui binari della sostenibilità.

Quanto alla Spagna, l'esponente francese della Bce, Christian Noyer, ha ribadito per l'ennesima volta che è il governo a dover chiedere aiuti e ha assicurato che l'Omt non rischia di far accelerare l'inflazione nell'Eurozona. Anzi, a suo avviso, rafforzerà la stabilità dei prezzi, aiutando l'area euro a evitare rischi di deflazione. "Se ci fosse deflazione in parti dell'area euro, allora non staremmo centrando il nostro obiettivo", ha ricordato Noyer. Per il banchiere centrale, infatti, i Paesi che si trovano di fronte ad alti costi di finanziamento potrebbero cadere in una spirale deflativa.

Oltre alle preoccupazioni per la crisi del debito in Europa ha pesato sul sentiment il dato sulla produzione industriale Usa a ottobre, scesa a sorpresa dello 0,4% rispetto a settembre (consenso: +0,2% mese su mese) in scia agli effetti dell'uragano Sandy. Alta la tensione anche per le violenze in Medio Oriente e per il fiscal cliff mentre sono in corso le negoziazioni tra i funzionari dell'amministrazione Obama e i parlamentari con l'obiettivo di trovare un compromesso sui tagli alla spesa e sugli aumenti delle tasse che potrebbero scattare nel 2013.

A Piazza Affari tra i peggiori titoli Telecom (-4,68% a 0,682 euro) penalizzata dai rumors su un possibile stop allo scorporo della rete. Con essa i titoli bancari, malgrado l'andamento non così negativo dello spread: Bpm(-5,21% a 0,3657 euro), Mediobanca (-3,64% a 4,234 euro), Unicredit (-3,29% a 3,354 euro), Ubi banca (-3,3%  a 2,694 euro), Intesa Sanpaolo (-3,19% a 1,185 euro).

In forte calo anche Exor (-3,9% a 18,71 euro), su cui Goldman Sachs ha tagliato il rating da buy a neutral togliendo il titolo dalla sua Buy List, dopo la recente forte performance. Nel resto del listino, male DeLonghi dopo che Soparfi, la holding della famiglia De Longhi, ha completato la cessione dell'8% del capitale di DeLonghi tramite un accelerated bookbuilding, a un prezzo di 9,5 euro per azione.

Ma anche Maire (-22,42% a 0,343 euro) dopo che ieri la società ha annunciato un aumento di capitale e su cui Kepler ha ridotto il target price da 0,50 a 0,26 euro, confermando la raccomandazione reduce. Non solo, il broker ha ridotto anche le stime sul risultato netto del 69% per il 2013 e del 33% per il 2014. Gli analisti credono che l'aumento di capitale possa essere di 200 milioni di euro, a fronte di una capitalizzazione di mercato attuale di 150 milioni di euro e ritengono che la diluizione per gli azionisti sarebbe significativa in quanto l'emissione di nuove azioni sarebbe finalizzata principalmente a ridurre il debito.



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Crescono gli smartphone, ma Nokia crolla

Written By Unknown on Jumat, 16 November 2012 | 15.11

Nel terzo trimestre Nokia è scesa al settimo posto nel mercato globale in crescita degli smartphone, mentre Apple e Samsung sono rimaste salde nel segmento una volta dominato dall'azienda finlandese. Nokia ha venduto 7,2 milioni, o il 4,3% dei 169,2 milioni di smartphone venduti in tutto i mondo nell'ultimo trimestre, togliendo l'azienda dal terzo posto del trimestre precedente secondo l'azienda di ricerca Gartner.

Stephen Elop, ceo dell'azienda produttrice di telefoni, ha riferito che nonostante sia contento per i progressi nelle vendite degli smartphone Lumia recentemente lanciati si è reso conto che l'azienda ha ancora bisogno di recuperare terreno per affrontare con più successo rivali come Apple, Samsung e Google.

Nokia ha lanciato i nuovi prodotti, lo smartphone di punta Lumia 920 e il fratello minore più accessibile Lumia 820, a settembre e ha iniziato a vendere i dispositivi la scorsa settimana. "Abbiamo appena ottenuto i risultati dei primi quattro giorni di vendite e ne siamo molto soddisfatti," ha detto Elop durante un conferenza con gli investitori a Barcellona. "Abbiamo molto lavoro davanti," ha aggiunto. "Sappiamo che stiamo portando sul mercato un ottimo prodotto. Lumia 920 ha ricevuto recensioni fantastiche ma adesso dobbiamo tradurle in risultati di vendita

Come ha scritto il Wall Street Journal, il crollo di Nokia dal terzo posto dell'ultimo trimestre avviene mentre le vendite globali degli smartphone nel terzo trimestre sono aumentate del 47%, ha detto Gartner. Gli smartphone rappresentano ora circa il 40% dell'industria totale dei telefoni cellulari.

