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MARCHIONNE/La Jeep resta negli Usa. In Cina produzione per il mercato interno

Written By Unknown on Rabu, 31 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

''La produzione della Jeep non sarà trasferita dagli Stati Uniti alla Cina''. Con una mail rassicurante indirizzata ai dipendenti, Sergio Marchionne, ad di Fiat-Chrysler, ha cercato di metter fine alla querelle fra Mitt Romney e Barack Obama nell'Ohio, uno degli Stati più importanti in vista delle presidenziali del 6 novembre.

Il candidato repubblicano aveva accusato il gruppo torinese di portare nel Far East la Jeep. E, in generale, di aver supportato il settore auto negli Usa in maniera sbagliata, aumentando notevolmente un deficit nazionale già molto appesantito.

"E' un brand globale con radici inconfondibilmente americane", ha scritto Marchionne. "E questo non cambierà mai". Nessuna parte della Jeep verrà prodotta fuori dagli Usa e in particolare lontano dalla fabbrica di Toledo (Ohio). "Insinuare qualcosa di diverso è sbagliato", ha commentato seccato l'ad.

In una conference call successiva, Marchionne ha messo le mani avanti sostenendo di non voler ''entrare nello scontro politico''. E che il suo mestiere è di vender auto. Prima in un comizio, poi in uno spot, Mitt Romney aveva accusato Obama di aver consegnato Chrysler "a nuovi proprietari italiani che stanno pensando di costruire le Jeep in Cina".
Fiat, in verità, sta pensando ad una collaborazione con il suo partner cinese per una produzione ulteriore di Jeep in Cina, "per il mercato cinese". Quindi nessuno spostamento di posti di lavoro, eventualmente c'è un progetto di sviluppo industriale.



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Wall Street riapre oggi assieme agli aeroporti. Sandy ha causato 50 miliardi di danni

Di Elena Dal Maso

Dopo due giorni di chiusura, Wall Street torna ad operare oggi senza restrizioni. Saranno parzialmente riaperti, nel giro di qualche ora, anche gli aeroporti internazionali John F. Kennedy e Newark, mentre l'hub LaGuardia rimarrà chiuso. L'uragano Sandy ha provocato danni per 50 miliardi di dollari e almeno 48 vittime sulla costa orientale degli Usa.
Adesso Sandy sta rapidamente perdendo forza e man mano che si avvicina verso il Canada. Negli Usa ha lasciato 18 vittime solo a New York, più di sei milioni di case senza elettricità e danni economici ingenti.

"Una devastazione inimmaginabile", ha commentato il governatore del New Jersey, Chris Christie. Il bilancio parla di almeno 48 vittime, di cui 18 a New York, 8 milioni di americani al buio (molti dei quali senza acqua) e danni quantificati fino a 50 miliardi di dollari. E' una delle catastrofi naturali più costose della storia.

New York è paralizzata, Manhattan isolata, centinaia di migliaia di newyorkesi senza luce. La rete dei trasporti e quella elettrica hanno infatti subito "danni senza precedenti", ha spiegato il sindaco Michael Bloomberg, e ci vorranno giorni perché si possa tornare alla normalità. Scuole e uffici pubblici restano per ora chiusi. Non si lavora nemmeno al Palazzo di Vetro dell'Onu, mentre Wall Street si appresta a riaprire i battenti dopo due giorni di stop. Impossibile per molti newyorkesi recarsi al lavoro. Parecchie stazioni della metropolitana sono allagate e restano inagibili. Mentre i ponti che uniscono Manhattan alla terraferma sono stati riaperti, restano chiusi i tunnel che passano sotto l'Hudson e sotto l'East River, invasi dall'acqua.

Tre reattori nello Stato di New York e in New Jersey sono stati spenti e non ripartiranno fino a che non ci saranno di nuovo tutte le condizioni di massima sicurezza. E, sempre in New Jersey, l'impianto di Oyster Creek, il più vecchio degli Stati Uniti e già spento per lavori di manutenzione, è stato posto sotto osservazione da parte degli esperti della Nuclear Regulatory Commission.



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I dieci Paesi dove è più facile creare una start-up

Written By Unknown on Selasa, 30 Oktober 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

Avviare un business in tempi di crisi è una tentazione che implicaperò molte incognite da affrontare. Ci sono scogli più o meno ardui da superare (dai finanziamenti, al capitale minimo richiesto, dalle procedure burocratiche alla disponibilità di forza lavoro adeguata) che variano da un Paese all'altro.

Per potersi orientare la World bank ha recentemente pubblicato un report (Doing business 2013) nel quale mette a confronto 185 Paesi. E se l'Italia è 84esima in graduatoria, ecco i dieci Paesi (con qualche sorpresa) in cui è più facile creare una nuova azienda.

1) Nuova Zelanda. Il Paese, che ha una popolazione di 4,4 milioni e un reddito lordo pro-capite di 36.648 dollari Usa, è al primo posto nella classifica dei luoghi ideali in cui avviare un'attività imprenditoriale grazie alla regolamentazione chiara e trasparenza e alla snellezza delle procedure. Nella graduatoria generale dei Paesi business-frendly l'Australia è al terzo posto, segno che è un posto adatto non solo per iniziare ma anche continuare a fare impresa

2) Australia. E' stabile a secondo posto in questo ranking e decima in quello generale. Ha una popolazione di 22,6 milioni e un reddito pro-capite di 65.477 dollari Usa

3) Canada. Molte analisi empiriche hanno dimostrato che in Canada la crescita economica è stata trainata più dalle nuove aziende che da quelle già esistenti. E la registrazione di una start-up (così come in Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Portogallo, Danimarca ed Estonia) può essere fatta direttamente online, risparmiando tempo e costi

4) Singapore. Il Paese asiatico, che ha una popolazione di quasi 5,2 milioni e un reddito lordo pro-capite di 42.930 dollari Usa, è in pole position nella classifica generale Doing business 2013 ed è ben posizionata anche in questa graduatoria grazie alla snellezza delle procedure per le start-up

5) Macedonia. E' una sorpresa, ma gli esperti della World Bank motivano il quinto posto della Macedonia, che ha una popolazione intorno a 2 milioni e un reddito lordo pro-capite di 4.730 dollari, con le procedure di registrazione molto semplici e i bassi costi. E' al 23esimo posto nel ranking generale

6) Hong Kong. Secondo dopo Singapore nella graduatoria generale, il Paese asiatico (con una popolazione di oltre 7 milioni e un reddito lordo pro-capite di 35.160 dollari Usa) prevede procedure rapide e snelle per le nuove aziende, anche se rispetto allo scorso anno perde una posizione

7) Georgia. Il Paese (popolazione di 4,5 milioni e reddito pro capite di 2.860 dollari) ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni per modernizzare il suo sistema burocratico e finanziario, tanto da guadagnare la 12esima posizione nella classifica generale Doing business 2013

8) Rwanda. Secondo gli esperti della World Bank è uno dei Paesi al mondo in cui è più facile avviare una nuova attività, poiché le procedure sono veloci e i costi trascurabili. Il Paese sub-sahariano ha una popolazione di 10,9 milioni e un reddito pro-capite lordo di soli 570 dollari. E' 52esimo nella classifica generale

9) Biellorussia. Il Paese, che ha 9,5 milioni di abitanti con un reddito lordo pro-capite di 5.830 dollari, offre tempi brevi e costi molto bassi per chi vuole lanciare una start-up. E' 58esima nella classifica generale

10) Irlanda. Al 15esimo posto nella classifica generale il Paese, che ha 4,5 milioni di abitanti e un reddito pro-capite di 38.580 dollari, è la culla di molte start-up grazie ai bassi costi di registrazione e alla legislazione fiscale favorevole



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Giappone e India tengono i tassi fermi ma immettono liquidità

Di Elena Dal Maso

Giappone e India hanno mantenuto invariati i tassi d'interesse, ma hanno immesso nuova liquidità nel sistema bancario. La notizia ha fatto chiudere il Nikkei in rosso (-0,98%), mentre a Mumbai il Sensex si è fermato allo 0,02%. La Bank of Japan ha confermato i tassi tra lo 0 e lo 0,1%. Ha esteso però il programma di acquisto titoli di Stato di 13 trilioni di yen (138 miliardi di dollari) portandolo a un totale di 91 trilioni e iniettando così altre risorse nel sistema interbancario.

La Banca centrale indiana (Rbi), nel timore dell'inflazione, ha resistito alle richieste di un taglio dei tassi e ha confermato il pronti contro termine (l'interesse a cui la banca si impegna a riacquistare la valuta) all'8 per cento. Tuttavia l'istituto centrale ha immesso liquidità riducendo la percentuale di riserve obbligatorie di 25 punti base al 4,25 per cento.

Le mosse della BoJ hanno lo scopo di riavviare l'economia interna. Il governo e la Banca nazionale lavoreranno insieme per ''superare la deflazione''. Lo si legge in una dichiarazione comune della Boj e dell'esecutivo di Tokyo. ''Il governo e la Banca riconoscono che l'economia del Giappone sta affrontando la difficile sfida di superare la deflazione e di tornare sulla strada della crescita accompagnata dalla stabilità dei prezzi".



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Sandy diventa Superstorm. Halloween di terrore a New York

Written By Unknown on Senin, 29 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

New York si ferma in attesa che si abbatta sulla metropoli l'uragano Sandy. L'arrivo è atteso per le 18 di oggi. Trasporti pubblici, scuole e Wall Street resteranno chiuse. Il Nyse potrebbe restare inattivo anche domani. In precedenza la direzione del mercato azionario più importante del mondo aveva annunciato il proseguimento degli scambi per via elettronica. "Le condizioni di rischio determinate dall'uragano Sandy rendono estremamente difficile mettere in sicurezza chi lavora qui e questa invece è la nostra priorità", ha reso noto Wall Street. L'ultima volta che la Borsa a New York chiuse fisicamente gli uffici fu nel 1987, in occasione dell'uragano Gloria. 

Alle 17 di ieri Sandy era arrivato a 270 miglia da Cape Hatteras e a 530 miglia a sud di New York ad una velocità di 15 miglia all'ora. L'uragano porta con sé venti molto forti, a 75 miglia orarie, che tenderanno a rinforzarsi nelle prossime ore. I metereologi hanno avvertito le città della costa atlantica che Sandy potrebbe causare allagamenti mortali nel porto di New York e a Long Island. Lo stato di emergenza è stato dichiarato in Maine, Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New York, New Jersey, Delaware, Pennsylvania, Maryland, District of Columbia, Virginia e Carolina.

La tempesta è stata sopranominata, nel frattempo, Frankenstorm, perchè potrebbe entrare in collisione con un fronte freddo proveniente dal Midwest e con una corrente sempre fredda in arrivo dal Canada. Il mix fra i tre sistemi, che potrebbe dar vita ad un Superstorm ibrido, è atteso per Halloween. Lo scorso anno, l'uragano Irene causò una storica chiusura della metropolitana a New York e un danno alla città di 15 miliardi di dollari.



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Cina, una super tassa sulle case raffredda le Borse. Male auto e tlc

Di Elena Dal Maso

A Hong Kong, l'Hang Seng è scivolato dello 0,2% a causa di un rovescio del settore immobiliare dovuto all'introduzione di una tassa speciale (15%) sull'acquisto delle case da acquirenti corporate offshore, assieme ad altre misure mirate a raffreddare la salita dei prezzi.

Lo Shanghai Composite ha chiuso a -0,1%, in rosso anche il Nikkei Stock Average (-0,1%), mentre il sudcoreano Kospi ha guadagnato lo 0,1%, e l'australiano S&P/Asx 200 lo 0,4%. L'euro è poco mosso a Tokyo rispetto venerdì: la moneta unica è scambiata a 1,29 dollari e a 103,14 yen, con le ricoperture scoraggiate dopo che la Spagna ha diffuso il dato sulla disoccupazione salita al 25%. Il dollaro, invece, è salito a 79,78 yen, in attesa della riunione del board di domani della Bank of Japan (BoJ), dalla quale si attendono nuove misure di allentamento monetario.

Nel frattempo, la crisi di governo a Tokyo continua. Il primo ministro giapponese, Yoshihiko Noda, ha avvertito che lo Stato potrebbe cessare presto di funzionare a causa di un blocco politico che non permette al governo di emettere obbligazioni. "Se la situazione continua, i servizi amministrativi si fermeranno, il che peserà sulla vita quotidiana della gente e ostacolerà la ripresa economica", ha dichiarato Noda davanti alla Camera dei deputati.

Honda Motor ha chiuso il trimestre al 30 settembre con un utili netti di gruppo in rialzo del 36,1%, ma ha tagliato le stime d'esercizio al 31 marzo 2013 da 470 a 375 miliardi di yen (da circa 4,7 a 3,75 miliardi di euro), a causa di uno yen sempre troppo forte e del boicottaggio in Cina verso i prodotti nipponici dopo il duro scontro tra Tokyo e Pechino sulle contese isole Senkaku/Diaoyu. Il titolo ha perso il 4,3%. Le cattive notizie di Honda si sono ripercosse sull'intero settore auto: Toyota Motor -0,8%, Nissan Motor - 2%, Hyundai -2,7% e Kia -3.5% (in Sud Corea).

NTT DoCoMo è crollata del 5,9% a Tokyo dopo che l'operatore di tlc ha lanciato un profit outlook. Alla stesso modo, a Taiwan, Htc ha perso il 7% dopo aver annunciate venerdì che si attende entrate, nel quarto trimestre, in calo del 41% rispetto ad un anno fa.


Inviato il: 29/10/2012 09.01    *NEW*
Da: il gallo parlante

Delta sempre in spostamento verso il punto di equilibrio.
Concordo con la vostra analisi, ma aggiungerei che il coefficiente Delta ha ripreso lo spostamento, seppur ancora lento, verso il punto di equilibrio perfetto. Attenzione sempre e comunque alla quotazione di Golden black, che anche se risulta allontanato dallo zoccolo duro del valore fittizio di 100$ barile, ieri ha chiuso in maniera corretta, uniformandosi al mercato azionario milanese, riposizionandosi sotto il nuovo zoccolo di 90 a quota 85,67. Ricordiamo che, non contribuirebbe comunque allo stato attuale, ad una ripresa dell'economica. Euro nuovamente in leggero ribasso tasta ancora lo zoccolo duro di 1,30 riposizionandosi al limite, a quota 1,2926, mentre il Franco svizzero ritraccia ancora all'insù rompendo lo zoccolo duro di 1,20 posizionandosi a quota 1,2098 . Ancora in primo piano lo spread dei Bond, che in contrapposizione al ribasso del mercato azionario , sta oscillando intorno a quota 340. Nyse chiude in leggerissima lettera a-0,35. Quadro generale sempre per il momento fermo in recessione a W. Riflettori sempre e solo più che accesi all'operatività dayli. ( da ns. pagina facebook)

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Mediobanca, l'utile del trimestre balza a 109 milioni

Written By Unknown on Minggu, 28 Oktober 2012 | 15.11

Di Andrea Di Biase

Mediobanca ha chiuso il primo trimestre dell'esercizio 2012-2013 con un balzo dell'utile del 92% a 109 milioni di euro, sopra le attese degli analisti che si aspettavano un risultato positivo di 85 milioni. I ricavi si sono attestati a 453 milioni, in calo del 5% rispetto allo stesso trimestre dello scorso esercizio, ma stabili rispetto al trimestre precedente.

I risultati trimestrali della banca di Piazzetta Cuccia, approvati dal cda questa mattina, prima dell'inizio dell'assemblea che ha approvato il bilancio al 30 giugno, beneficiano soprattutto del calo dei costi (-12% a 174 milioni) e dell'apporto positivo del trading, che passa da 4 a 63 milioni. Il margine di interesse segna una flessione dell'8, le commissioni nette flettono dell'11%, mentre l'utile delle partecipazioni scende da 73 a 28 milioni. Dal punto di vista patrimoniale Mediobanca si conferma su livelli di eccellenza con un Core Tier 1 stabile all'11,5%.

Aprendo i lavori dell'assemblea, che ha evidenziato la riduzione della partecipazione della Fondazione Cariverona dal 3,1% al 2,1% e l'incremento della quota della Fondazione Carisbo dal 2,6% al 2,9%, l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, ha espresso soddisfazione per i risultati del primo trimestre, conseguiti in un contesto caratterizzato dalla prosecuzione della "crisi economica e dalla contrazione del pil, seppur in un quadro macro dell'euro che va assumendo qualche maggior stabilizzazione".

Per quanto riguarda le principali partecipazioni di Mediobanca, ovvero Generali, Rcs e Telco-Telecom Italia, Nagel ha sottolineato nel corso dell'assemblea il ''ruolo molto attivo'' avuto dalla banca nel cambio al vertice a Trieste e nel gruppo editoriale di via Rizzoli. Un cambiamento finalizzato a "favorire una ripresa di redditività e di valore delle stesse''.

Nonostante già da qualche tempo il vertice di Piazzetta Cuccia abbia avviato una riflessione strategica sulle partecipazioni, finalizzata alla riduzione dell'esposizione all'equity (il tema sarà all'attenzione del cda del 28 novembre), l'ad di Mediobanca ha lasciato intendere che, almeno per ora, non è previsto un disimpegno da Rcs. ''Non sarebbe responsabile'' per Mediobanca lasciare Rcs ''con un debito in scadenza''. In questo momento, "dobbiamo accompagnare questa societa', non dobbiamo abbandonarla''. ''E' piu' utile fare lavorare il management che disimpegnarci oggi e male'', ha affermato Nagel in assemblea. Mentre sui rapporti con Diego Della Valle, uscito in polemica con Mediobanca e Fiat dal patto di via Rizzoli, il numero uno di Piazzetta Cuccia ha sottolineato di avere ''più punti di contatto che di divergenza, sia su Rcs che su altre questioni comuni''.

Nel corso dell'assemblea Nagel ha anche ripercorso la storia del salvataggio di Fondiaria-Sai da parte di Unipol, soffermandosi anche sui rapporti con la famiglia Ligresti e spiegando nel dettaglio le origini del credito da 1 miliardo erogato nel tempo alla compagnia assicurativa. L'ad di Mediobanca, che è indagato dalla Procura di Milano per ostacolo all'autorità di vigilanza in merito alla vicenda del presunto patto segreto siglato con Salvatore Ligresti, ha ribadito che l'unico obiettivo della banca d'affari nella vicenda è stato quello di preservare il proprio credito, garantendo un'adeguata patrimonializzazione di FonSai.



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Squinzi, le nostre aziende stanno morendo di fisco

Di Laura Bonadies, MF-Dow Jones

Giorgio Squinzi lo ha detto chiaramente: bisogna intervenire perché le aziende italiane stanno soffrendo e "rischiano di morire di fisco, per il carico fiscale". "E' una riflessione seria che dobbiamo porre all'attenzione dei nostri governanti", spiega parlando alla platea in occasione della ventisettesima edizione del convegno dei Giovani di Confindustria a Capri, "in Italia stiamo soffrendo da più di un anno anche a causa dell'impegno preso di raddrizzare i nostri conti che ha portato un calo dei consumi interni. Noi imprenditori siamo ottimisti per definizione e continueremo ad esserlo".

"L'Irap", continua il presidente, "è una imposta iniqua che penalizza coloro che mettono tanto cervello nella loro attività imprenditoriale. Mi auguro che il prossimo governo la equipari ai livelli" degli atri Paesi europei, "intorno al 30-35%".

Inevitabile il passaggio, da parte del numero uno degli industriali, sulla legge di stabilità. Il provvedimento "contiene elementi e aperture che vanno nel senso giusto. Ma c'è poco, veramente poco per la crescita. La criticità riguarda essenzialmente la spending review, che dovrebbe essere molto più decisa e tutti i fondi che si liberano devono essere utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale, per i cittadini e le imprese e i lavoratori". Secondo Squinzi c'è spazio per una spending review più decisa, perché "questa la considero un aperitivo. Credo che si possa procedere anche oltre. La spending review doveva essere portata avanti con più determinazione". Il presidente ha affrontato anche la questione degli esodati, sottolineando che il contributo di solidarietà "è un ulteriore carico fiscale. E non è l'unico che è stato portato avanti in questi giorni. Sulle imprese sono arrivati altri carichi, balzelli. E' una situazione generale che deve essere rimeditata".

Il numero uno degli industriali, ritorna nuovamente sull'accordo per la produttività. "Con Mussari siamo in sintonia. Credo che con le parti sociali si possa arrivare non a un accordicchio ma a un accordo serio. Siamo nelle fasi finali del negoziato. Credo che si riuscirà a fare un buon accordo, che soddisfi tutti". Secondo Squinzi arrivare ad una intesa è "fondamentale per recuperare, se non tutti, almeno una parte, dei 20 punti di competitività che abbiamo perso nei confronti degli altri Paesi europei, soprattutto nei confronti della Germania. Sono in corso contatti a livello tecnico. L'obiettivo era ancora una volta quello di arrivare a un'intesa finale entro fine mese. Mancano pochi giorni ma a questo punto, avendo mancato la scadenza del 18 ottobre, per la quale ci eravamo impegnati con Monti, non mettiamo limiti perentori ma credo che si possa arrivare alla conclusione nel giro dei prossimi giorni".

Parlando con i giornalisti il presidente Squinzi non ha lesinato critiche all'attuale esecutivo. "il governo sta facendo delle cose. Certamente non sta facendo tutto ciò che è necessario per fare il salto di qualità. Ritengo che ci serva effettivamente nella prossima legislatura, una legittimazione politica molto più importante". A chi gli chiedeva un parere su un eventuale Monti Bis, Squinzi ha risposto che "non ne farei una questione di nomi. A me sta benissimo anche che il professor Monti guidi la prossima legislatura purchè abbia legittimazione elettorale".


Inviato il: 27/10/2012 23.06   
Da: delaware

Squinzi grugnisce e ha fame
Squinzi è il solito lobbista ipocrita di confindustria che chiede tagli alle tasse per gli affiliati alla sua cosca, mentre i semplici cittadini sono oberati da un carico fiscale eccessivo.
La fiscalità aziendale italiana non è affatto pesante. Dopo anni di lobbismo, di sindacalisti venduti, di politici corrotti, la fiscalità italiana che è oppressiva è quella che colpisce i cittadini, non certo quella che riguarda le aziende.
Hanno voluto fare anche la pantomima della tassazione dei "ricchi" in base alla quale il risparmio degli italiani è stato assogettato ad un aliquota del 12,5 prima (PD) e 20 poi (PDL). Il risultato è che un povero fessacchiotto di lavoratore italiano paga anche sul suo risparmio (e deve ringraziare Camusso, Bersani, Alemanno, Cicchitto, PD e PDL), mentre le aziende godono di una fiscalità diversa: praticamente esentasse sui beni finanziari. Il risultato finale è stato solo un bell'incoraggiamento per i capitali e per i singoli individui a trasmigrare all'estero, scappando da un paese oppressivo e squallido.
Tagli fiscali alle aziende non servono a nulla, perchè in Italia rimangono solo aziende che sono costrette ad operare su suolo italiano. Oggi l'imprenditoria italiana è composta da figli di papà che vivono di concessioni statali e aiuti di stato. In questo contesto tagli fiscali alle aziende equivale soltanto ad ingrassare la rendita feudale goduta dalle famiglie confindustriali. Per di più eventuali tagli alle imprese del clan di Squinzi sarebbero finanziati con i soldi raccolti dalle tasche dei cittadini. Quindi tagli fiscali alle aziende equivalgono solo a ruberie a danno dei cittadini. Ma in una italietta socialista e lobbista le cose funzionano così.
Squinzi fa bene a parlare a una platea di lobbisti, sindacalisti e politici, raccolti in sale da convegni il cui ingresso è controllato dalla vigilanza. Luoghi un po' più aperti sarebbero altamente pericolosi.

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Hi-tech, guerra a colpi di tablet

Written By Unknown on Sabtu, 27 Oktober 2012 | 15.11

Parlare di disappunto per una società che ha generato in tre mesi utili per 8,2 miliardi di dollari su un fatturato di 36, specie nel contesto economico attuale, può sembrare un controsenso. Eppure molti hanno guardato quantomeno con apprensione i numeri svelati giovedì in tarda serata da Apple, che per la prima volta da molti trimestri non è riuscita a centrare le aspettative degli analisti.

Lo stato di salute della società guidata da Tim Cook è fuori discussione ma la crescita delle vendite di iPad, inferiore alle previsioni, ha riportato le stesse aspettative del mercato a livelli forse più realistici. Un campanello d'allarme che è stato sicuramente ascoltato con attenzione, e non senza apprensione, in tutto il settore dell'hi-tech e dell'elettronica di consumo, ormai perfettamente integrati.

Basti pensare agli stessi numeri di Amazon, anch'essi inferiori alle aspettative del mercato e caratterizzati addirittura da una perdita netta.

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I dieci giganti mondiali dell'energia

Nonostante la crisi economica, le società energetiche continuano a macinare utili. E' quanto risulta dalla ricerca della società di consulenza Platts, una divisione del gruppo McGraw-Hill con sede a New York, che ogni anno pubblica la graduatoria delle 250 maggiori società del settore combinando quattro parametri finanziari ricavati dai bilanci 201: gli utili netti, i ricavi, le attività e il ritorno sul capitale investito (roic).