Nel terzo trimestre Apple e Samsung hanno dominato il segmento con una quota di mercato combinata del 46,5%, come ha riportato Gartner. L'azienda taiwanese HTC e Rim, produttrice di BlackBerry, sono state tra le aziende che hanno superato Nokia.

Nokia, un tempo in cima al mercato degli smartphone e dei telefoni cellulari in generale, non è riuscita a stare al passo con le aziende rivali dopo aver scommesso sulla piattaforma di Microsoft per i suoi smartphone esclusivi e utilizzato Symbian per dispositivi più semplici. Nel terzo trimestre Microsoft e Symbian hanno rappresentato insieme il 5% dei sistemi operativi usati negli smartphone secondo Gartner.

Secondo l'azienda di ricerca la piattaforma Android di Google è rimasto il sistema operativo dominante per gli smartphone, dato che la sua quota di mercato ha raggiunto il 72,4% rispetto al 52,5% dell'anno precedente.

Nel terzo trimestre le vendite mondiali dei telefoni cellulari agli utenti finali sono diminuite del 3,1% rispetto all'anno precedente a 428 milioni di unità. All'intero di questo mercato in calo, la quota di Nokia è passata dal 23,9% al 19,2%, mentre Samsung ha raggiunto la punta massima con il 22,9% di tutti i cellulari venduti nel mondo rispetto al 18,7% dell'anno precedente grazie soprattutto alla richiesta degli smartphone Galaxy.

La società di ricerca ha aggiunto anche che Apple è stato il terzo maggior venditore nel mercato dei dispositivi mobili, con un aumento della quota di mercato dal 3,9% al 5,5%.

Nokia sta puntando molto sulla nuova linea di smartphone Lumia con il software Windows di Microsoft per riguadagnare il terreno perso. Negli Stati Uniti, AT&T Inc. ha annunciato che questo mese venderà Lumia 920 di Nokia a 99,99 dollari con un contratto di due anni, battendo sul prezzo smartphone rivali come il nuovo iPhone di Apple e il Galaxy SIII di Samsung.

"L'arrivo dei nuovi dispositivi Lumia con Windows 8 dovrebbe aiutare a bloccare il calo delle quote di mercato nel quarto trimestre del 2012," ha detto Gartner, aggiungendo anche che è improbabile che la posizione di Nokia possa migliorare in maniera significativa almeno fino al 2013.

Nokia, insieme a Microsoft e ai suoi partner, sta spendendo di più per lanciare sul mercato l'ultimo prodotto rispetto a marzo quando l'azienda ha cominciato a vendere Lumia 900, ha detto Elop. Mentre Nokia lanciato il nuovo Lumia dotato di caratteristiche hardware come la capacità di ricarica wireless e una videocamera con stabilizzazione dell'immagine ottica, il ceo ha detto che l'azienda affronta una sfida nell'essere capace di mostrare queste caratteristiche ai consumatori.

"La nostra innovazione non ha alcuna importanza se queste caratteristiche non sono presentate bene nei punti vendita," ha affermato Elop. "Quando si entra in un negozio abbiamo bisogno di un venditore qualificato che si rivolge a noi "Mi dia il suo iPhone o il suo Galaxy SIII e facciamo delle foto fianco a fianco." Se questo processo accade, andrà molto bene."

Nokia non ha però come rivali solo l'iPhone e i dispositivi con il sistema operativo Android. Alcuni produttori di dispositivi, tra cui Samsung, HTC e la cinese Huawei, hanno introdotto o stanno sviluppando smartphone basati su Windows. Inoltre, Microsoft, partner chiave di Nokia, sta lavorando con fornitori di componenti in Asia per testare il design di smartphone da lanciare a proprio marchio.

Elop ha detto di aver incoraggiato "HTC, Samsung o chiunque altro," a partecipare al sistema Windows Phone. "La maggiore concorrenza che mi preoccupa non riguarda altri prodotti Windows Phone. Sono concentrato su Android e iPhone." Il ceo ha sostenuto che il rapporto di Nokia con Microsoft rimane stretto e collaborativo e che le due aziende hanno dei team che lavorano insieme su base giornaliera. "Abbiamo un rapporto unico con Microsoft, siamo il suo primo sviluppatore," ha detto. "Qualcuno come HTC arriva tardi nel processo e non siede ai meeting prioritari che abbiamo con Microsoft."