Le aziende occidentali dominano la scena, ma quelle dei mercati emergenti sono in forte crescita. Settanta aziende sulle 250 totali sono infatti asiatiche, di cui 23 cinesi e 12 indiane. Le prime dieci posizioni sono occupate dai giganti petroliferi integrati, con l'eccezione di Conoco Phillips, che hanno beneficiato del rialzo del prezzo del greggio e che generanonel complesso profitti per 238 miliardi di dollari. Nove su dieci sono occidentali, esclusa PetroChina. Per trovare una società italiana bisogna scendere alla diciassettesima posizione, occupata da Eni, mentre Enel è 37esima.

Ecco i dieci campioni del settore.
1) Exxon Mobil. Il colosso texano occupa il gradino più alto del podio per l'ottavo anno consecutivo e genera profitti per 41 miliardi di dollari a fronte di un roic del 23%, fra i più alti del settore e in assoluto il maggiore fra le società americane

2) Royal Dutch Shell. Il gruppo anglo-olandese è il numero uno per valore assoluto dei ricavi (470 miliardi di dollari) e il terzo per il totale dei profitti generati (30,9 miliardi di dollari). Il ritorno sul capitale investito è (solo) del 15%. E' salito quest'anno dalla sesta alla seconda posizione, scalzando Chevron

3) Chevron. Il gruppo californiano ha un roic decisamente interessante (20%), ma rispetto allo scorso anno è sceso di una posizione

4) BP. Il gruppo inglese è riuscito a realizzare un'incredibile svolta dopo il disastro ecologico causato nel Golfo del Messico. Dal secondo posto era infatti crollato al 118esimo nel 2010 a causa di perdite per 38 miliardi di dollari

5) Gazprom. Il gigante russo del petrolio e del gas è sceso dal terzo al quinto posto di quest'anno. Genera profitti per oltre 39 miliardi di dollari (in valore assoluto i secondi del settore) e può contare su un roic del 14%

6) Statoil. La regina norvegese del petrolio è decisamente più piccola per ricavi e profitti del colosso russo, ma vanta un ritorno sul capitale superiore (19%). Dall'undicesima è balzata in sesta posizione

7) Total. Il gruppo francese, che ha un roic del 12%, è invece scivolato dalla quinta alla settima posizione, in controtendenza rispetto ai suoi competitor europei

8) Conoco Phillips. La società texana specializzata in E&P (exploration&production) è scesa dalla settima all'ottava posizione

9) PetroChina. Il colosso cinese ha un roic (10%) decisamente più basso dei suoi concorrenti asiatici, ma realizzata utili per 21 miliardi di dollari

10) Rosneft Oil. E' il secondo gruppo russo in classifica e, come Gazprom, ha perso posizioni dalla nona alla decima. Può vantare un ritorno sul capitale investito del 14%



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Samsung raddoppia ma non convince. A Tokyo nuovi stimoli per 5,3 miliardi di dollari

Written By Unknown on Jumat, 26 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Asia in calo, hanno pesato le vendite al di sotto delle stime di Apple. In ribasso anche Samsung, che a Seul (-1,7%) ha ceduto oltre il 2% pur avendo battuto, nei dati trimestrali, i record di profitto. Ma gli operatori guardano preoccupati al futuro. Shanghai ha registrato un calo del 2%, Tokyo ha ceduto l'1,35%, Sidney lo 0,8%.

A Seul Samsung ha annunciato utili netti record di 6.600 miliardi di won (5,97 miliardi di dollari) nel terzo trimestre, quasi raddoppiati. I profitti operativi sono saliti a 8.120 miliardi di won (7,4 miliardi di dollari), in rialzo del 91% rispetto a un anno fa. Il gruppo cementa la vetta della classifica mondiale per numero di smartphone venduti nel trimestre luglio-settembre, a quota a 56,3 milioni di pezzi, incluso il nuovo Galaxy S III (18 milioni di unità vendite, contro i 27 milioni dell'iPhone della Apple). Il fatturato della telefonia mobile è di 26.250 miliardi di won, la metà di quello totale. Ma il commento del vicepresidente senior, Robert Yi, è stato molto prudente: "Lo scenario del business resta difficile, persistono le incertezze economiche globali e le preoccupazioni per Usa e Europa".

Nel frattempo, il governo giapponese ha approvato una nuova iniezione di liquidità da 422 miliardi di yen (5,3 miliardi di dollari), per stimolare l'economia stagnante. Si tratta di misure straordinarie di spesa, che verranno finanziate con soldi provenienti da fondi di riserva piuttosto che dalla creazione di nuovo debito. Secondo gli esperti, l'impatto sull'economia reale dei nuovi finanziamenti sarà tuttavia limitato.



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S&P fa tremare le banche francesi lo scambio di bond non salva Intesa dalle vendite

Di Francesca Gerosa

Il comparto bancario europeo segna la peggiore performance (flette allo Stoxx dell'1,47%) dopo che Standard & Poor ha declassato Bnp Paribas (-3,24% a 38, 34 euro alla borsa di Parigi) e rivisto l'outlook di Societe Generale (-3,82% a 23,93 euro) e Credit Agricole (-3,77% a 5,77 euro) a negativo a causa dei maggiori rischi legati alla crescente esposizione del comparto bancario transalpino a una prolungata recessione nella zona euro.

S&P ha inoltre sottolineato il crescente rischio per il settore bancario francese nel breve termine a causa dell'intensificazione della concorrenza sul mercato nazionale e della volatilità delle condizioni di finanziamento. L'aumento dei rischi economici per il settore riflette infine il potenziale impatto, limitato ma degno di nota, di una correzione del mercato immobiliare

S&P ha ridotto il rating di Bnp Paribas di un notch da Aa- ad A+ad A-ponendolo sei livelli sopra il territorio spazzatura e ha rivisto da stabile a negativo l'outlook di Societe Generale, Credit Agricole, Allianz Banque, BPCE, Credit Foncier et Comunale d'Alsace et de Lorraine-Banque, Credit Mutuel, Exane, La Banque Postale, RCI Banque e Socram Banque. Attualmente Societe Generale e Credit Agricole godono di un rating A.

A Piazza Affari anche i due big bancari sotto oggetto di vendite: Unicredit cede il 2% a 3,43 euro e Intesa Sanpaolo l'1,50% a 1,24 euro. Ieri quest'ultima ha annunciato un'offerta di scambio riguardante 4 emissioni subordinate richiamabili da complessivi 2,5 miliardi di euro con un altro titolo di tipo senior, ovvero che gode di maggiori privilegi in caso di default dell'emittente. La banca si è impegnata a ritirare fino a un massimo di 1,5 miliardi di euro.

Gli analisti di Intermonte giudicano positivamente questo intervento sulla gestione del capitale: quello annunciato ieri è il terzo round di buy back sul debito da inizio anno. Secondo i calcoli preliminari, il riacquisto dovrebbe portare a un capital gain lordo fino a 140 milioni di euro, "un dato che non tiene conto di eventuali plusvalenze sui derivati: l'effetto positivo sul core Tier 1 dovrebbe essere pari a 3 punti base", prevedono gli esperti di Intermonte (outperform e target price a 170 euro confermati sul titolo), ricordando che a fine giugno il coefficiente di patrimonializzazione di Intesa Sanpaolo era al 10,7%.

Gli analisti di Banca Akros stimano, invece, un impatto massimo potenziale sul Core Tier 1 della banca di 5 pb. "La qualità e la quantità di capitale resta di fondamentale importanza per le banche italiane, data l'attuale doppia recessione", sostengono alla banca d'affari. "Intesa Sanpaolo è la migliore banca italiana meglio capitalizzata e ribadiamo quindi il nostro rating accumulate sul titolo con un target price a 1,30 euro".



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Nessuna scossa dal Fomc, passi indietro su Grecia raffreddano entusiasmi

Written By Unknown on Kamis, 25 Oktober 2012 | 15.11

Di Ilaria Ammendola

Piazza Affari apre in rialzo

Avvio di seduta debole e contrastato per le borse europee dopo che nella notte non sono arrivate, come previsto, novità rilevanti dalla Federal Reserve. Il Fomc ha affermato che manterrà i tassi su livelli "eccezionalmente bassi" fino a metà 2015 e che continuerà a comprare 40 miliardi di dollari di Mbs ogni mese, in linea a quanto detto a settembre. La Banca centrale statunitense ha però ribadito i suoi timori per l'economia del Paese.

Coronado, economista di Bnp Paribas ha fatto notare che raramente si è avuto un comunicato del Fomc con così pochi cambiamenti, anche se la mancanza di modifiche è in linea alle attese e rimarca gli impegni presi a settembre dalla Fed. Secondo Deutsche Bank, il Comitato aveva dei motivi validi per mantenere un basso profilo con le elezioni presidenziali a meno di due settimane.

Si ricorda infatti che il candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Romney, ha detto di essere contrario alla politica della Banca centrale americana per stimolare l'economia, ritenendola inefficace e inflazionistica. Tuttavia dal meeting del Fomc è emerso che l'intenzione delle Fed è quella di procedere su questa strada indipendentemente dall'esito delle elezioni.

Il Ftse Mib apre in calo dello 0,23% a 15.669 punti. Le altre borse Ue sono contrastate il Dax scende dello 0,12% a 7.185 punti, l'ibex dello 0,13% a 7.781 punti, mentre il Cac40 è in rialzo dello 0,34% a 3.436 punti e il Ftse 100 dello 0,18% a 5.815 punti. Nelle prime contrattazioni lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti si attesta a 326 punti, leggermente al di sotto dei livelli di chiusura di ieri, con un rendimento del 4,84% mentre lo spread tra Bonos spagnoli e Bund scende a 398 punti, per un tasso del 5,56%.

L'Ue e il Fondo monetario internazionale hanno raffreddato gli entusiasmi dopo l'euforia di ieri per le indiscrezioni sul raggiungimento di un accordo con la Grecia sullo sblocco della nuova tranche di aiuti finanziari. I due organismi internazionali hanno infatti ribadito che, sebbene dei progressi sia stati compiuti, al momento non è stato raggiunto ancora alcun accordo. Ieri, era stato il ministro delle Finanze greco, Yannis Stournas, ad annunciare al parlamento di Atene un accordo con la Troika Ue-Fmi-Bce per un finanziamento da 13,5 miliardi di euro.

''Notevoli progressi sono stati compiuti nelle trattative con la Grecia, ma alcuni problemi rimangono in sospeso prima di un possibile accordo'', ha detto un portavoce del commissario europeo per gli Affari economici Olli Rehn. Anche il Fondo monetario internazionale ha rilasciato un messaggio simile: ''Vi sono stati progressi in questi ultimi giorni, ma alcune questioni irrisolte sono da concordare per poter raggiungere un pieno accordo. Inoltre, i problemi di finanziamento sono in discussione tra i finanziatori ufficiali e Grecia'', ha concluso l'Fmi.

Intanto la questione Spagna continua a tenere banco. Il governo spagnolo chiederà formalmente all'Unione europea un pacchetto da 60 miliardi per ricapitalizzare il settore bancario. A Madrid erano stati offerti 100 miliardi ma il Paese, anche a seguito dell'esito degli stress test, aveva dichiarato che le necessità finanziarie delle banche spagnole si attestavano attorno ai 40 miliardi di euro.

A piazza Affari Luxottica parte con in rialzo dell'1,39% a 28,45 euro in attesa dei conti. Lo scorso 18 ottobre Barclays, ribadendo il rating overweight e il target price a 31 euro sul titolo, ha fatto sapere di aspettarsi il 7% di crescita organica e un aumento di 50 punti base del margine ebit per il terzo trimestre con un eps sopra il 21%.

Gli analisti ritengono che il business case sia convincente: il gruppo ha una leadership di mercato in un settore in continua crescita con marchi eccezionali (sia di proprietà che licenze), un bilancio forte, cash flow eccezionali nonchè un eccellente management. Anche Snam (invariata in avvio) riunisce oggi il consiglio di amministrazione per approvare la terza trimestrale.



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Piatta Wall St., volano però FB e Zynga. Apple vince un altro round in tribunale

Di Elena Dal Maso

Il Dow Jones Industrial Average ha chiuso con un modesto + 0,2%, l'S&P 500 con un +0,3%, il Nasdaq Composite ha perso lo 0,3%. I risultati deludenti delle trimestrali Usa, l'incertezza su chi sarà il prossimo presidente Usa e le difficoltà in Europa e in Asia tengono bloccata Wall Street.

Neanche l'operazione di QE3 della Fed, confermata ieri dalla riunione del Federal Open Market Committeee, ha rinvigorito le contrattazioni. Delle 187 società dell'S&P 500 che hanno pubblicato i risultati trimestrali, il 70% ha battuto le attese sui guadagni e il 60% ha mancato invece le stime sugli utili.