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I dieci Paesi paperoni in lingotti d'oro

Di Ester Corvi

Sui mercati finanziari domina ancora l'incertezza ma i lingotti d'oro non hanno più l'appeal di un tempo. E' quanto risulta dalle statistiche del terzo trimestre 2012 diffuse dal World Gold Council (Wgc), l'associazione internazionale delle aziende minerarie aurifere che ha rilevato un calo del 30% (in tonnellate) delle richieste di lingotti e monete (esclusi quelli detenuti come riserve ufficiali) rispetto allo stesso periodo del 2011, che aveva segnato un massimo storico.

In valore (15,6 miliardi) la variazione è -32%. Se gli investimenti in oro fisico sono in flessione non è così per quelli in Etf (Exchange traded fund), che hanno evidenziato nel trimestre forti afflussi, che corrispondono a un incremento del 56% (in tonnellate). In valore (7,2 miliardi) la variazione è +51%.

Considerando le due componenti (lingotti ed Etf) la domanda aurifera per investimenti è scesa complessivamente del 16%. Gli esperti del Wgc mettono in evidenza da un lato l'andamento in controtendenza dell'India, che ha registrato un aumento del 12% della domanda, e dall'altro il forte rallentamento delle richieste da parte dei Paesi di lingua tedesca, che avevano fatto massicci acquisti lo scorso anno.

Ma partendo dal quadro globale, ecco i dieci Paesi che hanno più lingotti in cassaforte.

1) India. Con 87 tonnellate in lingotti e monete d'oro, che valgono 4,6 miliardi di dollari, l'India è al primo posto. Nel terzo trimestre la domanda è cresciuta del 12% , in conseguenza anche l'espansione del segmento delle medaglie e delle imitazioni di monete d'oro (+59%). Sommando a questa domanda quella del settore gioielleria si arriva a un totale di 223,1 tonnellate (204,8 nello stesso trimestre 2011)

2) Cina. Il Paese delle Grande Muraglia è al secondo posto con 53 tonnellate (in calo del 12% rispetto allo stesso trimestre del 2011) che valgono 2,8 miliardi di dollari. Se si considera anche il settore gioielleria si arriva a 176,8 tonnellate

3) Germania. La domanda di lingotti e monete d'oro del Paese è scesa nel trimestre del 51%, fino a 28,8 tonnellate (1,5 miliardi di dollari)

4) Vietnam. Al quarto posto il Paese asiatico con 20,5 tonnellate (in calo del 39% rispetto allo stesso trimestre del 2011) che valgono un po' di più di un miliardo di dollari

5) Svizzera. La domanda di monete e lingotti d'oro è scesa del 53%, fermandosi a 17,4 tonnellate che corrispondono a 924 milioni di dollari

6) Thailandia. Un altro Paese asiatico in graduatoria, con una domanda di 15,4 tonnellate (820 milioni di dollari) in forte calo rispetto al 2011 (-60%)

7) Usa. Bisogna arrivare fino al settimo posto per trovare gli Stati Uniti. Gli investimenti in lingotti e monete d'oro ammontano nel terzo trimestre solo a 10,5 tonnellate, in flessione del 52% rispetto al 2011 e la metà della media quinquennale (21,2 tonnellate). La domanda settore goielleria è invece 30,8 tonnellate, per un totale di 41,3

8) Turchia. E' uno dei mercati in più forte riduzione nel trimestre (-66%). La domanda ammonta infatti a 7,9 tonnellate, che si confrontano con una media quinquennale di 13 tonnellate. Se si considerano però anche i gioielli (in aumento) il totale è 31,3 tonnellate

9) Indonesia. E' scesa del 41% la domanda di lingotti e monete d'oro, che si è fermata a 3,5 tonnellate. Sommando il settore gioielleria si arriva a 11,5 tonnellate

10) Arabia Saudita. Il Paese arabo è al decimo posto, con 3,4 tonnellate (in flessione del 29%). Questa domanda, sommata a quella dei gioielli, porta a un totale di 13,6 tonnellate (oltre 2 miliardi di dollari).



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Threadneedle, come cavalcare il prossimo rally

Written By Unknown on Kamis, 15 November 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

La caccia al rendimento condizionerà le scelte degli investitori nei prossimi mesi. In uno scenario che sarà ancora dominato dalla volatilità, il riposizionamento strategico dei portafogli privilegerà gli asset più redditizi a spese dei difensivi. E' di questo avviso Mark Burgess, responsabile investimenti di Threadneedle, secondo cui " il contesto economico resterà difficile, con il peso del debito che getterà un'ombra lunga per un periodo prolungato. Tuttavia penso che ci siano buoni motivi per attendersi miglioramenti nel futuro prossimo".

Negli Stati Uniti, fa notare Burgess, alcuni dati economici hanno sorpreso al rialzo e il mercato immobiliare sembra evidenziare un'importante ripresa, ben prima che si espliciti l'effetto benefico derivante dalla terza manovra di quantitative easing (QE3) recentemente annunciata dalla Fed, che punta a ridurre i costi dei mutui. Con la riconferma di Obama alla Casa Bianca sono inoltre scomparse le incertezze legate all'esito delle elezioni presidenziali, anche se restano tutte le incognite che derivano dal fiscal cliff, una fonte di grande preoccupazione per gli investitori, costretti a posticipare le decisioni in attesa dell'annuncio a breve di ulteriori dettagli sulle misure che verranno adottate sul fronte fiscale.

Quando ciò avverrà lo scenario diventerà più facilmente prevedibile, con un conseguente effetto positivo sulle scelte di investimento. Passando al generale al particolare ecco quali sono, secondo Threadneedle, i cinque temi di investimento vincenti nei prossimi mesi

1) Azioni Usa. La situazione statunitense appare sempre più positiva, con stati patrimoniali relativamente solidi e un mercato immobiliare in fase di ripresa. L'attuale stagione delle trimestrali ha dato risultati piuttosto contrastati, con una percentuale di delusioni che non si registrava da diverso tempo, anche se il ritmo delle revisioni al ribasso sembra essere rallentato. Le prospettive del Regno Unito e dell' Europa sono invece al momento meno incoraggianti, a causa della necessità di ulteriori aggiustamenti dei bilanci pubblici.

2) Banche dei Paesi emergenti. Gli istituti di credito dei paesi emergenti sembrano ben posizionati alla luce dell'espansione economica e della bassa leva finanziaria dei consumatori. Rispetto a sei mesi fa gli esperti sono più ottimisti sul settore, anche se le performance dipenderanno dalle diverse situazioni locali e da fattori specifici legati ai singoli titoli. Ciò che rincuora è che scenario di "tail risk" (ossia di rischio di eventi estremi) rappresentato da bancarotte su vasta scala è praticamente scomparso.

3) Bond ad alto rendimento. Le obbligazionarie con rendimenti elevati saranno le più apprezzate dagli investitori, ma vanno valutate caso per caso alla luce delle diverse situazioni.

4) Titoli generosi con gli azionisti. Se sui mercati azionari globali la posizione degli esperti è neutrale, i titoli che offrono alti rendimenti della cedola (dividend yield) continuano ad attrarre gli investitori. Hanno infatti la capacità di offrire un extra-redddito che in fasi di alta volatilità viene molto apprezzato.

5) Metalli preziosi. Per le commodity non si preannunciano mesi facili, ma la manovra di quantitative easing giocherà a favore dei metalli preziosi, con l'oro in pole position. Il mercato petrolifero presenta invece condizioni di offerta rigide e, alla luce delle tensioni che agitano il Medio Oriente, non si deve escludere la possibilità di shock in termini di produzione. La prosperità dei mercati agricoli determinerà un incremento delle coltivazioni, che potrebbe quindi limitare l'entità dei guadagni in futuro. Infine, l'economia mondiale sottotono e la transizione della Cina da un modello basato sugli investimenti a un'economia trainata dai consumi rappresentano fattori negativi per i metalli industriali.



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Ok commissione Bilancio a ddl stabilità, molte le modifiche

Di Paolo Melzi Class Cnbc

La legge di stabilità è stata approvata in nottata al termine di una lunga seduta in commissione Bilancio della Camera. Tra le novità, come anticipato nei giorni scorsi, c'è l'anticipazione del fondo taglia tasse per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese già dal prossimo anno.

Nel fondo finiranno il gettito della lotta all'evasione nel 2012. II governo è stato battuto su due emendamenti, nonostante una sospensione per tentare un accordo: il primo stanzia 250 milioni per le zone alluvionate, il secondo prevede alcune deroghe al blocco del turn over nel comparto sicurezza.