Netflix Inc. ha perso il 12% dopo che che online-video service ha ridotto le previsioni sulla crescita interna. Facebook è invece balzata del 19% grazie a vendite al di sopra delle stime degli analisti. Oggi è attesissima la trimestrale di Google.
Zynga, la società che produce videogiochi online fra i quali Farmville, ha chiuso il terzo trimestre con una perdita di 52,7 milioni dollari, 7 cent per azione, a fronte di un utile di 12,5 milioni di dollari nello stesso periodo dell'anno scorso. I ricavi sono saliti del 3,2% a 316,6 milioni di dollari, oltre le attese degli analisti. Il titolo è salito nelle contrattazioni after-hour, dove è arrivato a guadagnare l'11% dopo l'annuncio, insieme ai risultati trimestrali, alla partnership con l'inglese bwin.party e al piano di buy back per 200 milioni di dollari.

Apple, nel frattempo, ha incassato un'altra vittoria. Un giudice dell'International Trade Commission (Itc), l'agenzia americana che vigila e regola la concorrenza, ha stabilito che Samsung ha infranto quattro brevetti Apple, fra i quali uno sul design dell'iPhone e uno sulla tecnologia touch-screen. La decisione del giudice Thomas Pender è però soggetta alla revisione dell'intera commissione. Quest'ultima ha il potere di fermare i prodotti che infrangono i brevetti americani.



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Asia in rosso. Taki torna alla Giustizia a Tokyo dopo lo scandalo yakuza

Written By Unknown on Rabu, 24 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Il Nikkei Stock Average ha perso lo 0,3%, il sudocreano Kospi lo 0,8% e l'australiano S&P/Asx 200 lo 0,7%. I mercati cinesi hanno cercato di recuperare dopo i dati positivi di Pechino in ottobre. A Hong Kong, l'Hang Seng è salito dello 0,1%, mentre a Shanghai il Composite ha chiuso a + 0,2%

L'indice Hsbc China manufacturing purchasing managers per il mese di ottobre è salito a 49,1 dal 47,9 di settembre, vicino al livello 50 che divide la contrazione dall'espansione economica. Pur tuttavia, i dati non sono riusciti da incoraggiare le Borse, affossate dal rosso cupo di Wall Street.

Molti estrattori di materie prime hanno registrato perdite. In Australia, Bhp Billiton ha perso l'1%, Tinto lo 0,9%. A Tokyo, Jx Holdings è scesa dello 0,5% e Inpex dell'1'4%. A Seoul, Sk Innovation è arretrata del 2,2%. Stessa situazione anche a Hong Kong: Cnooc -1,8%, Aluminum Corp. of China -1.4%, PetroChina -1,7%.

Sempre a Hong Kong, il gruppo di fast fashion Esprit Holdings è precipitato dell'11,7% , coinvolto in un complesso problema di diritti umani. Anche le società asiatiche stano cominciato a pubblicare le loro trimestrali: a Tokyo Kawasaki ha perso il 5,1% dopo aver tagliato le stime sugli utili a 12,4 miliardi di yen invece dei 14 previsti. Komatsu ha perso l'1,2%, Mitsui Engineering & Shipbuilding il 2,1%.

Nel frattempo, il premier giapponese Yoshihiko Noda ha deciso di rinominare Makoto Taki alla carica di ministro della Giustizia in sostituzione di Keishu Tanaka, dimessosi ieri dopo essere finito nella bufera per aver avuto trentanni fa legami con la yakuza, la mafia giapponese. Lo ha annunciato il capo di gabinetto Osamu Fujimura. Taki aveva ceduto il primo ottobre il testimone a Tanaka nell'ambito di un rimpasto voluto da Noda per risollevare il gradimento popolare dell'esecutivo in vista di possibili elezioni politiche anticipate.



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Piazza Affari parte bene STM avvia piano riduzione costi dopo outlook debole

Di Francesca Gerosa

Partenza positiva a Piazza Affari

L'azionario europeo parte in rialzo grazie ai buoni conti di Facebook, che ha battuto le attese, e all'indice Pmi di Hsbc sul settore manifatturiero cinese, salito a 49,1 punti a ottobre, ai massimi da tre mesi. Il dato, essendo ancora sotto la soglia dei 50 punti, indica però ancora una fase di contrazione e non di espansione.

L'economia cinese ha imboccato la strada di una ripresa lenta e graduale dal suo periodo di crescita più debole in tre anni. Da segnalare il massimo da sei mesi toccato dal sottoindice sui nuovi ordinativi, a 49,7 punti. E' attesa per le 10.00 la pubblicazione dell'indice tedesco Ifo.

Ieri in Europa si è registrato un ritorno di una certa pressione sullo spread spagnolo, oggi in calo a quota 402 punti base (differenziale Btp/Bund a 328 punti), a testimonianza che il mercato sta perdendo probabilmente la pazienza e preme per la richiesta di aiuti da parte di Madrid

Il Fondo salva Stati permanente (Esm), secondo quanto ha dichiarato Klaus Regling, ad del fondo, è pronto a trasferire alla Spagna 30 miliardi di euro di bond per ricapitalizzare le banche entro fine anno ed è anche pronto ad avviare nuovi programmi per alcuni Stati di grandi dimensioni con modalità diverse da Grecia, Irlanda e Portogallo e lasciando aperto l'accesso ai mercati del Paese assistito, senza più finanziarlo al 100%.

Affinché la Bce possa acquistare titoli di Stato sul secondario, potrebbe essere sufficiente che l'intervento dell'Esm sul primario sia "possibile" tramite programma o linea precauzionale, ha spiegato Regling. A Piazza Affari, dove il Ftse Mib sale dello 0,40% a 15.640 punti, STMicroelectronis ripiega del 3,05% a 4,51 euro dopo aver chiuso il terzo trimestre con ricavi netti in aumento dello 0,9% trimestre su trimestre e in calo dell'11% anno su anno a 2,17 miliardi di dollari, comunque sotto la stima del consenso a 2,19 miliardi, un margine lordo al 34,8%, anche in questo caso sotto il 35,3% previsto dal consenso.

Il più basso opex ha portato a un ebit rettificato di -79 milioni di dollari, meglio del consenso (-99 milioni). L'ebit è stato pari a -792 milioni rispetto ai -124 milioni attesi a causa però di un onere non-cash di 690 milioni di dollari per la svalutazione delle immobilizzazioni immateriali del wireless. La perdita netta di competenza della parent company è così stata pari a 478 milioni di dollari. L'eps clean si è attestato a -0,03 dollari, in linea con le attese.

Sulla base di questo trimestre, STM ha previsto per il quarto, assumendo un cambio dollaro/euro a 1,3, ricavi a -5%/+2% trimestre su trimestre a 2,13 miliardi, meglio dei competitor secondo gli analisti di Ubs, ma sotto le attese del consenso che li vede a 2,29 miliardi e un margine lordo a 32+/-2%, decisamente peggio del 36% del consenso. Per Ubs implica un utile lordo del 18% sotto il consenso.

STMicroelectronics ha anche annunciato un piano di riduzione costi per la divisione digital che consentirà di realizzare risparmi annualizzati di 150 milioni di dollari entro la fine del 2013. ''I risultati del terzo trimestre in termini di ricavi e margine lordo hanno conseguito miglioramenti sequenziali. Nel complesso, la forza del nostro portafoglio prodotti ci ha permesso di gestire con buoni risultati un contesto di mercato attualmente caratterizzato da una domanda debole", ha commentato l'ad, Carlo Bozzotti.

"A dicembre presenteremo il nostro nuovo piano strategico con cui intendiamo accelerare lungo la roadmap verso il modello finanziario precedentemente annunciato e assicurarci il successo futuro delle nostre attività sia nell'analogico sia nel digitale", ha aggiunto.

"Le vendite e gli utili delle divisioni automotive e analogica sono inferiori alle aspettative e compensano la performance migliore del previsto della divisione Power Discretes e di ST-Ericsson", affermano gli analisti di Goldman Sachs che notano inoltre che la perdita operativa ricorrente del trimestre a 167 milioni di dollari non è stata così pronunciata come da loro previsto (220 milioni). Per cui, secondo Goldman Sachs, ogni debolezza dell'azione STM è una una opportunità d'acquisto (buy confermato).

Anche Cheuvreux stamani ha ribadito outperform e un target price a 5,5 euro data la valutazione depressa delle azioni che trattano a 0,6 volte l'enterprise value/vendite e a 5 volte l'ev/ebitda 2013, subendo il valore negativo implicito per 3-4 miliardi di dollari di ST-Ericsson. "Crediamo che la ristrutturazione possa sbloccare tale valore, con conseguente rialzo sostanziale per le azioni", spiegano gli esperti della banca francese.

In realtà, il calo del titolo STM in borsa è da addebitare alla guidance del quarto trimestre, "inferiore del 6%/16% rispetto al consensus a livello di fatturato e margine lordo. I risultati del terzo trimestre sono stati sostanzialmente in linea alle attese grazie alla riduzione dei costi in particolare per la joint venture ST-Ericsson, ma riteniamo che la debolezza del core business di STM peserà sul titolo", indicano gli analisti di Equita che sull'azione mantengono il rating hold e il target price a 4,7 euro.

Su questo punto concordano anche gli analisti di Ubs che hanno sell e un target a 4 euro: "mentre ST-Ericsson ha raggiunto il suo obiettivo di dimezzare le perdite operative prima del previsto, crediamo che la debolezza del core business rimarrà sotto la lente con l'implicito profitto lordo del quarto trimestre visto del 18% al di sotto delle stime del consenso. Chiaramente, includendo l'impairment, le stime di eps del consenso dovrebbe scendere drasticamente. Escludendo questo, ci aspettiamo che il consenso sull'eps del quarto trimestre del gruppo diventi negativo".

In effetti i risultati del terzo trimestre di ST-Ericsson si sono rivelati leggermente migliori del previsto: ricavi a 359 milioni di dollari (+4% trimestre su trimestre e -12,8% anno su anno) contro i 347 milioni di dollari attesi dal consenso, l'ebit rettificato è stato pari a -148 milioni (consenso -206 milioni), raggiungendo quindi l'obiettivo di dimezzare le perdite operative con un trimestre d'anticipo. Il fatturato del quarto trimestre è atteso flat trimestre su trimestre, mentre Equita si aspettava un +2%.



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Allarme previdenza Spagna, timido rialzo delle borse

Written By Unknown on Selasa, 23 Oktober 2012 | 15.11

Di Francesca Gerosa

Apertura cauta a Piazza Affari

Timido rialzo delle borse europee in avvio di seduta. Si continua a guardare alle notizie sulla Spagna dopo che ieri Moody's ha tagliato il rating di cinque regioni spagnole. Il taglio del rating della Catalogna e di altre quattro regioni della Spagna (Andalusia, Extremadura, Castilla-La Mancha e Murcia) "sottolinea i continui problemi finanziari delle comunità autonome" del Paese, commenta Allan von Mehren, analista di Danske Bank.

La mossa arriva dopo la conferma dell'agenzia del rating sovrano della Spagna a Baa3 la settimana scorsa. Moody's ha citato tra le motivazioni alla base del downgrade, le riserve di liquidità molto limitate e il forte affidamento su linee di credito di breve termine. Inoltre la stampa spagnola scrive che il sistema di previdenza sociale del Paese registrerà un deficit di 10,5 miliardi di euro, pari allo 0,9% del pil quest'anno.

Il governo ha presentato il bilancio 2012 a marzo e aveva segnalato che il sistema di previdenza sociale sarebbe stato in pareggio. Il target sul deficit di bilancio della Spagna si attesta al 6,3% del pil, ma il Paese potrebbe registrare un valore tra il 7,2 e il 7,4%, secondo El Paesi e Cinco Dias.

Dal lato del primario, oggi è in agenda l'asta spagnola sui titoli a 3 e a 6 mesi. In Italia resta sotto i riflettori la legge di stabilità del governo Monti con le audizioni oggi davanti alla commissione Bilancio della Camera di di Istat (8.30), sindacati (9.30), Grilli (11.00), Corte conti (12.30), Banca d'Italia (14.30), mentre da più parti vengono chieste modifiche, in particolare sulle misure fiscali e sulla scuola. Il premier ha detto che il governo è disponibile a valutare le modifiche proposte, lasciando invariati i saldi.

Sul tema dei saldi è tornato ieri il ministro dell'economia Vittorio Grilli, secondo il quale i saldi di bilancio erano già in pareggio prima della Legge di stabilità, "quindi non è corretto dire che aumenta il carico fiscale". Mentre lo spread tra Btp e Bund si attesta a 318 punti, sopra i livelli della chiusura di ieri (315) con un tasso del 4,8% e il differenziale tra Bonos e Bund si allarga a quota 389, con un rendimento del 5,51%, a Piazza Affari il Ftse Mib segna un +0,33% a 15.918 punti.