Approvate fra l'altro un innalzamento delle detrazioni per i figli sotto i 3 anni fino a 1.220 euro. Incrementate di 400 euro anche le detrazioni per i disabili. Nel complesso lo stanziamento per le famiglie sarà di 6,4 miliardi in tre anni. Restano invece confermate le aliquote Irpef ad oggi in vigore.

Da luglio 2013 l'aliquota Iva oggi al 21% salirà al 22, mentre non cambierà quella al 10%. Novità anche sul fronte esodati: oltre ai 120.000 già tutelati da altri provvedimenti saranno tutelati dalla nuova legge altri 10.130 soggetti. Infine, stralciati dal decreto l'aumento di orario di presenza dei docenti a scuola e la cosiddetta "operazione cieli bui" che prevedeva lo spegnimento parziale dell'illuminazione stradale notturna.



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Unicredit si tiene ben stretta l'est Europa, manterrà stabile l'esposizione a bond Italia

Written By Unknown on Rabu, 14 November 2012 | 15.11

Di Francesca gerosa

Unicredit si tiene ben stretta l'est Europa, rassicura il mercato sul dividendo 2012 e respinge di nuovo l'ipotesi di una fusione con Intesa Sanpaolo. L'ad di Piazza Cordusio, nella conference call sui conti dei primi 9 mesi 2012, ha sottolineato che l'istituto ha la fortuna di essere in un'area in crescita, l'Europa centro orientale appunto, e quindi se la tiene "ben stretta".

Sarebbe, infatti, stupido non investirci. "Se avessimo tagliato i costi anche lì, avremmo migliorato ancora di più i conti, ma non avrebbe avuto senso". Le attività del gruppo nell'Europa centro orientale sono un grande plus e, una volta che anche l'Italia ripartirà, si avrà "un doppio effetto" sui conti.

Ghizzoni ha anche rassicurato il mercato sul dividendo di quest'anno: nel piano era previsto e quindi non ci sono ragioni per cambiare. Comunque il management deciderà sulla cedola una volta chiuso l'anno perché questa è sempre stata la sua policy. "Ogni anno abbiamo un approccio molto semplice: accantonare la media del dividendo dell'ultimo triennio che al momento è 0,97 euro per azione", ha spiegato l'ad. Un valore che oggi è attorno a 500 milioni.

A proposito, invece, dell'ipotesi di un matrimonio di interesse tra Unicredit con Intesa Sanpaolo "non esiste e quindi non la commento", ha tagliato corto Ghizzoni, escludendo anche punti di debolezza nell'assetto di controllo della banca. "Nell'azionariato ci sono soci di grande spessore, storici e più recenti e penso che la nostra compagine azionaria possa fare invidia a tanti: ci sono Fondazioni, soci privati italiani, fondi esteri sovrani e istituzionali. Noi ci sentiamo assolutamente onorati e tranquilli sul fronte soci, onorati della loro presenza e tranquilli sul resto".

L'ad ha messo quindi di nuovo a tacere le voci di una possibile fusione tra i due istituti di credito italiani a causa della debolezza della compagine azionaria di Piazza Cordusio dove figurano soci internazionali forti (il fondo Pamplona e la Libian Investment Authority) che, se crescessero ulteriormente, potrebbero sovvertire gli equilibri della banca a scapito delle fondazioni che oggi detengono circa il 13% del capitale.

Quanto all'Italia, Unicredit manterrà più o meno stabile la sua esposizione ai titoli di Stato italiani: il 46% del suo portafoglio al 30 settembre, molto meno dei competitor nazionali. D'altra parte la banca, come ha ammesso lo stesso top manager, è un "animale" diverso rispetto agli altri.

Il suo livello di bond è stabile almeno dal 2010 e "credo resterà più o meno stabile. Non è un discorso di rischi o di mancanza di fiducia nell'Italia, perché se c'è una cosa che oggi l'Italia ha è la fiducia dei mercati, ma di bilanciamento tra i diversi Paesi in cui siamo presenti". Tuttavia per Ghizzoni la situazione macro economica in Italia non vedrà grandi miglioramenti prima della metà del 2013.

E i mercati resteranno incerti finché non ci sarà chiarezza politica. Il mercato, in particolare, sta cercando di capire che maggioranza ci sarà, se sarà stabile o no. "E' fondamentale vedere quale sarà la legge elettorale e su questo una risposta rapida sarebbe gradita a tutti. E' fondamentale per recuperare la stabilità politica", ha incalzato l'ad, ritenendo che comunque qualsiasi governo ci sarà dopo non potrà cambiare quanto è stato fatto anche perché molti sono impegni presi con Bruxelles. "Sarà difficile, vivremo due o tre mesi di incertezza".