Per la giornata odierna dal punto di vista macroeconomico anche oggi non ci sono particolari dati di rilievo in agenda fatta eccezione per l'indice Redbook, relativo alle vendite al dettaglio americane. Dal punto di vista societario prima dell'avvio degli scambi a Wall Street verranno diffusi i conti trimestrali di 3M e Ups, mentre dopo la chiusura dei listini l'attenzione si sposterà ai risultati di Facebook, Amgen e Xerox.



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L'Istat vede timidi segnali positivi, ma aumento Iva interessa 80% spesa per consumi

Di Francesca Gerosa

Dall'analisi della congiuntura economica sono emersi "ulteriori segnali incoraggianti", ma sui dati serve comunque cautela. A sostenerlo il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, durante un'audizione sulla legge di stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Un mese fa, ha ricordato, l'Istituto segnalava come l'analisi della congiuntura rivelasse alcuni primi, seppur timidi, segnali positivi. Ulteriori segnali incoraggianti, ma non univoci, sono emersi nelle ultime settimane. Tuttavia, ha aggiunto Giovannini, la cautela nell'interpretazione di questi dati è d'obbligo vista la difficoltà a destagionalizzare, in una fase congiunturale incerta come l'attuale, i dati relativi ad agosto.

"Nei prossimi mesi è probabile che si verifichi un rallentamento del ritmo di crescita dei prezzi per tutte le principali componenti", ha proseguito il presidente dell'Istat, sottolineando però che la propensione al risparmio delle famiglie italiane è al "minimo storico" e "segnali di sofferenza" permangono per gli italiani con un potere d'acquisto che ha avuto un crollo negli ultimi mesi.

Nel secondo trimestre il potere d'acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie consumatrici al netto dell'inflazione) si è infatti ridotto dell'1,6% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al secondo trimestre del 2011, portando al 3,5% la perdita di potere d'acquisto rispetto ai primi sei mesi del 2011.

Nel periodo la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,1%, un valore che rappresenta il minimo storico assoluto, con una diminuzione dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al corrispondente trimestre del 2011. E l'aumento dell'Iva certo non aiuta.

Complessivamente l'intervento sull'Iva previsto dalla legge di stabilità riguarderà i prezzi di beni e servizi relativi a quasi l'80% della spesa per consumi. Questa percentuale riguarda per intero le divisioni di spesa delle bevande alcoliche e tabacchi e dell'abbigliamento e calzature, mentre ha un'incidenza superiore al 95% per quanto riguarda i trasporti, le comunicazioni e i servizi ricettivi e di ristorazione.

"Nell'ipotesi di un completo e immediato trasferimento sui prezzi al consumo dell'aumento delle aliquote Iva previsto nel disegno di legge", ha spiegato Giovannini, "l'impatto teorico sui singoli prezzi dei prodotti sarebbe pari allo 0,83% per i beni e servizi ad Iva ordinaria e dello 0,91% per quelli su cui grava l'aliquota del 10%. I primi pesano per il 51% circa sul paniere dei prezzi al consumo, mentre i secondi pesano per circa il 29%: complessivamente, quindi la manovra interesserà prezzi di beni e servizi relativi a quasi l'80% della spesa per consumi".

Invece, gli effetti complessivi dell'intervento sull'Irpef sono di entità compresa fra lo 0,5% e lo 0,8% del reddito familiare disponibile e risultano maggiori per il ceto medio e per quello medio-alto. I meno avvantaggiati sono i redditi agli estremi della distribuzione, cioè quelli più alti e quelli più bassi.

In valore assoluto il beneficio risultante dalla riduzione delle aliquote è massimo (280 euro) per i redditi individuali superiori a 28 mila euro e si amplifica per le famiglie con più percettori di reddito, mentre è di importo minore per chi guadagna meno di 28 mila euro e per le famiglie con una sola fonte di reddito. E' del tutto inefficace per i redditi più bassi, già inclusi nella No Tax Area in base alla normativa vigente.

Il presidente dell'Istat ha segnalato che, in termini familiari, solo una minoranza delle famiglie dovrebbe sperimentare un aggravio di imposta. Secondo la microsimulazione dell'Istat la riduzione d'imposta media per famiglia, inclusiva di quella relativa alle addizionali regionali e comunali, è pari a circa 240 euro.

Più nello specifico circa 8 famiglie su dieci beneficeranno delle misure in materia fiscale contenute nella legge di stabilità che comportano un beneficio medio di 340 euro l'anno per il 77,7% delle famiglie e un aggravio di circa 290 euro per il 7,4%, mentre per il rimanente 14,9% delle famiglie l'effetto sarà sostanzialmente nullo.

Tuttavia, "le famiglie con figli, in particolare se minori, risultano avere benefici inferiori rispetto alla media del quintile di appartenenza". Il risultato dipende dal più alto rapporto fra il numero di persone che generano spese deducibili e detraibili e il numero di percettori che caratterizza queste famiglie. Le modifiche dell'Irpef penalizzano i primi e attribuiscono vantaggi solo ai secondi, attraverso la riduzione delle aliquote.

Giovannini ha anche rilevato che lo svantaggio relativo delle famiglie con figli risulta più evidente se questi sono di minore età o comunque ancora impegnati negli studi o non economicamente autosufficienti, poiché si lega al fatto che la cura dei figli riduce le probabilità di occupazione delle madri (e, per quelle occupate, costituisce un ostacolo al conseguimento di maggiori guadagni).



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Paesi emergenti, i 10 listini cresciuti di più

Written By Unknown on Senin, 22 Oktober 2012 | 15.11

Di Ester Corvi

I mercati emergenti hanno ripreso slancio dall'inizio di settembre, mettendo a segno da allora un rialzo del 5% (indice Msci in valuta locale), superiore alla performance delle borse dei Paesi sviluppati. Si tratta di un movimento temporaneo oppure è destinato a continuare? Gli esperti di Raiffeisen Capital Management mettono in guardia: "è presto per credere a un'inversione di tendenza. Le misure delle banche centrali potranno nel breve mettere le ali ai listini, ma nel lungo termine il criterio più importante è l'andamento degli utili aziendali, che sono ancora deboli".

Sul fronte macroeconomico, i dati più recenti indicano una crescita del Pil degli emerging markets del 4,5% nel terzo trimestre, in linea con il secondo trimestre, ma molto lontano dall'8% registrato nel 2010. A livello regionale i Paesi asiatici crescono più velocemente della media, con i segnali di rallentamento dalla Cina che tendono a stabilizzarsi, mentre l'America latina sta cominciando a beneficiare degli interventi espansivi.

Ecco i dieci emerging markets che nell'ultimo mese e mezzo sono cresciuti di più (indice Msci in valuta locale)

1) Ungheria. Il listino ungherese è salito del 11,3% dall'inizio di settembre, trainato dall'aumento delle quotazioni del gruppo petrolifero Mol. Il quadro congiunturale del Paese, che sta attraversando una leggera recessione, rimane debole, con gli indicatori sulla fiducia delle imprese e dei consumatori in flessione. Come negli altri Paesi della regione, la banca centrale ungherese ha tagliato il tasso base a causa delle deboli previsioni economiche, nonostante l'inflazione in crescita. I mercati finanziari sono in attesa di un eventuale accordo tra Ungheria e Fmi.

2) Cina. Il listino di Shanghai ha messo a segno da fine agosto un rialzo del 10,3% (indice Msci China). I dati congiunturali mostrano una stabilizzazione dell'economia su bassi livelli, ma le previsioni di crescita per il 2013 sono state riviste al ribasso (6%). Dal punto di vista della politica monetaria, la banca centrale cerca di adottare nuove misure espansive senza però alimentare l'inflazione, che è ancora lontana dall'essere sotto controllo.

3) Indonesia. La borsa di Giacarta ha messo il turbo nell'ultimo mese e mezzo, facendo un balzo dell'8,7% trainata al rialzo dalla ripresa del listino cinese. Da fine 2011 la performance è del 10,4%.

4) Egitto. In pochi se ne sono accorti ma il listino del Cairo, che gli esperti includono nella lista dei cosiddetti "mercati di frontiera" perché ad altissimo rischio, è cresciuto da settembre dell'8,7% e dalla fine del 2011 di uno strabiliante 63%.

5) Emirati Arabi. Un altro mercato azionario di frontiera, che ha guadagnato nell'ultimo mese e mezzo l'8,4% portando il rialzo da fine 2011 al 23,6%.

6) Messico. Il listino messicano è stato il migliore in America Latina nell'ultimo mese e mezzo con una performance del 7,5%, mentre il rialzo da inizio anno è del 15,3%.

7) India. Il listino di Mumbai è cresciuto, in valuta locale, del 7,3% dall'inizio di settembre e sono ricominciati i forti afflussi di capitali dall'estero. Il merito è di una serie di misure annunciate dal governo, nonostante la forte opposizione interna, che riguardano gli aumenti dei prezzi (sovvenzionati dallo Stato) per diesel e gas da cucina, l'apertura agli investimenti diretti esteri, del commercio al dettaglio, del settore dell'energia, della radio e dell'industria aeronautica, fino alla privatizzazione parziale delle imprese statali.

8) Perù. Poco liquido e ancora meno conosciuto, il listino peruviano si è distinto in America Latina con una performance del 7% da settembre e del 9,4% da inizio anno.

9) Turchia. Rialzo da settembre del 5,9% per il listino di Istanbul, che da gennaio ha realizzato una performance del 38,3%. L'economia mostra segni di rallentamento, ma la banca centrale dovrebbe avere ancora spazi per tagliare i tassi base.

10) Polonia. La borsa di Varsavia ha segnato un progresso del 5,4% nell'ultimo mese e mezzo (+10,9% da fine 2011), trainata dai rialzi delle società petrolifere. Anche le obbligazioni polacche hanno tratto profitto dalle previsioni sui tagli dei tassi e hanno guadagnato terreno.



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Stacco cedola e taglio target da parte di Citigroup pesano su Snam

Di Francesca Gerosa

Lo stacco della cedola e il taglio del target price da parte di Citigroup pesano sul titolo Snam Rete Gas. Anche se fonti di stampa hanno riportato che lo scorso 10 ottobre i rappresentati del fondo sovrano del Qatar avrebbero incontrato a Roma alcuni esponenti del governo per valutare opportunità di investimento in Eni, Snam ed Enel, l'azione SRG cede il 3% a 3,43 euro.

Un eventuale concreto interesse di questi investitori sarebbe positivo soprattutto per Snam: in ottemperanza alla nuova normativa, Eni deve mettere sul mercato il 20% della società dei gasdotti. Ma sul titolo oggi pesa sia lo stacco di un dividendo pari a 0,1 euro per azione sia Citigroup che ha limato il target price da 4,15 a 4,10 euro.

La raccomandazione resta in ogni caso buy in vista dei conti dei primi nove mesi 2012 (26 ottobre). Mentre le attività dovrebbero confermare il profilo di crescita del gruppo, nonostante il difficile contesto economico, Citigroup si aspetta che l'utile netto risenta dei costi di rifinanziamento e di un effetto una tantum da 340 milioni di euro derivante dalla chiusura delle operazioni di copertura finanziaria con Eni.

E' questo che ha influenzato la valutazione del broker che ha quindi tagliato il target price e di conseguenza ridotto le stime di eps 2012 da 0,29 a 0,22 euro per azione (invariate a 0,30 e a 0,38 euro per azione le stime di eps 2013-2014). Citigroup stima invece che nei primi 9 mesi dell'anno l'ebitda di Snam salga del 4% rispetto allo stesso periodo del 2011 a 2.021 milioni di euro con una crescita solida nel settore dello stoccaggio del gas (ebitda +13%) e una performance decisamente più modesta nella trasmissione a causa del calo dei volumi (+2%).

L'andamento forte della distribuzione del gas (+8,2% la crescita dell'ebitda) dovrebbe compensare la voce straordinaria registrata nel 2011 permettendo a questa divisione di ottenere una crescita dell'ebitda del 2%. L'utile netto di Snam dovrebbe scendere del 6% a 517milioni di euro a causa dell'incremento degli oneri finanziari per le commissioni di rifinanziamento (il costo medio del debito dovrebbe rimanere intorno al 3,2%) e l'impatto dei 340 milioni di euro pagati a Eni per la chiusura anticipata dei contratti swap.

A seguito della recente acquisizione e della liquidità uscita per la chiusura del contratto, Citigroup stima che il debito netto del gruppo nell'esercizio 2012 sia pari a 12,3 miliardi di euro o il 52,2% della sua Rab. Considerando che l'obiettivo di Snam è non superare il 55% del rapporto debito netto/Rab, "ora a Snam restano 700 milioni di euro circa per l'espansione internazionale; comunque, questo potrebbe non essere sufficiente per soddisfare le ambizioni della società".