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Samsung scommette sui display flessibili

Mentre la battaglia per il dominio nel mercato degli smartphone e dei tablet si intensifica, il colosso sudcoreano Samsung sta andando avanti con determinazione per iniziare la produzione in serie di display in plastica invece che in vetro, che renderà i dispositivi mobili indistruttibili, più leggeri e flessibili.

Come ha scritto il Wall Street Journal Samsung Display, l'unità di display Samsung, è nell'ultima fase di sviluppo dei cosiddetti display flessibili per i dispositivi mobili, che dovrebbero uscire nella prima metà del prossimo anno. Quello che non è ancora chiaro è quando i dispositivi con questa tecnologia saranno commercialmente disponibili. Samsung ha rifiutato di commentare su quanto vi stia investendo.

All'inizio di quest'anno Samsung Electronics, azienda leader del gruppo Samsung che sviluppa tutto, dai semiconduttori alle televisioni agli smartphone, ha unito le operazioni di display a cristalli liquidi con la joint venture Oled, Samsung Mobile Display, e l'ha trasformata in Samsung Display. L'iniziativa di produrre in serie display flessibili avviene mentre i produttori di smartphone e tablet globali sperano di differenziare i loro prodotti in modo da aumentare i margini di profitto e la quota di mercato nei mercati in forte crescita.

I display flessibili Samsung incorporeranno Oled, una tecnologia per display che l'azienda sudcoreana utilizza già nei suoi smartphone e televisori. Gli Oled sono sottili e possono essere posti su materiale flessibile come lamine di plastica o metallo. Utilizzando la plastica invece del vetro, i display diventano più durevoli e luminosi. Gli Oled flessibili sono in fase di sviluppo da diversi anni e aziende come Sony o LG Display hanno anche lanciato dei prototipi. Comunque, i produttori non sono stati in grado di commercializzarli o usarli nei dispositivi a causa di barriere tecnologiche nella produzione in serie. Samsung spera di essere la prima a portare il prodotto sul mercato.

Samsung avverte l'urgenza di lanciare il prodotto poiché anche altri produttori di display si stanno muovendo per mettere sul mercato diverse tecnologie per lo schermo per cellulari e tablet. L'azienda sudcoreana LG Display e quella giapponese Sharp stanno già scommettendo e vendendo display a cristalli liquidi con la tecnologia "in-cell", utilizzata negli schermi dell'iPhone5 di Apple. La tecnologia in-cell rende più sottile lo schermo degli smartphone con l'integrazione di sensori touch nel display a cristalli liquidi, eliminando il bisogno di uno strato separato touch-screen.

Samsung può investire molto nel settore dei display nonostante un eccesso di fornitura di pannelli con i profitti che aumentano vertiginosamente. Nel terzo trimestre il profitto netto di Samsung Electronics si è impennato fino al 91% rispetto all'anno precedente, pari a circa 6 miliardi di dollari. Il vice presidente dell'unità di display Samsung, Lee Chang-Hoon, ha dichiarato che l'azienda sta attualmente campionando i display con alcuni clienti. Lee ha aggiunto che la data di lancio di un nuovo prodotto basato su display flessibili non è stata ancora stabilita.

"La ragione fondamentale per cui Samsung vuole utilizzare la plastica invece del vetro convenzionale è che ha intenzione di produrre display che non si rompono. La tecnologia potrebbe anche aiutare ad abbassare i costi di produzione e a differenziare i propri prodotti da quelli di altre aziende concorrenti", ha affermato Lee Seungchul, analista a Shinyoung Securities.

Tuttavia, il successo di Samsung non garantito. Sony ha detto che sta facendo ricerca su questa tecnologia dal 2002 sebbene, secondo quanto riferito lunedì da un portavoce, l'azienda non possa fare commenti su quando i display flessibili saranno prodotti in serie o commercializzati. Due anni fa, Sony presentò un display flessibile OLED di 4,1 pollici. "Samsung è ancora impegnata a sviluppare i display originali in vetro per gli ultimi smartphone Galaxy S III e dispositivi Galaxy Note II, così redditizi che i nuovi display non sembrano essere così attrattivi," ha riferito Julius Kim, analista a Woori Investment & Securities.



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