Snam per il broker resta in ogni caso un'azione  a "5 stelle" tra le utility europee. "Crediamo infatti che offra una forte e difensiva crescita con un +10,5% di aumento dell'eps rettificato su base annua per il periodo 2012 2016, un solido bilancio, un rendimento interessante dei dividendi: 7,8% nel 2014 e un 20% di potenziale upside rispetto alle stime del consenso per il 2014", concludono gli analisti di Citigroup.



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Windows 8, una finestra sul futuro dei pc

Written By Unknown on Minggu, 21 Oktober 2012 | 15.11

Insieme alla forma del desktop pressoché stabile dal 1995, con Windows 8 scompare quasi del tutto la schermata di introduzione in fase di accensione del pc, dal momento che il nuovo sistema operativo di Microsoft ha drasticamente tagliato uno dei tempi morti più fastidiosi per milioni di utenti. La nuova versione del sistema operativo diffuso su oltre il 90% dei personal computer al mondo segna però una vera rivoluzione in pressoché ogni aspetto del mondo dei pc, configurandosi come la novità più significativa da parte di Microsoft nell'ultimo decennio.

Pensato  e costruito intorno al touch e al cloud, i due paradigmi che hanno rivoluzionato il modo di fruire di dispositivi e informazioni, Windows 8 segna un deciso cambiamento in ogni ambito, riuscendo a disorientare probabilmente gli utenti più abitudinari e meno avvezzi alle novità. Appena acceso il computer, infatti, sul display non appare il classico desktop con la barra delle applicazioni e il tasto Start per lanciare i vari programmi, ma una serie di icone mutuate da quelle presenti sugli smartphone basati su Windows Phone e sulla stessa consolle Xbox 360, oltre che assai simili a quelle che caratterizzano iPhone e Android.

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Paesi emergenti, i 10 listini cresciuti di più

Di Ester Corvi

I mercati emergenti hanno ripreso slancio dall'inizio di settembre, mettendo a segno da allora un rialzo del 5% (indice Msci in valuta locale), superiore alla performance delle borse dei Paesi sviluppati. Si tratta di un movimento temporaneo oppure è destinato a continuare? Gli esperti di Raiffeisen Capital Management mettono in guardia: "è presto per credere a un'inversione di tendenza. Le misure delle banche centrali potranno nel breve mettere le ali ai listini, ma nel lungo termine il criterio più importante è l'andamento degli utili aziendali, che sono ancora deboli".

Sul fronte macroeconomico, i dati più recenti indicano una crescita del Pil degli emerging markets del 4,5% nel terzo trimestre, in linea con il secondo trimestre, ma molto lontano dall'8% registrato nel 2010. A livello regionale i Paesi asiatici crescono più velocemente della media, con i segnali di rallentamento dalla Cina che tendono a stabilizzarsi, mentre l'America latina sta cominciando a beneficiare degli interventi espansivi.

Ecco i dieci emerging markets che nell'ultimo mese e mezzo sono cresciuti di più (indice Msci in valuta locale)

1) Ungheria. Il listino ungherese è salito del 11,3% dall'inizio di settembre, trainato dall'aumento delle quotazioni del gruppo petrolifero Mol. Il quadro congiunturale del Paese, che sta attraversando una leggera recessione, rimane debole, con gli indicatori sulla fiducia delle imprese e dei consumatori in flessione. Come negli altri Paesi della regione, la banca centrale ungherese ha tagliato il tasso base a causa delle deboli previsioni economiche, nonostante l'inflazione in crescita. I mercati finanziari sono in attesa di un eventuale accordo tra Ungheria e Fmi.

2) Cina. Il listino di Shanghai ha messo a segno da fine agosto un rialzo del 10,3% (indice Msci China). I dati congiunturali mostrano una stabilizzazione dell'economia su bassi livelli, ma le previsioni di crescita per il 2013 sono state riviste al ribasso (6%). Dal punto di vista della politica monetaria, la banca centrale cerca di adottare nuove misure espansive senza però alimentare l'inflazione, che è ancora lontana dall'essere sotto controllo.

3) Indonesia. La borsa di Giacarta ha messo il turbo nell'ultimo mese e mezzo, facendo un balzo dell'8,7% trainata al rialzo dalla ripresa del listino cinese. Da fine 2011 la performance è del 10,4%.

4) Egitto. In pochi se ne sono accorti ma il listino del Cairo, che gli esperti includono nella lista dei cosiddetti "mercati di frontiera" perché ad altissimo rischio, è cresciuto da settembre dell'8,7% e dalla fine del 2011 di uno strabiliante 63%.

5) Emirati Arabi. Un altro mercato azionario di frontiera, che ha guadagnato nell'ultimo mese e mezzo l'8,4% portando il rialzo da fine 2011 al 23,6%.

6) Messico. Il listino messicano è stato il migliore in America Latina nell'ultimo mese e mezzo con una performance del 7,5%, mentre il rialzo da inizio anno è del 15,3%.

7) India. Il listino di Mumbai è cresciuto, in valuta locale, del 7,3% dall'inizio di settembre e sono ricominciati i forti afflussi di capitali dall'estero. Il merito è di una serie di misure annunciate dal governo, nonostante la forte opposizione interna, che riguardano gli aumenti dei prezzi (sovvenzionati dallo Stato) per diesel e gas da cucina, l'apertura agli investimenti diretti esteri, del commercio al dettaglio, del settore dell'energia, della radio e dell'industria aeronautica, fino alla privatizzazione parziale delle imprese statali.

8) Perù. Poco liquido e ancora meno conosciuto, il listino peruviano si è distinto in America Latina con una performance del 7% da settembre e del 9,4% da inizio anno.

9) Turchia. Rialzo da settembre del 5,9% per il listino di Istanbul, che da gennaio ha realizzato una performance del 38,3%. L'economia mostra segni di rallentamento, ma la banca centrale dovrebbe avere ancora spazi per tagliare i tassi base.

10) Polonia. La borsa di Varsavia ha segnato un progresso del 5,4% nell'ultimo mese e mezzo (+10,9% da fine 2011), trainata dai rialzi delle società petrolifere. Anche le obbligazioni polacche hanno tratto profitto dalle previsioni sui tagli dei tassi e hanno guadagnato terreno.



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Windows 8, una finestra sul futuro dei pc

Written By Unknown on Sabtu, 20 Oktober 2012 | 15.11

Insieme alla forma del desktop pressoché stabile dal 1995, con Windows 8 scompare quasi del tutto la schermata di introduzione in fase di accensione del pc, dal momento che il nuovo sistema operativo di Microsoft ha drasticamente tagliato uno dei tempi morti più fastidiosi per milioni di utenti. La nuova versione del sistema operativo diffuso su oltre il 90% dei personal computer al mondo segna però una vera rivoluzione in pressoché ogni aspetto del mondo dei pc, configurandosi come la novità più significativa da parte di Microsoft nell'ultimo decennio.

Pensato  e costruito intorno al touch e al cloud, i due paradigmi che hanno rivoluzionato il modo di fruire di dispositivi e informazioni, Windows 8 segna un deciso cambiamento in ogni ambito, riuscendo a disorientare probabilmente gli utenti più abitudinari e meno avvezzi alle novità. Appena acceso il computer, infatti, sul display non appare il classico desktop con la barra delle applicazioni e il tasto Start per lanciare i vari programmi, ma una serie di icone mutuate da quelle presenti sugli smartphone basati su Windows Phone e sulla stessa consolle Xbox 360, oltre che assai simili a quelle che caratterizzano iPhone e Android.

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Paesi emergenti, i 10 listini cresciuti di più

Di Ester Corvi

I mercati emergenti hanno ripreso slancio dall'inizio di settembre, mettendo a segno da allora un rialzo del 5% (indice Msci in valuta locale), superiore alla performance delle borse dei Paesi sviluppati. Si tratta di un movimento temporaneo oppure è destinato a continuare? Gli esperti di Raiffeisen Capital Management mettono in guardia: "è presto per credere a un'inversione di tendenza. Le misure delle banche centrali potranno nel breve mettere le ali ai listini, ma nel lungo termine il criterio più importante è l'andamento degli utili aziendali, che sono ancora deboli".

Sul fronte macroeconomico, i dati più recenti indicano una crescita del Pil degli emerging markets del 4,5% nel terzo trimestre, in linea con il secondo trimestre, ma molto lontano dall'8% registrato nel 2010. A livello regionale i Paesi asiatici crescono più velocemente della media, con i segnali di rallentamento dalla Cina che tendono a stabilizzarsi, mentre l'America latina sta cominciando a beneficiare degli interventi espansivi.

Ecco i dieci emerging markets che nell'ultimo mese e mezzo sono cresciuti di più (indice Msci in valuta locale)

1) Ungheria. Il listino ungherese è salito del 11,3% dall'inizio di settembre, trainato dall'aumento delle quotazioni del gruppo petrolifero Mol. Il quadro congiunturale del Paese, che sta attraversando una leggera recessione, rimane debole, con gli indicatori sulla fiducia delle imprese e dei consumatori in flessione. Come negli altri Paesi della regione, la banca centrale ungherese ha tagliato il tasso base a causa delle deboli previsioni economiche, nonostante l'inflazione in crescita. I mercati finanziari sono in attesa di un eventuale accordo tra Ungheria e Fmi.

2) Cina. Il listino di Shanghai ha messo a segno da fine agosto un rialzo del 10,3% (indice Msci China). I dati congiunturali mostrano una stabilizzazione dell'economia su bassi livelli, ma le previsioni di crescita per il 2013 sono state riviste al ribasso (6%). Dal punto di vista della politica monetaria, la banca centrale cerca di adottare nuove misure espansive senza però alimentare l'inflazione, che è ancora lontana dall'essere sotto controllo.

3) Indonesia. La borsa di Giacarta ha messo il turbo nell'ultimo mese e mezzo, facendo un balzo dell'8,7% trainata al rialzo dalla ripresa del listino cinese. Da fine 2011 la performance è del 10,4%.

4) Egitto. In pochi se ne sono accorti ma il listino del Cairo, che gli esperti includono nella lista dei cosiddetti "mercati di frontiera" perché ad altissimo rischio, è cresciuto da settembre dell'8,7% e dalla fine del 2011 di uno strabiliante 63%.

5) Emirati Arabi. Un altro mercato azionario di frontiera, che ha guadagnato nell'ultimo mese e mezzo l'8,4% portando il rialzo da fine 2011 al 23,6%.

6) Messico. Il listino messicano è stato il migliore in America Latina nell'ultimo mese e mezzo con una performance del 7,5%, mentre il rialzo da inizio anno è del 15,3%.

7) India. Il listino di Mumbai è cresciuto, in valuta locale, del 7,3% dall'inizio di settembre e sono ricominciati i forti afflussi di capitali dall'estero. Il merito è di una serie di misure annunciate dal governo, nonostante la forte opposizione interna, che riguardano gli aumenti dei prezzi (sovvenzionati dallo Stato) per diesel e gas da cucina, l'apertura agli investimenti diretti esteri, del commercio al dettaglio, del settore dell'energia, della radio e dell'industria aeronautica, fino alla privatizzazione parziale delle imprese statali.

8) Perù. Poco liquido e ancora meno conosciuto, il listino peruviano si è distinto in America Latina con una performance del 7% da settembre e del 9,4% da inizio anno.

9) Turchia. Rialzo da settembre del 5,9% per il listino di Istanbul, che da gennaio ha realizzato una performance del 38,3%. L'economia mostra segni di rallentamento, ma la banca centrale dovrebbe avere ancora spazi per tagliare i tassi base.

10) Polonia. La borsa di Varsavia ha segnato un progresso del 5,4% nell'ultimo mese e mezzo (+10,9% da fine 2011), trainata dai rialzi delle società petrolifere. Anche le obbligazioni polacche hanno tratto profitto dalle previsioni sui tagli dei tassi e hanno guadagnato terreno.



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GRECIA/Consiglio Ue, ci aspettiamo proseguano sforzi

Written By Unknown on Jumat, 19 Oktober 2012 | 15.11

Di Stefania Spezzati Mf DowJones

Il giorno del Consiglio Ue

I leader europei riuniti a Bruxelles hanno espresso parole di apprezzamento nei confronti della Grecia, esortando il Paese a continuare con le riforme, per assicurarsi un futuro nell'area euro. Il Consiglio europeo "accoglie con favore i progressi compiuti dalla Grecia e dalla Troika per raggiungere un accordo sulle politiche per il programma di aggiustamento ed è in attesa della conclusione della revisione", si legge in un comunicato scritto a 17 e diffuso ieri altermine della prima giornata dei lavori del vertice. "L'Eurogruppo esaminerá il risultato della revisione alla luce del report della Troika e prenderá le decisioni necessarie", aggiungono i capi di Stato e di governo dell'area euro.

"Apprezziamo la determinazione del governo greco nel mettere in atto gli sforzi e i lodevoli impegni dei greci. Buoni progressi sono stati fatti per portare il programma di aggiustamento sulla giusta strada. Ci aspettiamo che la Grecia continui le riforme di bilancio e strutturali e incoraggiamo il Paese ad attuare velocemente il programma", "necessario per rendere più competitivo il settore privato, gli investimenti" e per migliorare il funzionamento del settore pubblico. "Queste condizioni permetteranno alla Grecia di raggiungere la crescita e garantiranno il suo futuro nell'area euro", hanno concluso i leader.



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Scade oggi periodo trattative Bpm-sindacati, esito ancora incerto

Di Francesca Gerosa

Oggi vertice decisivo tra il management della Banca Popolare di Milano coi sindacati sugli esuberi (1.000 lordi e 700 netti). In giornata scade infatti il periodo di 50 giorni previsto per la trattativa tra sindacati e vertici aziendali sul piano industriale al 2014.

MF scrive che le parti sarebbero ancora piuttosto distanti dall'accordo, in quanto i sindacati chiederebbero alla banca di non fissare un target agli esuberi, in modo tale da evitare prepensionamenti forzati in caso in cui la procedura di adesione volontaria non raggiungesse gli obiettivi.

L'esito è molto atteso poiché andrà a ridefinire gli equilibri all'interno della banca, ma soprattutto perché costituirebbe un precedente per le trattative in corso di Mps, Intesa Sapaolo Ubi Banca e Veneto Banca. "Un livello di riduzione del personale inferiore ai target del business plan sarebbe letto negativamente se non fossero implementate azioni aggiuntive per raggiungere il taglio costi previsto", avvertono gli analisti di Intermonte.

Il tema costi è stato storicamente una vera spina nel fianco dell'istituto con le resistenze soprattutto dei sindacati interni riuniti nell'Associazione Amici della Bpm che hanno spesso ostacolato interventi incisivi. L'obiettivo di Bpm è quello di arrivare a una riduzione strutturale del costo del lavoro di 70 milioni, evitandone la crescita inerziale (stimata in 59 milioni) e raggiungere così il target al 2015 di un costo di 640 milioni, in calo del 10% sul 2011.

In caso di mancato accordo non è escluso un ultimo rinvio, anche se è ragionevole pensare che il management intenda chiudere il negoziato entro fine anno: "dato che il gruppo ha un costo per dipendente del 10% superiore alla media e, a differenza della altre banche, non ha realizzato negli ultimi anni alcuna riduzione di personale, secondo noi Bpm procederà con la riduzione anche senza un accordo con i sindacati", prevedono gli analisti di Equita.

L'altro catalyst per la banca popolare è la rimozione delle maggiori ponderazioni richieste dalla Banca d'Italia per il calcolo dei coefficienti patrimoniali entro l'anno. L'eliminazione dei cosiddetti add-on sul capitale (150bps) da parte di Banca d'Italia porterebbe il Core Tier1 ratio della banca a circa il 9,5%. Stamani l'azione Bpm a Piazza Affari scende dello 0,71% a 0,46 euro. Equita ha ribadito il rating buy e il target price a 0,6 euro. Viceversa Intermonte underperform con un prezzo obiettivo a 0,36 euro.



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Asia, rimbalzano materie prime ed export

Written By Unknown on Kamis, 18 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Asia trainata dalla forte e inaspettata crescita del settore immobiliare Usa. In chiaroscuro i dati sull'economia cinese. Il Nikkei Stock Average è balzato del 2% grazie anche ad un progressive indebolimento dello yen, mentre lo Shanghai Composite è cresciuto dell'1,2%.

A Hong Kong, l'Hang Seng ha registrato un +0,7%, così come l'australiano S&P/Asx 200, mentre nel Sud Corea il Kospi si è appiattito ad un + 0,1%. Contrastanti i dati pubblicati dalla Cina, il Pil nel terzo trimestre è salito del 7,4% contro il 7,6% dell'anno precedente, il livello più basso dal 2009. La produzione industriale di settembre è però balzata del 9,2% anno su anno, accelerando rispetto all'8,9% registrato nel mese di agosto, mentre le vendite al dettaglio sono passate dal 13,2% di agosto al 14,2% di settembre. I dati sono stati accompagnati dal commento del premier cinese Wen Jiabao, secondo il quale l'economia è in buona forma e il governo si attende confermati i target previsti.

Il settore delle materie prime ha registrato buoni risultati a Hong Kong: Aluminum Corp. of China +4%, Jiangxi Copper +3%, China Shenhua Energy +1,8%, China Petroleum & Chemical (Sinopec) + 2,9%. I titoli dei metalli sono balzati in Giappone, dove Kobe Steel ha guadagnato il 4,5% e Pacific Metals il 4,1%. La Cina è un cliente fondamentale delle aziende estrattive australiane. Ieri il comparto è rimbalzato a Sydney: Rio Tinto +4,8%, Bhp Billiton +3,3%. A Hong Kong, in avanzata gli esportatori, con Li & Fung (+4,6%) e Foxconn International (+ 4,4%).

Il dollaro è salito a 79,14 contro lo yen dal precedente 79,03 L'euro ha toccata soglia 103,77. Il comparto export ha guadagnato terreno a Tokyo: Sony +2,9%, Renesas Electronics + 6,1%, Toyota +2,6%, Nissan +3, 1%, Honda +4,1%, Mitsui +4,6% .



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Equita preferisce Unipol-Sai rispetto alla nuova Unipol

Di Francesca Gerosa

Equita in uno studio di oggi ha fatto un update sul piano di integrazione Unipol-Fondiaria Sai. Post revisione delle stime e del modello di valutazione, la sim arriva ai seguenti target price: 1,51 euro per l'azione ordinaria Fondiaria Sai (-9% rispetto al precedente di 1,66 euro, stamani l'azione quota a 1,07 euro in borsa); 1,02 euro per l'azione di risparmio categoria B di FonSai (+23% rispetto al precedente di 0,83 euro. L'azione passa di mano a 0,69 euro).

La variazione dipende prevalentemente dalla chiusura dello sconto di mercato tra ordinarie e risparmio. La valutazione complessiva del gruppo è scesa del -10% a seguito del leggero ribasso delle stime di utile netto 2013 (-4%) e dell'inclusione del 70% dei costi di ristrutturazione complessivamente previsti dal piano (228 milioni di euro).

Tenendo in considerazione l'upside rispetto ai target, la valutazione ragionevole anche con assunzioni conservative a livello di sinergie (P/E 2013 di 5.2 volte), un tasso composto medio di crescita annuo 2011-2015 degli utili pari al 28% e un dividend yield al 2013 per la nuova FonSai al 9%, Equita ha confermato buy su entrambe le categorie di azioni.

"Abbiamo però una leggera preferenza per Unipol-Sai rispetto alla nuova Unipol tenuto conto che l'operatività nel settore assicurativo si concentrerà nella prima che, oltretutto, non sarà esposta alla divisione bancaria del gruppo", precisano gli analisti della sim.

Unipol ha infatti concesso a FonSai una put sulla quota del 32% in Unipol Banca. Equita ha invece tagliato il rating dell'azione FonSai risparmio categoria A a hold (target price a 65 euro, quota ora a 68,5 euro), perché ha raggiunto il target price, e ha adeguato il target price di Milano Assicurazioni (-11% a 0,51 euro, buy) alla nuova valutazione dell'azione ordinaria FonSai.

D'altra parte, Milano Assicurazioni (+0,23% a 0,346 euro in borsa) tratta ormai in linea al concambio stimato dalla sim per la fusione in FonSai (3,07 Milano Ass./FonSai contro una stima di 2,97). Equita ha ritoccato anche i target price di Unipol a 3,13 euro nel caso dell'azione ordinaria (-15% rispetto al precedente di 3,67, l'azione scambia a 1,81 euro in borsa), a 2,22 euro nel caso dell'azione priv (+21% rispetto al precedente di 1,84, il titolo quota al momento a 1,28 euro).

La differente variazione dei due target dipende sempre dalla chiusura dello sconto di mercato priv/ordinaria. La valutazione complessiva del gruppo è scesa del -6% come effetto combinato del rialzo delle stime di utile connesso in prevalenza con l'aumento della quota della Nuova Unipol in Unipol Sai a seguito degli acquisti di azioni ordinarie e risparmio B realizzati dalla compagnia bolognese nel corso dell'aumento di capitale, del taglio del target P/E 2013 da 8 a 7 volte.

Ma anche dell'inclusione dei costi di integrazione attesi dal piano (-171 milioni al netto delle minorities). Tenendo in considerazione l'upside rispetto ai target, la valutazione ragionevole anche con assunzioni conservative a livello di sinergie (P/E 2013 di 4 volte) e il dividend yield 2013 (10% per la Nuova Unipol), Equita conferma buy su entrambe le categorie di azioni Unipol.



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Riunione dei ministri oggi a Tokyo per aiutare l’economia

Written By Unknown on Rabu, 17 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Il Nikkei Stock Average ha guadagnato l'1,4%, a Hong Kong l'Hang Seng è cresciuto dello 0,9%, mentre nel sud Corea il Kospi è avanzato dello 0,8%, in Australia l'S&P/Asx è positivo per lo 0,9%. Più debole Shanghai, con un +0,1%. Gli indici sono retrocessi dai massimi di giornata dopo che Barack Obama si è dimostrato vincitore su Mitt Romney durante la seconda intervista presidenziale delle tre previste prima delle elezioni. "Penso che molti investitori continuino a preferire Romney", ha commentato a Marketwatch Jerry Webman, chief economist di OppenheimerFunds, "perché temono che Obama aumenti la tassazione sui capitali e renda più stringente la regolamentazione in Borsa".

Il Nikkei ha reso noto che il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda indirà una riunione del consiglio dei ministri oggi per discutere sulle misure di stimolo dell'economia interna. Il rafforzamento del dollaro nel corso dell'ultimo mese nei confronti dello yen ha dato vigore alle aziende dell'export: Sony è cresciuta del 2,8%, Panasonic del 2,9%, Toyota del 2,1%. Suzuki è salita del 2,4% dopo che la sua joint venture in India, Maruti Suzuki India, ha introdotto un modello potenziato del popolare Alto.

Anche i finanziari sono saliti a Tokyo: Nomura Holdings (+3,3%), Matsui Securities (+2,1%). Lo stesso è accaduto a Hong Kong, con Hsbc in crescita dell'1,6%, Industrial & Commercial Bank of China dell'1,4% e China Construction Bank dell'1,6%. Softbank Corp. è balzata di un altro 4,2%, che si è andato a sommare al +9,6% del giorno precedente. In questo modo sono state pareggiate le perdite della settimana scorsa, quando il gruppo di tlc ha reso noto che intende acquisire il 70% del colosso Usa Sprint Nextel.

A Hong Kong, bene gli operatori portuali: Cosco Pacific (+3,8%), China Merchants Holdings International (+4,4%). Forti anche gli armatori sudcoreani in forte crescita: Stx Pan Ocean (+7,2%), Hanjin Shipping (+4,3%). In Australia hanno dato segnali positivi i gruppi minerari: Rio Tinto (+1,7%), Fortescue Metals (+5,7%).



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Pirelli, warning di Nokian genera preoccupazione sulla disciplina dei prezzi

Di Francesca Gerosa

Il warning di Nokian genera preoccupazione sulla disciplina dei prezzi dei pneumatici. Inaspettatamente ieri la rivale di Pirelli & C. ha annunciato un allarme sull'utile operativo. Nel terzo trimestre le vendite sono salite del +5% anno su anno a 365 milioni di euro, ma l'ebit è sceso dell'11% a 85 milioni. Entrambi i dati sono risultati sotto il consensus Bloomberg (381 e 105 milioni di euro rispettivamente).

Nokian ha così previsto che nel secondo semestre l'ebit sarà inferiore al secondo semestre 2011, quindi inferiore a 214 milioni; questo implica, per gli analisti di Equita (buy e target price a 10,6 euro confermati su Pirelli), che il consensus sul risultato operativo dell'intero anno deve essere tagliato almeno del 13%.

I principali motivi alla base del warning sono i minori prezzi e la debole domanda in Europa centrale. Questa è la prima volta che uno dei primari operatori parla dei prezzi quali responsabili della delusione sui margini. I principali competitor negano infatti che la pressione sui prezzi sia tale da penalizzare i margini.

Pirelli ha confermato la tenuta dei prezzi anche a scapito dei volumi, Michelin ha sottolineato che ci sono alcune iniziative commerciali su specifici prodotti, ma non tali da causare un calo strutturale dei prezzi. Per gli analisti di Equita entrambe le società sono in grado di rispettare la guidance 2012, ma ritengono che il warning di Nokian indichi che la visibilità del settore stia peggiorando.

Invece gli esperti di Intermonte (outperform e target price a 10 euro su Pirelli) sono convinti che questo non sia l'ultimo warning nel settore. "Noi ci aspettiamo un terzo trimestre difficile per Pirelli e non escludiamo che ci possa essere una revisione della guidance per quanto riguarda il fatturato e la posizione finanziaria netta, mantenendo invariata la guidance relativamente al risultato operativo superiore ai 800 milioni di euro", prevedono gli analisti di quest'altra sim.

Coi risultati del quarto trimestre 2011, Pirelli ha tagliato la guidance sui volumi, ma non sui ricavi. La società ha abbassato poi la guidance sui ricavi sia con la prima che con la seconda trimestrale del 2012. La revisione è stata attribuita principalmente ai pneumatici standard, ma gli analisti di Mediobanca credono che, prima o poi, anche i premium possano risentire delle immatricolazioni in Germania in calo dell'11% a settembre e del rallentamento della Cina.

Mediobanca si aspetta un utile operativo di 806 milioni di euro da Pirelli per quest'anno, sotto le previsioni del consensus a 835 milioni. Sulla base di queste stime, Pirelli scambia a premio dell'8% rispetto ai competitor e del 17% rispetto a Michelin anche perché è stato uno dei titoli che ha performato meglio nel mercato italiano "e lo ha meritato", a detta di Mediobanca.

Tuttavia per gli esperti della banca l'azione ciclica deve mostrare un trend degli utili in costante miglioramento e questo potrebbe non essere il caso di Pirelli vista pressione sui prezzi. Per cui Mediobanca ha tagliato il rating  su Pirelli da neutral a underperform e il target price da 9,5 a 7,5 euro (-0,36% a 8,295 euro il titolo stamani in borsa).

E' peraltro utile ricordare che i winter tyres per Nokian rappresentano il 77% dei volumi, l'11% per Pirelli e il 15% per Michelin dei volumi delle divisioni car, tipicamente con margini sopra la media. Le attuali stime 2013-2014 di Equita non incorporano nessun significativo calo dei prezzi, ma allo stesso tempo non includono l'intero beneficio del minor costo delle materie prime (oggi sono ben sotto la media degli ultimi 12 mesi).



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Salgono Hsbc e Standard Ch. Sinopec ed Enn chiudono il capitolo China Gas

Written By Unknown on Selasa, 16 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Borse asiatiche in positivo grazie ai dati di Citigroup e dell'economia americana. Il Nikkei Stock Average è cresciuto dell'1,4%, il sud coreano Kospi dello 0,9%, e l'S&P/Asx 200 australiano dello 0,3%. A Hong Kong, l'Hang Seng ha chiuso con un +0,3%, mentre lo Shanghai Composite è salito dello 0,6%.

Dopo i dati contrastanti sulla Cina dei giorni scorsi, gli investitori sono in attesa, giovedì, della pubblicazione del Pil di settembre. In rialzo gli esportatori giapponesi grazie all'irrobustimento del dollaro (78,88 yen da 78,71 di lunedì sera e ben al di sopra dei 78,41 yen di venerdì scorso). Toshiba ha guadagnato il 3,4%, Sony l'1,9%, Citizen Holdings il 5%.

Dopo due giorni di crolli (-18,1%), Softbank è risalita del 9,3% a Tokyo. I movimenti sono dovuti all'annuncio di un'acquisizione del 70% dell'operatore mobile americano Sprint Nextel Corp. per 20 miliardi di dollari. Un'operazione che trasformerebbe Softbank in uno dei maggiori player di tlc al mondo.

A Tokyo, Sumitomo Mitsui Financial Group ha guadagnato il 2% e Mizuho Financial Group il 2,5%, mentre a Hong Kong Hsbc è salita dello 0,7% e Standard Chartered dell'1,7%.

Alcuni dei migliori risultati a Hong Kong arrivano dal settore immobiliare: China Resources Land (+5%), China Overseas Land & Investment (+2,5%). Ma China Gas Holdings è scesa del 3, 3% a Hong Kong, dopo che China Petroleum & Chemical e Enn Energy Holdings avevano messo fine alle loro offerte per il titolo. China Petroleum & Chemical, meglio nota col nome di Sinopec, è scesa dello 0,6%, Enn ha invece guadagnato il 2%.



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Fiat, su vendite in Europa pesa ancora pessimo risultato Italia

Di Francesca Gerosa

Per la dodicesima volta consecutiva, a settembre le vendite di auto in Europa subiscono una frenata. Questa volta a due cifre. Il mese scorso le immatricolazioni nei 27 Paesi Ue più quelli Efta hanno infatti registrato una flessione dell'11% fermandosi a 1.132.034 unità, contro le 1.271.339 registrate un anno fa. Ad agosto le vendite di nuove auto erano scese dell'8,5%. Nei primi 9 mesi del 2012 il calo è stato del 7,2% a 9.724.423 unità. Si restringe così ulteriormente la quota di mercato al 6% (era al 6,5% nel 2011).

Ancora una volta, a causa del mercato italiano, Fiat Group Automobiles ha fatto peggio, immatricolando in Europa 66.991 unità, il 18,5% in meno rispetto alle 82.209 di un anno fa. La quota di mercato del gruppo si è attestata al 5,9%, in calo rispetto al 6,5% di un anno fa, ma in rialzo rispetto al 5,2% di agosto, mese in cui il calo del Lingotto si era attestato al 17,7%.

Nei primi 9 mesi dell'anno Fiat Group Automobiles ha venduto in Europa 623.791 vetture, in flessione del 16,8% rispetto alle 749.920 unità stesso periodo del 2011. La casa torinese ha spiegato che le vendite del gruppo in Europa a settembre sono state penalizzate dal pessimo risultato del mercato italiano (-25,7%) per una quota del 5,9%.

Il Lingotto ha però rimarcato i positivi risultati nel Regno Unito, dove crescono Fiat e Lancia/Chrysler (con quasi 9.300 vetture immatricolate sono aumentati i volumi di vendita del 27,2% rispetto all'anno scorso e il gruppo vede la quota salire al 2,6%), e il sensibile incremento delle vendite di Jeep in Germania (in un mercato che perde il 10,9% dei volumi aumenta le vendite del 13,4%) e Francia (qui la crescita dei volumi è pari al 53,3% rispetto al mercato che perde il 17,9%).

Inoltre, la 500 è la vettura più venduta del segmento A, seguita dalla Panda: insieme hanno nei primi otto mesi una quota vicina al 28%. A Piazza Affari il titolo Fiat non digerisce l'ennesimo calo preoccupante delle immatricolazioni auto in Europa e perde contro corrente lo 0,24% a 4,238 euro.

"L'andamento del mercato era atteso ma conferma il momento molto negativo: c'è il rischio di dover rivedere ulteriormente al ribasso le stime per il mercato nel 2013 che attualmente prevediamo sostanzialmente stabili", osservano gli analisti di Intermonte che sul titolo Fiat confermano il giudizio outperform con un prezzo obiettivo a 5,10 euro.

Anche per Monica Bosio, analista di Banca Imi, era logico aspettarsi che in questo contesto Fiat sottoperformasse il mercato ancora una volta. "Nonostante siano negativi, i dati di Fiat non rappresentano una sorpresa significativa considerando l'esposizione del gruppo all'Italia", precisa l'esperta che sul titolo mantiene il rating hold e il target price a 4,07 euro.



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Ubs taglierà migliaia di posti di lavoro. Il ceo Ermotti: no comment

Written By Unknown on Senin, 15 Oktober 2012 | 15.11

Di Elena Dal Maso

Ubs ha un piano per tagliare migliaia di posti di lavoro nel mondo. In particolar modo nel settore dell'information technology. Lo riporta il quotidiano elvetico Tages Anzeiger nell'edizione di sabato. Il più grande gruppo bancario svizzero per capitalizzazione ha intenzione di tagliare i costi della sua divisione tech da 3,6 miliardi di franchi svizzeri all'anno a 2,4 miliardi nel 2015."Per principio non commentiamo voci di mercato. Inoltre non abbiamo ancora terminato il business plan del 2013 e del 2014", ha detto il ceo Sergio Ermotti in un comunicato. "Solo quando saranno prese le decisioni finali, le renderemo pubbliche", ha concluso.

Oggi Ubs ha 8.200 dipendenti nel settore information technology, inclusi 3.200 tecnici in Svizzera. Il taglio avviene a causa dei volumi ridotti di attività, sostiene il Tages Anzeiger. Queste riduzioni si aggiungono alle misure annunciate da Ubs nell'agosto del 2011 quando disse che doveva eliminare 3.500 posti di lavoro nel mondo.

La notizia giunge in un momento in cui molte banche anno annunciato raffiche di licenziamenti nel corso dell'ultimo anno a causa della crisi. Il gruppo svizzero privato Julius Baer ha reso noto la settimana scorsa che taglierà mille posti nel mondo per completare l'operazione di integrazione con la sezione di wealth management (capitali non elvetici) appena acquisita da Bank of America Merrill Lynch. Credit Suisse aveva reso noto all'inizio del mese che licenzierà 78 persone a New York, come parte di un piano più ampio. Il gruppo conta oggi 48.200 dipendenti, secondo quanto riporta il sito.



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Cnh e Fiat Industrial trattano per nuove condizioni fusione

Di Francesca Gerosa

Lo Special Committee boccia la fusione Cnh-Fiat Industrial. "La proposta di fusione di Fiat Industrial con Cnh è inadeguata e non è nel miglior interesse di Cnh e dei suoi azionisti", ha spiegato lo Special Committee formato dagli amministratori indipendenti di Cnh, controllata americana di Fiat Industrial, decidendo quindi di non raccomandare le condizioni proposte lo scorso 30 maggio per l'integrazione tra le due società.

Non si conoscono i motivi di tale decisione. Comunque, era la stessa proposta che richiedeva un parere da parte dello Special Committee. Fiat Industrial, che rimane convinta dei benefici strategici e finanziari del merger, controlla l'88,5% del capitale di Cnh e ha quindi ampia maggioranza per approvare operazioni straordinarie.

"La notizia era in qualche modo attesa visto che lo Special Committee ha preso molto più tempo di quanto originariamente previsto", affermano gli analisti di Banca Akros (buy e target price a 11 euro confermati sul titolo Fiat Industrial). "Fiat Industrial potrebbe rivedere i termini della proposta il 30 ottobre, quando pubblicherà i risultati del terzo trimestre".

Il presidente di Fiat Industrial, Sergio Marchionne, ha sottolineato che tale operazione "semplificherebbe la struttura societaria del gruppo con la costituzione di un'unica classe di azioni quotate a New York e la formazione di un'autentica alternativa, per dimensioni e capacità di attrarre gli investitori, alle maggiori società nordamericane operanti nel settore dei capital goods, aumentando così la capacità del gruppo di attirare l'interesse degli investitori internazionali, migliorando altresì il merito di credito di entrambe le società e formando una attraente base per future opportunità di crescita".

Fiat Industrial ha quindi chiesto ai propri advisor di incontrarsi con quelli dello Special Committee per valutare prima le motivazioni di questa decisione e per verificare se le parti possano raggiungere un accordo nelle prossime settimane su nuovi termini e condizioni della fusione, su una base in linea con la proposta, tenendo conto della necessità di mantenere un appropriato rating per il gruppo.

A Piazza Affari il titolo Fiat Industrial perde lo 0,79% a 7,765 euro. "Ci aspettavamo una reazione negativa a questa notizia: l'integrazione tra Fiat Industrial e Cnh rimane strategica per il gruppo ed è probabile che questa bocciatura porti a una revisione della proposta nei prossimi mesi da parte di Fiat Industrial", prevedono gli analisti di Intermonte (neutral e target price a 8,6 euro) secondo cui un merger ratio più favorevole per Cnh, ad esempio 1 Cnh: 4,5 Fiat Industrial sarebbe sostanzialmente neutrale a livello di utile per azione (eps) prima delle sinergie e comunque positivo per Fiat Industrial.

Gli analisti di Equita (buy e target price a 9,9 euro) ritengono che un rapporto di concambio più favorevole per Cnh rispetto a quello proposto intorno a 3,9 volte avrebbe senso dal momento che la diluizione sull'eps sarebbe modesta. Di conseguenza, "il nostro long Cnh/short Fiat Industrial resta valido", dicono alla sim. Ma per Intermonte anche un'offerta cash sarebbe percorribile: ipotizzando un premio del 20%, il rapporto debito/ebitda di Fiat Industrial rimarrebbe comunque al di sotto di 0,8 volte.



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